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Giordano Bruno, cenni biografici del pensatore di Nola
Giordano Bruno nasce a Nola nel 1548 con il nome di battesimo di Filippo. Nel 1565, all’età di diciassette anni, decide di dedicarsi alla vita ecclesiastica ed entra a far parte dell’ordine dei domenicani. Proprio in questo periodo assume il nome di Giordano, nome con il quale è ricordato tutt’ora. Sin dai primi anni di studio presso l’ordine domenicano a Napoli mostra grande interesse per opere, come quelle di Erasmo da Rotterdam, non attinenti al percorso formativo e questo comporta l’istituzione di un processo a suo carico per sospetto di eresia. Quando Giordano Bruno viene a conoscenza della situazione decide di abbandonare l’abito da chierico ed il suo convento e inizia una peregrinazione nell’Italia settentrionale.
Nel 1578, dopo un lungo girovagare, lascia l’Italia e da qui possiamo dire che inizia il periodo che possiamo definire come “il periodo europeo”. Nel 1579 si trasferisce a Ginevra, in Svizzera, dove aderisce al calvinismo[i] dal quale viene poi scomunicato dopo esser stato arrestato per diffamazione. Nello stesso anno si reca a Tolosa, in Francia, dove ricopre per due anni il ruolo di professore di filosofia. La sosta francese dura ben poco per via della guerra civile che costringe il nolano a trasferirsi nuovamente, nonostante ciò, il periodo francese va menzionato e ricordato perché proprio fra il 1579 ed il 1582 sono apparse le prime opere. L’opera principale, che va menzionata, è “il candelaio” che rappresenta una rottura definitiva con l’ordine domenicano.
Dopo il periodo francese il nolano si reca in Inghilterra dove inizialmente incontra una diffidenza generale ma successivamente ottiene consensi e simpatie. Le amicizie che riesce ad instaurare sono andate in fumo quando nell’opera “La cena delle ceneri” critica l’università di Oxford che sostiene essere portavoce di un pensiero vuoto e incapace di adattarsi al tempo. In quest’opera Bruno è giunto a fornire una vera e propria base per quanto riguarda la sua teoria sulla cosmologia, le idee appena citate sono poi riprese ed ampliate nel testo “De l’infinito” in cui viene alla luce la teoria dell’infinità dell’universo e la pluralità dei mondi. L’ultimo lavoro che è necessario citare per dare un quadro più completo, seppur schematico, del pensiero di Giordano Bruno è il “de gli eroici furori” in cui si ha un vero e proprio riassunto della sua filosofia.
A seguito di questa fase inglese si reca in Germania, precisamente a Wittemberg, in cui insegna filosofia per due anni e poi si sposta nuovamente con meta Praga. Praga è l’ultima tappa europea ed in questa città riceve la scomunica da parte della chiesa locale luterana per motivi poco chiari. Nel 1591 Giordano Bruno torna in Italia e non è chiara la ragione che lo ha spinto a ritornare dato che per molti anni è fuggito per tutta Europa per evitare i suoi detrattori cattolici. A tal proposito è bene sottolineare che il nolano non è mai andato in Spagna perché lì c’era l’inquisizione spagnola[ii]. Facendo delle ipotesi possiamo dire che Bruno torna in Italia perché ambisce alla cattedra di matematica a Padova, che è poi assegnata a Galileo Galilei, o semplicemente perché sente la mancanza del luogo di origine.
L’inquisizione romana
Prima di passare ad analizzare tutte le accuse mosse nei confronti di Bruno ed entrare nel vivo del processo è necessario analizzare il modus operandi dell’inquisizione romana. L’inquisizione romana moderna nasce nel 1542 durante il pontificato di Paolo III con la bolla papale “Licet ab initio” e nel 1588 prende il nome di suprema congregazione che ha il compito di difendere l’integrità della fede da opinioni “stulte et absurde” o “in fide erronea”[iii].
