CONTENUTO
La proposta per la sepoltura del Milite Ignoto
Tutto ha inizio il 17 luglio 1920 a Roma, quando la Garibaldi[1], Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e la Unus, Unione Nazionale Ufficiali e Soldati, approvano la proposta del colonnello Giulio Douhet[2] per la sepoltura al Pantheon di un soldato non riconosciuto, caduto durante la Prima Guerra Mondiale. La proposta viene diffusa tramite il giornale Il Dovere, testata di riferimento dell’Unione Nazionale Ufficiali e Soldati, associazione fondata dallo stesso Dohuet e in un passaggio di un suo articolo si legge che:
La salma di un soldato italiano, che non si sia riusciti a identificare, rimasto ucciso in combattimento, sul campo, venga solennemente trasportata a Roma e collocata al Pantheon — simbolo della grandezza di tutti i soldati d’Italia, segno della riconoscenza dell’Italia verso tutti i suoi figli, altare del sacro culto della Patria.
Durante la guerra Douhet ha avuto forti contrasti con il generale Luigi Cadorna e gli alti comandi militari, al punto che nel 1916 invia ad alcuni ministri delle note sulla situazione strategica e per questo viene condannato a un anno di fortezza, scontato nel Forte di Fenestrelle.
Egli perciò intende la realizzazione della tomba del soldato ignoto come un simbolo della vittoria, ottenuta malgrado l’incapacità dei dirigenti politici e militari. Il 24 agosto del 1920 Douhet riprende la proposta sempre su Il Dovere:
Tutto sopportò e vinse il nostro soldato. Tutto. Dall’ingiuria gratuita dei politicanti e dei giornalastri che sin dal principio cominciarono a meravigliarsi del suo valore, quasi che gli italiani fossero dei pusillanimi, alla calunnia feroce diramata per il mondo a scarico di una terribile responsabilità. Tutto sopportò e tutto vinse, da solo, nonostante. Perciò al soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio.
Il riferimento alla calunnia feroce è da ricondurre al bollettino di guerra del 28 ottobre 1917, con cui si attribuiva la disfatta di Caporetto alla mancata resistenza di reparti della Seconda Armata, vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico; già nel 1919 Douhet aveva pubblicato su Il Dovere dure accuse contro l’ex Capo di Stato Maggiore Luigi Cadorna, in occasione della Commissione d’inchiesta su Caporetto. All’epoca anche il militarista Il Popolo d’Italia aveva parlato in modo critico di molte fucilazioni e poco rancio – alludendo alle esecuzioni sommarie e al ricorso alla decimazione – e delle baionette dei carabinieri incaricati delle esecuzioni.
La discussione parlamentare per la sepoltura del Milite Ignoto
Il progetto di legge per la sepoltura della salma di un soldato ignoto viene presentato alla Camera dei Deputati il 20 giugno 1921, pochi giorni prima delle dimissioni del quinto governo presieduto da Giovanni Giolitti. Relatore il Ministro della Guerra Giulio Rodinò, insieme al presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Interno Giovanni Giolitti e al Ministro del Tesoro Ivanoe Bonomi. Giolitti si dimette il successivo 27 giugno a causa dell’esigua minoranza ottenuta in parlamento, dopo le elezioni politiche svoltesi a maggio.
Il 28 giugno l’onorevole Cesare Maria De Vecchi è relatore alla Camera per la commissione Esercito e Marina Militare, che aveva indicato come data della sepoltura il 4 novembre 1921- terzo anniversario della fine della guerra- e come luogo l’Altare della Patria, perché lì si sarebbe potuto, meglio che altrove, con grandi pellegrinaggi rendere i più alti onori al morto che è tutti i morti, primo e supremo artefice della nuova storia. Il Pantheon invece rimaneva il luogo destinato esclusivamente ai Re d’Italia.
La discussione della legge alla Camera è all’ordine del giorno il 4 agosto, ma Luigi Gasparotto, Ministro della Guerra del nuovo governo Bonomi, chiede agli oratori di rinunciare a pronunciare discorsi e proseguire senza abuso di parole, anche per evitare interventi antimilitaristi. La richiesta è approvata ed il 5 agosto si svolge la votazione a scrutinio segreto, conclusasi con 199 voti favorevoli e 35 contrari. Il disegno di legge viene poi presentato al Senato dallo stesso Gasparotto il 6 agosto ed il Senatore Pasquale Del Giudice è relatore dell’Ufficio Centrale, presieduto da Giuseppe Della Noce.
