“I crociati in Terrasanta. Una nuova storia (1095-1291)” di Luigi Russo (Carocci editore) è un importante contributo sul tema delle crociate volte a riconquistare Gerusalemme dal dominio islamico. In particolare, tratta delle crociate dal 1095, con la chiamata alle armi di Urbano II, alla perdita di San Giovanni d’Acri nel 1291, occupandosi soltanto della Terrasanta e di temi attinenti e ignorando perciò le crociate Baltiche e altre propaggini del movimento crociato non legate a questo tema.
Il volume, perciò, si presenta come un’introduzione accessibile al tema scelto, con in mente un pubblico ampio e non specialistico, ma con l’intenzione di provvedere un quadro preciso e ben definito di una sezione del movimento crociato. Con un ampio apparato di note e mappe, il libro è agile e funziona da introduzione alle crociate sia per un pubblico di studenti sia per un pubblico non esperto che voglia saperne di più su questo periodo, dato lo stile scorrevole e accessibile.
Le crociate: fenomeno in continua evoluzione
Questo libro slega la storia del movimento crociato dalla classica elencazione d’impianto manualistico che ritiene, sulla base di una tradizione storiografica ormai datata, una serie di spedizioni “ufficiali”, mentre relega al contempo altre, pur importanti, in secondo piano. Russo evita la vecchia numerazione delle crociate, optando invece per una suddivisione tematica dei suoi capitoli. Ognuno si articola attorno a un locus: così al primo, dedicato a Gerusalemme e alla sua conquista, segue il secondo, che traccia l’evoluzione di Outremer e della sua politica, e poi il terzo, che inizia dalla perdita di Edessa, e così via.
Questo approccio evita uno spezzamento artificioso dell’analisi e crea una narrazione organica e coerente del tema trattato, oltre a fornire prove materiali della deriva del movimento crociato: così da Gerusalemme, per la via di Damietta, tracciamo l’evoluzione della crociata fino a tornare a Roma, focus dell’impeto teologico una volta persa definitivamente la Terrasanta.
Il volume, tuttavia, non si presenta come una mera narrazione dell’avventura crociata: piuttosto come un’introduzione, per quanto sintetica, alle tematiche e alle discussioni storiografiche su questo tema. Capitolo per capitolo, infatti, affronta i nodi principali della discussione storica: dall’evoluzione teologica del concetto di guerra santa, sia cristiana che musulmana (capitoli 1 e 3), alla discussione critica della scuola di pensiero che esamina la crescita degli stati crociati come impresa ‘coloniale’ (capitolo 2), all’approccio flessibile a problematiche quali la crescita e l’entità del controllo papale sulle crociate (capitolo 6, Epilogo).
Questo ci porta a una visione sfumata e complessa dell’argomento, e il ritratto complessivo delle crociate in Terrasanta che emerge è quello di un fenomeno in continua evoluzione, le cui basi politiche, istituzionali, e teologiche si intrecciano costantemente a fattori militari e internazionali.
Una trattazione esaustiva
Il testo chiarisce preliminarmente che la motivazione di riconquista dei luoghi in mano islamica appare singolare, dal momento che essi erano tali dal 638: chi «parla di scontro epocale, dunque, compie un anacronismo storico attribuendo agli uomini della fine dell’XI secolo una consapevolezza che a quel tempo non esisteva assolutamente» (p. 14).
Anche perché il termine “crociata” appare nei documenti pontifici solo nel XV secolo. Pure la spiegazione economica non appare prioritaria, in quanto per partire occorreva vendere o dare in usufrutto i propri beni. L’elemento principale, secondo il volume, risulta la chiamata dei Bizantini, che volevano manforte da un’armata scelta di guerrieri. Tuttavia, saranno proprio le truppe crociate, nonostante la ferma opposizione di papa Innocenzo III, a saccheggiare Costantinopoli nel 1204 durante la quarta crociata.
Viene ricordato l’arrivo in Egitto nel 1219 di san Francesco d’Assisi, che tenne una pubblica controversia religiosa con il sultano al-Kāmil, il quale dieci anni dopo siglò un trattato di pace con l’imperatore Federico II. Non mancarono tuttavia nuovi scontri, nei quali fu attivo protagonista anche il re di Francia Luigi IX, canonizzato nel 1297: un santo alle crociate, dunque. Tutto si concluse nel 1291 con la caduta dell’ultimo avamposto cristiano, san Giovanni d’Acri. Il volume pone come quasi conseguenza della fine delle crociate in Terrasanta il primo giubileo, quello del 1300: ormai non più Gerusalemme ma Roma, popolata di reliquie importate dall’odierno Israele, era la nuova meta di pellegrinaggi.
Da subito Russo s’impegna, con successo, a non limitare il suo campo d’indagine agli Europei in Terrasanta, ma piuttosto a fornire un quadro complessivo della situazione in Medioriente, anche nei momenti in cui questa esula dal tema delle crociate. Così l’evoluzione della jihad, l’ascesa degli Zengidi e la successione di leader religiosi e militari nel Medioriente vengono tracciati nei capitoli 3 e 4, portando a discutere Salah-ad-Din come il prodotto di un lungo processo che esula dalla pura guerra santa e comprende una complessa carriera negli stati orientali.
Allo stesso modo, nel capitolo 6 si parla con la stessa competenza, e nello stesso spazio, delle vicende politiche in Francia e in Egitto, e della loro influenza sull’attitudine di Luigi IX e di al-Kamil alla crociata. Questo lavoro di preparazione e l’attenta tessitura del contesto internazionale nel testo, rendono comprensibile e completo il capitolo 7, in cui il tramonto delle risorse e delle forze di Outremer è simboleggiato dalla sua impotenza nel conflitto tra Mamelucchi e Mongoli, e la caduta di San Giovanni d’Acri è spiegata dall’ascesa al potere dei mamelucchi Qalawun e poi al-Ashraf, convinti sostenitori della guerra santa.
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I crociati in Terrasanta. Una nuova storia (1095-1291) di Luigi Russo