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Dal 30 novembre 1939 al 12 marzo 1940 l’Unione Sovietica e la Finlandia combattono un conflitto conosciuto come “Guerra d’Inverno”. Scatenato dalla volontà sovietica di acquisire alcuni territori finlandesi ritenuti di importanza strategica e dalla fermezza finlandese di non cedere a tali richieste, la guerra d’inverno, nonostante la disparità delle forze in campo, dimostrò le notevoli criticità dell’esercito sovietico.
I rapporti diplomatici tra URSS e Finlandia
Il protrarsi del primo conflitto mondiale e lo scoppio della rivoluzione bolscevica in Russia vengono sfruttati dalla Finlandia – fin dall’inizio dell’Ottocento parte della Russia zarista – per promuovere la sua indipendenza nel dicembre del 1917. Un evento che nel paese provoca immediatamente lo scoppio di una guerra civile tra i comunisti, sostenuti dalla neonata Russia bolscevica, e i “bianchi”, sostenuti a loro volta dalla Germania. Dopo circa quattro mesi di aspro conflitto, i comunisti vengono sconfitti e il partito comunista viene bandito successivamente alla proclamazione della Repubblica finlandese nel 1919.
La fine del conflitto viene sancita nell’ottobre 1920 dal trattato di Dorpat, attraverso il quale Finlandia e Russia bolscevica sanciscono il confine tra i due stati a circa 30 km da Leningrado. Una distanza troppo esigua per i russi, in quanto facilmente colmabile dalla gittata di un’artiglieria pesante. Per tutti gli anni Venti e Trenta i rapporti tra i due paesi rimangono assai ostili, nonostante la firma di un patto di non aggressione nel 1932 e rinnovato due anni dopo.
Sebbene la Russia bolscevica, divenuta Unione Sovietica nel dicembre 1922, non creda che la Finlandia abbia ragioni per attaccarla, i timori dei sovietici riguardano il fatto che la neonata repubblica possa diventare una base militare di qualche potenza straniera, come la Germania; un evento che sicuramente non poteva essere escluso prima della firma del Patto Ribbentrop-Molotov nell’agosto del 1939.
Nonostante la firma del patto di non aggressione con la Germania nazista, nato anche a seguito della riluttanza delle potenze occidentali – in particolare Francia e Regno Unito – di formare un’alleanza con l’Unione Sovietica in caso di guerra, Iosif Stalin vuole comunque mettere al sicuro la città di Leningrado e tutta l’area di sicurezza sovietica, a quel tempo rappresentata proprio da alcune zone della Finlandia e dagli Stati Baltici. Questi ultimi, a seguito delle pressioni sovietiche e dell’invasione della Polonia da parte della Germania e dell’URSS nel settembre 1939, cedono a far stanziare le truppe sovietiche sui loro territori.
I negoziati di Mosca
Alcuni territori della Finlandia, come l’istmo di Carelia, il promontorio di Hanko ed alcune isole, divengono oggetto di un primo negoziato a Mosca, nell’ottobre 1939, tra una delegazione finlandese capitanata dall’ambasciatore a Stoccolma Paasikivi e il ministro degli Esteri sovietico Molotov assieme a Stalin. L’URSS, in cambio dello spostamento del confine sull’istmo di Carelia – così da mettere fuori dal raggio d’azione dell’artiglieria pesante la città di Leningrado – e degli altri territori appena elencati, pari ad un totale di poco più di 2.700 chilometri quadrati, propone alla Finlandia oltre 5.500 chilometri quadrati di propri territori.
La proposta inizialmente divide il governo finlandese tra oppositori – come il ministro degli Esteri Erkko e quello della difesa Niukkanen – e favorevoli al negoziato – come il ministro delle finanze Tanner e il maresciallo Mannerheim. Alla fine, però, prevale la linea dell’intransigenza e il negoziato salta. Fino alla metà di novembre, si svolgono altri due incontri a Mosca tra Molotov e Stalin e la delegazione finlandese. Nonostante le controproposte sovietiche il governo finlandese, ed in particolare il ministro degli Esteri Erkko, comunica alla propria delegazione, e quindi a Molotov e Stalin, di non voler concludere il negoziato sulle basi delle proposte fatte sino ad allora dai sovietici. Da questo momento il tempo della diplomazia è terminato.
La Guerra d’Inverno, il conflitto tra URSS e Finlandia
Il clima di pesante tensione viene rotto da un casus belli: il 26 novembre 1939 nel piccolo villaggio di Mainila alcuni colpi di artiglieria provocano la morte di diversi civili e militari sovietici. Immediatamente, finlandesi e sovietici iniziano ad accusarsi reciprocamente dell’accaduto. E’ la scintilla che fa esplodere il conflitto.
Il 29 novembre l’Unione Sovietica interrompe le relazioni diplomatiche con la Finlandia e il giorno successivo ordina l’attacco.
