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Home Storia Antica Antica Roma

La fondazione di Roma. Mito e realtà della nascita della Città Eterna

Il 21 aprile del 753 a.C., secondo le cronache, una delle città più importanti di tutto l’occidente vide la luce. È il giorno in cui sulle sponde del Tevere nacque Roma, la città eterna.

di Redazione
13 Dicembre 2020
TEMPO DI LETTURA: 7 MIN
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CONTENUTO

  • Il viaggio di Enea
  • Romolo e Remo, il mito dei due gemelli e la fondazione di Roma
  • I primi insediamenti, tra vantaggi commerciali e strategici
  • L’età del bronzo
  • Dall’ottavo secolo in avanti: il dibattito che divide gli storici sulla fondazione di Roma

di Alberto Fernandez

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Il 21 aprile del 753 a.C. è una data entrata di prepotenza nella storia.

È infatti in questo giorno che, secondo le cronache, una delle città più importanti di tutto l’occidente vide la luce; è questo il giorno in cui sulle sponde del Tevere nacque Roma, la città eterna, colei che nel corso dei secoli, sarebbe arrivata a dominare il mondo.

Il viaggio di Enea

Le radici più antiche della fondazione di Roma si hanno nel mito dell’eroe troiano Enea che, costretto a scappare da Troia dopo la sua conquista da parte degli achei con il padre Anchise ed il figlio Ascanio, giunge sulle coste del Lazio, dove da origine alla civiltà che si sarebbe poi evoluta nella civiltà romana.
Figlio del mortale Anchise e della dea Venere, Enea è un semidio, ovvero un ibrido che possiede in sé caratteristiche divine e mortali, rendendolo superiore ad un comune essere umano ma inferiore ad un dio.

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Fin dall’epoca di Omero, ci viene detto di come il fato ha riservato ad Enea un destino glorioso, destino che lo porterà ad originare la più grande civiltà che il mondo abbia mai visto. Il cammino di Enea è, in maniera molto similare a quello che è il percorso di Ulisse, ricco d’imprevisti ostacoli, che spesso e volentieri lo portano a dover fuorviare dal suo percorso.

Il più grande e famoso di questi imprevisti porta il nome di una donna, una regina: Didone di Cartagine. Si dice che giunto a Cartagine, l’eroe troiano si sia innamorato perdutamente della regina, la quale a sua volta contraccambia il sentimento; Enea decide così di restare a Cartagine e così per un anno intero i due amanti governano la città.

Il fato è però crudele ed Enea è costretto a lasciare Cartagine per riprendere il suo viaggio; ciò provoca grande sconforto nella regina, che piena di dolore per l’abbandono del suo amato decide di togliersi la vita. Secondo gli storici antichi questo episodio sta alla base della grande rivalità tra Roma e Cartagine.

Ripreso il suo viaggio, Enea giunge finalmente in Italia, approdando sulle coste laziali presso la città di Laurento. Qui fa la conoscenza del popolo degli Aborigeni ed, in maniera particolare, del suo re, Latino. Su questo punto le fonti si dividono; secondo alcune i due arrivarono ad uno scontro armato mentre altre sostengono che ci sia stato un incontro pacifico.

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Dopo il primo contatto con il popolo degli Aborigeni e con Latino, il principe troiano conosce Lavinia, figlia del re. Tra i due sboccia subito l’amore, amore che però è ostacolato dal fatto che Lavinia è già promessa in sposa a Turno, re del vicino popolo dei Rutuli.

Latino, sotto pressione della figlia, da la propria benedizione alla sua unione con Enea, provocando l’ira di Turno, che dichiara guerra ad Enea e agli Aborigeni. Nel conflitto che ne segue perdono la vita sia Turno che Latino ed Enea, rimasto ormai unico capo indiscusso, decide di unire troiani e Aborigeni in un unico popolo: i latini, così chiamati proprio in onore di Latino.

