CONTENUTO
Il Primo Periodo Coloniale – Il Portogallo (XVI secolo)
Quando si parla di periodo coloniale, per i territori che formano l’attuale Indonesia, si deve prendere in considerazione un periodo molto lungo, che parte dalla colonizzazione portoghese e termina con l’occupazione giapponese, durante la seconda guerra mondiale. I colonizzatori che hanno amministrato l’Indonesia più a lungo, tuttavia, sono gli olandesi, che perdono il controllo della colonia solamente per un breve periodo, tra il 1811 e il 1816, durante i quali i britannici si sostituiscono ai Paesi Bassi.
In passato, gli storici ritenevano che l’arrivo dei primi europei nel Sud Est asiatico, all’inizio del XVI secolo, fosse un punto di svolta fondamentale per questa area geografica. Recentemente, tuttavia, storici come Calvin Ricklefs tendono a ridimensionare la portata delle prime presenze europee nell’attuale Indonesia. In questo periodo iniziale, l’impatto europeo era limitato in senso territoriale, e questa caratteristica rende inattendibile l’ipotesi secondo cui l’influenza dei primi colonizzatori sia stata significativa. Nel periodo storico in esame, la forza più rilevante e dinamica del mondo è la civiltà islamica, che continua a espandersi in termini di territori e di influenza culturale. Nel 1453, Costantinopoli, la Seconda Roma, viene conquistata dai Turchi Ottomani, e il mondo islamico si espande anche ad Est, in Indonesia e nelle Filippine.
Gli europei, tuttavia, riescono a sfruttare alcuni progressi tecnologici, che permettono ai Portoghesi di approdare e colonizzare per primi la parte orientale dell’Arcipelago, principalmente le Molucche (Isole delle Spezie) e Solor, ad Est rispetto a Bali e Lombok. Nello stesso periodo, si creano anche i primi Stati indigeni islamici, ovvero retti da un governante e da una classe dirigente di musulmani. Ovviamente, il processo di islamizzazione dell’arcipelago richiede secoli per dispiegarsi pienamente, ma la diffusione significativa dell’Islam inizia nel XIV e soprattutto nel XV secolo. Nel 1400, di conseguenza, questa dinamica è già in uno stato avanzato, anche se non riguarda ancora l’intero arcipelago.

Ad ogni modo, grazie alla bussola e a navi più veloci e manovrabili, i portoghesi riescono a stabilire avamposti commerciali che assicurano la disponibilità di beni come la noce moscata e i chiodi di garofano. In questo modo, essi stabiliscono anche le prime missioni cattoliche, che avranno un impatto duraturo nei secoli successivi.
La Colonizzazione Olandese – La Compagnia delle Indie Olandesi (XVII-XIX secolo)
La colonizzazione portoghese, tuttavia, viene scalzata da quella ben più duratura dei Paesi Bassi, che nel 1602 creano la Vereenigde Oostindische Compagnie (VOC), la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, un’azienda detenuta dallo Stato olandese e partecipata anche da investitori privati. La VOC, tuttavia, non ha prerogative esclusivamente commerciali, ma anche governative, e, in quanto tale, essa può stabilire colonie e trattati con altre nazioni. Verso la fine di maggio del 1619 viene fondata Batavia, sulle rovine di Jayacarta, antico insediamento giavanese che viene velocemente conquistato e raso al suolo. Batavia, nominata in base ad un’antica tribù, i batavi, allora considerati dagli olandesi i predecessori degli abitanti dei Paesi Bassi, diventa presto il centro del nuovo insediamento tropicale.

Una vera e propria colonia, tuttavia, viene stabilita solamente nel 1800, quando le sorti della VOC, che inizialmente offrono buone prospettive, iniziano a declinare, e la Compagnia delle Indie Orientali venne letteralmente sommersa dai debiti. Si consideri, da questo punto di vista, che la VOC deve richiedere 2,300 uomini da Surakarta e Jogyakarta per difendere Batavia da un attacco inglese che però non si verifica, e deve ricorrere al governo olandese per un ulteriore finanziamento.
A questo punto, le autorità olandesi avviano un’indagine sullo stato della VOC, che rivela l’incapacità della compagnia di far fronte ai propri debiti, una situazione causata da una gestione inadeguata e da scandali che chiudono definitivamente l’era della VOC nelle Indie Orientali, e avviano un nuovo corso. Dopo l’invasione francese del 1794-1795, il nuovo governo olandese scioglie ufficialmente la VOC. In seguito a tale decisione, i possedimenti territoriali della disciolta compagnia diventano proprietà del governo olandese, ma questo evento non comporta cambiamenti immediati per le Indie Orientali, che rimangono governate dalle stesse persone e con le medesime metodologie usate in passato.
Nel 1808 inizia una nuova era rispetto alle relazioni tra Giava e le potenze europee; i Paesi Bassi sono sotto il dominio francese dal 1795, e il governatore generale Daendels è un fervido ammiratore dei principi rivoluzionari che hanno sconvolto la Francia nella fine del XVIII secolo. A Daendels si devono diverse riforme che però non riescono a sradicare la corruzione dilagante nella colonia. Il nuovo governatore generale, inoltre, decurta il potere e le competenze dei leaders locali, insieme ai loro compensi; i governanti di Giava Centrale, inoltre, sono trattati come vassalli di Batavia.

