CONTENUTO
Origini, infanzia, formazione di Jean-Jacques Rousseau
Rousseau nasce in una famiglia svizzera dai natali francesi; la madre Suzanne lo lascia tragicamente orfano a causa della sua prematura dipartita, sopraggiunta a causa della febbre puerperale dopo la sua nascita, mentre il padre, Isaac, artigiano, provvede diligentemente alla sua educazione sin dalla tenera età, iniziandolo da subito con la lettura di scrittori dal calibro eccezionale. Ben presto, è però obbligato a lasciarlo anche lui, affidandolo alle cure del pastore di Bossey. Anch’egli infatti, dal carattere prettamente irruento è costretto all’esilio.
Nella sua vita viaggia molto, e svolge diversi lavori, dall’incisore, all’istitutore, al copiatore di testi musicali. Dapprima trasferito a Torino, dove studia, si sposta successivamente ad Annecy e poi Chambéry, dove trascorre alcuni anni presso la baronessa François-Louise de Warens, una nobildonna francese molto erudita, nonché sua amante e protettrice, di tredici anni più grande di lui, con cui ha modo di migliorare ed espandere i suoi studi e con la quale intrattiene uno strano e piuttosto particolare rapporto madre-figlio. È proprio grazie a lei, infatti, che riesce ad ottenere un lavoro come Segretario dell’ ambasciatore francese a Venezia.
Trasferito a Parigi, conosce Marie-Thérèse Lavasseur, una cameriera e sarta incolta che incontra nell’albergo in cui alloggia e da cui ha ben cinque figli, i quali manda puntualmente in orfanotrofio. Sebbene i due siano diametralmente opposti sotto vari punti di vista, trovano una sorta di equilibrio, forse dovuto alla grande accondiscendenza di lei e la loro relazione dura fino alla morte del filosofo, sebbene affiancata sempre da amanti e terze relazioni. Sposerà la donna solo molti anni più tardi dall’inizio della loro relazione e con una cerimonia non riconosciuta.
Rousseau e l’Illuminismo
Il 1741 è l’anno in cui conosce il filosofo francese Denis Diderot, che lo introduce nei nuovi ambienti intellettuali di impronta Illuminista e riformista organizzati dagli alti membri della borghesia e dell’aristocrazia della Parigi del ‘700. A questi incontri sono invitati gli intellettuali più in voga dell’epoca, i quali sono soliti conversare sui temi più scabrosi inerenti le attualità, l’arte, la lettura e la politica, incontri durante i quali discutono anche delle gravi problematiche che sta affrontando il Paese. È proprio in questo contesto che conosce personaggi di spicco come Voltaire, D’Alambert, Condillac e Fontenelle.
Grazie a Diderot inizia poi a collaborare nell’Encyclopédie, dapprima occupandosi di scritti di musica e successivamente trattando temi di economia politica. Il suo successo arriva, però, nel 1750, anno in cui partecipa ad un concorso indetto dall’Accademia di Digione, dove, grazie al suo trattato “Discorso sulle scienze e le arti”, espone il suo pensiero critico sul rapporto tra la natura e l’uomo, affermazioni che gli portano grandi plausi ma anche molte critiche. Visione che amplia poi notevolmente nel 1754 nel Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini, il quale tuttavia non riscuote lo stesso, precedente successo.
Le opere rivoluzionarie di Rousseau: La Giulia o la Nuova Eloisa
Tornato nella sua città natale, inizia la stesura di alcune delle sue opere più rilevanti. Una raccolta epistolare che desta un grandissimo clamore. Qui a spiccare è l’eterno conflitto tra i sentimenti e l’accecante desiderio contro la ragione e la morale. Questo romanzo narra le vicissitudini e l’ardente amore spirituale ed intellettuale che lega Giulia, figlia del barone d’Etanges al suo istitutore Saint-Preux, facendo un ovvio parallelismo al tumultuoso e tragico amore che in epoca medievale unì Eloisa al suo precettore Abelardo.

L’Émile(1762)
Un famosissimo romanzo pedagogico che tratta la vita e l’educazione del giovane Émile. In quest’opera, viene sottolineata l’importanza dell’ educazione che ha la necessità di svolgersi necessariamente a contatto con la natura, in modo da poter stare così lontano da qualsivoglia forma di corruzione sociale(mito del buon selvaggio). Il giovane è seguito nella sua continua formazione da un precettore, il quale, si prodiga a tenerlo lontano dalla dissolutezza e nel contempo, ha l’arduo compito di lasciarlo libero di compiere le sue scelte e fare le sue esperienze per permettergli di apprendere con i suoi modi e le sue tempistiche. Per Rousseau è infatti fondamentale l’unicità di ogni individuo, predilige infatti, un’educazione personalizzata al soggetto.
