CONTENUTO
Una rivolta al femminile: la marcia su Versailles
Un corteo di donne del terzo stato costituito da popolane, contadine, lavoratrici e negozianti si creò verso le prime ore del mattino del 5 Ottobre 1789 davanti all’entrata dell’Hôtel de Ville, in una zona centrale della città di Parigi. Sotto una pioggia torrenziale questo gruppo di donne iraconde provenienti dai sobborghi di Saint-Antoine e delle Halle nella zona ad est della capitale protestarono a gran voce contro l’elevato aumento dei prezzi e la scarsità di pane il quale aveva comportato come conseguenza una forte carestia che aveva messo nuovamente in ginocchio un popolo oramai in preda alla disperazione nella totale mancanza di azione e di supporto di una monarchia oramai pronta al tracollo.
Il giorno precedente, infatti, il rivoluzionario Jean-Paul Marat nel suo giornale Ami du Peuple denunciò il tentativo del Re Luigi XVI di Borbone e della sua corte di boicottare la Costituzione ancora incompiuta ed incitò i parigini a marciare alla volta della Reggia di Versailles. Il popolo, dopo aver cercato inutilmente pane nei fornai devastando botteghe, forzò lo sbarramento che un battaglione della Guardia Nazionale tentava di opporre utilizzando sassi e ciottoli, invase il palazzo e fece suonare le campane di una chiesa li vicina attirando una folla numerosa e rivoltosa che a suon di imprecazioni. Questo evento passò alla storia per il suo essere di fondamentale importanza nella concezione della donna nell’età dell’Antico Regime e il suo ruolo attivo durante i fatti della Rivoluzione Francese (1789 – 1793).
Fu così che alla testa di questo gruppo numeroso che sempre più stava trovando consenso in poche ore si misero uno dei vincitori della Presa della Bastiglia, ovvero l’usciere Stanislas Maillard, e una giovane ragazza di Liegi, città dell’attuale Belgio, Theróigne de Méricourt, che durante lo scoppio della rivoluzione era stata tra le figure più decise e volenterose, tra gli assedianti più coraggiosi.
Armate di pertiche, alle quali avevano legato falci e baionette, di fucili, picche e cannoni a queste donne del popolo si unirono all’inizio circa settemila rivoltosi. Saccheggiarono le case, sotto le parole di fomento dei due capo gruppo, fecero scorrerie alla ricerca di tutto ciò che potesse ferire e viveri per sfamarsi durante il viaggio. La corte distava all’incirca venti chilometri dalla capitale del regno e il corteo si sarebbe mosso all’incirca per sei ore.
Il declino dell’Antico Regime
A vivere in una condizione di estrema povertà erano una buona parte dei francesi fra cui gli operai, i cui salari non erano sufficienti a sostenere il costante aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, disoccupati sempre in numero maggiore per il tracollo delle industrie produttrici e contadini delle vaste zone bucoliche della Francia.
I coltivatori erano soggetti a decime, corvées e taglieggiamenti feudali oltre a dazi e imposte sui consumi. Era, inoltre, arrivata la liberalizzazione del commercio e delle esportazioni del frumento il cui risultato fu la scomparsa dal mercato del grano e un aumento a dismisura del pane con punte insostenibili. Proprio il pane divenne oggetto di speculazioni e accaparramento dando avvio ad un clima fatto di tumulti, astio e collera da parte di un popolo arrivato all’esasperazione contro una nobiltà e un clero che si rifiutavano di pagar le tasse e di collaborare nella politica e nell’economia statale attivamente.
Il Sovrano, per ristabilire la sua autorità dopo l’evento della Presa della Bastiglia, chiamò alcuni reparti della cavalleria e l’intero reggimento di Fiandra i quali arrivarono a Versailles il 23 Settembre. L’iniziativa non venne vista di buon occhio e suscitò proteste facendo rinascere nella folla, già esasperata dalle privazioni e dalla carestia, il timore di un complotto aristocratico e il sospetto che si volesse sottomettere la città con la fame e con le armi.
Precedentemente il popolo aveva dimostrato un forte interesse nella questione che si stava facendo sempre più seria ed importante; richiedeva e pretendeva diritti in termini politici ed economici e si scontrava contro un Stato assoluto basato su una divisione dei poteri impari e su una riscossione delle tasse sbilanciata. A queste si unirono centinaia e centinaia di protestanti i quali chiedevano il riconoscimento attraverso la firma del sovrano dei decreti anti feudali redatti dall’Assemblea.
