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Federico Barbarossa, riassunto
Federico I Barbarossa (1125-1190), figlio del duca di Svevia Federico II, diventa duca alla morte del padre nel 1147. Nel 1152, alla morte dello zio Corrado III, viene eletto re di Germania con il sostegno del cugino Enrico il Leone, duca di Sassonia, con cui stabilisce un’alleanza strategica. In Germania l’attenzione del sovrano è rivolta a stabilizzare il regno, mentre in Italia punta a riaffermare l’autorità imperiale sui Comuni, cercando di restaurare il potere imperiale perso nei decenni precedenti.
Nel 1154 scende in Italia e nel 1155 viene incoronato re d’Italia a Monza (15 aprile) e imperatore a Roma (18 giugno). Nel tentativo di riprendere il controllo, emana la Constitutio de regalibus, una carta che ribadisce i diritti sovrani imperiali, ma questo provoca il malcontento dei Comuni lombardi e lo scontro con il papato, soprattutto per la sua pretesa di intervenire nelle elezioni episcopali. Milano, ribelle al suo potere, viene rasa al suolo nel 1162, ma la Lega Lombarda, formata nel 1167, e l’epidemia che decima il suo esercito a Roma indeboliscono la sua posizione.
Dopo la sconfitta nella battaglia di Legnano nel 1176, è costretto a negoziare. La pace di Venezia del 1177 segna una tregua con papa Alessandro III, mentre la pace di Costanza del 1183 garantisce ai Comuni una maggiore autonomia, pur mantenendo il tributo all’impero. Barbarossa, dopo aver affrontato anche l’opposizione di Enrico il Leone in Germania, parte nel 1189 per la terza crociata. Muore nel 1190 annegando nel fiume Göksu, durante il viaggio verso la Terra Santa. La sua figura resta centrale nella storia tedesca, celebrata come simbolo del potere imperiale, mentre per i Comuni italiani diventa un simbolo dell’oppressione straniera.
Federico I Barbarossa re di Germania
Alla morte di Enrico V di Franconia nel 1125 i grandi feudatari tedeschi rivendicano il diritto di poter votare liberamente per la corona e eleggono al trono il duca di Sassonia Lotario di Supplimburgo. Si delineano, in tal modo, all’interno della nobiltà tedesca due schieramenti che si raccolgono sotto l’insegna di due potenti famiglie: i Welfen di Baviera e gli Hohenstaufen di Svevia. La prima prende il nome da un antenato e viene chiamata “guelfi“; la seconda viene nominata “ghibellini” dal nome del castello di Waiblingen.
Il conflitto fra le due parti, fatto di scontri quotidiani e assedi di città, imperversa sotto il regno di Lotario e continua sotto il successore Corrado III di Hohenstaufen. Alla morte di quest’ultimo, nel 1152, le opposte coalizioni trovano un accordo sulla spartizione della Germania in due sfere d’influenza e sull’elezione al trono di Federico I di Hohenstaufen, che passerà alla storia con il soprannome di Barbarossa.
Svevo dalla parte del padre e imparentato con i Welfen per via della madre Giuditta di Baviera, Federico I, discendendo da entrambe le fazioni, appare la persona giusta per mettere fine alla rovinosa guerra civile che sta insanguinando il paese. Il 4 marzo del 1152, il giorno dell’incoronazione, Federico I Barbarossa è appena trentenne e così viene descritto da un suo contemporaneo:
“Alla personale energia, al coraggio, al gusto della battaglia, all’allegria, univa una rozza rettitudine ed un solido buon senso: nessun sovrano tedesco, dopo Carlo Magno, aveva riassunto nella sua persona qualità così adatte al governo del popolo tedesco”.
Al cugino Enrico il Leone, leader della coalizione dei guelfi, Federico riconosce la signoria delle regioni della Sassonia e della Baviera, mentre per sé riserva, oltre alla Svevia, le regioni meridionali del regno. Sin da subito il nuovo sovrano mostra la volontà di rafforzare l’autorità imperiale alla quale spetta il “dominium mundi“: sono, infatti, recuperai i diritti legati all’elezione dei vescovi e si manifesta al pontefice, attraverso una missiva per informarlo della recente elezione, l’intenzione di proseguire l’opera iniziata da Carlo Magno e dagli Ottoni.
La prima discesa in Italia di Federico I Barbarossa: la corona imperiale
L’attenzione del sovrano tedesco si sposta ben presto alla penisola italiana dove le città, organizzatesi in comuni e emancipatesi da ogni potere signorile, arrivano a fare proprie molte prerogative imperiali e si combattono tra di loro per sottrarsi territori. Le notizie più allarmanti per Federico I Barbarossa arrivano dalla pianura padana dove Milano, dopo aver sottomesso Como e Lodi, minaccia i comuni di Pavia e Cremona, fedeli alleati all’impero.
L’obiettivo del re è a quel punto recuperare le “iura regalia“, ovvero le regalie, le inalienabili prerogative che devono spettare ad un sovrano: amministrare la giustizia, nominare ufficiali pubblici, riscuotere pedaggi e imposte, provvedere alla guerra. Durante la sua prima discesa in Italia, avvenuta nell’autunno del 1154, il Barbarossa si limita ad effettuare alcune azioni dimostrative, come l’incendio di Asti, Chieri e Tortona, realizzati soprattutto per mettere in guardia Milano. Convoca una Dieta a Roncaglia, presso Piacenza, dove tenta di riaffermare i suoi poteri scontrandosi però con la resistenza dei maggiori comuni.