L’istitutore, sa di aver finalizzato e adempiuto alla sua missione solo quando il giovane ha raggiunto le capacità per essere un buon precettore ed un modello per la società. È proprio l’educazione la fiamma che può dar vita al cambiamento necessario per creare uomini migliori e quindi una nuova società. Di fondamentale importanza nell’opera sono anche i sentimenti e l’affetto, incoraggia le levatrici a non fasciare il nascituro, poiché già questo rappresenta una costrizione per il bambino e incita le madri a nutrirli senza l’aiuto di una balia per garantire un legame genitore-figlio più solido. Dà, così il via, ad un eccezionale rinnovamento nell’ ambito pedagogico con una visione lontana dai vecchi preconcetti ed incentrata sul bambino, futuro uomo del domani.
Il Contratto sociale (1762)
L’opera, di enorme importanza politica e sociale anticipa la nascita di quell’ideale di democrazia a cui Rousseau tanto aspira, tanto che viene presa come fondamento importante durante il periodo rivoluzionario francese di cui ne ispira le ideologie. Avverso alle ingiustizie sociali, agogna agli ideali di libertà , di uguaglianza e all’imprescindibile sovranità del popolo il quale, deve governare attraverso la volontà generale e quindi per l’interesse comune e non individuale.
Le Confessioni ( I parte 1782, II parte 1789)
In questa sua opera autobiografica, molti sono i riferimenti e gli episodi, spesso anche di grande levatura che spiegano alcune delle sue più particolari sfaccettature. Racconta episodi privati, intimi e scandalosi, inerenti ad esempio alla sua tutrice e di quando, in giovanissima età si invaghisce di lei, molto più grande di lui e per la quale sente lo spasmodico ed irrefrenabile desiderio di fare birichinate solo per il piacere di attirare la sua attenzione e farsi punire. A contribuire alla sua personalità c’è poi la prematura morte della madre, della quale quasi si incolpa. Spesso infatti, si domanda di come abbia fatto il padre a sopravvivere all’immenso dolore causatogli da questa perdita così atrocemente devastante, in questa sua Opera infatti afferma : <<Costai la vita a mia madre e la mia nascita fu la prima delle mie disgrazie. Non ho mai saputo come mio padre sopportò quella perdita, ma so che non se né consolò mai.>>
Tratta anche di altre forti e traumatiche esperienze, tra le quali si annoverano ad esempio la disagevole esperienza con la figlia del prete di Bossey, la quale utilizza violenza fisica e psicologica su di lui e dell’abbandono dei figli alla carità pubblica. Quest’ultimo episodio, gli provoca negli anni un enorme senso di colpa che lo dilania nel profondo. Abbandono che cerca di giustificare con i suoi problemi di salute e le sue alquanto importanti ristrettezze economiche. In seguito, proprio durante una di queste gravi condizioni di salute, alla quale teme di non poter sopravvivere prova, tormentato dal rimorso, a rintracciare i figli ma purtroppo, senza alcun successo. Altre teorie inerenti il loro abbandono si concentrano sulla dubbia paternità.
Sebbene, infatti, ad avere innumerevoli amanti sia lo stesso Rousseau e la moglie risulta ad oggi devota e ligia ai doveri coniugali nei suoi confronti, alcuni sostengono quest’ ipotesi in quanto Rousseau presenta delle condizioni di salute rilevanti che lo possono rendere infertile. Su di loro disse:<<Colui che non può compiere i doveri di padre non ha neppure il diritto di diventarlo. Non c’è né povertà, né lavoro, né rispetto umano, che lo dispensino dal nutrire i suoi bambini e dall’educarli lui stesso. O lettori, voi potete prestarmi fede! Io predico a chiunque abbia viscere e trascuri così santi doveri, che verserà a lungo lacrime amare sulla sua colpa e mai riuscirà a consolarsene.>> (Emilio)
Furono tutti questi accadimenti che probabilmente lo portano ad enfatizzare i suoi impulsi già piuttosto autolesivi e masochistici, masochismo che si riscontra anche all’interno delle sue amicizie dove è solito rovinare i rapporti perché si sente continuamente tradito e perseguitato, anche se non sempre senza giusti fondamenti.