Verso mezzogiorno la marcia iniziò a creare scompiglio intorno alle strade incrementando sempre più il numero dei suoi aderenti. Nulla era in grado di fermare lo sdegno provato dalla folla di donne, nemmeno la prospettiva di essere ricevute e possibilmente fucilate dalla Guardia Nazionale, decise a battersi per i propri diritti si scagliavano contro la Madame Deficit, la Regina di Francia e Navarra Maria Antonietta d’Asburgo Lorena che con la sua dissolutezza, ricerca d’opulenza e di lussuria aveva insieme alla sua stretta cerchia di amicizie e di cortigiani, fra i quali la stessa Duchessa de Polignac, esasperato le casse dello Stato indebitandosi.
La fine dell’ozio alla corte di Versailles
Nel mentre le popolane rivoltose si stavano incamminando verso la reggia di Versailles il Re si trovava a caccia nei boschi sopra Meudon, mentre la consorte si trovava al Petit Trianon. Ignari di ciò quando vennero informati fecero immediatamente ritorno al palazzo reale. Seguì una serie di conciliate discussioni sul modo in cui la famiglia si sarebbe dovuta preparare per l’attesa invasione da parte della folla che si stava sempre più avvicinando anche contro la fitta nebbia e la pioggia incessante.
In molti ritenevano fosse necessario far fuggire la Regina e i figli fra cui il Delfino di Francia, erede al trono del padre, ma la stessa sovrana rifiutò la proposta poiché il suo posto era al fianco del consorte il quale non voleva essere riconosciuto come un sovrano fuggiasco. Vi erano nelle sale della reggia anche i rappresentanti del popolo, riuniti nell’Assemblea Nazionale Costituente, con l’obiettivo di proporre i cambiamenti volti all’abolizione dei privilegi della nobiltà e del clero, precisamente primo e secondo stato. Le loro richieste non vennero accolte poiché il re era contrario ad alcuni elementi fondanti.
Arrivò un primo gruppo di persone ai cancelli della reggia intorno alle 16,30 dopo sei ore di viaggio durante il quale si era creato un secondo gruppo guidato dal Marchese de La Fayette, capo della Guardia Nazionale, generale e militare francese che aveva combattuto al fianco di George Washington durante la Rivoluzione Americana. La Fayette era convinto di poter evitare massacri e spargimenti di sangue inutili rendendo la protesta una semplice manifestazione per le condizioni drastiche nei quali riversava la popolazione. Inviò un messaggio al Re con il quale dimostrava il suo interesse nel prendere in mano la situazione.
La marcia su Versailles dell’ottobre 1789: “A Parigi!”
Una volta arrivati a destinazione i manifestanti chiesero con urgenza un udienza al Re. Fu in questa particolare situazione che il rivoluzionario più intransigente e quello che diverrà successivamente l’artefice del Terrore Maximilien de Robespierre mise in mostra le sue doti demagogiche avviando con rapidità la sua scalata politica, riuscì a parlare alla folla e a calmarla. Il popolo si rivolse al sovrano chiamandolo “cittadino Luigi” e facendosi beffa della sua persona e della sua autorità assoluta.
Cinque donne scelte come delegate si presentarono al Re per esporre le richieste del popolo. Una di queste possedeva la determinazione necessaria per rappresentare il resto della massa ed il suo abbigliamento non dimostrava un’estrema povertà. Il Re si offrì di ordinare ai responsabili di due granai di mettere a disposizione tutte le scorte possibili di pane ma si scoprì successivamente che di pane a sufficienza non ve ne era. Diede ordine quindi di aprire i magazzini reali per sfamare la folla inquieta e non appagata. Si dimostrò affabile abbracciando alcune donne e offrendo loro le carrozze per il rientro in città.
Molte piansero dalla commozione ma alcune rimasero profondamente indignate e riuscirono a dominare la situazione richiedendo un ordine scritto dal Sovrano stesso in persona che attestasse la veridicità del documento. Raggiunto l’obiettivo di assicurarsi del cibo, la folla fu illuminata dall’idea di trasferire la famiglia reale a Parigi nel Palazzo delle Tuileries. Per oltre un secolo, sin dal 1682 con Luigi XIV, la Reggia di Versailles era rimasta la sede principale del governo del regno rappresentando un emblema di grandiosità incontrastabile e di assolutismo.
