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Recensione del film Il Pianista: trama, trailer, analisi e contesto storico

La recensione del film Il pianista, considerato dalla critica cinematografica uno dei capolavori sulla Shoah e ambientato a Varsavia durante l'occupazione nazista. La pellicola ripercorre la storia vera di Władisław Szpilman, un noto pianista ebreo di Varsavia che riesce a sopravvivere all’occupazione della sua città da parte dei nazisti.

di Medea Santonocito
2 Marzo 2021
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
il pianista
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CONTENUTO

  •  Il pianista, trailer
  • La trama del film Il pianista
  • Il contesto storico del film Il pianista
  • La vera storia di Wladyslaw Szpilman

Il film di Roman Polanski è uscito nel 2002 e ha vinto numerosi premi: tre Oscar (fra cui miglior attore per Adrien Brody e miglior regista); due Bafta per il miglior film e la miglior regia; la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2002, nonché il David di Donatello come miglior film straniero (2003).

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 Il pianista, trailer

La trama del film Il pianista

Varsavia, settembre 1939: Władysław Szpilman (Adrien Brody) sta suonando il Notturno in do diesis minore di Chopin, quando all’improvviso si sentono delle esplosioni in avvicinamento. La Polonia viene invasa: è l’inizio della seconda guerra mondiale. Rientrato a casa dalla famiglia, Szpilman apprende che la Francia e il Regno Unito sono entrati in guerra in aiuto della Polonia. Una sensazione di speranza e sollievo sembra tranquillizzare l’animo di tutti. Ma si tratta soltanto di una breve parentesi.

Gradualmente vengono imposti divieti ed obblighi sempre più assurdi alla popolazione ebraica di Varsavia: dall’obbligo di indossare una stella di David sul braccio destro fino al divieto di camminare sui marciapiedi. Il passo successivo è la costruzione del ghetto dove circa 400.000 persone sono costrette a vivere fra povertà, malattie, corruzione e vessazioni da parte dei nazisti. Cominciano le deportazioni “verso est” e il ghetto progressivamente si svuota. Tutta la famiglia si trova in fila per essere caricata su un vagone merci, ma all’improvviso Szpilman viene salvato da un gendarme della polizia ebraica.

Grazie alle sue conoscenze, il protagonista riesce a fuggire e viene aiutato e nascosto da vari amici non ebrei. Szpilman assiste alla rivolta del ghetto e al suo annientamento dalla finestra di un appartamento nella parte “ariana” della città. Con l’avvicinarsi delle truppe sovietiche da est e i bombardamenti alleati sulla Germania, il resto della città di Varsavia insorge contro l’occupante. Anche questa rivolta viene soppressa, ma i sovietici sono alle porte della città. Szpilman nel frattempo incontra un nazista di nome Wilm Hosenfeld (Thomas Kretschmann).

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Il capitano rimane colpito dalla bravura del pianista e decide di aiutarlo, portandogli del cibo e donandogli il suo cappotto. Quest’ultimo dettaglio mette quasi a repentaglio la vita del protagonista, poiché un gruppo di soldati sovietici attacca il suo nascondiglio credendolo un nemico. Il film si chiude con il capitano Hosenfeld prigioniero dell’Armata Rossa e con Szpilman che riprende in mano la sua carriera.

il pianista

Il contesto storico del film Il pianista

L’invasione della Polonia da parte delle forze naziste, il 1° settembre 1939, segna l’inizio della Seconda guerra mondiale. Il 17 settembre le truppe sovietiche occupano la metà orientale del paese in base a quanto stabilito in una clausola segreta del patto Molotov-Ribbentrop (23 agosto 1939) – ufficialmente un patto di non aggressione tra Unione Sovietica e Germania nazista. Negli ultimi giorni di settembre la città di Varsavia, dopo essere stata assediata e bombardata dai nazisti, si arrende.

Sono circa mezzo milione gli ebrei che all’epoca vivono nella capitale polacca – il 30% degli abitanti – il che la rende una delle maggiori comunità d’Europa. Il ghetto che i nazisti istituiscono nell’ottobre del 1940 è il più grande e popoloso; esso include due parti – il ghetto grande e il ghetto piccolo – collegate da un ponte (proprio come si vede nel film). Le condizioni di vita sono difficilissime: fame e malattie diventano la quotidianità. La concentrazione degli ebrei in un unico luogo non è che il primo passo verso la loro eliminazione.

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Le aree dell’Europa centro-orientale occupate dopo l’attacco nazista all’URSS, nel giungo 1941, sono quelle con la più numerosa popolazione ebraica. Si decide dunque di passare a uno sterminio più efficiente, sistematico e burocratizzato: la cosiddetta “soluzione finale”, pianificata durante la conferenza di Wannsee del gennaio 1942.

