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Filippo II nell’immaginario comune
Tra tutti i sovrani rinascimentali, pochi hanno suscitato sentimenti tanto contrastanti come Filippo II d’Asburgo, sia tra i contemporanei che tra i posteri. Per alcuni egli è l’incarnazione stessa della gloria e della potenza di una nazione, la Spagna, che sotto il suo regno vive il suo periodo di massimo splendore. Per molti altri invece, la figura di Filippo rappresenta quella di un tiranno, uomo crudele capace di orribili crimini e disposto a tutto pur di far trionfare il cattolicesimo.
La verità è che Filippo II è, nei giusti limiti della ragione, entrambe queste figure. È vero, Filippo è un fervente cattolico che ha come scopo la restaurazione dell’autorità della chiesa di Roma e non si fa particolari scrupoli ad utilizzare metodi che noi giudicheremmo poco ortodossi, ma d’altro canto egli è lo stesso uomo che consolida la superiorità politico-militare della Spagna e che promuove lo sviluppo delle arti e della cultura patrocinando pittori, poeti e artisti di ogni genere.
A questo nello specifico fa riferimento il termine spagnolo “Siglo de Oro”, ovvero non tanto alle spasmodiche quantità di oro provenienti dai domini americani quanto, piuttosto al forte impulso dato allo sviluppo all’arte e alla cultura spagnola. Al di fuori della Spagna, l’immagine di Filippo è stata associata per secoli a quella di un despota e di un tiranno crudele e senza cuore, basti pensare al Don Carlos di Giuseppe Verdi, basata sull’omonima tragedia scritta da Friedrich Schiller.
Questo è dovuto principalmente all’opera della propaganda protestante, che lo ha dipinto come un sovrano sanguinario e machiavellico, disposto a tutto pur di far trionfare il cattolicesimo a scapito della fede riformata. Ciò lo accomuna ad un’altra grande sovrana del ‘500, Caterina de Medici, prima regina consorte e poi reggente di Francia per conto dei figli Carlo IX ed Enrico III.
Il fatto risulta quanto mai ironico visto che in realtà i due si muovono su parti estremamente diverse dello scacchiere politico internazionale dell’epoca. Come detto però, Filippo II d’Asburgo è molto di più e, sicuramente, è una delle figure più ricche e complesse dell’intera storia del Rinascimento.

Filippo II d’Asburgo: un solo re per tante corone
Va detto, per quanto scontato possa sembrare, un titolo simile è fondamentale per capire la vastità dei domini del futuro monarca spagnolo e anche, per non dire soprattutto, la profonda complessità socio-culturale, politica ed economica che li differenzia gli uni rispetto agli altri. Alla nascita dell’allora Principe delle Asturie, suo padre, Carlo V di Germania e I di Spagna, è il sovrano più potente del mondo.
Il suo impero, il più grande della sua epoca, comprende buona parte dell’Europa occidentale e delle Americhe ed è talmente vasto che lo stesso imperatore arriva a coniare una frase, divenuta ormai celeberrima, che ne descrive bene le dimensione “Sul mio impero non tramonta mai il sole”. Carlo V non pecca di superbia anzi, sul suo impero il sole non tramonta in senso letterale visto che la notte europea corrisponde al giorno americano e viceversa.
L’immensità dei domini che fanno capo alla casa d’Asburgo, si riflette in quella, come detto poc’anzi, che è una profonda diversificazione delle culture dei popoli che li abitano, in particolare dal punto di vista religioso. I primi del ‘500 sono infatti, gli anni in cui opera il monaco tedesco Martin Lutero, la cui opera di predica contro la chiesa di Roma, porta alla nascita della cosiddetta fede riformata o luterana che, scindendosi da quella cattolica romana, inizia a prendere piede in Germania, nelle province che costituiscono le attuali BENELUX, in particolare negli odierni Paesi Bassi, e in una considerevole parte della Francia.
