CONTENUTO
di Ruben Ricciardi
Infanzia, giovinezza e carattere
Leopoldo nasce il 9 giugno 1640. È il quinto figlio dell’imperatore Ferdinando III e della sua prima moglie Maria di Spagna (figlia di Filippo III). Agli inizi, vive all’ombra del fratello maggiore, il principe ereditario Ferdinando IV; è perciò destinato, in quanto secondogenito, alla vita di chiesa, anche per il suo carattere particolarmente magnanimo e pio. Il suo biografo, il gesuita Hans Jacob Wagner, elogia molto la sua magnanimità come tratto caratteriale più incisivo. Leopoldo non è alto, piuttosto snello, con un viso pallido e i capelli scuri, nonché i tipici tratti somatici degli Asburgo, tra cui un labbro inferiore fortemente sviluppato e un mento sporgente. Riceve un’accurata educazione da ottimi maestri, tra cui il colto conte Johann Ferdinand Portria.
La sua vita cambia quando, a quattordici anni, morto il fratello maggiore Ferdinando, diventa inaspettatamente erede al trono. La sua elezione a imperatore del Sacro Romano Impero si rivela assai complessa, infatti molti principi elettori si oppongono. Lo status di Leopoldo è contestato anche dalla Francia: Luigi XIV, che diverrà grande nemico di Leopoldo per tutta la vita, cerca di imporre sé stesso come candidato imperiale, esercitando notevole influenza politica sui principi elettori. Dopo un susseguirsi di intrighi politici, Leopoldo il 2 aprile 1657 viene incoronato re di Ungheria e Boemia; il 1° agosto dell’anno successivo, viene infine incoronato imperatore del Sacro Romano Impero.
Leopoldo già da piccolo mostra una forte propensione per lo studio: impara facilmente latino, italiano e spagnolo, ma non gli piace affatto il francese, al punto da impedire che si parlasse a corte nei corridoi. Nutre grande passione per gli esercizi all’aria aperta, la caccia e l’equitazione. Si occupa anche di storia, letteratura e scienze naturali, ma il suo interesse maggiore è la musica, ereditato dalle doti armoniche del padre Ferdinando III: compone infatti musiche e oratorie che vengono messe in scena in spettacoli barocchi dove egli stesso si esibisce e che contribuiranno a dare grande impulso a questa fastosa forma d’arte in Austria.
L’educazione di Leopoldo è tipica degli ideali gesuiti della Controriforma cattolica, caratterizzata dall’estrema intolleranza religiosa verso le fedi non cattoliche, ma anche, paradossalmente, dall’estrema pietà. Dalla sua formazione deriva una religiosità tanto interiore quanto fatalistica, un pervasivo limite per un monarca regnante, che deve essere in grado di mantenere il pugno di ferro anche nelle situazioni più scomode, tanto che durante il suo impero rifiuterà ogni compromesso politico sulle questioni di carattere confessionale.
Dietro la dignitosa figura imperiale di Leopoldo, tuttavia, si nasconde grande timidezza e irresolutezza. Non viene ricordato come un monarca radioso, vista la sua estetica non affascinante, ma è comunque intriso della maestosa autorevolezza della carica imperiale, e ne sottolinea l’aspetto religioso. La sua grande vittoria contro l’impero ottomano, infatti, è servita alla propaganda filoasburgica per definire Leopoldo come protettore della cristianità.
Egli stesso si è infatti definito “il minimo e più indegno servitore della Santa Vergine Maria“. Leopoldo, a causa dell’educazione ricevuta in età infantile, rimane per tutto il suo regno imbevuto del cattolicesimo più intollerante, tipico della Controriforma. Sotto il suo regno furono espulsi da Vienna nel 1669 gli ebrei, successivamente interdetti a stabilirsi nelle terre ereditarie austriache.
Le guerre contro i Turchi
Nei primi decenni del suo regno Leopoldo deve confrontarsi con le mire espansionistiche dell’impero ottomano, la cui minaccia è dal 1520 fronteggiata dagli Asburgo. Fino alla fine del Seicento, i due stati si trovano a diretto contatto lungo una linea di confine che dista pochi chilometri da Vienna. Dopo decenni di pace ingannevole, gli ottomani imbracciano nuovamente le armi nel 1660.
