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Nella primavera del 1940, in spregio a tutte le Convenzioni di guerra, il Politburo sovietico firma l’ordine di esecuzione di condanna a morte per circa 22.000 polacchi. Fra questi ci sono oltre 14.000 prigionieri di guerra e molti civili, che vengono assassinati semplicemente perché considerati “nemici incorreggibili del potere sovietico”. Questo eccidio viene oggi ricordato come massacro di Katyn.
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L’invasione sovietica della Polonia
Nel settembre 1939, diciassette giorni dopo l’invasione tedesca, i sovietici occupano la parte orientale della Polonia, così come prevede il Patto di non aggressione firmato da Urss e Germania il 23 agosto di quello stesso anno.
La Stato maggiore polacco ordina di non opporre resistenza all’avanzata sovietica, con il risultato che in pochi giorni circa 240 mila uomini sono fatti prigionieri; tra questi vi sono ufficiali, sottufficiali, soldati e guardie di confine. Molti di loro vengono liberati, mentre circa 25 mila uomini sono concentrati dai sovietici nei campi di Kozielsk, Starobielsk e Ostashkov.
Il massacro di Katyn
Dopo qualche mese, il 5 marzo 1940, il commissario sovietico agli Interni, Lavrentij Berija invia una lunga relazione al Politburo del Comitato Centrale con la quale suggerisce di fucilare i prigionieri polacchi per la loro attività antisovietica. Stalin e i suoi più stretti collaboratori firmano la proposta di Berija e la relazione viene trasformata in decreto operativo.
La condanna a morte viene inflitta ai polacchi da Merlukov, Kabulov e Bastakov, tre esponenti dell’NKVD (il Commissariato del Popolo per gli Affari interni). Nel corso dell’operazione vengono uccisi circa 15 mila militari polacchi e quasi 7 mila civili, per un totale di 21.857 persone. I corpi di tutte le vittime sono successivamente occultati in fosse comuni nei boschi di Katyn e Mednoe, nei pressi di Smolensk.
La scoperta del massacro di Katyn
Il massacro, compiuto con agghiacciante sistematicità dai sovietici, viene scoperto dai tedeschi nell’aprile del 1943. Per molti anni l’URSS nega le accuse indirizzategli dal governo polacco in esilio, attribuendo ai nazisti le responsabilità del massacro. Anche durante il processo di Norimberga i sovietici tentano, senza successo, un riconoscimento internazionale della loro versione dei fatti.
E’ solo alla fine degli anni ottanta che l’Urss inizia a riconoscere ufficialmente la propria responsabilità per il massacro. Nel 1990 il presidente russo Michail Gorbacev consegna al presidente polacco W. Jaruzelski l’elenco dei soldati polacchi prigionieri insieme a tutti i documenti relativi all’attività dell’NKVD.
Le vittime di Katyn sono oggi ricordate nei luoghi della strage da un monumento composto da una croce con le scritte Kozielsk, Starobielsk e Ostashkov, più una targa commemorativa con la scritta Katyn. Il complesso commemorativo è un cimitero monumentale in parte sovietico e in parte russo; il lavoro di registrazione e catalogazione delle vittime è, infatti, il frutto di un accordo del 1994 tra i governi di Polonia e Federazione Russa.
Il film su Katyn, trailer
Il film “Katyn”, prodotto nel 2007 e diretto dal regista polacco Andrzej Wajda, ricostruisce gli eventi di quelle settimane attraverso il racconto di una donna che ha perduto il padre nel tragico massacro.