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Il governo di Leone I (457-474): il peso dei capi barbari
Il V secolo è un periodo decisivo per la storia dell’intero bacino mediterraneo. Nel 395 d.C. Teodosio I divide l’Impero romano tra i suoi due figli, affidando ad Arcadio la parte orientale e a Onorio la parte occidentale. D’ora in poi i destini dei due imperi si separano, portando alla dissoluzione dell’impero d’Occidente e alla sopravvivenza di quello d’Oriente, che riuscirà a prosperare e ad adattarsi, seppur tra numerose vicissitudini, fino al 1453.
Numerose sono le cause della scomparsa dell’impero romano d’Occidente, e altrettanto numerose sono le differenze che vi sono con la controparte orientale, ciò nonostante uno dei problemi che accomuna entrambi gli imperi è il forte peso che riescono ad ottenere i generali e i signori della guerra barbarici alla corte di Ravenna e di Costantinopoli.
Uomini di potere come il burgundo Ricimero, il sovrano visigoto Teoderico I, o l’erulo Odoacre, controllano e destituiscono gli ultimi detentori del titolo imperiale d’Occidente, nel mondo anglosassone denominati con l’appellativo di “shadow emperors”. In Oriente vi è una tale impotenza nei riguardi dei capi barbari?
Dopo i regni degli imperatori Arcadio (395-408), Teodosio II (408-45) e Marciano (450-457), sale al soglio imperiale Leone I (457-474). Leone riesce ad ottenere il trono grazie all’appoggio di Aspar, un potente generale alano. La scomoda presenza di Aspar, convince Leone a richiedere il supporto della popolazione degli Isauri, abitanti in Asia Minore e perciò sudditi dell’imperatore. A capo di questa gente troviamo un certo Tarassicodissa, che diventerà poi noto a tutti con il nome di Zenone.
Egli, per rafforzare il proprio legame con Leone, sposa sua figlia, Ariadne. A sfavore di Aspar gioca inoltre il fatto che egli è ariano, una fede considerata eretica dal concilio di Nicea (325) e tuttavia molto diffusa tra le genti barbariche. Questo porta alla condanna a morte sia di Aspar e di suo figlio, nel 471. Il fatto non viene salutato di buon grado, soprattutto dalle numerose truppe ostrogote che militano tra le file dell’esercito imperiale.
Esse infatti smettono di combattere per l’impero per unirsi tra le file del capo ostrogoto Teodorico Strabone, che poco dopo saccheggia le province romane della Tracia e dell’Illirico. Leone, nonostante la stipula della pace dopo appena due anni dall’inizio delle ostilità, è costretto a fare delle concessioni territoriali agli Ostrogoti, cedendo loro le terre dell’Illirico centrale e quelle della Tracia centrale. A Teodorico Strabone viene inoltre concessa la carica di magister militum praesentalis.
Il governo di Zenone (474-491): questione ostrogota, isauriana e monofisita
Nel 474 Leone muore e al suo posto diviene imperatore il giovane figlio di Zenone e Ariadne, Leone II, il quale tuttavia muore dopo pochi mesi di governo. Il padre Zenone allora prende il suo posto alla guida dell’Impero romano d’Oriente. Nel 475 Zenone viene colpito dalla prima grave minaccia al suo potere: una cospirazione ordita dalla suocera Verina, dal fratello Basilisco e con il supporto di Teodorico Strabone.
Il colpo di Stato ha successo e Basilisco usurpa il trono di Zenone, che si rifugia con una parte dei suoi fedeli isauri in Anatolia. Basilisco, per spezzare la resistenza del fuggitivo, invia contro di lui l’isauro Illus. Questi tuttavia cambia schieramento, sostenendo la causa di Zenone, che riesce così a riottenere il trono, anche a causa del monofisismo di Basilisco, inviso alla popolazione della capitale. Ricordandosi del tradimento del barbaro Teodorico Strabone, Zenone lo sostituisce nella carica di magister militum praesentalis con un capo di un altro gruppo di Ostrogoti, Teodorico l’Amalo, il futuro Teodorico il Grande.
Sistemata la situazione in Oriente, in Occidente avviene invece il definitivo crollo dell’Impero. Nel 476 il comandante dell’esercito romano in Italia, l’erulo Odoacre, depone l’imperatore Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore dell’impero d’Occidente. Odoacre, a questo punto, riconosce l’autorità di Zenone, ma vuole essere riconosciuto come suo comandante in Italia. Ciò tuttavia accade solo nel 480, quando muore l’ultimo imperatore legittimo riconosciuto da Costantinopoli, ovvero Giulio Nepote. Odoacre viene perciò riconosciuto come magister militum per italiam, divenendo di fatto un plenipotenziario di Costantinopoli.