I diversi fronti di guerra, da quello orientale sino all’istmo di Carelia, passando per la Linea Mannerheim – la linea fortificata finlandese di 132 km posta lungo l’istmo – impongono di fronteggiare anche le difficoltà dovute al terreno. In particolare, il fronte orientale dal Lago Ladoga sino al Mar Glaciale Artico presenta paludi, foreste e corsi d’acqua che nell’inverno del 1939-1940 raggiungono temperature anche di -70°. Nonostante l’elevato numero di uomini, carri ed aerei impiegati, le truppe sovietiche in questa prima fase del conflitto subiscono pesanti sconfitte, come quelle nella battaglia di Suomussalmi e del villaggio di Raate.
Nel frattempo, ad Helsinki il governo dimissionario di Cajander lascia la guida del paese al governatore della Banca di Finlandia Risto Ryti, con la speranza che i negoziati con Mosca possano riprendere e porre così fine al conflitto. Da parte sovietica Molotov però fa sapere che ormai la strada dei negoziati è sbarrata, in quanto il 1° dicembre l’Unione Sovietica riconosce, come unico governo finlandese, quello appena formatosi nella zona occupata dall’Armata Rossa, nel villaggio di Terijoki, e guidato dal filo-sovietico Otto Kuusinen.
La formazione della Repubblica Democratica Finlandese – il governo Kuusinen – e l’attacco sovietico alla Finlandia hanno però l’effetto di compattare la comunità internazionale contro l’Unione Sovietica, che il 14 dicembre 1939 viene espulsa dalla Società delle Nazioni.
All’inizio del conflitto. Stalin è convinto che la questione finlandese sarà risolta nel giro di poche settimane, ma le iniziali pesanti sconfitte subite dagli uomini dell’Armata Rossa dimostrano che la resistenza finlandese sarà ostinata e che il conflitto richiederà più tempo del previsto. A gennaio Stalin decide di riorganizzare e rinforzare le divisioni sull’istmo di Carelia, portando uomini freschi e meglio addestrati e puntando a distruggere le fortificazioni finlandesi più resistenti. Tra febbraio e marzo, l’Armata Rossa ottiene importanti vittorie lungo l’istmo, come quella ad ovest della strada di Lähde e quella a Viipuri, dove i sovietici riescono a penetrare le solide fortificazioni difese dalla 3a e dalla 5a divisione finlandese.
La Guerra d’Inverno, il Trattato di Mosca
All’inizio di marzo, le truppe sovietiche riescono a sfondare definitivamente la Linea Mannerheim, mentre il sostegno promesso dagli anglo-britannici ai finlandesi sembra non materializzarsi se non entro la fine del mese. Ma ormai le forze finlandesi sono pesantemente compromesse ed i sovietici, nonostante le umilianti sconfitte subite all’inizio del conflitto, sembrano ora aver ribaltato completamente le sorti della guerra.
Stalin, ormai sicuro dell’esito del conflitto, il 12 marzo, a seguito dei negoziati a Mosca tra una delegazione finlandese guidata dal primo ministro Risto Ryti e il ministro degli esteri sovietico Molotov, decide di firmare la pace con la Finlandia, sancendo così la definitiva sconfitta dello stato scandinavo.
Le condizioni di pace imposte alla Finlandia sono durissime. L’istmo di Carelia, la città e la provincia di Viipuri, la città di Viborg, numerose basi navali e militari e un’ampia zona a nord del Lago Ladoga passano ai sovietici, per una perdita di circa il 10% del territorio finlandese. Inoltre, il promontorio di Hanko, sul quale i sovietici avevano riposto un forte interesse nei negoziati dell’ottobre 1939, veniva affittato loro per un periodo di 30 anni.
Le conseguenze della Guerra d’Inverno
L’attacco sovietico alla fine di novembre del ’39 ebbe notevoli ripercussioni politiche. La Finlandia riuscì a compattare intorno a sé non solo i paesi democratici ma anche l’Italia e la Germania. In particolare, le umilianti sconfitte subite dall’Armata Rossa nei primi mesi della guerra destarono l’interesse quanto lo stupore di Adolf Hitler. Infatti, da questi episodi usciva un’immagine dell’Armata Rossa come assai debole, impreparata e mal addestrata.
Questo, per la Germania e per gran parte del mondo occidentale, significava non essere forzati a concedere troppo all’Unione Sovietica. Come scrive Ennio Di Nolfo, la guerra d’Inverno aveva portato ad un “cambiamento di rapporti di forza che incominciava ad apparire alla luce del sole”.
Sebbene le condizioni imposte alla Finlandia furono assai pesanti, da parte sovietica la fine del conflitto ebbe l’effetto principale di mostrare le grandi debolezze sofferte, fino a quel momento, dall’Armata Rossa. La durezza delle condizioni di pace imposte produssero nei finlandesi una volontà di rivalsa e un’inasprimento di sentimenti anti-russi che, da lì ad un anno, in piena Seconda Guerra Mondiale, li avrebbe portati ad allearsi con il Terzo Reich nella guerra di continuazione contro l’Unione Sovietica.