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L’instaurazione del Fascismo. Assunta la guida del governo, Benito Mussolini, il 16 novembre 1922, tiene il suo discorso di insediamento alla Camera passato alla storia come “discorso del bivacco“. Con tono ricattatorio e sfrontato, il nuovo capo del governo afferma :
“Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo momento, voluto.”
Nel dicembre di quello stesso anno viene istituito il Gran consiglio del fascismo, che ha il compito di indicare le linee generali della politica fascista e di servire da collegamento fra partito e governo. SCOPRI LA SEZIONE GUERRA FREDDA
Nel gennaio ’23 le squadre fasciste sono inquadrate nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: un corpo armato di partito che ha come scopo dichiarato quello di “proteggere gli inesorabili sviluppi della rivoluzione”, ma che, nelle intenzioni di Mussolini, deve anche disciplinare lo squadrismo e limitare il potere dei ras. L’istituzionalizzazione della Milizia non serve tuttavia a far cessare le violenze illegali contro gli oppositori, alle quali ora si somma la repressione legale condotta dalla magistratura e dagli organi di polizia mediante sequestri di giornali, scioglimenti di amministrazioni locali e arresti preventivi.
Sul piano economico, la politica liberista, impersonata soprattutto dal ministro delle Finanze De Stefani riesce ad ottenere un notevole aumento della produzione industriale ed agricola e far tornare il bilancio dello Stato in pareggio. Questo risultato va a rafforzare il governo e a rinsaldare i legami fra potere economico e fascismo.
Fascismo, la riforma della scuola
Oltre all’appoggio di liberali e cattolici, Mussolini ha il sostegno della Chiesa, che vede nel fascismo un baluardo contro la minaccia socialista. Dal canto suo Mussolini è disposto a importanti concessioni. La riforma scolastica varata nella primavera del ’23 dal ministro della Pubblica Istruzione, il filosofo Giovanni Gentile, va incontro per molti aspetti, alle attese del mondo cattolico: la riforma, tutta fondata sul primato dell’istruzione classica come canale di formazione della classe dirigente, oltre all’insegnamento della religione nelle scuole elementari, prevede l’introduzione di un esame di Stato al termine di ogni ciclo di studi, una misura da tempo richiesta dai cattolici, in quanto metteva sullo stesso piano scuole pubbliche e scuole private.
La prima vittima dell’avvicinamento fra Chiesa e fascismo è il Partito Popolare, considerato ormai dalle gerarchie ecclesiastiche un ostacolo sulla via del miglioramento dei rapporti con lo Stato. Nell’aprile del ’23 Mussolini impone le dimissioni dei ministri popolari. Poco dopo, don Sturzo, sotto le pressioni del Vaticano, lascia la segreteria del Partito Popolare.
Fascismo, la Legge Acerbo
Liberatosi del più forte e scomodo fra i suoi alleati di governo, Mussolini ha il problema di rafforzare la sua maggioranza parlamentare, sanzionando al tempo stesso la posizione di preminenza del fascismo. E’ questo lo scopo della nuova legge elettorale maggioritaria, la Legge Acerbo, varata nel luglio ’23.
Essa avvantaggia la lista che ottiene la maggioranza relativa, ovvero con almeno il 25% dei voti, assegnandole i due terzi dei seggi della Camera. Quando, all’inizio del ’24, la Camera viene sciolta, molti esponenti liberali e alcuni cattolici conservatori accettano di candidarsi assieme ai fascisti nelle liste nazionali presentate col simbolo del fascio.
Le forze antifasciste sono invece profondamente divise: ognuno si presenta con proprie liste; il che significa condannarsi a sicura sconfitta. Il 6 aprile 1924 la scontata vittoria fascista assume proporzioni clamorose. Le liste nazionali ottengono il 65% dei voti e più dei tre quarti dei seggi, rendendo inutile il meccanismo della legge Acerbo.
Fascismo, la Secessione dell’Aventino
Tuttavia, il 10 giugno 1924, a poco più di due mesi dalle elezioni, il deputato socialista Giacomo Matteotti, viene rapito a Roma da un gruppo di squadristi e assassinato. Dieci giorni prima di essere ucciso, Matteotti aveva denunciato alla Camera le violenze e i brogli commessi dai fascisti durante le elezioni.
L’ondata di sdegno che ne segue fa vacillare il potere di Mussolini. Le opposizioni sono troppo deboli per mettere in crisi il governo alla Camera. Per cui decidono di astenersi dai lavori parlamentari, nella speranza che venga ripristinata la legalità democratica. Con questa iniziativa, che passerà alla storia come Secessione dell’Aventino, le opposizione sperano in un intervento del re o in uno sfaldamento della maggioranza fascista. Ma il re non interviene e i fiancheggiatori dei fascisti non tolgono l’appoggio al governo. Mussolini accetta solo di dimettersi da ministro degli Interni.
Fascismo, il discorso Mussolini
Nel giro di pochi mesi l’ondata antifascista rifluisce e Mussolini contrattacca. Con il duro discorso del 3 gennaio 1925, con il quale si assume “la responsabilità politica, morale, storica” del delitto Matteotti, riesce a riprendere in mano il controllo della situazione. Nei giorni successivi, un’ondata di arresti e perquisizioni si abbatte sui partiti di opposizione e sui loro organi di stampa. Anziché provocare la fine del fascismo, la crisi Matteotti determina la disfatta dei partiti democratici e accelera il passaggio da un governo autoritario a una vera e propria dittatura.
Tra il ’25 e il ’26 si consuma la fine dello Stato liberale. Dapprima si ha la fascistizzazione della stampa, la persecuzione degli antifascisti e il Patto Vidoni (con cui la Confindustria si impegna a riconoscere solo i sindacati fascisti) . Successivamente, in seguito a 4 falliti attentati alla vita di Mussolini vengono promulgate le leggi fascistissime. Esse prevedono il rafforzamento dei poteri del capo del governo, l’abolizione del diritto allo sciopero e lo scioglimento di tutti i partiti antifascisti. Per giudicare i reati contro lo Stato è istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato composto da ufficiali delle forze armate e della Milizia fascista.
La costruzione del regime si completa nel 1928 con la nuova legge elettorale, che introduce il sistema della lista unica, lasciando agli elettori solo la scelta se approvarla o respingerla in blocco, e con la costituzionalizzazione del Gran Consiglio del Fascismo, che diventa a tutti gli effetti un organo dello Stato.