Sebbene questo fosse il loro status secondo gli accordi stipulati dal trattato del 1749, Batavia non aveva mai cercato di esercitare una reale sovranità in questa area, che era rimasta sostanzialmente autonoma. I residenti vengono ora chiamati ‘Ministri’, e vengono considerati come rappresentanti locali del governo di Batavia, ovvero del Governatore Generale.
In altre parole, i territori dell’arcipelago diventano, gradualmente, un vero e proprio Stato coloniale, con una struttura definita e con chiari rapporti tra la capitale, Batavia, e le rappresentanze locali nelle altre aree dell’attuale Indonesia. Non sorprende, dunque, che molti sultani non accettino i cambiamenti imposti da Daendels, e dichiarano guerra a Batavia, dando luogo alla cosiddetta ‘Guerra di Giava’, combattuta tra il 1825 e il 1830.

Si tratta di uno dei conflitti più significativi contro il dominio degli olandesi, e viene guidato da un principe giavanese, Diponegoro. L’esito della guerra è favorevole agli olandesi, ma il suo impatto sulle sorti della colonia è duraturo; in effetti, questo evento può essere considerato scatenante per il successivo movimento nazionalista indonesiano.
Le Indie Orientali Olandesi – Tra Riforma e Nazionalismo Indonesiano
L’importanza della Guerra di Giava viene confermata dalle analisi coeve, come quelle riportate dalla prestigiosa rivista olandese De Gids, che nel primo numero (1837), riferisce il punto di vista dei Paesi Bassi,
Onder deze oorzaken behooren (integendeel van hetgeen de Heer De Stuers beweert) wel degelijk voorafgegane ontevredenheid van den Keizer van Soerakarta, maar vooral dweepzucht en priestertrots van Dipo Negoro, welke nog door den fanatieken Kiay Modjo werden aangeblazen. Deze dweepzucht, met domme trotschheid gepaard, straalt vooral door in de buitensporige en halsstarrige vordering van Dipo Negoro, om Opperhoofd van de Mahomedaansche Godsdienst en tevens Sultan te zijn, bij welke vordering hij tot het laatste oogenblik volhard heeft. Deze volharding is een vrij duidelijk bewijs van een’ hoogen graad van verblindheid, hoedanig schier wel alleen door dweeperij en bijgeloof ontstaan kan, en waarvan de Heer Nahuys nog een staaltje aanhaalt in eenen lakonischen brief van Dipo Negoro aan den Nederlandschen Commissaris-Generaal, luidende als volgt: ‘In den Koran staat geschreven: Commissaris-Generaal! kom tot ons en onderwerp u.’
Tra queste cause vi sono sicuramente il malcontento preesistente dell’Imperatore di Soerakarta, ma soprattutto la fanaticheria e l’orgoglio sacerdotale di Dipo Negoro, che furono ulteriormente alimentati dal fanatico Kiay Modjo. Questa devozione, accompagnata da una stolta arroganza, si manifesta soprattutto nella pretesa eccessiva e ostinata di Dipo Negoro di essere il Capo della Religione Mahomedana e anche Sultano, pretesa alla quale ha perseverato fino all’ultimo momento. Questa perseveranza è una prova piuttosto chiara di un alto grado di cecità, che può essere quasi esclusivamente causata da fanatismo e superstizione, e di cui il Signor Nahuys (maggiore generale Nahuys, membro del Consiglio delle Indie Orientali Olandesi, ndr.) cita un esempio in una lettera laconica di Dipo Negoro al Commissario Generale dei Paesi Bassi, che recita come segue: “Nel Corano è scritto: Commissario Generale! venite da noi e sottomettetevi.”
(Potgieter, E.J., Verzameling van Officieele Rapporten betreffende den Oorlog op Java in de jaren 1825 tot 1830, Raccolta di resoconti ufficiali riguardanti la guerra a Giava negli anni dal 1825 al 1830, (…), De Gids, 1,1835, p.144)
I toni esagerati indicano, evidentemente, che questo conflitto ha lasciato un’eredità rilevante, e soprattutto che la ribellione non è stata tollerata in alcun modo. Non sorprende, dunque, che negli anni successivi sia stato implementato un sistema in cui gli indigeni sono stati progressivamente messi nella condizione di non poter ripetere la ribellione.
Tra gli elementi che costituiscono lo stato coloniale dal 1830 al 1900, anno in cui viene avviata la cosiddetta ‘politica etica’, si può ricordare, per iniziare, il Cultuurstelsel, il sistema di coltivazione forzata, che obbliga la popolazione locale a coltivare colture che devono essere esportate, in cambio di compensi inadeguati e in condizioni di lavoro prossime alla schiavitù. Un sistema del genere, evidentemente, crea un notevole malcontento, che aspetta il momento propizio per esprimersi. La sua abolizione avviene solamente nel 1870, a causa delle pressioni internazionali e dal peggioramento della situazione economica. Da notare che il Cultuurstelsel viene criticato dal romanziere olandese Eduard Douwes Dekker con lo peudonimo di Multatuli nel 1860, e il personaggio principale, Max Havelaar indica il sistema ideale che avrebbe dovuto seguire il governo coloniale.