Il 10 agosto si svolge la discussione parlamentare, con interventi del generale Armando Diaz, del relatore Del Giudice, del senatore Antonio Fradeletto (per confermare la possibilità della sepoltura presso l’Altare della Patria) e del ministro Gasparotto. La legge, approvata con votazione a scrutinio segreto il giorno stesso, viene firmata da Vittorio Emanuele III l’11 agosto e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 20 dello stesso mese.
Successivamente, con regio decreto del 28 ottobre, viene dichiarato festivo il 4 novembre 1921, data dedicata alla celebrazione delle onoranze al soldato ignoto e la festività del 4 novembre è stabilita l’anno successivo come Giornata della Vittoria. Anche negli anni precedenti il 4 novembre era stato dedicato a celebrazioni legate alla Prima Guerra mondiale: nel 1919, in prossimità delle elezioni politiche, si era svolta una celebrazione militare con distribuzione di medaglie ed lo stesso giorno del 1920 fu inaugurata sull’Altare della Patria un’iscrizione con il bollettino della Vittoria e nella stessa occasione furono celebrate le diverse bandiere dei reparti che avevano partecipato al conflitto.
Milite Ignoto: la Commissione Speciale per il recupero delle salme
Il 20 agosto 1921 il Ministero della Guerra, incaricato dell’esecuzione della legge appena approvata, dirama la circolare n. 25 che istituisce una Commissione Speciale, presieduta dal Tenente Generale Giuseppe Paolini, Ispettore per le Onoranze alle salme ai caduti di guerra, con l’incarico di individuare undici caduti al fronte, privi di qualsiasi segno di riconoscimento. Alla commissione sono assegnati anche il Colonnello Vincenzo Paladini e il Maggiore Medico Nicola Fabrizi, entrambi già in servizio per le onoranze ai caduti e ai sopralluoghi è presente anche Monsignor Nani, in qualità di Cappellano.
Al Sindaco di Udine Luigi Spezzotti viene chiesto di indicare il nominativo di quattro ex combattenti (un ufficiale, un sottufficiale, un caporale e un soldato) come membri della commissione e altri quattro come supplenti dei primi. A fine settembre sono nominati come membri effettivi il Tenente Augusto Tognasso di Milano, mutilato, il Sergente Giuseppe De Carli di Tiezzo di Azzano Decimo, medaglia d’oro, il Caporal Maggiore Giuseppe Sartori di Zugliano, medaglia d’argento e medaglia di bronzo, e il soldato Massimo Moro di Lestizza, medaglia d’argento; come supplenti il Colonnello Carlo Trivulzio di Udine, 5 medaglie di bronzo, il Sergente Ivanoe Vaccaroni di Udine, medaglia d’argento, due medaglie di bronzo e due croci di guerra, il Caporal Maggiore Luigi Marano di Udine, medaglia d’argento, e il soldato Lodovico Duca di Pozzuolo del Friuli, medaglia di bronzo.
Ad ottobre la commissione individua le salme degli undici soldati in diverse località, cercando di includere luoghi del fronte italiano in cui hanno combattuto le diverse armi, compresa la Regia Marina.
Alcune indicazioni sui luoghi esaminati sono fornite da Tognasso:
- Rovereto: non riuscendo a individuare caduti in sepolture provvisorie sul fronte, fu scelto un caduto ignoto da un vicino cimitero militare, probabilmente dove oggi sorge il Sacrario militare di Castel Dante.
- Massiccio del Pasubio: come nel caso precedente, fu necessario scegliere un caduto ignoto da un cimitero militare, forse il cimitero militare della Brigata Liguria.
- Monte Ortigara: furono rinvenuti un primo corpo che però aveva un foglietto con un possibile segno identificativo, un caduto austriaco e due caduti insepolti non identificabili, la scelta ricadde su una di queste due ultime salme.
- Monte Grappa: sotto una croce fu rinvenuto un corpo non identificato.
- Conegliano: fu scelto un caduto ignoto in un vicino cimitero, in corrispondenza del sacrario del Montello.
- Cortellazzo – Caposile: fu selezionato un caduto ignoto da un vicino cimitero militare (oggi non più esistente).
- Cortina d’Ampezzo: fu preso un caduto ignoto da un cimitero militare, forse in corrispondenza del sacrario militare di Pocol.
- Monte Rombon: sotto una croce fu rinvenuto un corpo non identificato.
- Monte San Marco: anche in questo caso sotto una croce fu rinvenuto un corpo non identificato.