L’esistenza di questa nuova fede, crea un nuovo e forte elemento d’instabilità politica all’interno del contesto europeo, cui si devono aggiungere i conflitti per la supremazia che vedono gli Asburgo opporsi ai Valois e la persistente minaccia rappresentata dall’impero ottomano. Durante tutto il suo regno infatti Carlo V si ritrova a combattere delle guerre pressoché continue. Questo influisce notevolmente sul giovane Filippo che, fin da giovane, si abitua alle lunghe assenze del padre dalla Spagna.
Alla fine di questi conflitti, Carlo ne esce sconfitto e debilitato, questo lo porta nel 1556 ad abdicare in favore del figlio, che gli succede sul trono di Spagna, e del fratello che diventa Imperatore. Nonostante non abbia ottenuto per se la corona imperiale, Filippo II si impone come sovrano più potente dell’intero mondo cristiano.
Tutto ciò è dovuto al fatto che oltre ai territori della Spagna peninsulare (composta all’epoca dal Regno di Castiglia, dalle Terre della corona d’Aragona e dal Regno di Navarra) e delle americhe, Filippo regna anche su gran parte dell’Italia, eredità che proviene da Ferdinando II d’Aragona, sugli stati borgognoni e sulle Fiandre che Carlo ha sua volta ereditato dalla nonna paterna Maria di Borgogna.
A questa già considerevole quantità di territori posti sotto il suo controllo si aggiunge, la conquista nel 1580 la conquista del Regno del Portogallo. L’annessione del Portogallo è possibile poiché traimete sua madre, Isabella d’Aviz, Filippo discende da Manuele I del Portogallo. Così quando nel 1578 muore senza eredi il re-cardinale Enrico I d’Aviz, Filippo sente di poter legittimamente far valere le sue pretese al trono.
Non tutta la nobiltà portoghese lo riconosce però come erede legittimo e anzi si crea una fazione anti-spagnola che decide di incoronare come re Antonio d’Aviz, come Antonio I del Portogallo. La proclamazione di due sovrani da parte di due fazioni opposte porta allo scoppio di un conflitto che si conclude con una rapida e schiacciante vittoria spagnola.
Con l’ascesa al trono portoghese, Filippo II compie una grande impresa, ovvero quella di riunire sotto di se tutti i regni dell’antica Spagna visigota p antecedente la conquista araba della penisola iberica. Per molti intellettuali iberici dell’epoca l’avvenimento ha dello straordinario e contribuisce a rafforzare l’immagine di Filippo.

Nonostante la conquista, il Portogallo resta politicamente molto autonomo rispetto a Madrid e resta sotto lo scettro degli Asburgo fino al 1640, quando una perdita progressiva della propria dipendenza a favore del potere centrale porta allo scoppio di violente rivolte che culminano con la definitiva indipendenza del paese.
Il regno di Filippo II e la lotta contro i protestanti
Come detto poc’anzi, Filippo ascende al trono in un momento assai complesso per l’Europa. Nel 1556 infatti, Spagna e Francia si stanno ancora dando battaglia per la supremazia sul continente europeo. La Spagna gode, grazie al matrimonio di Filippo con Maria I Tudor, del supporto dell’Inghilterra, tornata temporaneamente ad essere un regno cattolico dopo lo scisma anglicano di Enrico VIII, del Sacro Romano Impero e di alcuni stati italiani come Genova e ducato di Savoia. La Francia invece fa affidamento principalmente sul sostegno dell’impero ottomano.
La supremazia della coalizione guidata dagli Asburgo è pressoché totale e ciò porta ad una decisiva vittoria della Spagna ai danni della Francia. Nel 1559 viene così firmata la Pace di Cateau-Cambresis, sancita dal matrimonio dello stesso Filippo, divenuto nel frattempo vedovo di Maria, con Elisabetta di Valois, figlia di Enrico II e Caterina de Medici.