Il difficile rapporto con gli altri intellettuali e la chiusura definitiva di Rousseau
Dichiarato dai contemporanei tendenzialmente litigioso e a tratti paranoico, rompe drasticamente i rapporti con tutti i suoi conoscenti, i quali , dediti ai fermi ideali illuministi del progresso, della ragione e della scienza, tanto cari all’Illuminismo, si contrappongono alla sua diversa visione sul mondo e sull’uomo. Rousseau, infatti, predilige piuttosto la natura ed esalta la prevalsa del cuore e dei sentimenti ,dando così il via ad un approccio del tutto rivoluzionario. Le sue idee, completamente all’avanguardia per l’epoca lo portano all’ attenzione pubblica e ad essere ricordato come uno dei personaggi più importanti ed influenti dell’era dei Lumi, un innovatore, nonché padre della pedagogia moderna, ispiratore della Rivoluzione francese e di quei tormentati sentimenti amorosi che si riscontreranno poi nella corrente del Romanticismo.
Anche se strettamente legato alla cultura Illuminista sotto molti aspetti, si discosta radicalmente da essa. Molte sue idee lo portano controcorrente rispetto agli altri rivoluzionari dell’ epoca, Rousseau, elogia infatti l’uomo primordiale, quell’uomo che è, per sua natura, un essere buono ed innocente e la cui crudeltà è dovuta solo ed unicamente alla corruzione della società e del progresso stesso poiché, basate sulla disuguaglianza. È fondamentale per il filosofo, quindi, riportare l’uomo al suo stato naturale attraverso l’educazione pedagogica che inizia dal bambino. Particolarmente noti sono i conflitti con Madame d’ Epinay, Voltaire, Diderot, Grimm e D’Alambert con i quali inizialmente intrattiene buoni rapporti e corrispondenze, ma che ben presto deteriorano.
Coltiva una buona e sincera amicizia anche con il filosofo scozzese David Hume, quest’ultimo, infatti, in un episodio in particolare, lo aiuta offrendogli un posto sicuro in cui recarsi in Inghilterra , poiché Rousseau, in quegli anni è costretto ad abbandonare sia la Francia che la Svizzera. Viene, infatti, impartito per lui un ordine di arresto e al contempo, la messa al rogo delle sue opere, in particolar modo, l’Émile ed il contratto sociale. Romperà i rapporti, però, anche con lui a causa di uno sciocco scherzo di Sir Horace Walpole, il quale, pubblica una lettera anonima, lettera a cui Rousseau dà il volto di Hume.
Il filosofo è infatti, fermamente convinto sia opera sua,il quale, tuttavia, da canto suo, si dichiara totalmente estraneo al fatto. Rousseau a questo punto gli risponde con una lettera che porta alla chiusura definitiva di ogni rapporto, lettera a cui Hume decide di rispondere a sua volta con un suo dettagliato resoconto dei fatti con il timore che il filosofo ginevrino renda pubblico l’accaduto dal suo solo ed unico punto di vista. Successivamente anche Diderot , con cui i rapporti sono ormai drasticamente interrotti tenta un riavvicinamento, ma Rousseau non ne vuole sapere più nulla.
Il rapporto tra Rousseau e Voltaire
I due iniziano ben presto a scagliarsi reciproche e violente accuse, spesso anche pubbliche a causa delle loro divergenze di credenze e ideali. Voltaire aveva una visione bruscamente fallimentare nei confronti di Rousseau, credeva che il suo approccio al mondo fosse fin troppo chimerico. I loro primi conflitti iniziano già dopo l’uscita del Discorso sulle scienze e le arti di Rousseau, nel quale, il filosofo denuncia apertamente le ricchezze e le ostentazioni delle classi privilegiate cosa che a Voltaire non va a genio in quanto amico e frequentatore degli illustri personaggi e degli ambienti delle classi nobili e privilegiate. Voltaire, sicuramente animato da una prospettiva più pessimistica nei confronti del genere umano e della società, vede tuttavia quest’ultima come un male necessario.
