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La mattina del 1 settembre 1939 inizia l’invasione della Polonia da parte delle forze militari tedesche. L’evento segna l’inizio della Seconda guerra mondiale che insanguinerà il mondo per quasi sei anni.
La Germania guarda ad est
Dopo la liberazione della Renania, l’Anschluss e la creazione del protettorato di Boemia e Moravia, Adolf Hitler decide di proseguire il suo piano per la creazione di una Grande Germania rivolgendosi verso la Polonia. Col trattato di Versailles parte della Pomerania tedesca venne ceduta alla neonata Polonia, al fine di dotarla di uno sbocco sul mar Baltico, mentre Danzica venne trasformata in una città libera.
Questa porzione di territorio denominata corridoio polacco, oltre ad essere abitata da forti minoranze tedesche, divideva il grosso della Germania dalla Prussia Orientale. Secondo il Fuhrer quei territori appartenevano di diritto al Reich e dovevano essere rioccupati. Falliti i preliminari sforzi diplomatici per ottenerli in maniera pacifica, si decise di risolvere la questione polacca con le armi, con la convinzione che Francia e Gran Bretagna avrebbero proseguito con le loro politiche di appeasement senza azioni drastiche. Ma non solo Il Terzo Reich aveva ambizioni verso i territori polacchi.
Dopo la sconfitta subita nel 1920 nella guerra russo-polacca, l’URSS aveva dovuto cedere parte dei suoi territori bielorussi e ucraini alla Polonia e Stalin, vista l’apparente lascività delle potenze occidentali, diede inizio ad una politica di riconquista dei vecchi territori zaristi partendo proprio dalla Polonia orientale. Visti i comuni interessi espansionistici Germania e Urss firmarono il 23 agosto 1939 il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop, trattato che sanciva la divisione della Polonia tra i due Stati e proteggeva le frontiere orientali del Reich dal pericolo sovietico, lasciando a Hitler campo libero per l’invasione.
Strategia tedesca e forze in campo per l’invasione della Polonia
Per l’operazione Fall Weiss le forze tedesche furono così suddivise: Gruppo d’armate Nord forte di 630.000 uomini, comandato da Von Bock e Gruppo d’armate Sud con 880.000 uomini, comandato da Von Rundstedt. L’idea di partenza prevedeva di piegare la resistenza polacca il più in fretta possibile per poi spostare le truppe verso il Reno, in previsione di un’offensiva alleata. L’obiettivo principale era occupare Varsavia. Sfruttando le ampie pianure polacche l’OKW ideò una manovra a tenaglia dall’Alta Slesia e dalla Prussia che avrebbe portato la Germania ad isolare e occupare il corridoio polacco per poi puntare contro la capitale.
L’invasione della Polonia rappresentava il battesimo del fuoco delle forze armate tedesche e soprattutto della tattica di combattimento da esse adottata, la blitzkrieg, basata sulla coordinazione tra divisioni panzer e forze aeree. Una volta individuato lo schwerkpunt (punto debole) dello schieramento nemico, esso sarebbe stato investito dall’attacco dei carri armati e dei bombardieri in picchiata, aprendo la strada alla fanteria.
Successivamente le panzerdivision, avrebbero proseguito la loro avanzata verso le retrovie, minacciando le linee di rifornimento del nemico e costringendolo alla ritirata. Solo parte dell’esercito era però stato modernizzato. Nonostante la Germania puntasse la sua forza sulle forze meccanizzate, la Wehrmacht disponeva solo di sei divisioni corazzate, i cavalli erano ancora il principale mezzo di trasporto.
Dei 2620 carri circa tre quarti erano costituiti da modelli Panzer I e Panzer II armati di mitragliatrici o cannoncino da 20 mm ma poco corazzati e già considerati vecchi. Solo una parte delle divisioni di fanteria era a pieno organico ed addestrata e le superiorità rispetto l’equipaggiamento polacco era marginale. La Luftwaffe era invece l’arma più avanzata, con un totale di 2150 aerei di moderna concezioni.
Strategia polacca e forze in campo
La strategia polacca prevedeva di difendere il loro territorio il tempo sufficiente per permettere agli anglo-francesi di passare all’offensiva. L’idea originaria prevedeva di utilizzare i fiumi Vistola e Narew e le loro ricondizionate fortezze zariste come linea di difesa naturale per rallentare il nemico, posizionando lì il grosso delle truppe, lasciando quasi sguarniti il corridoio polacco e la Slesia.
Alla fine però, il forte nazionalismo degli alti comandi decisi a non cedere terreno e l’importanza economica e strategica di quei territori spinsero i generali a schierare più di un terzo di tutto l’esercito nel corridoio polacco e il resto lungo i confini, condannando le armate polacche ad un sicuro accerchiamento e vanificando qualunque piano di difesa verso l’interno.
L’esercito polacco venne così suddiviso: il comandante in capo Rydz-Smigly schierò sei armate lungo i confini, lasciando poche riserve al centro del paese e sguarnendo il confine sovietico, con un totale di 950.000 uomini. Nonostante fosse tenuto in alta considerazione da Francia e Inghilterra, l’esercito polacco era poco motorizzato e arretrato nelle tattiche ma non così debole negli equipaggiamenti come per anni si è ritenuto.