Il compito principale dell’inquisizione è quello di combattere l’eresia, considerata come il crimine supremo che minaccia la vita dei fedeli e della Chiesa, essa nasce dall’adesione volontaria ed intenzionale ad una proposizione contraria alla fede e alla dottrina cristiana. Parlando di eresia due sono i problemi fondamentali: il primo è stabilire se una proposizione è o meno eretica ed in tal caso ci sono dei criteri formulati da studiosi come Alfonso De Castro e Leen Spruit e sono:
- Le sacre scritture in cui il significato è univoco e non ammettono interpretazioni divergenti da quelle della Chiesa
- I decreti conciliari perché in alcuni casi la verità non è contenuta nelle sacre scritture ed emerge dai concili
- La tradizione che il concilio di Trento definisce come fonte di verità di fede
- Il giudizio della Santa Sede
- Il giudizio dei doctores in cui il papa è il giudice supremo in caso di controversie
Qualora una proposizione è contraria anche solo ad uno dei cinque punti si parla di eresia. Il secondo problema riguarda l’intenzione del soggetto ad aderire ad un’idea contraria alla dottrina. L’intenzione del soggetto di aderire ad un’idea contraria alla fede non va confusa con altri tipi di deviazioni dottrinali come le opinioni erronee, scandalose, scismatiche o blasfeme.
L’inquisizione romana è un vero e proprio tribunale paragonabile ad un’istituzione moderna nonostante le procedure arcaiche come la tortura e la pena capitale. Come ogni tribunale anche l’inquisizione ha il dovere di verificare con prove e testimonianze che è stato commesso il peccato e poi prendere eventuali provvedimenti. Il processo inquisitoriale presenta cinque tappe fisse:
- L’inquisitio che nasce da una denuncia
- La seduta della corte per l’istruzione di un processo, se essa da un esito negativo non si può andare avanti
- La fase d’istruzione in cui vi è la raccolta delle deposizioni di testimoni e dell’imputato
- La expeditio causae in cui si pronuncia il verdetto
- La seduta pubblica in cui il verdetto è comunicato all’imputato in pubblico
La prima fase del processo è rimessa agli ufficiali che assistono i cardinali, tra questi ci sono due commissarius che possono interrogare testimoni ed imputati ma non hanno l’autorità di giurisdizione. Spesso queste testimonianze sono raccolte con la tortura che come sappiamo porta ad una distorsione della realtà. Vi sono poi due assessor che presentano le cause pendenti a Roma durante le riunioni dell’inquisizione che di solito si svolgono il martedì ed il giovedì.
Per addentrarci ancor di più nel modus agendi dell’inquisizione è importante distinguere tra indizi e prove, i primi permettono di incarcerare il soggetto e torturarlo mentre le prove danno la possibilità di assegnare una pena. Per passare dallo stato di indizio ad uno stato di prova sono necessarie determinate condizioni:
- La presenza di almeno due testimoni di buona fama, ovvero credibili ed attendibili
- La presenza di testimoni che danno versioni uguali
- La sicurezza che il soggetto vuole affermare l’eresia e non citare le parole di altri.
La pena inflitta dall’inquisizione all’eretico consiste nella sentenza di scomunica che viene rinnovata ogni anno nella bolla papale nel giorno del Venerdì Santo. La censura per eresia esclude che il soggetto può ricevere la comunione e l’assoluzione dei peccati, essa può essere rimessa solo dal vescovo diocesano o dal Papa. Altre pene assegnate in casi particolari sono per lo più sanzioni secolari come, ad esempio, l’incapacità di accedere a cariche pubbliche, la confisca di beni capitali e soprattutto la pena capitale.
Per casi analoghi a quello di Giordano Bruno agisce un ulteriore organo ovvero la congregazione dell’indice dei libri proibiti che nasce nel 1571 e rimane in vigore fino al 1917 anno in cui è soppressa da papa Benedetto XV. Il ruolo di questo organo è quello di analizzare e censurare gli scritti di coloro che vengono considerati eretici, una volta che l’opera è messa al bando è un peccato per il buon cristiano anche solo detenere una delle opere contenute nell’Indice.
L’arresto di Giordano Bruno
Come già avuto modo di dire il nolano è tornato in Italia, precisamente a Padova, nel 1591 e nel 1592 si trasferisce a Venezia dove vive come ospite di Giovanni Mocenigo. Alcuni studiosi, come Guido Del Giudice, suppongono che il soggiorno nella casa del Mocenigo rappresenti un piano ben strutturato dell’inquisizione, una sorta di indagine preliminare che ha come finalità quella di raccogliere delle prove. A sostegno di questa tesi vi sono due elementi: il primo è quello che Bruno nei due mesi di permanenza è esortato dal padrone di casa ad esporre idee ed opinioni; il secondo aspetto che fa pensare che il periodo di permanenza presso la casa del patrizio veneziano è un piano dell’inquisizione è che se un soggetto terzo avesse denunciato Giovanni Mocenigo esso sarebbe potuto incorrere in gravissime sanzioni.