Deista, critica fortemente la Chiesa e la struttura delle regioni classiche, mentre Rousseau, di linea più ottimista, crede nell’ innato buonismo dell’uomo, anch’egli però dispensa aspre critiche alla Chiesa e negli anni , a testimoniarne ancora notevolmente la conflittualità interiore, cambia spesso credo religioso. Di famiglia calvinista, si converte in un primo momento al cristianesimo, per tornare poi alla religione di origine ed approdando infine anch’egli al deismo. La disputa tra i due raggiunge però il suo apice a seguito dell’ uscita del poema di Voltaire “Poème sur le désastre de Lisbonne”, in cui parla del terremoto avvenuto a Lisbona il 1 novembre del 1755, uno dei terremoti più devastanti che siano mai stati registrati e che provoca la morte di circa 30.000 innocenti.

Questo disastro naturale lo porta a criticare esaustivamente l’idea di un mondo e di un Dio buono e giusto, dichiarazioni alle quali Rousseau risponde difendendo la sua visione ottimista e critica Voltaire per il suo assurdo cinismo. Nel 1755, poi, Rousseau invia una copia del suo saggio Discorso sull’ineguaglianza a Voltaire, che gli scrive: <<Ho ricevuto il vostro nuovo libro contro la razza umana, e ve ne ringrazio. Non fu mai impiegata tanta intelligenza allo scopo di definirci tutti stupidi. Vien voglia, leggendo il vostro libro, di camminare a quattro zampe. Ma avendo perduto questa abitudine da più di sessant’anni, sento purtroppo l’impossibilità di riprenderla. Né posso mettermi alla ricerca dei selvaggi del Canada, perché le malattie a cui sono condannato rendono necessario per me un medico europeo, perché in quelle ragioni c’è la guerra, perché il nostro esempio ha reso quei selvaggi cattivi quasi quanto noi.>>
Nel 1764 Rousseau affronta un momento di grande difficoltà, per il quale Voltaire gli offre ospitalità a Ferney, che da canto suo come risposta riceve in cambio accuse, questo avvenimento dà il via a forti insulti reciproci. Rifiutato l’aiuto di Voltaire, infatti, si rivolge a Federico II di Prussia, il quale gli offre ospitalità a Neuchâtel .A seguito di queste vicissitudini, avviene la pubblicazione da parte di Voltaire di uno scritto anonimo contro Rousseau in cui, rivela (probabilmente raccogliendo notizie da Diderot, Grimm e Madame d’Epinay a cui negli anni sono state rivelate segrete confidenze dallo stesso Rousseau)il suo comportamento nei confronti della moglie e il triste destino riservato ai suoi cinque figli, dicendo :<<Riconosciamo con dolore e rossore che v’è un uomo che porta ancora su di sé il marchio funesto delle sue gozzoviglie e che, travestito da saltimbanco, trascina con sé di villaggio in villaggio e di montagna in montagna l’infelice donna di cui ha fatto morire la madre e di cui ha esposto i figli alla porta di un ospizio.»
Discussioni fortemente accese le loro ma che talvolta lasciano intravedere anche una velata forma di ammirazione e rispetto nel caso di Rousseau. In una lettera destinata a Voltaire, Rousseau, contrariato per le mancate difese del primo nei suoi confronti contro d’Alambert scrisse:<< Io non vi voglio affatto bene Signore, voi mi avete fatto i mali di cui potevo patire di più, a me, vostro discepolo e vostro fanatico partigiano. Avete rovinato Ginevra come prezzo dell’asilo che vi avete ricevuto, avete allontanato da me i miei concittadini come ricompensa degli applausi che vi ho prodigato fra di essi, siete voi a rendermi insopportabile il soggiorno nel mio paese, siete voi che mi farete morire in terra straniera, privo di tutte le consolazioni dei morenti, e gettato per unico onore in un deposito di rifiuti, mentre tutti gli onori che un uomo può aspettarsi vi accompagneranno nel mio paese. Vi odio, insomma, perché l’avete voluto, ma vi odio da uomo anche più degno di amarvi se voi l’aveste voluto. Di tutti i sentimenti di cui il mio cuore era compenetrato, vi resta solo l’ammirazione che non si può rifiutare per il vostro bel genio e l’amore per i vostri scritti. Se posso onorare in voi solo i vostri talenti, non è colpa mia. Non verrò mai meno al rispetto che è loro dovuto, né al modo di procedere che questo rispetto esige.>>
Un legame, il loro, caratterizzato dalla totale diversità ma anche da molte connessioni e similitudini, entrambi perdono la madre molto presto e la fine della loro vita sopraggiunge nello stesso anno a distanza di poco più di un mese, prima Voltaire, il 30 maggio 1778, poi Rousseau il 2 luglio. Entrambi sono sepolti al Panthéon di Parigi, a simboleggiare l’enorme importanza e l’impatto politico e culturale che hanno donato al mondo intero.
