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Pochi personaggi hanno segnato la storia del moderno Egitto come Mehmet Alì Pasha. La sua vita meriterebbe un intero volume per le imprese militari, le attività di governo e il lascito che le sue decisioni avranno su quell’Egitto di cui storicamente lo si ritiene il padre fondatore.
L’arrivo in Egitto di Mehmet Ali
Secondo figlio di un mercante di tabacco, Mehmet Ali nasce in una famiglia di origini albanesi nel 1769 nella Macedonia sotto il dominio ottomano. In un’altra provincia dell’impero, intanto, il sultano ha il difficile compito di riportare sotto il suo dominio l’Egitto da quando, nel 1798, Napoleone Bonaparte lo ha invaso distruggendo l’esercito dei mamelucchi (vassalli di Istanbul, ma con ampi margini di autonomia).
Le divisioni etniche e politiche nei vari ceti impediranno sempre agli ottomani di ripristinare il controllo sulla provincia ed è in questo clima che Mehmet Ali arriva in Egitto come volontario in un contingente di mercenari albanesi inviato per rioccupare il territorio perduto. Il giovane ufficiale si distingue per le capacità militari e l’astuzia politica, creandosi una base di potere con i capi dei villaggi, con i capi religiosi musulmani e con i ricchi mercanti del Cairo. Senza nessun altro in grado di assumere le funzioni di governo, il sultano è costretto a nominare Mehmet suo governatore d’Egitto nel 1805, dopo il ritiro delle truppe napoleoniche.
Mehmet Ali trascorre i primi anni di regno a normalizzare la situazione e ad estendere la sua personale autorità su tutte le province d’Egitto, ma anche a eliminare i mamelucchi per paura che possano complottare contro di lui per tornare al potere. Uno degli episodi più noti del suo regno è il massacro dei mamelucchi dopo averli convocati nella cittadella con il pretesto di una festa organizzata per celebrare la nomina di suo figlio a comandante dell’esercito in Arabia.
Eliminate tutte le possibili minacce, Mehmet si dedica a riformare l’esercito in chiave moderna con nuove tecniche di combattimento, disciplina militare, addestramento e reclutamento dei soldati, che si riveleranno efficienti nel soffocare le insurrezioni in vari parti d’Egitto e affidabili nella guerra d’indipendenza greca. Infatti, la parte europea dell’impero ottomano è in pieno fermento, e il sultano è costretto a chiedere l’aiuto di Mehmet – promettendogli in cambio l’isola di Creta – quando i Greci iniziano la guerra che li porterà all’indipendenza.
Nonostante la forza messa in campo, la flotta egiziana unita a quella ottomana, viene completamente annientata nella battaglia di Navarino del 1827 dalle navi inglesi, francesi e russe che appoggiano i rivoltosi greci contro il sultano. Mahmud II, inoltre, ha risposto in modo scomposto alla ribellione greca, con azioni che Mehmet non condivide (come i massacri della popolazione greca di Costantinopoli e l’impiccagione del patriarca greco Gregorio V) e ha tradito la promessa di concedergli Creta.
Mehmet Ali e la sfida al Sultano
Dalla guerra d’indipendenza greca e nonostante le mancanze del sultano, tuttavia, Mehmet capisce molte delle debolezze dell’impero ottomano e intuisce che deve rafforzare ancora di più il proprio esercito. Così, per consentire il costante fabbisogno finanziario che la riforma militare comporta, punta sulla coltivazione del cotone, riorganizza l’agricoltura, riforma le istituzioni educative, crea un ospedale in cui gli studenti di medicina possono fare pratica, fa costruire strade, canali, industrie per produrre munizioni e una fonderia per la cantieristica navale ad Alessandria. Insomma, sotto il suo potere, l’Egitto si modernizza.
Ed è questo il momento in cui Mehmet decide di prendere il controllo della Siria sia per il suo valore strategico che per le sue risorse naturali. Nel 1831 l’esercito egiziano invade la Siria col pretesto di costringere al rimpatrio circa 6.000 contadini tenuti ad assolvere il loro obbligo di leva. Gli egiziani, guidati da Ibrahim, figlio di Mehmet, distruggono un esercito ottomano dopo l’altro: prima la conquista di Acri, poi la vittoria sull’armata guidata dal Gran Visir e infine la battaglia al Passo di Beilan, nel luglio del 1832, fanno sì che da Gaza a Damasco non ci siano più città in mano ai Turchi. Il sultano Mahmud II raduna un’ultima armata, più grande di tutte quelle spedite in precedenza.