Un altro elemento da considerare è la forte limitazione dei diritti politici della popolazione nativa, a cui si associano barriere educative enormi; vengono realizzate scuole per gli olandesi che offrono un livello di istruzione superiore, ma a cui non possono (ordinariamente) accedere i nativi. Questi ultimi devono rinunciare all’istruzione, oppure rivolgersi alle scuole religiose, i pesantren, che però offrono un livello di istruzione inadeguato.
L’ordine viene garantito dalla cooperazione dei funzionari olandesi con la tradizionale élite di amministratori, che però hanno poca autonomia e sono, di fatto, degli intermediari tra la popolazione locale e gli amministratori europei. Una situazione del genere viene scarsamente tollerata, ma il dominio degli olandesi sembra solido; tuttavia, un primo indicatore dell’insostenibilità del sistema coloniale proviene dalla crisi economica del 1882-1885, che peggiora ulteriormente le condizioni di vita degli indigeni.
Si consideri, a tale proposito, quanto osservato sulla Révue Coloniale Internationale del 1886,
Après des années de grande prospérité, amenées par des prix élevés, la culture du sucre se trouva subitement, à la fin de l’année dernière, en face de grandes difficultés. La baisse subite des prix n’a pourtant pas été la seule cause de la crise: l’industrie se servait de capitaux que lui fournissaient des institutions financières, et ces institutions se les procuraient en émettant des lettres de change. Et, lorsqu’il fut établi qu’on avait abusé de ce dernier moyen, et qu’en même temps la baisse des prix le rendait impraticable pour l’avenir, une crise éclata, crise dangereuse non seulement pour les industriels et les institutions financières, mais aussi pour la population indigène qui tirait une grande ressource de la culture du sucre.
Dopo anni di grande prosperità, portati da prezzi elevati, la coltivazione della canna da zucchero si trovò improvvisamente, alla fine dello scorso anno, di fronte a grandi difficoltà. La brusca diminuzione dei prezzi non è stata però l’unica causa della crisi: l’industria si serviva di capitali forniti da istituzioni finanziarie, e queste istituzioni li ottenevano emettendo cambiali. E, quando fu stabilito che si era abusato di quest’ultimo mezzo, e che allo stesso tempo il calo dei prezzi lo rendeva impraticabile per il futuro, scoppiò una crisi, crisi pericolosa non solo per gli industriali e le istituzioni finanziarie, ma anche per la popolazione indigena che traeva una grande risorsa dalla coltivazione della canna da zucchero.
(Révue Coloniale Internationale, Notices, Commerce & Agriculture, La crise agricole dans les Indes néerlandaises. Notizie, Commercio & Agricoltura, La crisi agricola nelle Indie Orientali Olandesi, 1886, p. 72)
La Nascita del Nazionalismo Indonesiano (XX secolo)
La crisi economica della fine del XIX secolo, di cui si è brevemente discusso in precedenza, mette in evidenza l’inadeguatezza del sistema coloniale vigente, e innesca la volontà di cambiamento, che non si fa’ attendere ancora a lungo. Nel 1899 viene pubblicato, da Conrad Theodor van Deventer il saggio Een Eereschuld (Un debito d’onore), che inaugura, a partire dal 1900, la cosiddetta politica etica.

In altre parole, i Paesi Bassi si impegnano ad adottare politiche coloniali che favoriscano maggiormente lo sviluppo della colonia e non solamente gli interessi degli amministratori coloniali. Per questa ragione, vengono promesse, e in parte attuate, politiche educative a favore della popolazione locale e un sistema economico che preveda condizioni migliori rispetto a quelle imposte in passato.
Il nazionalismo indonesiano, in effetti, è stato creato da una classe di figure indigene che si sono formate in istituzioni accademiche e militari olandesi, oppure organizzate dagli olandesi. Anche se i benefici della politica etica sono stati limitati, si crea una classe di intellettuali indonesiani, che prende coscienza della propria situazione e della necessità di un cambiamento radicale. In altre parole, gli eventi discussi in precedenza (guerra di Giava, Crisi economica, riforme) non sarebbero state sufficienti a far nascere la coscienza nazionalistica senza una adeguata formazione intellettuale.
A questo elemento si aggiunge un’ulteriore causa scatenante, che, combinatasi con la maggiore istruzione di una classe privilegiata di indonesiani, determina la nascita di un vero e proprio movimento nazionalista. Si tratta del periodo di crisi immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale, che esaspera ulteriormente le condizioni di vita della popolazione indigena. Non sorprende, dunque, che in questo periodo si formino sindacati e movimenti politici che alimentano proteste nell’intero arcipelago, a cui gli olandesi cercano di reagire con una serie di leggi e normative che sanzionano e cercano di bloccare qualunque tipo di protesta. La riforma del codice penale olandese del 1914, da questo punto di vista, testimonia le tensioni che esistevano all’inizio del Conflitto Mondiale.
