Muore a Lubiana, il 4 maggio 1980, Tito, pseudonimo di Josip Broz, dittatore della Jugoslavia. A partire dal 1911 Tito è attivo nelle organizzazioni sindacali e politiche della socialdemocrazia croata. Combatte la Prima guerra mondiale come soldato nell’esercito austro-ungarico e nel 1915 cade prigioniero dei russi.
Nel 1920 torna in Croazia ed entra nel Partito comunista jugoslavo (clandestino dal 1921). A partire dalla seconda metà degli anni Trenta, le epurazioni dei suoi compagni esuli a Mosca gli garantiscono una posizione centrale nel partito di cui nel 1939 diviene segretario generale.
Durante la Seconda guerra mondiale il maresciallo guida la resistenza al nazifascismo e, al tempo stesso, si scaglia contro la monarchia e i ceti dirigenti. Questa iniziativa fa scaturire i primi contrasti con la dirigenza sovietica.
Nel frattempo, a causa dello strano comportamento degli schieramenti partigiani di ispirazione monarchica, ottiene l’appoggio delle truppe anglo-americane e, grazie al forte consenso popolare, nel 1945 diventa capo del governo e ministro della Difesa, instaurando un regime fondato sulla dittatura del partito unico.
Gli attriti con l’Unione Sovietica e le prime idee della politica neutralista di Tito si manifestano nella primavera del 1945 e si sviluppano nel biennio successivo, quando Belgrado svolge una politica estera che mira alla realizzazione dell’antico progetto di una confederazione balcanica. Dopo la rottura con il Cominform (1948) e i processi politici contro i “titoisti” Tito intensifica i rapporti politici ed economici con i Paesi occidentali.
La fase di distensione sovietico-jugoslava, aperta dalla morte di Stalin, culmina nell’incontro tra Khruščëv a Belgrado (1955) e nello scioglimento del Cominform (1956), ma dopo l’intervento sovietico in Ungheria il presidente jugoslavo torna ad assumere una posizione critica nei confronti di Mosca.
Negli anni sessanta, ispira e promuove, assieme ad alcuni leader di Africa e Asia, la politica del non allineamento, organizzando la Conferenza di Belgrado (settembre 1961).
Dalla morte di Tito alla dissoluzione della Jugoslavia
Dopo la morte di Tito (maggio 1980) la Federazione Jugoslava (che comprendeva Serbia, Montenegro e i territori autonomi di Vojvodina e Kossovo, Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia) entra in crisi. La caduta del comunismo scatenerà definitivamente i rancori reciproci fra le diverse nazionalità mettendole una contro l’altra.