Nella primavera del 1942 gli abitanti ancora vivi nel ghetto di Varsavia sono circa 350.000. Gradualmente si cominciano a rastrellare persone per deportarle verso dei “campi di lavoro”, ma si tratta semplicemente di una bugia. Infatti, una delle principali destinazioni dei vagoni merci che lasciano Varsavia è il campo di sterminio di Treblinka, ultimato nel luglio del 1942; coloro che vi entrano finiscono direttamente nelle camere a gas.

Nei primi due mesi della cosiddetta Grossaktion, ossia la liquidazione del ghetto di Varsavia, il numero di abitanti deportati e sterminati è nell’ordine delle centinaia di migliaia. A quel punto restano in vita circa 60.000 persone, più che altro giovani uomini in buona salute e dunque in grado di lavorare. (1)

Una delle conseguenze di tale operazione è la nascita di un’organizzazione ebraica clandestina che organizzerà la rivolta armata del ghetto. L’Armia Krajowa – il principale movimento di resistenza polacco – contribuisce al contrabbando di armi, anche se con qualche reticenza. Armati di pistole, esplosivi e bombe molotov, gli ebrei del ghetto danno inizio alla rivolta il 19 aprile 1943, sorprendendo i nazisti che in quella prima giornata di combattimenti perdono 12 uomini e sono costretti a ritirarsi. (2)

I rivoltosi resistono per ben un mese, ma alla fine la disparità di forze si fa sentire e il 16 maggio 1943 i nazisti dichiarano la vittoria. Pochissimi ebrei sopravvivono. Nello stesso mese il ghetto viene interamente smantellato – un’intenzione già ufficializzata nel febbraio 1943. Nei piani di Himmler, infatti, quest’area cittadina deve sparire del tutto, in quanto gli edifici precedentemente abitati da Untermenschen (“subumani”) non saranno mai idonei per un insediamento di abitanti tedeschi.

Alla sollevazione degli ebrei di Varsavia segue la rivolta del resto della città: il movimento di resistenza polacco il 1° agosto 1944 dà il via a una ribellione che durerà per due mesi. L’idea è quella di approfittare della vicinanza dei sovietici per poter porre le basi di una futura indipendenza del proprio paese. Tuttavia, l’Armata Rossa, che si trova al di là della Vistola, non interviene.

I motivi possono essere legati alla resistenza opposta dalla Wehrmacht lungo il fiume così come a motivi politici: Stalin non vuole assolutamente che la Polonia riacquisti la sua indipendenza dopo la guerra. Infine, anche la rivolta di Varsavia viene sconfitta. La capitale polacca viene sistematicamente distrutta dai nazisti prima di ritirarsi. Quando le truppe sovietiche fanno il loro ingresso, nel gennaio 1945, l’80% della città è ridotta in macerie. il pianista

La vera storia di Wladyslaw Szpilman

Nato nel 1911 nella parte polacca incorporata all’Impero russo, Władysław Szpilman è stato un pianista e compositore di origini ebraiche. Le vicende narrate nel film riflettono la sua storia vera. La sua carriera alla radio viene interrotta dagli avvenimenti bellici; confinato nel ghetto di Varsavia, rimane nascosto per due anni fino alla liberazione. È l’unico della sua famiglia a sopravvivere. Dopo la guerra riprende i suoi concerti e le sue performance radiofoniche.

Nel 1946 viene pubblicato per la prima volta il suo libro, dove Szpilman racconta l’esperienza vissuta durante la guerra. L’autobiografia, però, subisce la censura stalinista poiché nella storia viene incluso l’episodio in cui l’ufficiale nazista Wilm Hosenfeld aiuta e nasconde il protagonista. Il fatto che un nazista aiuti un ebreo non va d’accordo con la narrazione ufficiale della propaganda comunista. Nel 1998 il figlio dell’autore pubblica una nuova versione, non censurata.

Szpilman continua a vivere a Varsavia fino alla morte, sopraggiunta nel 2000. Il capitano Wilm Hosenfeld muore nel 1952 in un gulag sovietico.

Note:

(1) Timothy Snyder, Bloodlands. Europe between Hitler and Stalin, The Bodley Head, 2010, Cap.8.

(2) Timothy Snyder, Bloodlands. Europe between Hitler and Stalin, The Bodley Head, 2010, Cap.9.

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  • Władysław Szpilman, Il pianista. Varsavia 1939-1945 La straordinaria storia di un sopravvissuto, Baldini & Gastoldi, 2017.
  • Timothy Snyder, Bloodlands. Europe between Hitler and Stalin, The Bodley Head, 2010.
  • Timothy Snyder, Terre di sangue. L’Europa nella morsa di Hitler e Stalin, Rizzoli, 2021.
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