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L’elezione di Michail Gorbačëv
L’ascesa di Michail Gorbačëv (Gorbaciov italianizzato) inizia nel 1971, quando viene eletto membro del Comitato Centrale del PCUS. Sette anni dopo, nel 1978, viene designato dal partito al ruolo di segretario all’agricoltura e nel 1980 diviene un membro a pieno titolo del Politburo, la più alta autorità politica del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. La sua elezione a segretario generale avviene dopo le brevi parentesi di Yuri Andropov e Konstantin Černenko, quest’ultimo deceduto il giorno prima dell’elezione di Gorbačëv.
La sfida che il neo-segretario vuole affrontare è quella di ridurre la spesa per armamenti a favore di investimenti volti a migliorare le condizioni socio-economiche delle popolazione delle repubbliche sovietiche. Ma per far questo ha bisogno di riprendere un dialogo disteso con l’altra grande superpotenza: gli Stati Uniti di Ronald Reagan.

Gorbačëv e Reagan verso la fine della Guerra Fredda
Il primo passo di Michail Gorbačëv è perciò quello di incontrare Ronald Reagan, l’uomo che solo due anni prima aveva definito l’Unione Sovietica “l’impero del male” ma che ora sembra aver assunto un atteggiamento più distensivo e di dialogo con Mosca. Il primo incontro tra i due leader si svolge a Ginevra, nell’ottobre del 1985, dove i due leader dialogano sul tema degli euromissili, schierati l’anno precedente sul suolo europeo.
Sebbene il leader sovietico rimanga un po’ deluso dall’incontro, i negoziati proseguono l’anno successivo a Reykjavík, in Islanda, dove i due leader sembrano trovare una buona sintonia, tanto da andare costantemente al rialzo nella rimozione dei rispettivi armamenti.
Nonostante questo clima stesse generando una fiducia reciproca, il negoziato si blocca sull’intransigenza di Reagan sull’Iniziativa di Difesa Strategica, il cosiddetto “scudo spaziale” pensato dal presidente americano per abbattere i missili già nella fase di ascesa. Nonostante ciò, da Reykjavík i due leader iniziano a fidarsi l’uno dell’altro.

Le riforme di Gorbačëv: Glasnost e Perestroika
La leadership di Michail Gorbačëv viene soprattutto ricordata per due fondamentali riforme che introdusse nella società sovietica: la Glasnost (trasparenza) e la Perestroika (ricostruzione). La prima ebbe l’obiettivo di rendere più trasparente il sistema dell’informazione e di aumentare la libertà di espressione e di critica nei confronti del sistema di potere sovietico. Un ulteriore effetto fu quello di ripudiare definitivamente l’eredità autoritaria di Iosif Stalin.
La seconda, invece, investì totalmente la struttura economica sovietica. Pensata per far ripartire la crescita economica del paese e portarla al livello delle principali potenze capitalistiche occidentali, la Perestroika decentralizzò il potere di controllo sull’attività economica delle imprese e le incoraggiò ad auto-finanziarsi. Particolare attenzione fu dedicata all’industria meccanica, cuore pulsante dal quale, secondo la dirigenza sovietica, doveva ripartire tutto il sistema economico.
Alla modernizzazione di quest’ultimo e alla sua apertura a forme di economia di mercato si affiancava l’alleggerimento del complesso burocratico del PCUS, volto a ridurre il suo peso nel funzionamento dell’apparato statale e nei principali rami della società.
La figura di Michail Gorbačëv, ancora oggi, genera giudizi assai divergenti tra l’opinione pubblica dell’Europa orientale e russa e in quella occidentale. L’accusa che più viene mossa contro di lui, soprattutto in Russia, è quella di aver portato al crollo l’Unione Sovietica a causa delle sue riforme radicali della struttura politica ed economica, mentre nel mondo occidentale proprio questa sua apertura al riformismo viene ricordata come una sua grande capacità politica.