CONTENUTO
di Federico Lotta
Dal 1559 al 1598 la Francia è investita da conflitti e fatti di sangue, passati alla storia come guerre di religione francesi. Le fazioni in guerra sono i cattolici e i riformati, chiamati ugonotti. Presto i conflitti, assumeranno sempre più connotazioni politiche e dinastiche e il dibattito religioso passerà da preminente elemento di discordia a sfondo di un più ampio scenario di guerra.
Fermenti religiosi e instabilità politica nella Francia del Cinquecento
La riforma protestante, trova terreno fertile in Francia, grazie alle riforme religiose di inizio Quattrocento e di inizio Cinquecento con le quali, prima Carlo VII e poi Francesco I, portano avanti una politica di distacco dal potere papale. Mentre in Germania nasce la chiesa luterana, in Francia vari movimenti di rinnovamento religioso prendono piede.
Nel 1523 Jacques Lefèvre traduce il nuovo testamento in francese e Giovanni Calvino, ispirato dagli ideali umanistici, con la sua “Institutio christianae religionis” recede il legame con la Chiesa di Roma. I seguaci del teologo ginevrino, nelle città francesi, prendono il nome di ugonotti. Due le ipotetiche origini del nome: la prima fa riferimento alla torre del re Hugon a Tours, dove i riformati si riunivano; la seconda, quella più accreditata dagli storici, fa derivare il termine “ugonotti” dal tedesco “eidgenossen”, ovvero “confederati”, definendo così l’origine svizzera del movimento.
La riforma si diffonde in Francia maggiormente tra la piccola borghesia, gli artigiani tessili, i mercanti e i tipografi; pochi i contadini, ma considerevole il numero di nobili che vi aderiscono. Due arcivescovi, nove vescovi, tra i quali il vescovo di Beauvais, Odet de Chatillon, fratello dell’ammiraglio di Coligny. Tra i membri eminenti della nobiltà, convertitisi, troviamo Luigi di Borbone principe di Condé, fratello del re di Navarra e principe del sangue.
L’atteggiamento della monarchia nei confronti dei riformati varia nel corso degli anni. Se Enrico II si mostra sempre intransigente e violento, i suoi successori, Francesco II e Carlo IX, condotti dalla regina madre Caterina de Medici, tentano un avvicinamento. Paradossalmente, tuttavia, è con i figli di Enrico che iniziano massacri e conflitti che prendono il nome di guerre di religione francesi, guerre civili che dal 1562 al 1598 vedono schierati, su fronti opposti, ugonotti e cattolici.
Dalla congiura d’Amboise ai colloqui di Poissy: si tenta la via del dialogo
A luglio del 1559 muore Enrico II, gli succede il figlio Francesco II, influenzato dai Guisa, fautori di una politica anti-ugonotta. Nel settembre 1559 vengono dichiarate illegali le riunioni protestanti e si dispone l’abbattimento degli edifici di culto. La vendetta dei riformati contro le nuove disposizioni avrebbe previsto l’uccisione del duca di Guisa e di suo fratello il cardinale di Lorena, al fine di costringere Francesco II a concedere “la libertà di coscienza”.
La congiura d’Amboise viene sventata dai Guisa: alcuni responsabili sono uccisi per le strade e intorno ai boschi, altri catturati e massacrati pubblicamente. La congiura consolida e aumenta il potere della famiglia, il duca Francesco, infatti, è nominato luogotenente generale del regno. Di lì a breve, il re muore il 5 dicembre 1560. Gli succede il fratello Carlo IX e la madre Caterina de Medici prende il posto di reggente.
La regina dimostra subito un carattere risoluto, depone il duca Francesco di Guisa, poiché dubbiosa dell’eccessivo potere assunto ormai dalla famiglia, e nomina al suo posto, come luogotenente generale, Antonio di Borbone. Il nuovo cancelliere del regno, Michel de l’Hospital, affinché si raggiunga la concordia, spinge per la convocazione degli Stati Generali che si aprono il 13 dicembre 1560. Il cancelliere inneggia alla pace e al dialogo, ritenendo inopportuno l’uso delle armi per difendere la causa di Dio.
I contrasti si acuiscono e per sedarli viene convocato un colloquio di religione a cui sono invitati prelati e teologi, riformati e cattolici. I colloqui si aprono a Poissy nel settembre 1561. Lo scontro più acceso tra le due parti avviene riguardo la transustanziazione. Caterina de Medici, desiderosa di una pacificazione, prende le redini della situazione, nomina una commissione di teologi cattolici e calvinisti che lavoreranno al fine di trovare una formula sull’Eucarestia condivisibile da entrambe le parti.