Non sorprende, dunque, che le principali associazioni nazionaliste indigene nascano negli anni immediatamente precedenti o seguenti il Primo Conflitto Mondiale. Si tratta di una serie di associazioni che nella maggior parte dei casi hanno avuto una vita breve, ma che in altri, invece, sono sopravvissute e hanno guidato il Paese verso l’indipendenza. La loro ascesa, inoltre, si deve anche alla nascita della stampa indigena, che raccoglie e diffonde il pensiero nazionalista, come Oetoesan Hindia (pronunciato Utusan India), legata a Sarekat Islam, organizzazione di cui si parlerà nel prossimo paragrafo. Per questa ragione, verranno citati solamente i personaggi e gli eventi principali, nella consapevolezza che l’insieme di questi attori ha concorso alla dichiarazione di indipendenza del 17 agosto del 1945 e degli eventi successivi.
I Movimenti Nazionalisti
Come accennato in precedenza, si possono individuare alcune associazioni che giocano un ruolo fondamentale per l’indipendenza del Paese asiatico. Si consideri, da questo punto di vista, Boedi Oetomo (pronunciato Budi Utomo), nata nel 1908, a Batavia (odierna Giacarta); si tratta dell’evento che inaugura il cosiddetto ‘Risveglio Nazionale’, o della coscienza nazionalistica indonesiana. Ad ogni modo, l’organizzazione, nota anche come BO, deve la sua creazione ad alcuni studenti della STOVIA, la School Tot Opleiding Van Idlandche Artsen (Scuola per la Formazione dei Medici Indiani), una scuola medica olandese fondata nel 1851 per educare gli indonesiani alla futura professione medica.
Tra le personalità di spicco che si uniscono a BO si possono ricordare Soetomo, Soeraji Tirtonegoro, e Goenawan Mangoenkoesoemo. La fondazione di BO si deve alle idee di Wahidin Soedirohoesodo, che intende promuovere l’insegnamento, la tecnica o l’industria, l’allevamento, l’agricoltura e il commercio, nonché una sostanziale rivitalizzazione della cultura indigena. In altre parole, Boedi Oetomo nasce allo scopo di migliorare l’accesso all’istruzione da parte della popolazione indigena, e viene creata da persone che si sono formate in un’istituzione olandese.
Anche se Boedi Oetomo rappresenta l’inizio del cosiddetto ‘Risveglio Nazionalista’, la sua influenza decade nel corso del tempo, e verso la fine del 1935 cessa di esistere. Le cause dello scioglimento di BO sono molteplici, ma possono essere ricondotte all’emergere di altre organizzazioni nazionaliste, ai conflitti interni, ed all’eccessiva focalizzazione sull’istruzione, trascurando gli aspetti economici. Una sorte differente, invece, tocca a Sarekat Islam, fondata nel 1912, e considerato un ‘movimento nativo di Giava’ dalla prestigiosa rivista olandese De Gids (La Guida), che nel 1914 dedica un articolo a questo tema in cui si afferma che,
De belangstellende lezer zal zich uit het vorig artikel herinneren, dat de weigering der Regeering om de Sarekat Islam als rechtspersoon te erkennen in zoodanigen vorm gehuld was, dat die weigering slechts als een voorloopige kon worden aangemerkt totdat het door de Regeering aangegeven plan van organisatie zou zijn gevolgd. De Regeering heeft de daad bij het woord gevoegd en geheel in overeenstemming met den welwillenden toon waarin hare verklaring gesteld was, is zij bij het oprichten der plaatselijke vereenigingen helpend opgetreden. Zij heeft daardoor elken twijfel aan hare goede bedoelingen weggenomen. Zij verleende steun door haren adviseur voor Inlandsche Zaken, dr. Rinkes en zijn staf er op uit te zenden om bij het organiseeren der plaatselijke vereenigingen raad en bijstand te verleenen.
Il lettore interessato ricorderà dall’articolo precedente che il rifiuto del governo di riconoscere Sarekat Islam come entità giuridica era tale che tale rifiuto poteva essere considerato solo provvisorio finché non fosse stato attuato il piano organizzativo indicato dal governo . Il Governo ha messo in pratica le sue parole e, in pieno accordo con il tono benevolo con cui è stata espressa la sua dichiarazione, ha contribuito alla creazione di associazioni locali. Ha così fugato ogni dubbio sulle sue buone intenzioni. Ha fornito supporto inviando il suo consulente per gli affari nativi, il dottor Rinkes, e il suo staff per fornire consulenza e assistenza nell’organizzazione delle associazioni locali.
(De Gids, De Inlandsche beweging op Java, Il movimento nativo di Giava, n. 79 del 1914, p. 214)

Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, il governo coloniale cerca, almeno inizialmente, di ostacolare questo movimento, ma tenta di inquadrarlo nella normativa coloniale. In altre parole, gli amministratori coloniali, consapevoli della forza di Sarekat Islam, cercano di adattarlo alla legislazione e agli interessi della colonia.