- Castagnevizza: tra due salme di caduti non identificabili, rinvenute sotto una piramide di pietre, fu scelta quella con le maggiori ferite.
- Monte Ermada: sul luogo, sotto un elmetto, fu rinvenuta una fossa comune con vari teschi e sotto una croce fu trovato un corpo non identificato.
La scelta della salma del Milite Ignoto
Entro il 28 ottobre, secondo le istruzioni del ministero, le undici bare, identiche per forma e per dimensioni, devono essere portate nella basilica di Aquileia e lo stesso giorno, alle ore 11, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e di mutilati, di ex combattenti e di madri e vedove di caduti viene designata la salma del Milite Ignoto da parte di una madre di un caduto non riconosciuto e tutto è organizzato in modo che non si sappia la cassa prescelta da quale zona del fronte provenga.
A rappresentare tutte le madri italiane che hanno perso un figlio durante la Prima guerra mondiale e del quale non sono state restituite le spoglie, viene designata Maria Maddalena Blasizza[3], di Gradisca d’Isonzo.
Questa, in breve, la sua storia. Suo figlio Antonio Bergamas, ebreo triestino, maestro comunale, nel 1914 disertò dall’esercito austroungarico e passò in Italia, dove si arruolò volontario sotto falso nome, raggiungendo il fronte nel giugno 1915. Antonio cadde il 18 giugno 1916 e fu decorato con medaglia d’argento al valore militare, venendo sepolto in un cimitero poi bombardato, rendendo così impossibile il suo successivo riconoscimento.
Il viaggio del Milite Ignoto verso Roma
La bara prescelta dalla donna viene inserita in una cassa speciale inviata dal Ministero della Guerra in legno di quercia con decorazioni in metallo in ferro battuto, forgiato da scudi di trincea e sorretto da bombe a mano tipo SIPE. Sul coperchio sono fissati un elmetto, un fucile e una bandiera tricolore, mentre le altre dieci salme rimangono ad Aquileia per essere sepolte solennemente, il 4 novembre, nel cimitero della basilica. Il 28 ottobre alla stazione di Aquileia la bara viene posta su un carro ferroviario con affusto di cannone, appositamente disegnato da Guido Cirilli. Su un lato sono scritte le date, mcmxv – mcmxviii; sul lato opposto è riportata invece la citazione dantesca l‘ombra sua torna ch’era dipartita.
Il treno speciale parte la mattina successiva alle ore 8, oltre al carro con la bara ne sono presenti altri 15 per raccogliere le corone di fiori durante il tragitto, mentre altre carrozze di prima e di seconda classe sono destinate alla scorta d’onore. Il treno ferma cinque minuti in ogni stazione durante il percorso. Il Ministero della guerra ordina il più rigoroso silenzio durante il passaggio del treno; vengono vietati discorsi pubblici e all’arrivo del treno può essere eventualmente suonata una sola volta La canzone del Piave.
Durante le fermate notturne intermedie – Venezia, Bologna, Arezzo – è predisposto il cambio alle rappresentanze di senatori, di deputati, di madri, di vedove, di mutilati e di ex combattenti mentre per la trazione sono utilizzate due locomotive modello FS 740. I Macchinisti vengono scelti tra i decorati di guerra, anche se nel 1923 uno di loro, Felice Battistetti – insignito di una medaglia di bronzo – è licenziato durante le epurazioni operate dal governo fascista, essenzialmente perché aveva partecipato ad alcuni scioperi, e il suo caso fu oggetto di discussione alla Camera[4].
Le foto e i filmati del viaggio del treno mostrano ali di folla inginocchiarsi al passaggio del treno, lanci di fiori da parte di donne e bambini, il saluto militare da parte di rappresentanti delle forze armate e di ex combattenti e la benedizione della salma da parte di autorità religiose locali. Fiori vengono lanciati dal treno nelle acque del Piave, celebrando i caduti.
Il lutto per le centinaia di migliaia di defunti si lega indissolubilmente alla retorica militarista e nazionalista della celebrazione per il terzo anniversario della Vittoria e nel 1922, con la marcia su Roma (avvenuta quasi n coincidenza con l’anniversario del triste viaggio partito da Aquileia) e l’assunzione del potere da parte di Benito Mussolini, il Milite Ignoto diventa uno dei simboli più importanti della propaganda di Regime[5].