La via del dialogo fallisce: scoppia la prima guerra di religione in Francia
Durante lo svolgimento dei colloqui, il 19 novembre 1561, avviene il primo massacro di ugonotti a Cahors. A questo punto la via della riconciliazione religiosa è impraticabile, si sceglie quindi di trovare un accordo politico: agli inizi del 1562 viene pubblicato l’Editto di Saint-Germain-en-Laye, o editto di gennaio, con il quale è garantita agli ugonotti la possibilità di celebrare il culto fuori le mura delle città o al loro interno, ma in forma privata.
La soluzione prevista dall’editto non soddisfa affatto i cattolici più oltranzisti, tra cui i Guisa. Il duca Francesco, seguito dal duca di Montmorency, abbandona la corte come segno di protesta. Il 1 marzo 1562, mentre si trova a passare da Vassy, una cittadina della Champagne, il duca di Guisa incendia un edificio all’interno delle mura presso il quale i riformati stanno celebrando il loro culto e i morti sono circa seicento. Il massacro di Vassy è l’inizio delle guerre civili che devasteranno la Francia per oltre trent’anni.
La reazione ugonotta è immediata: viene presa Orleans. Vediamo schierati su due fronti contrapposti i fratelli di Borbone: Luigi con i riformati e Antonio con i cattolici. Quest’ultimo muore a causa di ferite riportate durante la presa di Rouen. L’ultimo atto di questa prima guerra di religione è la presa cattolica di Orleans, alla quale segue la firma della pace d’Amboise il 19 marzo 1563. Questo trattato restringe le concessioni dell’editto di San Germain-en-Laye: il culto potrà essere celebrato in una città per baliaggio e nei castelli dei signori ugonotti che esercitino alta giustizia.
Interferenze fiamminghe causano la seconda e la terza guerra di religione
Tra il 1563 e il 1567 la politica francese prende provvedimenti indirizzati a dare maggiore stabilità alla monarchia e al sovrano. Nel 1567 Caterina de Medici, temendo di dover difendere il territorio dagli spagnoli, durante il passaggio del duca d’Alba nominato governatore dei Paesi Bassi, arruola seimila svizzeri e diecimila fanti francesi che, però, restano in armi anche dopo il suo passaggio. Questa mossa intimorisce gli ugonotti, perciò Coligny e Condé tentano di rapire il re; il progetto, però, fallisce miseramente.
La tensione è palpabile e un ulteriore episodio provoca lo scoppio della seconda guerra di religione: le Michelade. A Nîmes, un gruppo di rivoltosi ugonotti, il 29 settembre, uccide tra gli ottanta e i novanta cattolici. La prima e più consistente battaglia contro i protestanti avviene il 10 novembre 1567, nei pressi di Saint-Denis.
Dopo una serie di battaglie non soddisfacenti, il 28 marzo 1568 viene firmata la pace di Longjumeau che ristabilisce l’editto d’Amboise. Nel frattempo nelle Fiandre divampano rivolte contro il governo spagnolo e i gueux protestanti trovano una guida in Guglielmo d’Orange che sembra intenzionato a stringere alleanza con Coligny e Condé. Temendo l’arresto, i due si rifugiano a La Rochelle. Ha inizio così la terza guerra di religione.
Il primo scontro consistente si tiene a Jarnac nel marzo 1569, durante il quale muore Luigi di Condé. Dopo una serie di battaglie e assedi vinti dai cattolici, ma con accanita resistenza avversaria, gli ugonotti hanno la meglio nella battaglia di Arnay-le-duc, il 27 giugno 1570. Caterina de Medici, intimorita dai successi di Coligny, propende per una politica conciliatrice. L’8 agosto viene firmata la pace di Saint-Germain con la quale gli ugonotti riottengono la libertà di culto con dovute restrizioni; i protestanti rientrano in possesso dei beni sequestrati, delle cariche e ottengono quattro piazzeforti: La Rochelle, Cognac, Montouban e La Chaté-sur-Loire.