Il figlio di Enea, Ascanio (Iulio per i romani), fonda in seguito la città di Alba Longa e dà origine alla Gens Iulia da cui discendono Romolo e Remo, i mitici fondatori di Roma, nonché Augusto, il primo imperatore romano.

Romolo e Remo, il mito dei due gemelli e la fondazione di Roma

Come si è appena detto, la città di Alba Longa viene fondata da Ascanio, figlio di Enea. Per i secoli successivi i vari discendenti di Ascanio si susseguono alla guida della città, governandola in maniera giusta e mantenendo la pace.

Tutto cambia, però, quando il re Numitore viene detronizzato dal fratello Amulio. Quest’ultimo, inoltre, obbliga Rea Silvia, figlia di Numitore, a prendere i voti divenendo una vestale, ossia una sacerdotessa della dea Vesta, impedendole così di sposarsi e di conseguenza di avere figli.

Ma questo non le impedisce tuttavia di restare incinta, secondo alcune leggende del dio Marte. Quando Amulio viene a conoscenza della gravidanza della nipote, decide di farla rinchiudere in una torre è da l’ordine ad alcune guardie di mettere i neonati in una cesta e di lasciarli alla corrente del Tevere, per paura che una volta cresciuti possano reclamare il loro diritto di nascita.

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Enea, Anchise e Ascanio di Gian Lorenzo Bernini

La cesta contenente i due gemelli si arena nei pressi del foro Boario. Qui, una lupa che aveva da poco perso i suoi cuccioli, è attratta dai vagiti dei due gemelli e, giunta sul luogo, decide di allattarli, salvando loro la vita. In seguito i gemelli vengono trovati da un pastore, che li raccoglie e li porta a casa con sé.

Dopo molti anni, Romolo e Remo vengono a conoscenza delle loro vere origini, decidendo così di tornare ad Alba Longa, per poter spodestare Amulio e ristabilire Numitore sul trono. Portato a compimento il loro obiettivo, i due fratelli decidono di fondare una nuova città, ma la tensione tra i due per chi deve diventarne il re porta ad un conflitto tra i sostenitori dell’uno e dell’altro ed alla conseguente morte di Remo.

Rimasto ormai solo, Remolo decide di fondare la nuova città ai piedi del colle Palatino, dandole il nome che entrerà per sempre nella storia: Roma. Un evento che, nell’ultimo periodo, ha trovato spazio anche sul piccolo schermo, con la serie TV “Romulus” che racconta le origini, tra miti, leggende e storia, della città eterna.

I primi insediamenti, tra vantaggi commerciali e strategici

Sebbene i miti riguardanti la fondazione di Roma siano sicuramente affascinanti e con una base storica, è impossibile farvi un totale affidamento, in quanto si tratta di fonti tramandate per lo più oralmente e che hanno subito diversi cambiamenti nel corso dei vari secoli, stravolgendone il contenuto.

La realtà dei fatti è, almeno in parte, diversa da come ci viene raccontata ed ha ragioni molto più pratiche, di natura economica e commerciale. Per via del suo particolare carattere “emporico”, questo luogo è frequentato fin dall’VIII secolo a.C. dai Greci e dai Fenici, oltre che dagli Etruschi e le altre popolazioni italiche.

Il Tevere, inoltre, costituisce il confine naturale tra due differenti culture che, fin dalla fine dell’età del bronzo (dopo il 1000 a.C.), vanno ormai contrapponendosi anche etnicamente: la cultura laziale a sud (il Latium vetus dei Latini-Falisci) e quella villanoviana a nord (l’Etruria degli Etruschi).

L’età del bronzo

Accanto alle fonti letterarie classiche, in epoca recente gli archeologi sono stati in grado di dimostrare la vera natura emporica dell’antico centro pre-urbano di Roma. La zona corrispondente all’antico centro è quella situata tra il Tevere e i tre colli: Aventino, Palatino e Campidoglio, la quale può anche essere identificata con il foro Boario. I reperti più antichi che sono stati ritrovati in questa zona sono quelli rinvenuti presso la chiesa di Sant’Omobono e risultano databili nell’età del bronzo.