Quando Giordano Bruno dichiara al padrone di casa la sua intenzione di tornare in Europa, precisamente a Francoforte, la notte del 22 maggio 1592 l’uomo lo trattiene coattivamente in casa ed il giorno seguente presenta una denuncia per eresia. Dopo l’arresto, come stabilito dalla procedura inquisitoriale, il nolano viene ascoltato e successivamente viene stilata una lista con una serie di accuse più o meno gravi. Tra le più importanti, ovvero quelle per cui rischia di essere condannato per eresia, vi sono l’aver vissuto in paesi eretici, l’avere opinioni erronee sulla trinità e sulla divinità di Cristo e avere teorie contrastanti con la fede sui temi dell’incarnazione e della pluralità dei mondi.
La difesa di Giordano Bruno dalle accuse
Nel processo inquisitoriale di Venezia Bruno adotta una tecnica ben precisa, che poi replica anche a Roma, ovvero quella di scusarsi per le proposizioni incriminate ma allo stesso tempo di continuare a ribadirle sostenendo che esse sono fondate sul pensiero di dotti e studiosi come san Tommaso D’Aquino, san Paolo e sant’Agostino. Il nolano, dunque, si discolpa sostenendo di non avere idee contrarie alla fede e alla dottrina ma di affrontare alcune tematiche solo sul piano filosofico e non teologico e basandosi su idee di illustri studiosi.
Bruno ha dunque la “presunzione” di potersi salvare senza dover abiurare le sue tesi, ipotizza che ci sono due ordini di verità: una filosofica ed una teologica. Dall’altro lato per la Chiesa quest’idea non è ammissibile dato che esiste soltanto la verità divina, come stabilisce il concilio Laterano V che decreta che non sono ammissibili una pluralità di verità perché due verità non possono contraddirsi.
Nel processo veneziano hanno poi rilievo anche altri personaggi, fra cui Giovan Battista Ciotti, senese che viene a contatto con Bruno perché stampa molti dei suoi libri, Giacomo Britanno, libraio che il nolano conosce nella sua peregrinazione europea, e Andrea Morosini, ovvero un nobile che gestisce un circolo di intellettuali. Quest’ultimo testimonia in favore di Giordano Bruno sostenendo che nonostante avesse udito vari discorsi riguardanti la filosofia ed argomenti letterari non ha udito nulla in contrario alla fede.
Il processo di Venezia, dunque, si trova in una fase di stallo in cui si sottolinea come è impossibile pronunciare una condanna in assenza di prove concrete, in questa fase assume rilievo un altro soggetto, ovvero il cardinale Santori. Quest’ultimo è il segretario del Sant’Uffizio romano ed assume un ruolo di rilievo nella vicenda perché è colui che richiede l’estradizione da Venezia verso Roma. Inizialmente il tribunale di Venezia si rifiuta di obbedire alla richiesta ma successivamente, precisamente il 7 gennaio 1593, procede ad accogliere la richiesta proveniente da Roma. I motivi che portano all’estradizione sono due: il primo è che Bruno non ha la cittadinanza veneziana ma quella nolana e dunque la giurisdizione spetta all’inquisizione romana, il secondo motivo è che esso ha già un caso pendente, riguardante la sua gioventù, di cui abbiamo già parlato. Il 27 febbraio 1593 Bruno entra nel carcere del sant’Uffizio romano e non ne esce più.
Il processo di Giordano Bruno a Roma
Al contrario di quello che si può pensare il processo romano è lungo e complicato e di ciò ne abbiamo testimonianza grazie al sommario del processo rinvenuto nel 1942 dallo storico Angelo Mercati. Il sommario assume rilievo perché è uno dei pochi documenti rinvenuti integralmente fino ai giorni nostri. Come già avuto modo di dire il processo a Roma non è semplice per via dei soggetti che vi partecipano, molti dei testimoni non sono attendibili fino in fondo e sono giudicati come indegni moralmente, inoltre le testimonianze rese dai vari soggetti spesso sono contrastanti fra loro.