Sarekat Islam, a differenza di Boedi Oetomo, nasce esplicitamente come sindacato dei commercianti islamici, allo scopo di ottenere migliori condizioni di vita per la popolazione locale, anche dal punto di vista economico. In uno dei primi congressi di Sarekat Islam, si possono leggere gli obiettivi del movimento. Nel documento ufficiale del congresso tenutosi nel 1916 a Bandung, si legge, in effetti, che
Toen de heer Abdoel Moeis had uitgesproken, liet de penning- meester van de C.S.I. de heer D.K.Ardiwinate zijn licht nog eens schijnen over hetzelfde onderwerp door voorlezing te houden van een eenigszins langdradig betoog (zie bijlage 2).
Tevoren wees hij de vergaderden erop het werkelijke doel der SI. niet te vergeten; hij onderscheidde dat doel vierledig, nl.:
- het verleenen van onderlingen bijstand;
- het bevorderen van den geestelijken vooruitgang der leden;
- het bevorderen van den economischen vooruitgang;
- het verspreiden van den Islam
Quando il signor Abdoel Moeis aveva terminato il suo intervento, il tesoriere della C.S.I., il signor D.K. Ardiwinate, ha illuminato ulteriormente lo stesso argomento leggendo un discorso piuttosto prolisso (vedi allegato 2).
In precedenza, egli ricordò ai partecipanti l’obiettivo reale della SI, senza dimenticarlo; egli distinse quell’obiettivo in quattro parti, cioè:
- la prestazione di assistenza reciproca;
- la promozione del progresso spirituale dei membri;
- la promozione del progresso economico;
- la diffusione dell’Islam
(Sarekat Islam Congres (ie Nationaal congress) 17 24 Juni 1916 Te Bandoeng, (Congresso di Sarekat Islam (i.e. congresso nazionale) 17-24 giugno a Bandung), p. 1)
Tra i membri illustri di questa organizzazione, che in seguito diventerà un vero e proprio partito (il Partai Syarikat Islam Indonesia, Partito Sindacale Islamico Indonesiano), si possono ricordare, tra gli altri, Samanhudi, il fondatore del movimento, Alimin, Agus Salim e Tjokroaminoto; si tratta di figure che hanno dato un contributo fondamentale al movimento nazionalista. Nel 1921 Sarekat Islam si scinde in due organizzazioni differenti, la prima, Sarekat Rakyat (o Sarekat Merak, Sarekat Rossa), è di ispirazione comunista, e viene dichiarata illegale dalle autorità olandesi nel 1926, mentre la seconda, Sarekat Islam ‘Putih’ (bianca), continua la sua opera originale, ma la sua importanza diminuisce e nel 1976 confluisce nel Partito Unitario per lo Sviluppo creato da Soeharto (pronunciato Suharto).

Un punto di svolta del nazionalismo indonesiano, poi, si ha il 4 luglio del 1927, quando Soekarno (pronunciato Sukarno) fonda il Partai Nasional Indonesia (Partito Nazionale Indonesiano), a Bandung, insieme ad altri leaders nazionalisti. Soekarno, noto come Bung Karno, ricorderà questo evento epocale nella sua prima biografia in lingua inglese,
On the Fourth of July, 1927, supported by six friends from the Algemeene Studieclub, I founded the PNI, Partai Nasional Indonesia, the Indonesian National Party. The people were ready. Bung Karno was ready. Now there was nothing to stop us—but the Dutch. The PNI’s objective was complete independence—NOW.
Il 4 luglio 1927, sostenuto da sei amici dell’Algemeene Studieclub, ho fondato il PNI, Partai Nasional Indonesia, il Partito Nazionale Indonesiano. Il popolo era pronto. Bung Karno era pronto. Ora non c’era nulla a fermarci—tranne gli olandesi. L’obiettivo del PNI era l’indipendenza completa—ORA.
(Adams, C., Sukarno: an autobiography. As told by Cindy Adams, Gunung Agung, 1965, p. 79)
Soekarno, le cui simpatie per il Partai Komunis Indonesia (Partito Comunista Indonesiano) sono n note, ricorda anche che Sarekat Rakyat (organizzazione indipendentista ma di stampo comunista) è illegale dal 1926, e che la repressione olandese è diventata insostenibile. Esistono leggi, in questo periodo, che consentono alle autorità coloniali di punire senza un processo coloro che sono sospettati di condurre attività anti-coloniali. Tale situazione, evidentemente, lo spinge a fondare il primo partito indonesiano, che aveva come obiettivo dichiarato l’indipendenza dai Paesi Bassi. In altre parole, dal 1927 la lotta non si limita al miglioramento delle condizioni della popolazione nativa, ma si estende, arrivando alle sue logiche conseguenze, all’indipendenza dai colonizzatori.