Tra i vari reperti, che sono databili intorno al XIV-XIII secolo a.C., gli archeologi hanno trovato frammenti di ceramica appenninica e resti appartenenti ad animali. A partire invece dal XIV e XIII secolo a.C. le tracce di insediamenti umani vanno via via estendendosi fino a raggiungere la zona dell’attuale Foro romano, dove sono stati ritrovati resti di villaggi appartenenti al XI secolo a.C. e di corredi funebri del X secolo a.C.
È in questa zona che, infatti, vengono portati alla luce resti di empori commerciali ed aree di approvvigionamento.

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L’area “sacra” di Sant’Omobono

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Particolare rilevanza negli scavi di Sant’Omobono lo ha il fatto che, tra i numerosi reperti, sono stati ritrovati anche resti di indubbia provenienza greca, risalenti all’VIII secolo a.C., e che vanno dunque a coincidere con l’epoca in cui è stata fondata Roma secondo quella che è la tradizione letteraria classica.

Tale avvenimento, dunque, risulta essere una conferma archeologica della veridicità dei fatti che hanno contribuito poi alla nascita dei miti sulla nascita della città. Diversi studi e teorie cercano di collegare tra loro i vari reperti. Si tratta di resti scoperti in un’area relativamente piccola che testimoniano la presenza di piccoli centri abitati nella zona tra il Campidoglio, il foro ed il Palatino già in un’età antecedente quella della fondazione di Roma.

La leggenda che ci narra di come Roma nacque per volontà di Romolo, sembra dunque avere delle reali fondamenta storiche, soprattutto a seguito della scoperta dell’archeologo italiano Andrea Carandini, ossia quella di un’antica cinta muraria che potrebbe corrispondere all’antico “Muro di Romolo”, eretto sul Palatino. Una scoperta che potrebbe confermare la verità dietro la leggenda sulla nascita di Roma.

Secondo lo storico romano Tacito infatti, il solco tracciato da Romolo – da cui poi ha avuto origine il primo centro urbano di Roma – includerebbe l’area dell’Ercole invitto, monumento che non solo era già conosciuto nella metà dell’VIII secolo a.C., ma che addirittura costituisce uno dei quattro angoli della città quadrata.

Secondo altri storici, invece, la nascita della città non si deve ad un’atto di fondazione bensì ad un fenomeno di progressiva nascita di centri urbani molto comune nell’Italia centrale dell’epoca e che nello specifico comprende proprio il periodo che va dal XIV all’VIII secolo a.C.

La nascita di Roma sarebbe dunque frutto di un progressivo processo di unificazione di entità politiche e territoriali durato vari secoli, che vede, in analogia con quanto già accade nel resto dell’Italia centrale, la progressiva unione di tutti gli insediamenti in un unico centro urbano.

In quest’epoca, infatti, tutte le zone sepolcrali presenti tra i vari villaggi vengono abbandonate in favore di nuovi sepolcreti situati fuori dal perimetro cittadino. Questo è lo stesso tipo di fenomeno che può essere accaduto anche nell’area del Palatino, dove la fusione dei vari nuclei presenti ha avuto termine solo nell’VIII secolo a.C., che corrisponde alla tradizionale data della fondazione di Roma, ovvero il 21 aprile del 753 a.C.

Il Romolo della leggenda potrebbe essere dunque il fautore di questa prima unificazione. Tale processo ha subito poi una forte accelerata sotto la dominazione Etrusca, arrivando a comprendere tutti e sette i colli.

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  • Tito Livio – Storia di Roma dalla sua fondazione, Volume I
  • Andrea Carandini – Roma, il primo giorno
  • Andrea Carandini – Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea
  • Raymond Bloch – Le origini di Roma. La fondazione dell’urbe tra verità e leggenda
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