Nel processo romano i testimoni di rilievo sono frate Celestino, un frate cappuccino, che ha ammesso di aver udito Bruno mentre dice di non credere in Dio e che la trinità non esiste, Matteo Silvestre, che afferma di aver udito blasfemie ed espressioni ingiuriose da parte del nolano, Francesco Graziani, Giulio Salo e Francesco Vaia che ripetono quanto già detto dagli altri testimoni. Va precisato che molti dei testimoni sono compagni di cella del nolano e testimoniano contro di esso semplicemente perché sperano che la delazione li salvi dalle pene dell’inquisizione.
Nel processo il punto di svolta è nel 1595 quando interviene Ippolito Maria Beccaria, un frate domenicano considerato come una figura chiave nel mondo dell’ortodossia cristiana. L’entrata nel procedimento di questa figura e di Roberto Bellarmino porta ad una svolta, dalle opere del nolano vengono estratte otto proposizioni su cui lo stesso imputato è interrogato in modo rigoroso ma senza tortura. Le otto proposizioni incriminate sono inerenti al principio dell’esistenza, l’anima umana e la sua definizione, la teoria copernicana e altri temi filosofici e teologici. Il nolano non rigetta le sue tesi nonostante abbia anche un termine anche più lungo dei quaranta giorni concessi solitamente per abiurare.
Condanna e morte sul rogo di Giordano Bruno
Il 20 gennaio del 1600 è dichiarato da papa Clemente VIII eretico formale, impenitente, pertinace ed ostinato e viene consegnato al braccio secolare affinché proceda con la condanna a morte che arriva il 17 febbraio quando Giordano Bruno viene condotto in piazza Campo de’ fiori, spogliato, legato ad un palo e bruciato vivo. Parlando del processo a Giordano Bruno credo che sia fondamentale aprire una piccola parentesi e sottolineare come egli non abbia subito atti di tortura né sia stato sottoposto ad un processo ingiusto per l’epoca in cui viveva.
È indubbio che la condanna inflitta è un atto atroce ma per gli standard del periodo storico in cui è inflitta la condanna a morte sono state rispettate tutte le formalità di quello che al tempo si poteva definire un giusto processo. Comparare gli standard dell’epoca con quelli attuali e guardare al processo di Giordano Bruno con le garanzie processuali di cui, fortunatamente, disponiamo oggi non significherebbe fare un’analisi storica corretta. Aldilà della breve riflessione è bene ribadire come Bruno sia stato un baluardo della libertà di pensiero e quanto le sue azioni abbiano ispirato scrittori e pensatori negli anni e nei decenni a venire.
NOTE:
[i] Per un maggior approfondimento sul calvinismo si richiama la pagina online dell’enciclopedia Treccani
[ii] Per un maggior approfondimento sull’inquisizione spagnola si richiama Henry Kamen, l’inquisizione spagnola, Ghibli editore, 2023
[iii] Per un maggior approfondimento sull’inquisizione romana si richiama Adriano Prosperi, l’inquisizione romana letture e ricerche, edizione di storia e letteratura, Roma, 2003
BIBLIOGRAFIA
- Enciclopedia online Treccani, Giordano Bruno
- Eugenio Garin, Giordano Bruno, edizioni della Normale, 2023
- Luigi Firpo, Il processo di Giordano Bruno, a cura di Diego Quaglioni, Salerno editrice, 2005
- Francesco Beretta, Giordano Bruno e l’inquisizione romana. Considerazioni sul processo, accademia editoriale, 2001
- Leen Spruit, Giordano Bruno eretico: le imputazioni del processo nel contesto storico-dottrinale, 2006
- Leen Spruit, Una rilettura del processo di Giordano Bruno. Procedure e aspetti giuridico-formali, estratto da P. Giustiniani e altri, Giordano Bruno oltre il mito e le opposte passioni, biblioteca teologica napoletana, Napoli 2002
- Luigi Cicuttini, Il processo di Giordano Bruno, 2017
- Massimiliano Traversino, I processo a Giordano Bruno: le opinioni “erronee” sul Cristo, l’infinito universo quale “verbo”, edizioni studio domenicano, 2013
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Eugenio Garin, Giordano Bruno, edizioni della Normale, 2023.
- Luigi Firpo, Il processo di Giordano Bruno, a cura di Diego Quaglioni, Salerno editrice, 2005.
- Anna Foa, Giordano Bruno, Il Mulino, 2016.