Non si deve pensare, tuttavia, che il periodo compreso tra il 1927 ed il 1942, anno in cui inizia l’occupazione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, sia stato lineare o senza difficoltà. Al contrario, in questi anni cruciali per il futuro della nazione indonesiana, il percorso verso l’indipendenza è stato segnato da evidenti difficoltà. Tra gli elementi che hanno determinato questa situazione, si può menzionare l’atteggiamento degli amministratori coloniali, diventato decisamente più repressivo rispetto agli anni precedenti. A questo quadro, poi, si aggiunge la Depressione del 1929, che compromette l’economia della colonia, e peggiora ulteriormente le condizioni di vita della popolazione indigena.
Pertanto, il modello che prevede la cooperazione tra le élites locali e i funzionari olandesi si incrina in maniera irrimediabile, e la sola alternativa agibile diventa la lotta per l’indipendenza. Allo stesso tempo, si notano profonde divisioni tra coloro che vorrebbero uno Stato autonomo o indipendente. Nonostante le evidenti differenze di posizione, come quelle esistenti tra nazionalisti, comunisti e islamisti, tali forze, tuttavia, convergono verso la consapevolezza di lottare per emanciparsi dal giogo coloniale. Si scontrano, inoltre, le posizioni secolari e quelle islamiste, che vorrebbero creare uno Stato islamico. A prevalere sono le forze nazionaliste, laiche, e questo risultato crea una ferita che non si rimarginerà più, ma che, al contrario, sarà destinata a influenzare le dinamiche future dello Stato indonesiano.
Non si deve ritenere, tuttavia, che l’Islam non sia stato influente rispetto alla lotta per l’indipendenza; al contrario, è proprio nell’epoca coloniale che vengono fondate le due principali associazioni islamiche, Muhammadiyah (1912) e Nadlatul Ulama (1926). Entrambe, tuttavia, convergono su un modello secolare, o quantomeno di separazione tra lo Stato secolare e la sfera religiosa. Anche se si tratta di un modello differente dal secolarismo occidentale, si è in presenza della sostanziale rinuncia a creare uno Stato islamico, retto dalla legge islamica.

Da ultimo, si nota che il movimento nazionalista ha avuto successo grazie ai suoi leaders, persone che sono emerse proprio in questo periodo storico come guide e modelli per la lotta contro l’indipendenza. Si tratta di persone che attualmente rivestono lo status di pahlawan nasional, eroi nazionali, e che hanno permesso di creare uno Stato unitario e indipendente. Alcuni di essi sono stati particolarmente influenti, e meritano di essere brevemente approfonditi.
I protagonisti del nazionalismo indonesiano
Quando si parla di protagonisti del nazionalismo indonesiano, sono davvero tante le persone che si potrebbero approfondire, ma ritengo che almeno tre siano quelle che meritano un piccolo ma significativo approfondimento. Si tratta di Soedirman (pronunciato Sudirman), di Soekarno, e di Nasution; non si tratta di un giudizio di valore, ovviamente, ma basato sul ruolo storico e attuale giocato da queste tre personalità, che continuano a ispirare le giovani generazioni di indonesiani.
Queste tre figure hanno uno status leggendario, e non è sempre agevole distinguere il discorso nazionalista dagli eventi storici; quello che è evidente, tuttavia, è che questi tre generali hanno permesso di raggiungere un obiettivo che sembrava impossibile, l’indipendenza dell’Indonesia. Soekarno nasce il 6 giugno del 1901 a Soerabaya (pronunciato Surabaya), e viene considerato il principale leader del movimento nazionalista; autore della proclamazione di Indipendenza del 17 agosto del 1945, egli elabora anche la Pancasila (pronunciato Panciasila), la dottrina di Stato dell’Indonesia.

Si tratta di cinque principi che sono stati incorporati nella Costituzione del 1945, e precisamente nel Preambolo, in cui si afferma,
Undang-Undang Dasar Negara Indonesia, yang terbentuk dalam suatu susunan Negara Republik Indonesia yang berkedaulatan rakyat dengan berdasar kepada : Ketuhanan Yang Maha Esa, kemanusiaan yang adil dan beradab, persatuan Indonesia, dan kerakyatan yang dipimpin oleh hikmat kebijaksanaan dalam permusyawaratan/perwakilan, serta dengan mewujudkan suatu keadilan sosial bagi seluruh rakyat Indonesia.
La Costituzione dello Stato dell’Indonesia, che forma la struttura dello Stato della Repubblica dell’Indonesia sovrana, si basa su: la fede in Dio Onnipotente, un’umanità giusta e civile, l’unità dell’Indonesia, la democrazia guidata dalla saggezza della deliberazione/rappresentanza, e la realizzazione di una giustizia sociale per tutto il popolo indonesiano.
(Undang Undang Dasar Negara Republik Indonesia, 1945, Pembukaan; Legge Fondamentale della Repubblica Indonesiana, 1945, Preambolo)
La Pancasila, dunque, diventa il riferimento e il patto sociale fondamentale su cui si basa la vita in Indonesia, dal 1945 in poi; questa dottrina, del resto, è stata ribadita in diverse occasioni, ed ha ricevuto interpretazioni diverse nel corso del tempo. Soekarno ricopre la carica di Presidente per molti anni, dal 1945 al 1967, e viene sostituito da un colpo di Stato del Generale Soeharto, che però mantiene diverse leggi e regolamenti dell’era precedente.