Tra le prime guerre che Leopoldo affronta ricordiamo infatti la guerra austro-turca (1663-1664): le cause della guerra si ricercano nell’atteggiamento del Principato di Transilvania, vassallo dell’Impero Ottomano. Contro il divieto di quest’ultimo, il principe di Transilvania Giorgio II Rákóczi invade il regno di Polonia, fatto che determina la reazione del Gran Visir Köprülü Mehmet Pascha il quale con un esercito invade e devasta il principato. Nel territorio transilvano viene creata una nuova provincia ottomana (Wilaya), il che già mette in allarme Leopoldo.
Alla morte di Giorgio II Rákóczi scoppia una guerra di successione per il principato di Transilvania – al cui esito è interessato per ovvi motivi Leopoldo – tra il candidato imperiale Giovanni Keméni e quello Ottomano Michele I Apafi, che ne esce vincitore. Leopoldo è quindi trascinato nel conflitto con gli ottomani, esasperati sia dalla presenza di truppe austriache in Transilvania, sia dalle continue scorrerie nel loro territorio da parte del Bano di Croazia, Nicola Zrinski, che desidera trascinare l’imperatore in una guerra contro gli ottomani. La grande offensiva del gran visir Köprülü si ferma con la battaglia di San Gottardo (1664), dove le truppe imperiali-cristiane, riorganizzate e meglio guidate dal generale Raimondo Montecuccoli, concludono il conflitto con una grande vittoria.
Con la successiva pace di Vasvar, assai vantaggiosa per gli ottomani, si infiamma ulteriormente il sentimento antiasburgico tra la nobiltà ungherese. La pace è preparata e firmata con celerità, poiché già spirano venti di guerra con la Francia e Leopoldo voleva evitare una guerra su due fronti. Nella pace vengono sacrificati gli interessi ungheresi e la stessa regione viene ripartita in sfere di influenza ottomane e imperiali.
Nella parte dell’Ungheria rimasta sotto il dominio asburgico, viene stabilito un sistema di governo simile a quello delle altre terre austriache, che comporta, fra l’altro, la soppressione delle fedi non cattoliche e la riduzione dei privilegi delle proprietà aristocratiche della Terra, cosa che la nobiltà ovviamente vuole impedire. Queste scelte di governo sono in parte dovute alla stessa educazione controriformistica e gesuita che Leopoldo riceve in età infantile.
Le tendenze assolutistiche e controriformistiche di Leopoldo suscitano nei magnati ungheresi un forte spirito di opposizione: si forma un nutrito gruppo di importanti nobili ungheresi e croati, che intendono ordire una cospirazione contro gli Asburgo, capitanata dal giudice di corte Franz Nádasdy e il Bano di Croazia Peter Zriny. I cospiratori vengono traditi da un atto di spionaggio e i capi della congiura vengono giustiziati nel 1671. Tale sentenza nelle intenzioni di Leopoldo, seppure inizialmente sia sfavorevole alla pena di morte per il suo carattere pio e magnanimo, serve come monito per gli altri oppositori, ma ha l’effetto opposto di rafforzare l’opposizione ungherese, la quale inizia ad intravedere nell’impero ottomano un alleato.
Infatti, l’instabilità ungherese, con le sue continue rivolte, viene sfruttata abilmente dagli ottomani, che profittano anche dei venti di guerra che spiravano ad occidente. Guidati dal nuovo Gran Visir, Kara Mustafa, gli ottomani radunano un ingente esercito e nel 1683 marciano verso ovest lungo il Danubio. Gli ottomani stavolta puntano decisamente su Vienna, che nell’estate dell’83 viene messa sotto assedio.
Leopoldo è costretto a fuggire con la sua corte dalla città, mentre questa viene strenuamente difesa dal conte Ernst Rüdiger von Starhemberg. Leopoldo si appella a tutte le potenze cristiane chiedendo aiuto, ma Luigi XIV, sebbene anch’egli cristiano, si guarda bene dall’intervenire, perché le difficoltà austriache gli danno campo libero per proseguire nella politica espansionistica.
In soccorso dell’imperatore giunge invece il papa Innocenzo XI, che nel 1684 indice la quarta Lega Santa contro gli Ottomani, a difesa dell’Europa cristiana. Alla lega partecipano l’imperatore Leopoldo, la Repubblica di Venezia e il re di Polonia, Giovanni III Sobieski. Quest’ultimo, guidando personalmente l’esercito, infligge una gravissima sconfitta all’impero ottomano nella celebre battaglia di Vienna (1684), dove i polacchi e gli austriaci congiunti respingono e annientano gli ottomani, ponendo fine al durissimo assedio della capitale.
