CONTENUTO
I cento passi, trama
All’inizio del film assistiamo ad una scena che è un classico della narrazione mafiosa: una tavolata di famiglia all’interno di una masseria. Scopriamo che il giovane Peppino Impastato cresce in un ambiente familiare legato alla mafia, infatti suo zio è il boss di Cinisi (Palermo), Cesare Manzella, che viene successivamente ucciso dall’esplosione di un’autobomba e sostituito da Gaetano “Tano” Badalamenti.
L’omicidio dello zio, l’esperienza diretta di cosa voglia dire la mafia, portano il protagonista ad allontanarsi dal suo ambiente familiare e ad avvicinarsi, invece, alle idee comuniste. L’incontro con il pittore e militante Stefano Venuti è a questo proposito fondamentale.
Peppino diventa sempre più attivo socialmente e politicamente, apre un circolo culturale dove si guardano film impegnati, si discute e a fine serata si balla musica rock ‘n’ roll. In una di queste serate viene proiettata la pellicola di Francesco Rosi Le mani sulla città.
Il film, non a caso, è una denuncia degli abusi edilizi e della corruzione diffusi nell’Italia degli anni Sessanta e, in effetti, Peppino è in quel momento impegnato a difendere coloro che sono stati espropriati dei propri terreni per far posto ai lavori di allargamento dell’aeroporto di Punta Raisi. A causa del suo attivismo e degli screzi sempre più violenti con il padre, successivamente Impastato viene cacciato di casa.
Nel 1977 fonda Radio Aut, emittente libera e autofinanziata tramite cui comincia a denunciare, servendosi della satira, le attività illegali della criminalità organizzata e i legami con la politica locale. L’anno seguente Peppino si candida alle elezioni comunali con la lista di Democrazia Proletaria, ma non fa in tempo a partecipare perché il 9 maggio 1978 viene sequestrato e ucciso dai sicari di Badalamenti.
Il film si chiude con il funerale del protagonista sullo sfondo dei tentativi di insabbiare la verità riguardo alla sua morte, che viene fatta passare per un suicidio nonostante sia evidente che gli indizi e le tracce ritrovate sul luogo del delitto puntano a tutt’altro.
Il trailer del film I cento passi
I cento passi: cast e riconoscimenti
Il film, diretto da Marco Tullio Giordana, è uscito nelle sale nel 2000 e rappresenta l’esordio cinematografico di Luigi Lo Cascio (La meglio gioventù, Romanzo di una strage), qui nei panni di Peppino Impastato. La sua ottima interpretazione è stata premiata con un David di Donatello al miglior attore protagonista; altri riconoscimenti sono stati assegnati a Tony Sperandeo come miglior attore non protagonista, nonché alla sceneggiatura.
Quest’ultima è stata scritta da Marco Tullio Giordana, Monica Zapelli e Claudio Fava (figlio del giornalista Giuseppe “Pippo” Fava, anch’egli ucciso dalla mafia) ed è stata premiata al Festival del Cinema di Venezia nel 2000.
Il contesto storico del film I cento passi
Peppino Impastato decide di ribellarsi all’ambiente in cui lui stesso è cresciuto, essendo suo padre un membro della criminalità locale imparentato con il boss Cesare Manzella. A soli trent’anni viene ucciso dalla mafia per aver denunciato esplicitamente il capo della cosca di Cinisi – Gaetano Badalamenti – i crimini commessi e gli intrallazzi con l’amministrazione locale. La colpa di Peppino, insomma, è quella di portare allo scoperto un sistema criminale, corrotto e fondato sull’omertà, che secondo il protagonista è responsabile dell’arretratezza e del provincialismo di Cinisi.
Eppure il film non parla soltanto della lotta antimafia condotta da Impastato e dal suo gruppo di amici. La ribellione di Peppino s’inserisce anche nel contesto delle rivoluzioni studentesche del ’68, caratterizzate dalla voglia di stravolgere e riorganizzare la politica e la società.
