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Il 6 aprile del 1917, poche settimane dopo la Rivoluzione russa e la conseguente abdicazione dello zar Nicola II Romanov, gli Stati Uniti fanno il loro ingresso nella Prima guerra mondiale aprendo le ostilità contro la Germania.
Il tentativo americano di una “pace senza vittoria”
Dopo essere stato rieletto nelle elezioni dell’autunno 1916 il presidente americano Woodrow Wilson si impegna per promuovere tra le potenze coinvolte nel conflitto una “pace senza vittoria e di compromesso“. Nonostante l’impegno profuso per la nobile causa Wilson non trova però interlocutori seriamente interessati a porre fine alle ostilità, nonostante il malcontento sia assai diffuso tra i soldati al fronte e tra la popolazione civile dei vari paesi.
Il 2 dicembre il governo tedesco pubblica una “Nota per la pace” nella quale pone come condizioni: il controllo economico tedesco sul Belgio e sul Congo, il possedimento delle miniere dell’Alsazia-Lorena, la creazione di una Polonia indipendente ma sotto egemonia germanica e compensi territoriali per l’Austria nei Balcani. La proposta tedesca viene respinta da tutti i governi alleati e in maniera particolarmente decisa da Lloyd George diventato primo ministro dell’Inghilterra il 5 dicembre.
La Germania riprende la guerra sottomarina
In risposta al blocco navale attuato dall’Inghilterra, che stava asfissiando l’economia della Germania, il 31 gennaio 1917 il comando militare tedesco decide di riprendere la guerra sottomarina illimitata, che era stata sospesa nel 1915 in seguito alle vivaci proteste degli Stati Uniti per l’affondamento del transatlantico Lusitania, in cui erano morti anche molti americani.
L’intenzione tedesca è quella di silurare qualsiasi imbarcazione tenti di avvicinarsi ai porti delle potenze alleate per rifornirle materialmente ed economicamente. A coloro che chiedono al governo inglese come intende affrontare la preoccupante minaccia dei sottomarini tedeschi in questo modo risponde il ministro della Marina lord Lytton:
Contro i sommergibili non vi è un rimedio sovrano. Noi siamo la polizia marina di tutto il mondo. La Germania ha adottato la parte del brigante e ne sta impersonando il carattere con una raffinatezza di invenzione che nessun pirata mai sognò di attuare. La Germania vuol chiudere il mare al mondo. Non essendo riuscita ad annientare le flotte che le stanno di contro, essa ha dichiarato la guerra al mondo, ai neutrali, ai pescatori pacifici, alle navi-ospedali e persino ai vapori che portano viveri. I sommergibili tedeschi hanno un grande vantaggio: che tutto quello che galleggia è un bersaglio da colpire.
L’ingresso degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale
Falliti i vari tentativi di porsi come mediatore tra le nazioni in lotta, Wilson decide di intraprendere la via della guerra. Il 2 aprile il governo americano, prendendo come pretesto la ripresa delle operazioni sottomarine, interrompe le relazioni diplomatiche con la Germania e il 6 dichiara guerra.
Gli Stati Uniti formalmente entrano nel conflitto non come alleati ma come “potenza associata”, del resto fino a quel momento hanno sostenuto economicamente le potenze dell’Intesa. Il presidente Wilson, nel suo discorso tenuto davanti al Congresso, dichiara che gli Stati Uniti intervengono nella Prima guerra mondiale per la causa della giustizia internazionale e per contribuire al bene dell’umanità intera, con l’obiettivo di costruire un mondo democratico più sicuro attraverso la promozione di una nuova diplomazia.
E’ la prima volta che la potenza d’oltreoceano, contravvenendo alla dottrina Monroe , si immischia negli affari del continente europeo, uscendo dal proprio isolazionismo. Oltre ai nobili propositi a determinare la scelta di Wilson contribuiscono anche forti interessi economici e di prestigio: la preoccupazione per la sorte dei prestiti concessi a Francia e Inghilterra; la possibilità di ottenere cospicui guadagni dal conflitto e di assumere il rango di grande potenza mondiale.
L’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto rappresenta una svolta decisiva per gli esiti della guerra perché altera sensibilmente gli equilibri militari: basti pensare che oltre 2 milioni di soldati americani raggiungono i fronti europei per rafforzare gli eserciti dell’Intesa, stremati e decimati dalle fatiche dei combattimenti.
A ciò si devono aggiungere anche altri fattori vantaggiosi: la forza e la modernità dell’apparato industriale americano; la vastità delle risorse umane; il fatto di non combattere sul proprio territorio nazionale; l’ingresso posticipato rispetto a tutte le altre potenze.