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I Greci e i Romani ci salveranno dalla barbarie
“Conoscere il mondo antico è importante, anzi fondamentale, ma è bene prendere le debite distanze da un certo modo di studiarlo. Anche perché l’eredità degli antichi è stata manipolata in nome di ideologie e sovranismi vari, ovvero semplificata e distorta per ragioni letterarie, commerciali, o anche pedagogiche”.
Nel recente saggio “I Greci e i Romani ci salveranno dalla barbarie” che rientra nella collana “Fact Checking: la Storia alla prova dei fatti” curata dallo storico Carlo Greppi per Editori Laterza, l’antichista Giusto Traina sottopone ai lettori un tema alquanto attuale e spinoso che non può che suscitare enorme fastidio, soprattutto tra gli inermi addetti ai lavori: la manipolazione e la distorsione della storia.
In questo breve volume che definisce un “libretto senza troppe pretese storiografiche” l’autore, con abile maestria e leggerezza e adottando a tratti anche un tono provocatorio e pungente, ci presenta una ricca rassegna di alcuni coscienziosi e indiscriminati usi ed abusi di cui è stata vittima la storia antica (soprattutto quella greca e romana come intuibile già dal titolo) nel corso del Novecento, per arrivare fino ai nostri giorni.
Ma gli studi classici oggi godono di buona salute? E, soprattutto, sono considerati ancora utili per la formazione dei giovani cittadini ai quali, poi in ambito lavorativo, vengono richieste sempre più competenze tecnico-scientifiche?
Classicismo o barbarie
Interrogativi leciti e tuttavia complessi. Ebbene è sotto gli occhi di tutti che il sapere umanistico in generale (non solo quindi gli studi classici) è, oramai da diversi anni, criticato se non considerato inutile da alcuni politicanti nostrani che spesso si avventurano in dichiarazioni alquanto discutibili, soprattutto quando tirano in ballo la storia.
Ad esempio Roberto Cingolani, ex Ministro della Transizione ecologica e oggi consigliere per l’energia nel governo guidato da Giorgia Meloni, in un intervento pubblico, lamentandosi delle scarse competenze scientifiche degli studenti italiani ha puntato il suo dito accusatorio contro le malcapitate guerre puniche di epoca romana: “Fra dieci anni ci serviranno i digital manager per la salute, per l’energia, lavori che neanche esistono oggi. Qui il problema è capire se continuiamo a fare tre, quattro volte le guerre puniche nel corso di dodici anni di scuola, o se casomai le facciamo una volta sola ma cominciamo a impartire un tipo di formazione un po’ più avanzata”.
Proprio da questa dichiarazione di Cingolani parte Traina per accompagnarci in questo curioso e divertente carosello con il quale ci rinfresca la memoria riportando alla nostra mente alcuni dei casi più eclatanti di strumentalizzazione distorta della storia classica. In tale rapsodica rassegna non possono mancare ovviamente i riferimenti al nazismo hitleriano che rivendica il “tradizionale filellenismo della cultura tedesca” o all’ideologia fascista che si richiama al passato glorioso della Roma antica dei Cesari.
Alquanto intrigante risulta la vicenda del disgraziato e discusso imperatore romano Caracalla finito contemporaneamente nel mirino accusatorio di nazisti e fascisti per il suo celebre editto del 212, passato alla storia come Constitutio Antoniniana, con il quale concesse la cittadinanza romana agli abitanti dell’impero.
Mi limito ad anticipare soltanto che l’ideologo nazista Alfred Rosemberg non si è fatto alcun problema a definire Caracalla un “ripugnante bastardo che si pavoneggia sul trono dei Cesari”, mentre il giovane Giorgio Almirante, futuro segretario del Movimento Sociale Italiano (MSI), ha pubblicato nel primo numero della rivista La difesa della razza un articolo dal titolo emblematico: “L’Editto di Caracalla. Un semibarbaro spiana la via ai barbari”.
Nel corso del volume si passa da eventi un po’ più lontani in cui l’abuso della classicità occidentale ha portato a giustificare le nefandezze più inaccettabili, a casi a noi più vicini che, invece, offrono una dimostrazione lampante di attacchi sconsiderati nei confronti della storia e di alcuni personaggi storici. Un esempio in questo senso è rappresentato dalla nuova ideologia o cultura woke (letteralmente “sveglio”, “consapevole”) che abbiamo visto spesso all’opera in diversi paesi, negli ultimi anni, soprattutto attraverso ardite sortite contro statue di figure storiche del passato considerate razziste.
Alla luce della realtà attuale che ci circonda è lecito domandarsi se la cultura umanistica possa davvero rappresentare un efficace antidoto contro la barbarie diffusa nella nostra società. L’autore nella sua analisi non sembra fornirci garanzie assolute in questo senso, ma tra le pagine del libro è possibile cogliere un messaggio positivo relativo agli effetti benefici che gli studi classici hanno sull’animo umano, consentendo agli uomini di vivere con maggiore consapevolezza e bellezza interiore.
La lettura di questo breve saggio, che risulta piacevole e stimolante, spinge il lettore alla riflessione e alla responsabilità perché l’insidia dell’uso politico dell’antichità è sempre dietro l’angolo e, dunque, bisogna essere sempre cittadini vigili e non passivi degli eventi di cui siamo spettatori.
Giusto Traina dialoga con Laura Pepe
L’autore del libro Giusto Traina insegna Storia Romana alla Sorbone e si occupa attualmente di Storia militare e geopolitica antica. Per Laterza ha già pubblicato diversi volumi tra cui: “La resa di Roma. 9 giugno 53 a.C., battaglia di Carre”, 2010; “428 dopo Cristo. Storia di un anno”, 2007; “La storia speciale. Perché non possiamo fare a meno degli antichi romani”, 2020; “Marco Antonio”, 2022.
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