Il successo della coalizione cristiana viene coronato dal genio militare di Eugenio di Savoia, che nella battaglia di Zenta (1697) sconfigge decisivamente gli ottomani, guidati dal sultano Mustafa II; anche se la battaglia non è militarmente sfruttata appieno, a causa delle condizioni atmosferiche che impediscono a Eugenio di inseguire e annientare quanto fosse rimasto dell’esercito ottomano, rimane tra le vittorie più schiaccianti sull’esercito turco che la storia ricordi. Si giunge rapidamente alla pace di Carlowitz (1699): l’impero ottomano riconosce all’imperatore Leopoldo il possesso ereditario del regno di Ungheria e la sovranità sulla Transilvania. Anche la Polonia riceve la Podolia come encomio di guerra.
Leopoldo è fortemente irritato dalle rivolte ungheresi, che peraltro hanno esacerbato la guerra con gli ottomani: le tradizionali autonomie dell’Ungheria vengono radicalmente ridimensionate e viene abolito il cosiddetto “diritto di insurrezione”.
Le guerre contro la Francia
Leopoldo è formalmente amico del re Luigi XIV, i due sono persino imparentati strettamente; entrambi sposano infatti le due figlie del re di Spagna, Filippo IV. Tuttavia, Leopoldo è conscio delle mire espansionistiche francesi, rivolte inizialmente verso le Province Unite. I tafferugli con la Francia cominciano nel 1672, ben prima dell’assedio ottomano di Vienna. Luigi e Leopoldo firmano nel 1671 un trattato di neutralità in virtù della reciproca amicizia.
Ma la situazione cambia quando l’anno successivo, Luigi XIV e il re d’Inghilterra Carlo II dichiarano guerra alle Province Unite: l’imperatore conosce bene il ruolo chiave dell’Olanda a livello economico e politico in Europa. Leopoldo decide, seppure con un certo rammarico, di stringere un’alleanza militare con le Province Unite calviniste, cui si aggiungono la Spagna di Carlo II e il Ducato di Lorena di Carlo IV. Le quattro nazioni compongono la cosiddetta quadruplice alleanza.
Nel 1674 il re Carlo II d’Inghilterra esce dal conflitto, per cui Luigi XIV rimane isolato e deve difendere i confini conquistati. Nel 1679, in mancanza di eventi bellici risolutivi, viene firmata la pace di Nimega tra le potenze; tregua sostanzialmente favorevole alla Francia che ottiene diverse annessioni territoriali e consolidamenti di piazzeforti. Leopoldo nel trattato deve cedere con grande rammarico le città di Friburgo in Brisgovia e Kehl, che egli considera parte di un sistema di difesa territoriale antifrancese; deve inoltre riconoscere le disposizioni della Pace di Vestfalia del 1648. Dopo il primo conflitto con la Francia, Leopoldo inizia a guadagnare prestigio e autorità indiscussa, anche grazie alla vittoriosa campagna contro gli ottomani sopracitata.
Tale successo spinge Leopoldo alla formazione di una grande alleanza difensiva (1686), definita Lega di Augusta, cui aderiscono: le Province unite, il Regno di Sardegna, l’Inghilterra, la Svezia e diversi principi tedeschi. Lo scopo della Lega di Augusta è contrastare le mire egemoniche di Luigi XIV, che intanto usa spregiudicatamente le camere di riunione per espandersi indisturbato, anche ai danni dello stesso Sacro Romano Impero. Ma l’alleanza ha anche un altro scopo implicito: difendere l’elettorato del Palatinato dalla Francia.
Luigi, infatti, vuole convincere Leopoldo e il re di Spagna a rinunciare a Strasburgo e al Lussemburgo per sempre. Il suo interesse maggiore è espandere il proprio territorio ai danni del Sacro Romano Impero, per stabilire il fiume Reno come confine; inoltre è convinto che Leopoldo, una volta chiusa la partita con gli ottomani, si scatenerà contro di lui. Col pretesto di essere l’unico erede legittimo del defunto elettore del Palatinato, Carlo II del Palatinato, Luigi invade e saccheggia l’elettorato, provocando la reazione della Lega di Augusta, cui si uniscono una serie di principi tedeschi prima neutrali, che adesso condannano il sacco del Palatinato.
