CONTENUTO
“Un Dio che può essere compreso non è un Dio” (William Somerset Maugham)
Il primo re, trama
Latium vetus, 753 a.C. I due fratelli pastori Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi) sono travolti da un’improvvisa e violenta esondazione del fiume Tevere e dopo essere spiaggiati nel territorio della potente Alba Longa vengono fatti prigionieri insieme ad altri uomini. Ribellatisi ai loro carcerieri, i due fratelli liberano anche gli altri latini e sabini riuscendo a fuggire per raggiungere la sponda del Tevere e portando con sé, per volontà di Romolo, la sacerdotessa della dea Vesta Satnei (Tania Garribba), portatrice del sacro fuoco, con la speranza di conservare in tal modo il favore degli dei.
Durante la fuga, però, si manifesta un dissidio tra il capo latino Tefarie (Massimiliano Rossi) e Remo, per la volontà di Remo di portare con sé il fratello Romolo, rimasto gravemente ferito nella ribellione, che viene però considerato dagli altri uomini maledetto dagli dei per aver profanato il fuoco sacro. Durante il duello Remo uccide Tefarie diventando di fatto il capo della neo-costituita tribù.
Alla ricerca di un territorio dove insediarsi il gruppo guidato da Remo tende un’imboscata vittoriosa ai guerrieri del clan Testa di Lupo impossessandosi facilmente del loro abitato nel quale sono rimasti soltanto anziani, donne e bambini. Nel corso di un sacrificio Remo chiede a Satnei di praticare l’arte aruspicina per conoscere il proprio futuro. Le parole della sacerdotessa segnano il punto di svolta e di non ritorno nella trama della storia:
“Due uniti come uno, come la foglia con il suo dorso: fratelli. Tra loro due c’è un re; fonderà un impero nuovo, come mai il mondo ne ha conosciuto e come mai ne conoscerà negli anni a venire. Il re verrà ricordato nel tempo, anche dopo la sua morte, come un Dio. Di due ne resterà uno. Il fratello ucciderà il fratello e solo dal sangue nascerà il re”.
Cast e attori del film “Il primo re”
Il primo re è stato diretto e prodotto dal regista romano Matteo Rovere, il quale ha scritto la sceneggiatura con Filippo Gravina e Francesca Manieri, mentre la fotografia e la musica sono state curate e realizzate rispettivamente da Daniele Ciprì e a Andrea Farri.
Per il ruolo dei protagonisti Remo e Romolo sono stati scelti Alessandro Borghi e Alessio Lapice che, per poter interpretare al meglio i rispettivi personaggi, si sono esercitati per diversi mesi nel combattimento corpo a corpo sia con lance, spade, e asce che a mani nude. Per loro, come per il resto del cast, la sfida più impegnativa sul set è stata senza alcun dubbio quella di cimentarsi per la prima volta con la lingua protolatina; proprio su questo aspetto Borghi ha rilasciato delle interessanti considerazioni nel corso di una delle interviste rilasciate in occasione della presentazione della pellicola:
“Ho iniziato a relazionarmi con la sceneggiatura in protolatino e ho pensato che sarebbe stato impossibile, ero sicuro che avrei fatto una figuraccia. Poi però mi sono accorto che la lingua agiva dentro di me se l’ascoltavo: con Matteo Rovere abbiamo fatto delle registrazioni audio delle battute che io poi mi risentivo con le cuffie, a volte anche mentre dormivo, in modo tale da poterle assimilare ed imparare. Il latino arcaico è diventato una delle chiavi fondamentali del film, ora non potrei immaginare questo film recitato in un’altra lingua. Con Alessio e Matteo ci siamo confrontati tantissimo, abbiamo discusso su come raccontare questa storia, soprattutto il suo finale: insieme abbiamo scelto una chiave di lettura, abbiamo deciso che Remo si sarebbe immolato per il fratello”. (intervista pubblicata sul sito https://movieplayer.it/)
L’altro personaggio che svolge un ruolo chiave nell’intreccio della trama è quello femminile della sacerdotessa della dea Vesta Satnei la cui interpretazione è valsa all’attrice napoletana Tania Garribba la candidatura al David di Donatello 2020 come migliore attrice non protagonista.