La fragilità del fronte balcanico rimane però un notevole fardello per l’impero. Al di là del Danubio due grossi gruppi di Ostrogoti minacciano costantemente di compiere incursioni entro i confini di Bisanzio. In Mesia troviamo il gruppo guidato da Teodorico l’Amalo, mentre in Tracia permane quello di Teodorico Strabone. La situazione migliora solamente quando nel 481 quest’ultimo muore, indebolendo definitivamente il suo gruppo barbarico, mentre nel 488 il governo bizantino riesce a convincere Teodorico l’Amalo ad abbattere il dominio di Odoacre e a governare l’Italia in vece dell’impero.
Sul fronte interno si insinua il pericolo di un ulteriore ribellione, questa volta guidata dallo stesso Illus, che proclama ad Antiochia un imperatore fantoccio. Zenone, anche grazie all’invio di un contingente con reparti ostrogoti, riesce ad avere la meglio sull’usurpatore, anche se nel 484 l’ennesimo colpo di stato vede un certo Leonzio usurpare il titolo imperiale. Anche in questo caso Zenone ne esce vittorioso, seppur affaticato dalle continue rivolte degli Isauri. Per quanto riguarda la politica religiosa, nel 482 l’imperatore, insieme al patriarca di Costantinopoli Acacio, promulga il cosiddetto Henotikon, ovvero un editto creato per risolvere le controversie religiose che infuriano da anni tra calcedoniani e monofisiti, circa la natura più o meno divina del Cristo.
Queste dispute rischiano di creare una frattura tra la parte centrale dell’impero e la sua periferia, dove il monofisismo è più diffuso. L’editto cerca di trovare una soluzione che possa andar bene per tutti, ma che alla fine non soddisfa pienamente nessuno, anzi, dal 484 scoppia un vero e proprio scisma tra la chiesa di Roma, che non riconosce l’editto, e la chiesa di Costantinopoli, che durerà fino al 518. In ogni caso sia Leone che Zenone riescono a rafforzare in maniera significativa l’Impero d’Oriente, riducendo l’elemento barbarico all’interno dell’esercito ad una componente facilmente controllabile e riuscendo a migliorare l’economia.
Il governo di Anastasio (491-518): riorganizzazione fiscale e problematiche religiose dell’impero
Alla morte di Zenone, nel 491, sua moglie Ariadne decide di sposare il ciambellano Anastasio (491-518), che così diventa imperatore. Egli riesce ad attuare delle accorte misure per riorganizzare la fiscalità imperiale, immettendo anche il follis, ovvero una moneta che fornisce piccoli e comodi tagli sia per il governo che per i cittadini. Anastasio deve però fin da subito contrastare la minaccia rappresentata dagli Isauri, che sostengono come imperatore il fratello di Zenone, Longino.
Anastasio alla fine ne esce vittorioso e debella una volta per tutte la scomoda presenza in politica del gruppo isaurico, nel 498. Nel biennio 502-504 Anastasio è costretto a confrontarsi con una duplice minaccia : l’invasione bulgara della Tracia e l’attacco persiano alle frontiere orientali. Entrambe le crisi vengono rapidamente risolte e per rafforzare il confine con la Persia viene costruita una fortezza nella città di Dara, nell’alta Mesopotamia. Successi sul fronte militare, ma grosse difficoltà su quello religioso.
Anastasio infatti è un monofisita, e, seppur guadagnandosi il favore delle periferie imperiali, diviene ben presto inviso alla popolazione della capitale. Nel 512 depone il patriarca filo calcedoniano di Costantinopoli, sostituendolo con un patriarca filo monofisita. Il fatto genera l’insurrezione del generale di Tracia Vitaliano, che si fa difensore dell’ortodossia calcedoniana contro l’eresia dell’imperatore. Alla fine Vitaliano viene sconfitto da un esercito imperiale.
Il governo di Giustino (518-527): nuove guerre e fine dello scisma
Quando Anastasio muore, nel 518, i cortigiani scelgono come nuovo sovrano il conte degli excubiti Giustino, un umile e rozzo uomo originario dell’Illirico, che però ha come figlio adottivo il celebre Giustiniano, che durante il regno del padre, assume sempre più potere, fino a succedergli nel 527.
Nel decennio di del governo di Giustino viene posto fine al grave scisma con la chiesa di Roma, nel 518, mentre dal punto di vista militare viene intrapresa una guerra contro la Persia, affinché questa accetti il protettorato bizantino sul regno cristiano di Lazica, in precedenza vassallo persiano. La morte di Giustino nel 527, apre la strada al lungo regno di Giustiniano.
I libri consigliati da Fatti per la Storia sull’impero romano d’oriente prima di Giustiniano!
- Warrien Treadgold, Storia di Bisanzio, Il Mulino, Bologna, 2005.
- Averil Cameron, The mediterranean World in Late Antiquity (AD 395-700), Routledge, Abingdon, 2012.
- S. Gasparri, C. La Rocca, Tempi barbarici, l’Europa occidentale tra l’antichità ed il medioevo (300-900), Carocci ed., Perugia, 2017.
- Georg Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Einaudi ed., Torino, 2014.