Il viaggio del Milite Ignoto attraverso le immagini dell’Istituto Luce
Note:
[1] Fondata da Garibaldi stesso l’8 giugno 1871 a Roma ed eretta in Ente Morale nel 1899 come Società tra i Reduci delle Patrie Battaglie, presidente perpetuo onorario l’Eroe dei Due Mondi, fu la prima Associazione a riunire i reduci garibaldini al fine di diffondere i valori della libertà dei popoli e della tutela dei diritti umani, attraverso azioni di utilità sociale e beneficenza e per gli scopi primari di solidarietà, come si legge nello Statuto.
[2] Nel 1920, in un periodo in cui si trovava in congedo, Douhet fondò l’Unione Nazionale Ufficiali e Soldati e, sulla scorta di analoghe iniziative già attuate in Francia e in altri Paesi coinvolti nella Grande Guerra, propose di erigere monumenti ai caduti in ogni città d’Italia e di onorare i caduti italiani, le cui salme non erano state identificate, con la creazione di un monumento al Milite Ignoto a Roma, presso il Vittoriano. L’idea di Douhet varcò i confini nazionali ed iniziative analoghe furono prese in altri Paesi coinvolti nel conflitto: i francesi e gli inglesi iniziarono a commemorare i loro caduti dall’11 novembre 1920, cioè nel secondo anniversario della vittoria e dell’armistizio di Compiègne, che pose fine alla guerra sul fronte occidentale. Esattamente un anno dopo gli statunitensi seppellirono la salma del soldato senza nome nel cimitero militare di Arlington presso Washington, accanto a quelle dei personaggi che hanno fatto la storia della loro Nazione.
[3] La donna fu posta di fronte alle undici bare allineate, appoggiò lo scialle sulla seconda bara e, dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire nella ricognizione e si accasciò al suolo davanti alla decima bara, urlando il nome del figlio su cui, per questo motivo, cadde la scelta. Secondo la testimonianza della figlia Anna, la madre era decisa a scegliere l’ottava o la nona, poiché quelli erano i numeri che ricordavano la nascita e la morte di Antonio, ma, giunta dinanzi alle bare, provò un senso di vergogna e perché nulla dovesse ricordare suo figlio, scelse la decima, affinché il simbolo che sarebbe andato a Roma fosse davvero un vero e proprio soldato ignoto.
[4] In realtà finirono presi di mira ferrovieri e macchinisti il cui stato di servizio era del tutto ineccepibile, spesso promossi a pieni voti. La loro colpa era quella di aver partecipato agli scioperi del biennio 1920- 1922 opponendosi al fascismo nascente. I giornali sindacali, prima che si abbattesse la scure della censura, pubblicarono nella sezione dell’albo d’onore gli elenchi dei nomi dei ferrovieri licenziati. In quello dell’estate 1923, sotto la voce personale di macchina di Pontebba comparve anche Battistetti Felice, dipendente del deposito di quell’importante impianto ferroviario del Friuli. Il macchinista Battistetti Felice fu licenziato in quanto pessimo dipendente, bocciato due volte agli esami da macchinista, inoltre due anni prima aveva osato nientemeno chiedere il cambio dopo 8 ore di guida al treno del Milite Ignoto: una valutazione ingiusta, pretestuosa e confezionata ad arte.
[5] Basta infatti solo scorrere il sito dell’Archivio Storico del Corriere della Sera per rendersi conto della centralità della figura del Milite Ignoto nell’ambito dell’indottrinamento fascista delle masse.
Per approfondire ulteriormente la vicenda del Milite Ignoto e scoprire le innumerevoli risorse digitali sull’evento si rimanda al sito 14-18 Documenti e immagini della Grande Guerra.
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- Silvio Bolognini, Il milite ignoto. Alle radici dell’identità italiana, Mimesis, 2021.
- Cadeddu, La leggenda del soldato sconosciuto all’Altare della Patria, Gaspari, 2004
- Enrico Folisi, Dal milite ignoto alla Marcia su Roma. Un percorso per immagini, Gaspari, 2021.
- Emilio Franzina, Storia quasi vera del Milite Ignoto. Come e perché sono finito all’Altare della Patria, Donzelli, 2014.
- Pellegatta, Il caso Battistetti, in Cub Rail, Rivista dell’Associazione Macchinisti Lombardia, Milano, n.13, gennaio – giugno 2008.
- Tognasso – R. Roseano, Ignoto Militi. Guerra 1915 – 1918, Zanoli, 1960.
- Augusto Tognasso, Ignoto Militi, Zanoli, 1922.