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“Identity Men” il libro di A. Meomartini e A. Villa

Il libro ricostruisce le biografie dei componenti britannici e americani della sottocommissione Monuments, Fine Arts, and Archives (soprannominati “Monuments Men”) che operarono nella Penisola italiana e le vicende dei tanti funzionari e civili italiani (gli “Identity Men e Women”) che contribuirono a individuare, recuperare e mettere in salvo monumenti, opere d’arte, centinaia di quadri e di oggetti preziosi confiscati dai nazisti: donne e uomini che a rischio della vita hanno difeso il patrimonio culturale italiano durante la seconda guerra mondiale

di Agostino Raso
12 Giugno 2021
TEMPO DI LETTURA: 4 MIN

Il libro “Identity Men. Gli uomini e le donne che hanno difeso il patrimonio culturale italiano (1943-1951)” di Alberto Meomartini e Andrea Villa edito da Skira è il racconto di una pagina di storia che a lungo è stata dimenticata: una storia incentrata sui ritratti di persone che nel corso della seconda guerra mondiale, in diversi ruoli, hanno contribuito a salvare i monumenti e a recuperare migliaia di opere d’arte in Italia soprattutto, ma anche all’estero, in altre nazioni europee in quel tempo occupate dalle armate naziste.

Si tratta dunque di un insieme di storie che legano uomini e donne, talvolta dimenticati, che con il loro impegno, quasi sempre colmo di pericoli da una parte e creatività dall’altra, hanno contribuito a salvare una parte fondamentale della nostra cultura preservando quindi la nostra identità di italiani ed europei.

Il programma “Monuments, Fine Arts, and Archives”

La notte di Ferragosto 1943 una bomba sganciata da un bombardiere alleato cade nel chiostro di Santa Maria delle Grazie a Milano, mancando di poche decine di metri “L’ultima cena” di Leonardo da Vinci. Alcune settimane dopo altre bombe colpiscono Pompei cancellando mosaici sopravvissuti alla lava del Vesuvio. La paura di perdere testimonianze storiche e artistiche di inestimabile valore spinge gli Alleati a creare un’unità di esperti d’arte per mettere in salvo i monumenti, i libri e le opere d’arte nelle zone di guerra.

Nel settembre 1943 dalla Sicilia inizia la missione dei cosiddetti “Monuments Men”, un gruppo di uomini e donne americani e britannici, scelti tra curatori di musei, professori universitari, archeologi, architetti, bibliotecari e archivisti.

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Risalendo la penisola, il gruppo di esperti trova la collaborazione di funzionari e di civili italiani che contribuiscono a individuare e recuperare centinaia di quadri e di oggetti preziosi confiscati dai nazisti: sono gli “Identity Men e Women”, donne e uomini che a rischio della vita si rendono protagonisti di un’epopea straordinaria, salvando il patrimonio artistico nazionale e la nostra identità di italiani ed europei.

Gli esperti alleati restano in Italia fino al 1951, recuperando e restituendo ai legittimi proprietari migliaia di opere d’arte confiscate e sottratte dai nazisti e a far rinascere la nostra vita culturale. Si stima che dal 1943 al 1951, riuscirono a recuperare circa 5 milioni di beni culturali tra dipinti, sculture e opere d’arte varie, dei quali circa 4 milioni erano stati rubati.

 

Monuments Men e Identity Men

Il libro ricostruisce le biografie dei componenti britannici e americani (i “Monuments Men”) della task force militare organizzata dalla sottocommissione Monuments, Fine Arts, and Archives (MFAA, letteralmente “Monumenti, Belle Arti e Archivi”) che operarono nella Penisola durante la Seconda guerra mondiale per proteggere i beni culturali e le opere d’arte nelle zone di guerra e i tanti funzionari e civili italiani (gli “Identity Men e Women”) che si preoccuparono di mettere in salvo monumenti e opere d’arte, nonostante il Paese fosse diviso in due e l’amministrazione pubblica fosse in gran parte collassata.