Il progetto di fuga pensato prima dell’arrivo della folla oramai era impraticabile poiché la famiglia reale e le guardie sarebbero state immediatamente notate e seguite ed inoltre tutte le tirelle delle carrozze del Sovrano erano state tranciate e quindi quest’ultimo, sotto richiesta dell’Assemblea Nazionale, nel tentativo di alleviare la tensione firmò i decreti preliminari che gli erano stati sottoposti riguardanti la costituzione. Pare che alcuni dei manifestanti fossero uomini travestiti con abiti femminili, dei briganti armati e fra le donne una certa Louise Renée che, secondo il giornale dell’epoca Journal de Paris, pare aver detto di “voler ritornare con la testa della Regina sulla sua spada”.
Per quanto riguarda le minacce fatte alla sovrana queste appena citate non furono le uniche poiché alcune dissero che avrebbero “raccolto le interiora dell’austriaca con i loro grembiali e ne avrebbero fatto coccarde e collane”. Maria Antonietta era diventata il capro espiatorio della debolezza della corona.
Una notte di terrore
La pioggia incessante non placò la rivolta nemmeno durante la notte tant’è che alle quattro del 6 Ottobre 1789 i ribelli si posizionarono sotto le finestre delle camere del Re mentre alcuni si avviarono verso lo scalone che portava agli appartamenti della consorte, oramai disumanizzata da un popolo che la voleva vedere soccombere.
Le guardie de Varicourt e des Huttes, fedelissime alla famiglia reale, vennero uccise, decapitate e le loro teste poste al di sopra di picche in mostra mentre dai loro cadaveri inermi alcune prostitute si lavarono le mani col sangue. Le dame vestirono la loro signora e frettolosamente cercarono riparo negli appartamenti del Re, attraverso una scala segreta. I suoi appartamenti furono danneggiati, depredati e il letto venne pesantemente rovinato con le armi. Avvertito il trambusto La Fayette riuscì a raccogliere gli uomini e a disporli in difesa e a far sgomberare la reggia dalla folla.
Da Versailles a Parigi
Durante il mattino seguente il sovrano e la consorte, dopo una notte insonne, si mostrarono alla folla e questa iniziò a imporre lo spostamento della corte a Parigi per un maggior ed efficiente controllo. Lo stesso La Fayette, che non era riuscito a domare la situazione, rimase allibito dalla richiesta e si rese conto che oramai era il popolo a governare e ad imporre le proprie volontà. Maria Antonietta, con totale umiltà, dopo aver allontanato i figli incrociò le mani sul petto e si inchinò dinnanzi alla folla.
Questo atto da alcuni venne visto con benevolenza tanto da cambiarne momentaneamente gli animi poiché ella si eleggeva Regina in nome del popolo e non più di Dio e fu così che poche voci all’unisono iniziarono a dire timidamente “lunga vita alla Regina”. La notizia della trasferta venne data per mezzo di biglietti lanciati dalle finestre del palazzo. A mezzogiorno e mezzo del 6 ottobre 1789 il corteo costituito da sessantamila persone si mise in marcia per la strada di ritorno verso Parigi. In testa a questo vi era la Guardia Nazionale con la scorta di carri carichi di grano e farina per il pane e le teste issate delle due guardie poco prima decapitate i cui capelli erano stati arricciati e incipriati da un parrucchiere di Sèvres.
Tra donne sedute su cannoni, carrozze reali e soldati la folla gridava felice le parole di un ritornello popolare secondo il quale questi avrebbero portato nella capitale il fornaio, la moglie del fornaio e il figlio del fornaio in un viaggio che sarebbe durato sette ore. Da quel momento il monumentale palazzo della Reggia di Versailles avrebbe assunto un’aria desolata e di abbandono. L’episodio colpì molto l’opinione pubblica non soltanto per il contenuto politico dell’iniziativa ma bensì per il fatto che la presa di potere fosse stata voluta e indotta da un nutrito gruppo di donne armate e determinate.
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- Pierre Gaxotte, La Rivoluzione Francese. Dalla presa della Bastiglia all’avvento di Napoleone, Oscar Mondadori, Milano, 1989.
- Antonio Spinosa, Luigi XVI l’ultimo sole di Versailles, Oscar Mondadori, Milano, 2008.
- Antonia Fraser, Maria Antonietta la solitudine di una Regina, Oscar Mondadori, Milano, 2004.
- Angelo De Murtas, Storia illustrata della Rivoluzione Francese (volume realizzato per il giornale “il mattino di Padova”).