Nasution, poi, un’altra figura fondamentale, nasce il 3 dicembre 1918 a Kotanopan, (Mandailing), nelle Indie Orientali Olandesi, nell’odierna Regione di Sumatra Settentrionale. Si tratta di un ‘soldato puro’, dotato di un considerevole intuito strategico; a lui si deve la compilazione del manuale sulla guerriglia, noto come ‘Pokok-Pokok Perang Gerilya’, ‘I fondamenti della Guerriglia’. Tale opera viene spesso accostata alle opere di grandi geni militari come Mao Tse Tung; il suo ruolo nella guerra di indipendenza, nota come ‘Rivoluzione Indonesiana’ (1945-1949) è indiscusso.
Egli elabora anche il concetto di ‘Guerra Popolare Totale’, un concetto che è ancora alla base delle strategie dell’esercito indonesiano. La sua lunga carriera, iniziata nelle Indie Orientali, si è brevemente interrotta nel periodo del Nuovo Ordine di Soeharto, per poi essere riabilitato dal Secondo Presidente dell’Indonesia. Rimane il solo Generale a sopravvivere al fallito colpo di Stato del 30 Settembre del 1965, in cui un comando di ufficiali di medio (e alto) rango, che si crede fossero legati al Partito Comunista Indonesiano, uccide sei generali indonesiani, dando avvio alla stagione dell’anti-comunismo in Indonesia.

Soedirman, infine, rimane una persona di incredibile coraggio e di grande talento militare, che non si arrende nemmeno quando la salute gli avrebbe consigliato di rimanere nelle retrovie. La sua capacità di motivare gli uomini in battaglia e di combattere per le cause in cui crede gli hanno conferito uno status particolare in Indonesia, e viene considerato un eroe nazionale. Il suo contributo alla lotta di liberazione dal giogo coloniale, in effetti, appare innegabile, al pari del suo coraggio, che lo rendono uno dei padri fondatori della Repubblica Indonesiana.

L’indipendenza dell’Indonesia: il primo discorso di Soekarno
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale le Indie Orientali Olandesi sono invase dal Giappone, che, a partire dal mese di marzo del 1942 impone un regime brutale, caratterizzato da un massiccio sfruttamento economico, nonché da un rigido controllo della società. Nel mese di agosto del 1945 il Giappone si arrende, ma in Indonesia conserva delle aree sotto il suo controllo; in questo clima caotico, il 17 Agosto del 1945 il Presidente Soekarno dichiara l’indipendenza dell’Indonesia con un breve ma significativo discorso. Il governo della Repubblica di Indonesia si insedia a Yogyakarta, e vi rimarrà fino al 1949, per poi trasferirsi nuovamente a Jakarta a partire dal 1950. Di seguito si riporta il primo discorso di Soekarno per intero, che contiene anche la Dichiarazione di Indipendenza, in considerazione della sua importanza storica,

Il testo della Proclamazione, preceduta da un breve discorso, è riportato nell’opera di Soekarno, Di Bawah Bendera Revolusi (Sotto la bandiera della rivoluzione), e ripercorre la storia della lotta indonesiana per l’emancipazione dalle potenze coloniali. La traduzione è la seguente,
Fratelli e sorelle!
Vi ho chiesto di essere presenti qui per assistere a un evento di grande importanza nella nostra storia. Per decenni, il popolo indonesiano ha lottato per l’indipendenza della nostra patria. Anzi, per centinaia di anni. Le nostre onde d’azione per raggiungere la nostra indipendenza hanno avuto alti e bassi, ma il nostro spirito è rimasto orientato verso l’obiettivo.
Anche durante l’occupazione giapponese, i nostri sforzi per raggiungere l’indipendenza nazionale non si sono mai fermati. Durante questo periodo, sembrava che ci affidassimo a loro, ma in realtà abbiamo sempre costruito le nostre forze e abbiamo sempre creduto nelle nostre capacità. Ora è giunto il momento di prendere davvero il destino della nazione e della nostra patria nelle nostre mani. Solo un popolo che osa prendere il proprio destino nelle sue mani può stare forte.
Ieri sera abbiamo tenuto una riunione con i leader del popolo indonesiano di tutto il paese. In quella riunione, all’unanimità, è stata presa la decisione che è giunto il momento di dichiarare la nostra indipendenza. Fratelli e sorelle! Con questo annunciamo questa ferma decisione, ascoltate la nostra proclamazione:
Proclamazione
Noi, il popolo indonesiano, dichiariamo con la presente l’indipendenza dell’Indonesia. Gli aspetti riguardanti il trasferimento del potere e altre questioni saranno organizzati nel modo più attento e nel tempo più breve possibile.Djakarta, 17-08-1945
Ecco quindi, fratelli!
Ora siamo liberi!
Non c’è più nessun vincolo che lega la nostra patria.