Desideroso di ricevere la corona imperiale Federico scende a Roma dove contribuisce a porre fine all’esperienza comunale capitolina facendo arrestare uno dei suoi protagonisti Arnaldo da Brescia. Il monaco agostiniano viene consegnato al pontefice che lo manda al rogo. Dopo essere stato pubblicamente incoronato imperatore del Sacro romano impero il 18 giugno 1155 da papa Adriano IV, il Barbarossa riprende la strada di casa e rientra in Germania.
La seconda discesa in Italia del Barbarossa contro i comuni
Nel 1158, alla guida di un poderoso esercito, il Barbarossa torna in Italia e pone d’assedio Milano che rappresenta, ancora una volta, il fulcro della resistenza imperiale. Costretta alla resa la città deve rinunciare all’esercizio dei diritti di pertinenza regia e a ogni ingerenza nella vita dei comuni vicini. Federico, allora, può convocare una seconda Dieta a Roncaglia: assistito, in tale circostanza, dai giuristi dell’università di Bologna, l’imperatore emana due Constitutiones di enorme rilevanza politica.

La prima, Constitutio de regalibus, elenca e ribadisce le prerogative imperiali sottolineando come i comuni o i signori locali possano esercitarle solo a seguito di concessione imperiale; la seconda, Constitutio pacis, vieta categoricamente le leghe fra le città e le guerre private. Inoltre Federico I Barbarossa tenta di legare a sé con rapporti di tipo feudale conti, marchesi e ducati e di procedere all’organizzazione amministrativa del Regno d’Italia attraverso l’invio di funzionari tedeschi.
Il progetto del sovrano, di subordinare alla sua autorità tutti i poteri, suscita nella penisola una vasta opposizione che vede schierata in prima fila i comuni veneti e lombardi e lo stesso pontefice Alessandro III. Per ripicca Federico inizia a sostenere l’antipapa Vittore IV e posta nuovamente d’assedio Milano che ha nel frattempo ripreso le armi, la rade al suolo nel 1162. La distruzione della città, però, non scoraggia i comuni italiani nel proseguire l’azione anti imperiale.
Barbarossa contro i comuni italiani: battaglia di Legnano e pace di Costanza
Nel 1164 alcune città del Veneto danno vita alla Lega veronese, alla quale segue un’analoga alleanze di comuni lombardi capeggiati da Cremona; con il giuramento di Pontida del 7 aprile 1167 queste due coalizioni si fondono nella Lega Lombarda appoggiata subito da papa Alessandro III al quale viene dedicata la città di nuova fondazione, Alessandria.
Riconsolidato il suo potere in Germania l’imperatore decide di scendere ancora una volta in Italia. Il 29 maggio 1176, nei pressi di Legnano, le milizie della Lega lombarda, strette intorno al Carroccio (un carro carico di sacralità sul quale stanno trombettieri e sacerdote con la croce), colgono di sorpresa l’esercito imperiale che subisce una pesante sconfitta. E’ a questo punto che lo svevo intraprende finalmente la strada per la diplomazia tentando di sottoscrivere con i nemici accordi separati. Come prima cosa riconosce papa Alessandro III come unico e legittimo capo della Chiesa e la riconciliazione si concretizza nell’estate del 1177, a Venezia, quando l’imperatore si inginocchia pubblicamente davanti al papa ricevendo da quest’ultimo il bacio della pace.
L’accordo con i comuni, invece, viene siglato, dopo una tregua di sei anni, a Costanza nel 1183: nel documento si riconosce che ogni potere pubblico deriva dall’imperatore il quale accorda ai comuni alcuni diritti, di cui si erano già appropriati in passato, ottenendo in cambio dalle città il versamento di un tributo annuo. La pace di Costanza, valida inizialmente solo alle città della Lega lombarda, viene estesa in breve tempo a tutti i comuni. Con tale accordo il prestigio dell’Impero è salvo ma i veri vincitori della lotta sono i comuni italiani, la cui autonomia raggiunta trova come simbolo di maggior risalto il palazzo cittadino che in molti centri si inizia a costruire.
La morte di Federico I Barbarossa durante la crociata
Anche la situazione in Germania arriva a una svolta con la messa al bando di Enrico il Leone nel 1180, un episodio che segna la fine dell’alleanza dell’imperatore con la casata guelfa. Pochi anni prima della morte Federico I Barbarossa trova il modo di concludere con un importante successo la tormentata vicenda dei suoi rapporti con l’Italia: nel 1184 riesce ad assicurare alla casa sveva la corona del Regno normanno di Sicilia organizzando il matrimonio del figlio Enrico con Costanza d’Altavilla, la figlia del re Ruggero II.
Per quel che riguarda i rapporti con la Chiesa Cattolica di Roma l’accordo raggiunto con Alessandro III si consolida con il successore al soglio pontificio Lucio III nella cooperazione tra papato e impero per la lotta contro l’eresia sempre più diffusa. Per dare un segnale importante a favore della causa religiosa Federico parte per la terza crociata che ha l’obiettivo di sottrarre ai turchi il controllo dei luoghi santi. Il Barbarossa, però, non riesce a combattere alcuna battaglia poiché il 10 giugno 1190 annega miseramente in un modesto fiume anatolico, trascinato sotto l’acqua dalla sua pesante armatura.
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- Franco Cardini, Il Barbarossa. Vita, trionfi e illusioni di Federico I imperatore, Mondadori, 1999.
- Ernst W. Wies, Vita di Federico Barbarossa, Bompiani, 2022.
- Paolo Grillo, Le guerre del Barbarossa. I comuni contro l’imperatore, Laterza, 2018.