Luigi viene scacciato dalla Germania e l’esito della guerra è favorevole alla Lega di Augusta: si giunge nel 1697 al termine delle ostilità con il trattato di Rijswijk, con cui in sostanza Luigi deve restituire tutti i feudi occupati grazie alle camere di riunione dopo la pace di Nimega. Leopoldo in un primo momento è titubante nel firmare il trattato, poiché ritiene che i suoi alleati abbiano danneggiato i suoi interessi. In seguito, però, acconsente che numerosi territori di confine passino dalla Francia alla Germania. La pace con la Francia dura solo due anni, lasciando spazio all’ultima grande sfida di Leopoldo: la guerra di successione spagnola.
La guerra di successione spagnola
Nel 1700 il re di Spagna, Carlo II, è molto malato e privo di figli. Possono accampare diritti sulla corona spagnola sia Leopoldo che Luigi XIV: entrambi hanno infatti sposato una sorella del re. Nella prima ipotesi, la situazione europea sarebbe tornata ai tempi di Carlo V, con la Francia nuovamente chiusa in una tenaglia ad Est e ad Ovest. La seconda ipotesi, ovvero Luigi XIV al trono, è contrastata dall’Olanda e dall’Inghilterra, che non vogliono in alcun modo che l’impero coloniale spagnolo finisca in mani francesi.
Per scongiurare una guerra viene raggiunto un accordo sul figlio dell’elettore di Baviera, che tuttavia muore poco dopo la firma. Le potenze europee a quel punto iniziano a discutere sulla spartizione dei possedimenti spagnoli, mentre la corte di Madrid, umiliata da questa prospettiva, chiede a Carlo II una soluzione che salvi l’unità dell’impero. Accade quindi l’impensabile per Leopoldo: il re Carlo II, nel suo testamento, nomina erede al trono il pronipote di Luigi XIV, il duca d’Angiò, con il nome di Filippo V, a condizione che egli rinunci a ogni pretesa sulla corona francese. Appare chiaro il disegno di Luigi XIV di porre la Spagna sotto la tutela della Francia, dal momento che iniziano a comparire truppe francesi a Milano e nelle Fiandre.
La successione al trono spagnolo viene dunque contestata da Leopoldo, che rivendica il trono per il suo figlio secondogenito, l’arciduca Carlo, e rigetta il testamento finale di Carlo II. Le pretese dell’imperatore vengono assecondate dall’Inghilterra, dalle Province Unite e da molti principi tedeschi, tra cui l’elettore di Brandeburgo, Federico III. Viene dunque ricostituita la grande alleanza della Lega di Augusta, ancora una volta in funzione antifrancese. L’obiettivo di Leopoldo era assicurare il titolo imperiale e il dominio sulle terre dell’Europa centrale della monarchia a suo figlio maggiore Giuseppe, e collocare Carlo sul trono spagnolo.
A fianco della Francia e della Spagna si schierano invece l’elettore di Baviera, il duca di Mantova e in un primo momento anche il Portogallo e il duca di Savoia. La guerra scoppia nel maggio 1702 e si combatte prevalentemente in Italia, nelle Fiandre, in Germania e nel mediterraneo. L’esercito francese attacca dalla Baviera e dall’Italia, minacciando di invadere l’Austria. Ma le sorti del conflitto volgono presto a favore degli alleati, che sono sostenuti dalla superiorità marittima inglese e dalla forza finanziaria delle Province Unite.
La coalizione antifrancese viene rafforzata nel 1703 dall’ingresso del Portogallo e del duca di Savoia, prima alleati di Luigi. I due grandi condottieri della coalizione, ovvero l’inglese John Churchill e il principe Eugenio di Savoia, l’eroe della battaglia di Zenta, ottengono a Blenheim una grande vittoria che porta alla conquista della Baviera (1704). La grande svolta a favore della coalizione non può essere sfruttata appieno da Leopoldo, che muore il 5 maggio 1705, ma la strenua lotta per l’egemonia austriaca in Europa di Leopoldo giungerà a un ottimo fine. La guerra dura fino alla firma del trattato di Rastadt, nel 1714.
In base al trattato viene confermato l’avvento dei Borbone al posto degli Asburgo sul trono di Madrid con Filippo V – grande scacco per l’ex imperatore Leopoldo – ma viene anche ribadito l’impegno a tenere separate per sempre le due corone di Francia e Spagna. Il Sacro Romano Impero ottiene però notevoli ingrandimenti territoriali, incamerando i Paesi bassi già spagnoli, e in Italia lo Stato di Milano, il Ducato di Mantova, la Sardegna, il Regno di Napoli e lo Stato dei Presidi. L’Austria così si sostituisce alla Spagna come potenza egemone in Italia.