La firma degli accordi di pace, che si compongono di due trattati firmati separatamente dalla Francia rispettivamente con Inghilterra e Spagna, segna un punto di svolta fondamentale nella storia del rinascimento. Essa rappresenta infatti la fine di più di sessant’anni di guerre ininterrotte tra Spagna e Francia per la supremazia in Europa e in Italia in particolare, ridisegnando completamente gli assetti geopolitici della penisola, segnando l’inizio della lunga e influente dominazione spagnola e asburgica.
Il lungo regno di Filippo II sembra così iniziare nel migliore dei modi, con una serie di vittorie militari e diplomatiche che lo consacrano definitivamente come il sovrano più potente d’Europa, tuttavia fin dai primi anni iniziano a palesarsi tutta una serie di problemi che presto lo portano di nuovo ad essere perennemente in guerra. Di tutte le problematiche che sorgono, sono due quelle occupano principalmente il sovrano spagnolo, i crescenti moti di rivolta nelle Fiandre e l’Inghilterra.
Con la morte di Maria I nel 1558 infatti, ascende al trono la giovane Elisabetta I, unica figlia superstite di Enrico VIII e della sua seconda moglie Anna Bolena, la donna per sposare la quale il re aveva causato lo scisma della chiesa d’Inghilterra da quella di Roma. Ironia della sorte vuole che Elisabetta riesca a sopravvivere alla sorella proprio grazie ad un intervento dello stesso Filippo che convince la consorte a non mandarla al patibolo, in cambio della promessa di far si che l’Inghilterra resti un regno cattolico.

Elisabetta, nata, cresciuta ed educata nella fede protestante, fa buon viso a cattivo gioco. Promette alla sorellastra sul suo letto di morte di rispettare le sue volontà, ma appena salita al trono si prodiga per far si che il protestantesimo torni ad essere la religione preminente. Filippo inizialmente, convinto di poter domare il carattere di Elisabetta, chiede la sua mano, ma lei rifiuta e anzi, immediatamente dopo la Pace di Cateau-Cambrésis, inizia ad operare per minare il potere di Francia e Spagna che lei vede come grandi minacce all’indipendenza del suo regno.
Per portare avanti i suoi scopi, Elisabetta inizia a sostenere e sovvenzionare economicamente e militarmente i protestanti di tutta Europa, in particolare gli olandesi e i calvinisti francesi (detti ugonotti), nella loro lotta d’opposizione ai sovrani cattolici. Filippo dal canto suo non fa nulla per evitare questi conflitti e anzi la sua attitudine e quella del suo più importante generale, il duca d’Alba, ad usare il pugno di ferro con i rivoltosi alimenta ulteriormente i fuochi di una ribellione che in breve tempo si trasforma in una vera e propria guerra d’indipendenza, la cosiddetta guerra degli ottant’anni che porterà alla formazione della Repubblica delle Province Unite.
La lotta contro i protestanti, nel mentre Filippo ha iniziato a spendersi per sostenere la fazione cattolica francese guidata dai duchi di Guisa e Maria Stuarda nelle sue pretese al trono inglese, e contro l’Inghilterra, che nel frattempo ha avviato la cosiddetta guerra di corsa ai danni dei galeoni spagnoli ricchi di oro provenienti dalle americhe, si rivela particolarmente infruttuosa e costosa terminando nella disastrosa sconfitta dell’Invincible Armada al largo delle coste britanniche e con l’ascesa al trono francese del protestante Enrico di Borbone, re di Navarra che anche se convertito al cattolicesimo si dimostra fin da subito uno strenuo e duro nemico della Spagna.
In mezzo a tutti questi problemi però vi sono anche molti successi. Durante il regno di Filippo infatti, la Spagna riesce ad imporsi come la maggiore potenza del continente europeo, sbaragliando di fatto tutti i rivali e in particolare, riesce a segnare una grande vittoria nella Battaglia di Lepanto, dove la flotta della Lega Santa guidata da Don Giovanni d’Austria, fratellastro del re, riesce a sconfiggere quella ottomana, segnando per la prima volta dopo secoli, una fermata all’espansionismo dell’impero del sultano. Oltre a ciò si ha il definitivo consolidamento della presenza spagnola nelle colonie americane che diventano la vera base della potenza della nazione iberica e il cui oro paga i costi delle guerre di Filippo.