Dalle nozze riconciliatrici all’attentato a Coligny
Dal 1570, Caterina de Medici cerca di stringere alleanze internazionali tramite la stipula di accordi matrimoniali. Il matrimonio che avrebbe deciso le sorti dei delicati equilibri religiosi sarebbe stato quello tra la figlia Margherita e Enrico di Borbone, figlio del primo principe del sangue Antonio e della regina di Navarra. Il principe, come la madre, era calvinista e si sperava che il matrimonio avrebbe ricompattato la nobiltà, divisa in due fazioni, intorno alla famiglia reale.
Le trattative per le nozze iniziano nel settembre 1571 e incontrano delle resistenze da parte della regina di Navarra e del papato. Caterina, per dimostrare con i fatti le sue intenzioni riconciliatrici, riallaccia i rapporti con alcuni capi militari ugonotti. Il 12 settembre 1571 l’ammiraglio di Coligny viene così riammesso a corte. Dopo varie trattative, portate avanti da Caterina, il cardinale di Lorena acconsente alla celebrazione del matrimonio che si tiene il 18 agosto 1572 sul sacrario della cattedrale di Notre-Dame.
Per assistere alle nozze, accorrono nella capitale del regno centinaia di nobili ugonotti. Il clima a Parigi è teso e gli animi inquieti. La mattina del 22 agosto un piccolo nobile cattolico, Charles de Louviers, spara all’ammiraglio di Coligny che nonostante il colpo rimane ferito leggermente. Il pomeriggio del 23 agosto, si riunisce più volte il Consiglio privato del re per decidere la sorte dell’ammiraglio e degli ugonotti presenti in città, temendo che questi si possano mobilitare per vendicare il tentato omicidio. La difesa della città sarebbe problematica data l’assenza delle truppe regie che, per antica consuetudine, non possono entrare nella capitale.
Alle 23 si tiene un’ultima riunione del consiglio: si incaricano le autorità cittadine di prendere misure preventive contro una possibile reazione ugonotta, mettendo in armi la milizia, chiudendo la città, presiedendo i punti sensibili e dando le indicazioni per il massacro.
La notte di San Bartolomeo: il massacro che porta alla quarta guerra di religione
I capi cattolici, presi dalla foga e dal desiderio di vendetta, danno inizio al massacro di propria iniziativa partendo proprio dall’abitazione dell’ammiraglio.
Dopo l’omicidio di Coligny si scatena per le strade di Parigi una vera e propria furia irrazionale e non predeterminata. Il corpo di Coligny, dopo una serie di degradazioni, resta sulla riva della Senna per quattro giorni finché il Parlamento non dichiara l’ammiraglio colpevole di lesa maestà: il suo corpo subisce la castrazione, la decapitazione, la mutilazione di mani e piedi, per essere successivamente appeso alle forche di Monfaucon.
Il sovrano da ordine di cessare le violenze solo alle 15 del 24 ma, ormai, è troppo tardi per fermare le violenze e, insieme alla sua famiglia, il 26 agosto si reca in Parlamento per tenere un lit de justice, dichiarazione formale in cui si assume le responsabilità dei fatti, nonostante due giorni prima abbia diffuso, nelle note ai governatori delle provincie e agli ambasciatori, la tesi di una faida nobiliare addossando le colpe del massacro ai Guisa.
Fino a ottobre, si susseguono attacchi violenti agli ugonotti anche in altre città francesi. Spesso i governatori provinciali interpretano a modo loro i comunicati ufficiali o imitano Parigi solo per soddisfare le inimicizie e le faide personali. Il massacro di San Bartolomeo e le violenze perpetrate in varie città francesi rende inevitabile la ripresa della guerra. È così che ha inizio la quarta guerra di religione.
L’esercito cattolico colpisce al cuore della resistenza ugonotta, ovvero la città fortificata, nonché piazzaforte, di La Rochelle. L’assedio va male e dopo mesi di tentativi falliti, l’esercito reale pone fine alla guerra, firmando la pace di Boulogne, l’11 luglio 1573, con la quale le piazzeforti ugonotte vengono ridotte da quattro a tre: Rochelle, Nîmes e Montauban.
Dalla quinta alla settima guerra di religione
Nel maggio del 1573, Enrico d’Angiò, luogotenente generale del regno e fratello del re, viene eletto re di Polonia. Francesco, il minore dei fratelli del re, non ottenendo la carica abbandonata da Enrico, si allea con Enrico di Borbone, Condé e la famiglia di Montmorency, con i quali organizza una congiura, sventata da Enrico di Guisa.