Le riprese della pellicola sono iniziate l’8 settembre 2017 e sono state realizzate nel Lazio e in Umbria in diversi luoghi suggestivi tra cui il Bosco del Foglino, l’Oasi di Alviano e il comune di Guardea. Inizialmente previste per durare dieci settimane, le riprese si sono protratte per circa quattro mesi.
A completare il cast del film vi sono alcuni attori che poi rivedremo anche nella serie tv “Romulus“: Fabrizio Rongione (Lars), Massimiliano Rossi (Tefarie), Lorenzo Gleijeses (Purtnass), Vincenzo Crea (Elaxantre), Max Malatesta (Veltur), Fiorenzo Mattu (Mamercus), Gabriel Montesi (Adieis), Antonio Orlando (Erennis).
Il primo re, trailer
Il primo re: la recensione di Fatti per la Storia
Il primo re è stato definito, e realisticamente lo è a tutti gli effetti se lo si vuole analizzare da un punto di vista cinematografico e storico, un “film coraggioso” per le scelte intraprendenti ed innovative del regista Matteo Rovere, che collocano la pellicola a pieno diritto in un nuovo filone artistico sperimentale. L’autore ricostruisce con realismo archeologico un mondo antico che per quasi tutti si collega idealmente e direttamente alla leggenda di Romolo e Remo e alla fondazione di Roma.
La volontà del regista e degli sceneggiatori di rendere l’opera realistica ed attendibile dal punto di vista storico emerge chiaramente nel corso dell’intera pellicola, in primo luogo grazie all’impiego in tutti i dialoghi del proto-latino, antecedente a quello arcaico, parzialmente ricreato con la collaborazione del professor Luca Alfieri, linguista e semiologo dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi, che ha integrato anche ceppi dell’antica lingua indo-europea nelle parti in cui è stato necessario.
Lo stesso Rovere ha motivato la scelta della lingua, che ad alcuni potrebbe sembrare azzardata, con la volontà di «calare lo spettatore nella realtà delle storie che propongo», paragonandola all’utilizzo del dialetto romagnolo nel suo precedente film “Veloce come il vento”.
In secondo luogo è apprezzabile la ricostruzione scenografica degli insediamenti urbani antichi che precedono la fondazione di Roma realizzata e curata da archeologi e studiosi specializzati del calibro di Andrea Carandini e Donatella Gentili.
Altro aspetto non trascurabile è il fatto che il film è interamente girato in esterni e si contraddistingue per la fotografia naturalistica di Daniele Ciprì il quale impiega abilmente la luce naturale anche in formato anamorfico applicato. Il lavoro di Ciprì è stato ampiamente riconosciuto anche dalla critica cinematografica che gli ha assegnato il premio David di Donatello per il migliore autore della fotografia. L’unica scena che ha richiesto un intervento massiccio di effetti visivi è solo la prima, quella in cui viene mostrato lo straripamento del fiume Tevere.
Al centro dell’intera vicenda vi è il legame fraterno e profondo dei gemelli Romolo e Remo e la religione, che si manifesta prevalentemente nella devozione e nel timore della popolazione antica nei confronti delle divinità. Proprio per motivi di carattere religioso sorge il contrasto tra i due gemelli: alla profonda religiosità di Romolo, infatti, si contrappone la brutalità vendicatrice di Remo la cui vittima è la malcapitata vestale Satnei colpevole per aver profetizzato al protagonista una realtà cruda e difficile da accettare.
Analizzando attentamente tutti questi aspetti, si apprezza ancora di più l’opera coraggiosa di Rovere che non si può che valutare positivamente e consigliarne la visione. In conclusione c’è, però, la necessità di sottolineare per completezza di informazione, il fatto che con i dialoghi ridotti al minimo l’interiorità dei personaggi e il contesto naturale nel quale sono ambientate le vicende hanno il sopravvento sul ritmo della narrazione e sull’azione. E’ questo un particolare che, sommato agli altri, potrebbe non essere totalmente apprezzato da alcuni spettatori.