Oltre alle guerre contro i protestanti, Filippo II è ricordato come il sovrano che, similmente a quanto farà Luigi XIV in Francia, da un forte impulso allo sviluppo della cultura spagnola, basti pensare alle famose gorgiere che sono un simbolo della moda spagnola, che diviene dominante nel contesto europeo dalla fine del rinascimento fino alla fine dell’epoca barocca un secolo dopo quando viene sostituita da quella francese, come la Spagna viene sostituita dalla Francia come massima potenza europea.
Filippo II di Spagna come Monarca e come uomo

Fin da subito, Filippo II mostra un monarca decisamente diverso rispetto a suo padre. Carlo V, infatti, è sempre stato un sovrano abituato a viaggiare nei suoi vasti domini, a tenere corte li dove la necessità lo richiede. Con Filippo la situazione cambia, egli infatti stabilisce fin da principio la dimora del sovrano è Madrid e che da Madrid devono passare tutte le questioni che riguardano lo stato.
Per certi versi, anche se poi sono due cose assolutamente diverse nella loro essenza, egli procede l’assolutismo francese. Da Filippo in poi infatti, tutte le decisioni che riguardano lo stato devono obbligatoriamente passare attraverso il re. Per fare ciò Filippo crea un complesso sistema burocratico di cui la figura del sovrano diventa diventa il perno centrale, ma che al lungo andare segna il declino della potenza spagnola, poiché può essere gestito solo da sovrani realmente capaci, cosa che non si rivelano essere i suoi successori.
Per questa sua attitudine a controllare personalmente ogni documento, processo che a lungo andare si rivela appunto lento e inefficiente, Filippo riceve il soprannome di “el rey papalero”, il re delle scartoffie. Oltre che dalle sue convinzioni di sovrano assoluto, Filippo è mosso anche da una forte pietà religiosa.
Questo lo porta, come scritto sopra, ad essere assolutamente intollerante verso i protestanti, è proprio il cambio di atteggiamento rispetto al padre nei confronti dei fiamminghi a far scoppiare tutte quelle ribellioni. Nonostante ciò Filippo sa anche essere un uomo pragmatico e un perspicace e abile politico capace di tenere testa da solo ad una moltitudine di problematiche che altrimenti sarebbero difficili da affrontare per un singolo uomo.
Tutte queste caratteristiche concentrate in una singola persona, fanno si che il giudizio degli storici su Filippo II, quasi fosse un Napoleone ante litteram, sia profondamente discordante e divisorio. Alcuni, principalmente quelli protestanti e anglosassoni, lo dipingono come un despota tirannico che si è macchiato più volte le mani di sangue mentre altri, anche sottacendo i suoi errori e i crimini compiuti, ne lodano invece le capacità politiche e nella gestione degli affari di stato. Probabilmente la cosa giusta è schierarsi nel mezzo, riconoscendo a Filippo II i meriti di aver reso grande la Spagna, ma riconoscendo anche che per fare ciò è sempre stato disposto a tutto.
Fonti
- https://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-ii-re-di-spagna/;
- https://www.youtube.com/watch?v=qBwgkp8Gdpc;
- https://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_II_di_Spagna.
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Vittorio Ricci, La Monarchia Cattolica nel Governo degli Stati Italiani, F. Ciolfi Editore, 2011;
- Geoffrey Parker, The Grand Strategy of Philip II, 2000;
- Geoffrey Parker, Un solo re, un solo impero. Filippo II di Spagna, Il Mulino, 1998.
- Henry Kamen, Felipe de España, Siglo XXI de España Editores, 1997.