A maggio 1574 la situazione politica francese precipita a causa della morte di Carlo IX. Enrico d’Angiò torna in Francia e diviene re in un clima teso. A causa delle sue idee religiose e dei suoi atteggiamenti frivoli è osteggiato sia dai nobili ugonotti che da quelli cattolici moderati. Condé e d’Alençon, dato che gli eserciti erano già mobilitati e che gli animi non si erano placati, danno inizio la quinta guerra di religione, anche se, per la prima volta parte dei cattolici e gli ugonotti si trovano alleati.
L’esercito reale, comandato da Enrico di Guisa, vince nella battaglia di Dormans il 10 ottobre 1575. A febbraio del 1576 riesce ad evadere anche Enrico di Borbone riconvertito al protestantesimo. A maggio dello stesso anno, probabilmente temendo che il re di Navarra potesse rinvigorire l’esercito avversario, Enrico III mette fine alla guerra con la pace di Beaulieau.
Francesco d’Alençon ottiene per gli ugonotti otto piazzeforti, la libertà di culto in tutta la Francia, escludendo Parigi e la convocazione semestrale degli Stati Generali. La sesta e la settima guerra scoppiano non tanto per episodi di violenza ma per il timore ugonotto che la richiesta di ammettere per legge una sola religione, presentata agli stati generali di Blois, possa essere accettata dal re. Entrambe si concludono con nulla di fatto. La morte del duca Francesco, ultimo fratello del re, il 10 giugno 1584, provoca grandi tensioni nella già traballante politica francese.
Dall’ottava guerra di religione all’editto di Fontainbleau
Enrico III è disposto a nominare suo erede il re di Navarra ma, l’opposizione si compatta intorno alla nascente Lega cattolica, la quale favorisce la successione del cattolico e valoroso Enrico duca di Guisa. Alla fine del 1585 le tensioni esplodono in quella che sarà l’ottava e ultima guerra di religione, conosciuta anche come guerra dei tre Enrichi perché vede schierati il re Enrico III, Enrico di Guisa ed Enrico di Navarra. Forte del favore dell’opinione pubblica e del suo esercito, Enrico di Guisa entra trionfante a Parigi. Enrico III, al culmine dell’intolleranza, non trova altro rimedio che uccidere il suo avversario, il 23 dicembre 1588.
Il 7 gennaio 1589 la Sorbona dichiara decaduto Enrico III, i sudditi sciolti dal giuramento al re acquistano il diritto di prendere le armi contro il tiranno. Proprio in questo clima, il 1 agosto 1589, un domenicano fanatico, Jacques Clément, uccide Enrico III. Il malcontento per un sovrano ugonotto non diminuisce e la sola strada da provare per Enrico IV diviene la conversione che avviene il 25 luglio 1593.
Il sovrano francese, a causa delle continue ingerenze spagnole, dichiara guerra alla Spagna il 17 gennaio 1595. Filippo II, dopo tre anni di guerra è piegato dalla bancarotta, pertanto firma la pace di Vervins il 2 maggio 1598. Nell’aprile 1598 viene siglato l’editto di Nantes che riconosce:
- la libertà di coscienza;
- la libertà di culto nelle regioni in cui i protestanti si sono insediati prima del 1597;
- il divieto di praticare il culto agli ugonotti nelle città di Parigi, Lione, Rouen, Tolosa e Digione;
- il divieto di praticare il culto ai cattolici nelle città di La Rochelle, Saumur e Montpellier.
La concordia religiosa ritrovata grazie all’editto di Nantes non dura molto: con Luigi XIV gli ugonotti cessano di esistere. Il 16 ottobre 1685 viene promulgato l’editto di Fontainbleau con il quale viene revocato l’editto di Nantes.
I 4 libri consigliati da Fatti per la Storia
Hai voglia di approfondire l’argomento e vorresti un consiglio? Scopri i 4 libri consigliati dalla redazione di Fatti per la Storia sulle “guerre di religione in Francia”, clicca sul titolo del libro e acquista la tua copia su Amazon!
- Stefano Tabacchi, La strage di San Bartolomeo: una notte di sangue a Parigi, Salerno, 2018.
- Corrado Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento, Editori Laterza, Roma Bari 2011.
- Corrado Vivanti, Lotta politica e pace religiosa in Francia fra cinque e seicento, Einaudi, Torino 1974.
- Henri Nogueres, La notte di San Bartolomeo 24 agosto 1572: lo sterminio degli ugonotti, Res Gestae, 2017.