La Polonia disponeva di seicento carri armati per la maggioranza tankette armate di mitragliatrici o cannoncino da 20 mm, inadatte a reggere il confronto col nemico ma possedeva un centinaio di carri medi 7TP, carri migliori di qualsiasi veicolo tedesco. I carri venivano raggruppati in battaglioni e assegnati a ruoli di supporto alla fanteria o alla cavalleria ma mai raggruppati in una vera divisione corazzata e ciò li rese del tutto inefficaci.
Seppur obsoleti come concezione la Polonia disponeva di 13 treni corazzati che diedero buona prova di sè e la fanteria era dotata di cannoni e fucili anticarro in grado di perforare qualsiasi carro nemico. L’élite delle forze armate polacche erano le quattordici brigate di cavalleria le quali risultarono del tutto inadatte in una guerra moderna. L’aviazione era dotata di 390 aerei, pochi e del tutto obsoleti.
L’invasione della Polonia del 1939: prima fase degli scontri
Dopo una serie di fittizi incidenti di confine a fine agosto utilizzati come casus belli per l’invasione, alle 4 del mattino del 1 settembre 1939 i cannoni della corazzata Schelswig-Holstein aprirono le ostilità, bombardando la base navale di Westerplatte. La città libera di Danzica fu soggetta a guerriglia urbana da parte di unità paramilitari polacche e delle SS (Schutzstaffeln) e fu annessa al Reich il 2 settembre.
Verso le sei del mattino le truppe tedesche oltrepassarono il confine, protetti dagli intensi bombardamenti degli Stukas. Sul fronte nord, partendo dalla Prussia la quarta armata di Kluge avanzò verso il corridoio, mentre la terza di Kuchler, partita dalla Prussia Orientale, puntò verso sud, contro la capitale. Del gruppo armate sud la nona di Blaskowitz puntò contro le industrie di Lodz aggirando le armate del corridoio, la decima di Reichenau scaglio l’attacco decisivo puntando direttamente contro la capitale da sud, attraverso la Slesia meridionale, col grosso delle truppe del gruppo armate sud, mentre la quattordicesima di List puntò verso Cracovia.
I polacchi furono colti di sorpresa dalla rapidità d’azione tedesca. Le divisioni panzer trovarono subito delle direttrici d’avanzata sicure attraverso i varchi da esse aperti nello schieramento polacco ma la resistenza polacca si dimostrò in alcune occasioni eroica e tenace. E’ il caso degli scontri sul fiume Brda durante i quali la cavalleria polacca mandò in rotta un battaglione di fanteria con una carica per poi essere costretta alla ritirata dalle autoblindo, lasciando poche perdite sul campo.
Il giorno successivo due cronisti italiani fecero trapelare la notizia che quei lancieri erano stati decimati durante una carica disperata contro i carri armati tedeschi, inventando di sana pianta il mito della cavalleria che carica i panzer, fatto mai avvenuto e militarmente illogico. La prima settimana di scontri fu decisiva: il corridoio fu liberato ma il 3 settembre Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania. La Werhmacht doveva chiudere la questione polacca il più in fretta possibile ed entro il 7 settembre 1939, le avanguardie di Reichenau avevano già raggiunto i sobborghi di Varsavia.
L’invasione della Polonia del 1939: seconda fase degli scontri
Tra il 9 e il 14 di settembre l’esercito polacco passò all’offensiva nella battaglia del fiume Bzura, sperando in un attacco francese sul Reno. I polacchi contando su una parziale superiorità numerica misero in rotta diverse divisioni di fanteria tedesche ma essi si spinsero troppo avanti , lasciando sguarnita la capitale.
Le divisioni polacche coinvolte nell’offensiva furono attaccate e circondate da 14 divisioni di fanteria e 5 corazzate ed entro il 18 settembre la sacca della Bzura portò alla Germania 120.000 prigionieri, le forze nemiche erano in rotta verso Varsavia, ma i tedeschi avevano perso una settimana preziosa e le frontiere francesi erano in subbuglio.
Dall’8 al 27 settembre la capitale cercò di resistere ad ogni costo. Nonostante nei primi scontri di periferia l’artiglieria anticarro polacca avesse messo fuori uso diversi panzer tedeschi, entro il 24 settembre, una volta chiusa la battaglia della Bzura, i due gruppi d’armata nord e sud chiusero la loro tenaglia attorno a Varsavia. Il 25 settembre, il lunedì nero, dopo un bombardamento aereo e d’artiglieria con 1200 aerei e più di 1000 cannoni, le divisioni tedesche attaccarono la città.
Nonostante il coraggio dimostrato i polacchi non avevano abbastanza risorse per resistere e il 27 settembre la città capitolò con la resa di 140.000 soldati polacchi. Intanto il 17 settembre le armate sovietiche avevano attraversato il confine.
La capitolazione e spartizione della Polonia
La Polonia non aveva più speranze di resistere: i francesi si erano limitati alla guerriglia di confine e i sovietici sbaragliarono le poche truppe di confine ed entro il 20 settembre la Polonia fu spartita tra Germania e Urss come stabilito dai patti.
Il paese subirà a caro prezzo l’occupazione nazista ma migliaia di soldati polacchi raggiunsero le frontiere alleate e continuarono a combattere per tutta la durata del conflitto, mentre all’interno della nazione fiorì uno dei più numerosi movimenti di resistenza d’Europa.
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- Basil H. Liddle Hart, Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, Mondadori, 1970.
- Steven J. Zaloga, L’invasione della Polonia, Osprey publishing, 2002.