Jean-Jacques Rousseau: riassunto di vita, pensiero e opere
Jean-Jacques Rousseau nasce nel 1712 a Ginevra, orfano di madre sin dalla nascita e abbandonato dal padre in giovane età. Cresce sotto la guida del pastore di Bossey, per poi iniziare una vita errante che lo porta a svolgere diversi mestieri tra Torino, Annecy e Chambéry. Qui stringe un profondo legame con Madame de Warens, sua protettrice e amante, che favorisce la sua educazione. Nel 1741 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con gli ambienti illuministi grazie all’amicizia con Denis Diderot. Inizia a collaborare all’Encyclopédie, curando articoli di musica ed economia politica.

Il 1750 segna la sua ascesa intellettuale con il Discorso sulle scienze e le arti, in cui critica il progresso come fonte di corruzione morale. Nel Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini (1754) amplia questa visione, sostenendo che l’uomo nasce buono e viene corrotto dalla società. Questi temi emergono anche nelle sue opere successive.
Nel 1761 pubblica “Giulia o la Nuova Eloisa”, un romanzo epistolare che esplora il conflitto tra passione e morale. Nel 1762 escono “L’ Émile” e “Il Contratto Sociale”, testi rivoluzionari che delineano rispettivamente una nuova pedagogia basata sulla natura e un modello di società democratica fondata sulla sovranità popolare. Le idee espresse in queste opere lo rendono un bersaglio delle autorità: le sue opere vengono messe al rogo e Rousseau è costretto a fuggire dalla Francia e dalla Svizzera.
Rifugiatosi in Inghilterra nel 1766 con l’aiuto di David Hume, interrompe bruscamente il rapporto con lui, vittima della sua crescente paranoia. Torna in Francia nel 1770, dedicandosi alla scrittura della sua autobiografia, “Le Confessioni”, in cui racconta episodi cruciali della sua vita, inclusi il senso di colpa per l’abbandono dei suoi cinque figli all’orfanotrofio e le sue difficoltà relazionali.
Il suo carattere conflittuale lo porta a rovinare i rapporti con quasi tutti gli intellettuali del suo tempo, in particolare con Voltaire. Tra loro nasce una feroce disputa filosofica: Voltaire, più pragmatico e pessimista, critica l’utopismo rousseauiano, mentre Rousseau lo accusa di cinismo e ipocrisia. Nonostante i reciproci scontri intellettuali le loro vite presentano delle similitudini. Rousseau muore il 2 luglio 1778, poco dopo Voltaire, entrambi, orfani di madre dalla tenera età, vengono sepolti al Panthéon di Parigi. Considerato precursore della pedagogia moderna, il suo pensiero influenza profondamente la rivoluzione francese e la cultura successiva, aprendo la strada al Romanticismo e alla democrazia moderna.
Risorse online su Rousseau
- Il video presenta una lettura di Matteo Rubboli su un articolo di Annalisa Lo Monaco, dedicato al rapporto tra Rousseau e sua moglie Thérèse Levasseur, incentrandosi particolarmente sul rapporto con lei e sulla controversa decisione di abbandonare i loro figli in orfanotrofio, mettendo in risalto il loro rapporto e l’incoerenza del filosofo con quanto affermato nell’Émile. (https://www.vanillamagazine.it/jean-jacques-rousseau-il-grande-pedagogo-che-abbandono-tutti-i-suoi-5-figli-alla-carita-pubblica-a/)
- Heyprof1 racconta in meno di 2 minuti le peculiarità e le stranezze del grande filosofo concentrandosi sulle sue insolite e piuttosto particolari abitudini e passioni. (https://vm.tiktok.com/ZNd8Wvxyr/)
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Jean-Jacques Rousseau, Emilio, a cura di P. Massimi, Mondadori, 2017.
- Jean-Jacques Rousseau, Le fantasticherie del passeggiatore solitario, a cura di A.Canobbio,Rizzoli, 1979.
- B. Angiani, L’altro Rousseau. La memoria, l’impostura, l’oblio, Le Lettere ,2023.