Ma Ibrahim su ordini del padre continua a conquistare tutti i paesi di lingua araba, intravedendo l’invasione dell’Anatolia sempre più possibile. I 53.000 soldati ottomani del Grand Visir Reshid Pasha si scontrano con l’esercito di Ibrahim il 31 dicembre 1832 a Konya a circa 550 chilometri da Istanbul. Ibrahim ottiene un’altra vittoria schiacciante, perdendo solo 262 soldati a fronte dei 3.000 morti e 5.000 prigionieri del nemico.
Ormai non c’è più alcun ostacolo tra Mehmet Ali e Istanbul, dove si scatena il panico e lo stesso sultano Mahmud II trema al pensiero che la dinastia ottomana venga rovesciata: dopo aver ricevuto il rifiuto di aiuto da parte di Inghilterra e Francia, messo alle strette, è costretto a supplicare l’aiuto militare del vecchio nemico, lo zar russo Nicola I che invia 18.000 uomini a presidiare la capitale ottomana.
Ed è proprio la Russia che nel 1833 riesce a far concludere una pace negoziata (pace di Kütahya) con la quale Mehmet Ali avrebbe ritirato le proprie forze militari dall’Anatolia, ricevendo in cambio i territori di Creta, di Siria e della regione nord-occidentale della penisola araba. Nel 1839, però, Mehmet, insoddisfatto per il suo parziale controllo della Siria, dichiara nuovamente guerra al sultano ottomano, sconfiggendolo nella battaglia di Nezib.
Questa volta il nuovo sultano, il sedicenne Abdul Mejid, invoca l’aiuto delle grandi potenze europee, ottenendo un intervento multilaterale che porta la flotta militare britannica a bloccare le coste antistanti il delta del Nilo e a sbarcare in Siria, sconfiggendo le forze di Mehmet e costringendolo a rinunciare definitivamente alla Siria.
Gli ultimi anni di Mehmet Ali
Il trattato del 1841 mette fine alle ostilità imponendo a Mehmet di rinunciare a Creta e all’Arabia nord-occidentale, ma anche di limitare la marina e l’esercito pur godendo della sovranità ereditaria sull’Egitto che sarebbe durata fino alla rivoluzione di Nasser del 1952. Mehmet guiderà l’Egitto fino alla morte nel 1849 quando verrà sepolto in una moschea imponente che aveva commissionato e che porta il suo nome.
Tutt’oggi la moschea domina la cittadella del Cairo, capitale di un Egitto che sotto il suo potere quarantennale ha vissuto uno slancio tecnologico, giuridico, militare e sociale senza precedenti, dal codice penale scisso dalla Sharia all’apertura di scuole mediche per donne, fino all’uso dell’autopsia e delle prove forensi nel processo penale.
Ma Mehmet Ali è importante nella storia dell’Egitto anche per l’organizzazione del territorio e i progressi socio-culturali a cui ha contribuito: innanzitutto la divisione del Paese in province dette mudiriya, controllate da una specie di prefetto chiamato mudir; le grandi opere pubbliche come il canale di sbarramento del Nilo; la coltivazione del cotone che ancora oggi rappresenta la principale risorsa del Paese e il bene più esportato; e ancora la confisca delle terre non coltivate per donarle ai contadini affinché le facessero fruttare; infine l’imposizione del monopolio statale su prodotti cardine dell’economia egiziana, come il grano e lo zucchero.
Il lascito delle sue riforme continuerà con il suo successore, il governatore ereditario Said, cui si deve la contrazione del primo debito pubblico dell’Egitto – un prestito di 3 milioni di sterline concessi da una banca londinese che si rivelerà poi fatidico per la situazione economica e finanziaria del Paese – e l’avvio, nel 1856, dei lavori di costruzione del Canale di Suez che sarà un elemento importante nella storia egiziana del ‘900. Insomma, Mehmet Ali è un personaggio storico di rilievo assoluto, le cui vicende meriterebbero di essere approfondite e studiate di più per capire l’Egitto di ieri e di oggi.
I libri consigliati da Fatti per la Storia per approfondire la figura di Mehmet Ali!
- Fahmy K., All the Pasha’s Men: Mehmed Ali, His army and the making of modern Egypt, The American University in Cairo Press, 2010.
- Vatikiotis P., The History of Modern Egypt: From Muhammad Ali to Mubarak, The Johns Hopkins University Press, 1991.
- Costanza M., La Mezzaluna sul filo – La riforma ottomana di Mahmud II (1808-1839), Marcianum Press, 2010.