Da questo momento stiamo costruendo il nostro Stato! Stato libero, Repubblica di Indonesia, – libero eterno e perpetuo.
Se Dio vuole, Dio benedica la nostra libertà!
Gli olandesi, ovviamente, non accettano questa situazione, e inizia un periodo noto come ‘Rivoluzione Indonesiana’, tra il 17 agosto del 1945 e il 27 dicembre del 1949; la prima data segna, come ricordato in precedenza, la Proclamazione di Indipendenza, mentre la seconda corrisponde al Trattato con cui la Regina Giuliana dei Paesi Bassi riconosce la sovranità della Repubblica Indonesiana, e dispone il trasferimento dei poteri all’ormai ex-colonia.
Si tratta di un periodo convulso, spesso poco compreso, ma che risulta fondamentale per la piena (e definitiva) indipendenza dell’Indonesia; i Paesi Bassi, in effetti, non accettano senza combattere la perdita della colonia detenuta per secoli, e avviano i preparativi per rioccupare le parti controllate dai nazionalisti indonesiani e dai Giapponesi, che, nonostante la resa, continuano ad esercitare il loro controllo in alcune aree dell’arcipelago. Questa volontà viene tuttavia ostacolata dalla difficoltà nell’organizzare un contingente adeguato per riprendere il controllo dei territori perduti.
Nonostante la superiorità numerica e tecnologica, la resistenza mostrata nel corso della ‘Rivoluzione Indonesiana’ (1945-1949) appare incrollabile; la guerriglia organizzata dalle forze indonesiane, in effetti, testimonia la volontà di conquistare una piena indipendenza dopo la Dichiarazione del 17 agosto 1945. Le continue insurrezioni, accompagnate dalla volontà delle Nazioni Unite di archiviare definitivamente il colonialismo, nonché dalla capacità degli indonesiani di organizzare un governo, un esercito e di avviare le prime relazioni diplomatiche, costringono i Paesi Bassi a rinunciare all’ex-colonia.
Il 27 dicembre del 1949, la Regina Giuliana firma il trattato che sancisce il definitivo passaggio di potere dalle zone ancora controllate dagli olandesi alla Repubblica di Indonesia. Il 15 agosto del 1950, poi, nasce la Negara Kesatuan Republik Indonesia la Repubblica Unitaria di Indonesia, che comprende sia gli ex-territori ancora amministrati dagli olandesi tra il 1945 e il 1949, che quelli controllati dagli indonesiani. A partire da questo momento, l’Indonesia diventa pienamente indipendente e sovrana, fatta eccezione per la Papua Occidentale (Irian Barat), che rimmarrà sotto il controllo olandese fino al 1962, anno in cui questa regione viene affidata alle Nazioni Unite, per poi passare sotto la sovranità indonesiana dal 1963.
L’Indonesia dopo l’Indipendenza
Il percorso che ha portato l’Indonesia ad essere uno Stato indipendente e sovrano è stato pieno di difficoltà e di sofferenze, ma è stato segnato anche e soprattutto dal risveglio di una coscienza nazionale, prima, e di una lotta per l’indipendenza, dopo. Il 17 Agosto del 1945 non rappresenta un passaggio burocratico, ma una data impressa nella coscienza nazionale, nella consapevolezza di dover non solamente ricordare, ma soprattutto difendere la libertà conquistata dopo secoli di assoggettamento.
Per questa ragione, in Indonesia si celebrano i Pahlawan Nasional, gli Eroi nazionali, persone che hanno combattuto, e in alcuni casi sono morte, nella lotta per l’Indipendenza del Paese. Attualmente, esistono circa 190 eroi nazionali, in quanto ogni Presidente indonesiano ne può nominare di nuovi ogni anno, in riconoscimento del loro servizio alla patria. Tra questi, spiccano sicuramente Soekarno, Soedirman e Nasution.
La loro vita, pensiero ed azioni continuano a ispirare le giovani generazioni, che raccolgono la loro eredità e la attualizzano, in un percorso senza soluzione di continuità, da Soekarno a Prabowo Subianto, l’attuale Presidente dell’Indonesia. In questi 79 anni, il Paese è cambiato e si è trasformato nella decima potenza mondiale, e tale cambiamento è stato possibile, ancora una volta, grazie e alla tenacia e alla determinazione del popolo indonesiano e dei suoi leaders, che continuano a portare avanti gli ideali di indipendenza e libertà ereditati dai Padri Fondatori della nazione.
Link Consigliati
- Britannica.com, Toward Independence,
(https://www.britannica.com/place/Indonesia/Toward-independence ) - New World Encyclopedia.org, Indonesian war of independence,
(https://www.newworldencyclopedia.org/entry/Indonesian_War_of_Independence )
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Ricklefs, M. C. (2008), A History of Modern Indonesia since c. 1200, MacMillan, London.
- Drooglever P.J. (1999), Guide to the archives on relations between the netherlands and indonesia 1945-1963, Institute of Netherlands History, The Hague.
- Emmer, P. C., Gommans, J. J. (2020), The Dutch Overseas Empire, 1600–1800, Cambridge University Press.