 

Colpisce che a tutela del patrimonio identitario si siano impegnate in quegli anni persone che ricoprivano ruoli e responsabilità diversi: funzionari dello stato fascista che temevano le conseguenze dell’avanzata in Italia degli Alleati e dell’arrivo della guerra; impiegati che opponendosi al regime cercavano di ostacolare le razzie spudorate degli occupanti tedeschi e anche dei fascisti; studiosi anglosassoni spinti dall’amore per la storia dell’arte italiana; militari alleati, americani in primis, che vedevano il loro impegno in Italia anche e soprattutto come una missione in difesa di una civiltà libera che promuoveva lo sviluppo dell’arte; alti prelati della Santa Sede che consideravano i monumenti, anche quelli non religiosi, come segno della “civiltà cristiana”; e infine tante donne, ausiliarie delle forze armate angloamericane o funzionarie delle soprintendenze e dell’amministrazione pubblica italiane, che a lungo sono state ignorate dalla storiografia ufficiale.

Un punto va sottolineato particolarmente: una grande parte di queste storie di difesa e costruzione della nostra identità è stata fatta da funzionari pubblici e questo dato deve essere ricordato con forza. Uomini e donne che sono andati ben oltre i compiti stretti e le mansioni previsti dal loro lavoro, ma avendone interiorizzato il valore, a tale valore hanno corrisposto con i loro comportamenti.

Nel volume si intrecciano la “grande storia” – che si snoda su uno sfondo compreso tra la Campagna d’Italia, combattuta dal 10 luglio 1943 al 2 maggio 1945, e i primi anni del dopoguerra, caratterizzati dall’avvio della ricostruzione di un Paese gravemente danneggiato dai combattimenti e dai bombardamenti aerei – e tante “piccole storie” di donne e uomini “comuni” che sono stati i protagonisti della rinascita, anche culturale, d’Italia.

Gli autori hanno cercato con le loro analisi, la consultazione di una ricca bibliografia, lo studio della documentazione conservata in archivi italiani e inglesi, principalmente, di dare un senso attuale al dovere di memoria: restituendo il ruolo che spetta agli anglosassoni, Sir Leonard Woolley in testa, il grandissimo archeologo, amico di Lawrence d’Arabia nonché ispiratore di un celebre romanzo di Agatha Christie; e ancora Hilary Jenkinson, il principe degli archivi che dirigeva il Public Record Office di Londra (oggi ribattezzato National Archive); senza dimenticare il coraggio e la capacità geniale, la passione, di Fernanda Wittgens e di quel gigante di umanità e cultura che risponde al nome di Gian Alberto Dell’Acqua, solo per citare alcuni dei personaggi che animano queste pagine.

Attraverso la lettura di questa ricerca storiografica si farà la conoscenza di tante personalità affascinanti, la cui storia ignora, che pur operando a grande distanza hanno contribuito alla salvezza del nostro mondo: tra i tanti nomi ricordiamo qui la ricca ereditiera americana Helen Frick, che coordinò la vasta operazione per realizzare mappe delle principali città italiane indicanti i monumenti che non avrebbero dovuto essere bombardati dalle “fortezze volanti”, e i due sacerdoti che in segreto partirono da Torino, attraversando tutto lo Stivale, per portare in salvo la più famosa reliquia della cristianità, la Sindone.

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Identity Men. Gli uomini e le donne che hanno difeso il patrimonio culturale italiano (1943-1951), Alberto Meomartini e Andrea Villa, Skira

Agostino Raso

Agostino Raso

Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, Eta' Moderna, Eta' Contemporanea presso l'Università degli studi di Roma La Sapienza e il Master di II livello "Esperto in comunicazione storica: televisione e multimedialità'" presso l'Università degli studi di Roma Tre. E' socio dell'Istituto Ugo Arcuri per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea in provincia di Reggio Calabria (istituto associato all'Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della resistenza e dell'età contemporanea). Autore del libro "Rivolta fascista o di popolo? I partiti politici di fronte alla rivolta di Reggio e la strage di Gioia Tauro". Caporedattore di Fatti per la Storia, cura i rapporti con le case editrici. Fa parte del Comitato-Scientifico.

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