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La rivolta del ghetto di Varsavia

Il 19 aprile 1943 inizia la rivolta del ghetto di Varsavia contro la soluzione finale che la autorità tedesche occupanti in Polonia intendono attuare.

di Diego Grossi
9 Gennaio 2021
TEMPO DI LETTURA: 2 MIN
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Il 19 aprile 1943 inizia la rivolta del ghetto di Varsavia contro la soluzione finale che la autorità tedesche occupanti in Polonia intendono attuare secondo gli ordini di Himmler.

La rivolta si conclude il 16 maggio 1943, gli ebrei uccisi nel ghetto in conseguenza della repressione della rivolta sono circa 13.000. Alle vittime dei combattimenti nel ghetto si aggiungono 6.929 prigionieri, trasportati e uccisi a Treblinka.

Il ghetto è completamente raso al suolo e i suoi 42.000 abitanti superstiti sono dispersi in vari campi di concentramento.

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Dalla conferenza di Wannsee alla ribellione nel 1943

A partire del 1940, i nazisti iniziano a trasferire in Polonia oltre 3 milioni di ebrei dislocandoli nei ghetti delle varie città polacche; nel più grande di questi, quello di Varsavia, dall’estate dello stesso anno concentrano, in uno spazio di circa 3,4 chilometri quadrati, circa 400.000 persone, che arrivano, nel 1942, a circa 500.000. Le condizioni di vita sono sempre più complicate.

Nel gennaio del 1942, durante la conferenza di Wannsee, la Germania nazista pianifica la soluzione finale della questione ebraica: vengono resi operativi i campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka ed iniziano i “trasferimenti” anche dal ghetto di Varsavia. La popolazione che vive nel ghetto si riduce progressivamente, nel gennaio del 1943, data della prima ribellione contro i tedeschi, si contano circa 70.000 unità.

La rivolta del ghetto di Varsavia

Il 19 aprile 1943 (nel periodo del Pesach, la Pasqua ebraica), gli ebrei combattenti sparano con armi leggere sulle truppe tedesche del comandante Sammern-Frankenegg, inviate nel ghetto per deportare la popolazione.

I tedeschi si ritirano, fra di loro ci sono morti e feriti. Dopo il fallimento della prima incursione nel ghetto, il comando delle truppe tedesche passa a Jurgen Stropp. Sarà lui, un mese dopo il 16 maggio, ad avere ragione della rivolta.

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Il rapporto finale stilato dal comandante tedesco il 24 maggio 1943 riporta:

“Dei complessivi 56.065 ebrei catturati, 7.000 sono stati annientati nel corso della “grossaktion” nell’ex quartiere ebraico, altri 6.929 furono eliminati trasportandoli a Treblinka. In totale sono stati così annientati 13.929 ebrei. Oltre a questi 56.065 ebrei, presumibilmente ne sono stati annientati nelle esplosioni e negli incendi altri 5.000-6.000″.

Quella di Varsavia sarà la rivolta simbolicamente più importante dell’Europa occupata e ispirerà le rivolte negli altri ghetti.

Tags: Nazismo
Diego Grossi

Diego Grossi

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei giornalisti del Lazio. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (indirizzo storico-politico-sociale) presso l'Università degli studi di Roma Tre, con tesi di laurea in Storia e istituzioni degli Stati Uniti d'America dal titolo: “Le strategie comunicative dei presidenti americani in prospettiva storica: Kennedy, Reagan e Obama”. Responsabile editoriale e SEO Product Manager di Fatti per la Storia. Si è occupato della realizzazione del sito.

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