Si abbracciano idee cosmopolite e all’epoca controverse, tant’è che vediamo arrivare a Cinisi un gruppo di figli dei fiori (nel film chiamati “i compagni fricchettoni”) che porta con sé un nuovo modo di concepire il proprio corpo e la propria sessualità. Tuttavia, Peppino decide di prendere le distanze da questa tendenza perché la sua attività di denuncia deve rimanere focalizzata sulla realtà e sui problemi di Cinisi.
Il ’68, quindi, è anche uno scontro generazionale, qui rappresentato dal confronto fra Peppino e suo padre, una figura severa e tradizionalista, legata agli ambienti mafiosi, che non esita a cacciare di casa suo figlio sia per la paura di una reazione della mafia contro l’intera famiglia, sia per l’onta subita a causa dell’attivismo del giovane: “Se mio figlio davvero se la fa con i comunisti, lo ammazzo!” (Citazione dal film)
Altri elementi del contesto storico più generale s’inseriscono all’interno della narrazione, ad esempio il clima politico teso degli anni di piombo – il cui culmine è rappresentato dal rapimento e dall’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse. Come già detto nel caso dei figli dei fiori, un altro elemento importante è la diffusione di nuovi costumi e ideali di vita.
A questo proposito è interessante sottolineare il ruolo ricoperto dalla musica durante la narrazione e l’impiego di canzoni che rappresentano i gusti della generazione cresciuta negli anni Sessanta, fortemente influenzata dalle tendenze britanniche e americane: è il caso di canzoni come The house of the rising sun (The Animals, 1964, è la versione più famosa) e A whiter shade of pale (Procol Harum, 1967), entrambe adattate in italiano da esponenti della beat generation nostrana.
L’esperienza di Radio Aut
La stazione radiofonica creata da Peppino Impastato è stata operativa dal 1977 al 1980. In particolare, la trasmissione del venerdì sera chiamata Onda Pazza osa denunciare senza riserve i componenti della cosca di “Mafiopoli” – il soprannome dato a Cinisi. Le accuse non risparmiano nemmeno il boss Gaetano Badalamenti, definito “Tano seduto”. Viene messa in evidenza l’ipocrisia della società locale e dei cosiddetti “uomini d’onore”, divisi fra traffici di droga e preghiere al santo patrono.
Le trasmissioni includono notizie d’attualità riguardanti Cinisi e Terrasini, così come musica e satira. Fra le creazioni satiriche spicca la Cretina Commedia, in cui nei gironi d’ispirazione dantesca s’incontrano personaggi dell’amministrazione e della criminalità organizzata locali.
Nel 1980 la radio viene costretta a sospendere definitivamente le trasmissioni non solo perché sono venuti a mancare, assieme alla sua figura, gli impulsi e le idee di Peppino, ma anche per l’isolamento in cui essa viene progressivamente spinta.
L’omicidio di Peppino Impastato e le indagini
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene sequestrato dagli uomini di Gaetano Badalamenti e ridotto in fin di vita. Successivamente il suo corpo viene imbottito di tritolo, posizionato sui binari della ferrovia e fatto saltare in aria. La verità sulla morte di Peppino Impastato emerge in un secondo momento, grazie all’opera di amici e familiari.
Inizialmente, infatti, la vicenda viene fatta passare come un suicidio avvenuto nel frangente di un attentato terroristico contro la sicurezza dei trasporti. Così Impastato sarebbe morto a causa dell’esplosione dell’ordigno che stava piazzando sui binari della ferrovia Trapani-Palermo. Di conseguenza, considerato il clima di tensione degli anni di piombo, Radio Aut viene tacciata di essere una stazione radiofonica promotrice di attività terroristica.
Oltre ai depistaggi e alla copertura dei mandanti da parte delle stesse forze dell’ordine, un altro evento mette in secondo piano l’omicidio di Impastato: nello stesso giorno viene ritrovato il cadavere di Aldo Moro, in Via Caetani a Roma. La verità verrà a galla soltanto negli anni Novanta quando viene chiesto il rinvio a giudizio per Gaetano Badalamenti, che nel 2002 è condannato all’ergastolo in qualità di mandante dell’assassinio di Impastato. Due anni dopo, Badalamenti muore.