CONTENUTO
di Giuseppe Gabutti
Napoleone e il generale Hudson Lowe a Sant’Elena
“Ho veduto Prussiani, Tartari, Cosacchi; ma non ho mai veduto un uomo così orribile, così ributtante: egli ha il delitto impresso sul volto”.
E’ il severo giudizio di Napoleone Bonaparte sul generale Hudson Lowe, governatore britannico di Sant’Elena, la sperduta isola dell’Atlantico in cui l’ex-imperatore dei Francesi ha trascorso in esilio forzato gli ultimi anni della sua vita.
Tale giudizio è presente nel libro di memorie scritto dall’irlandese Barry O’Meara, per alcuni anni medico personale di Napoleone proprio a Sant’Elena; nel libro, intitolato “Napoleon in exile” e pubblicato nel 1822, un anno dopo la morte dell’illustre prigioniero, O’Meara rimprovera al governatore Lowe un atteggiamento di insensibilità e di inclemenza nei confronti di Napoleone.
Anche nel “Memoriale di Sant’Elena”, scritto da Emanuel de Las Cases, un aristocratico francese che ha accompagnato Napoleone nel suo esilio, è presente un severo giudizio sull’operato del governatore. Lowe ha sempre respinto le accuse rivoltegli: nel suo “Contromemoriale su Sant’Elena” sostiene di aver soltanto applicato le direttive provenienti dal governo britannico.
In effetti Hudson Lowe è un esecutore della volontà di Londra; i regolamenti imposti all’ex-imperatore e al suo seguito non sono stabiliti dal governatore di Sant’Elena, sono stati predisposti dal governo britannico, approvati dal Parlamento e trasmessi a Lowe con uno scopo preciso: impedire la fuga di Napoleone.
A Sant’Elena Napoleone e Lowe si incontrano soltanto una mezza dozzina di volte in cinque anni: sono incontri tesi, freddi, protocollari; in pratica, sono quasi sempre gli ufficiali britannici e le persone del seguito di Napoleone a fare da intermediari, mettendo così in comunicazione il governatore e l’ex-imperatore.
Per Napoleone “Lowe è un individuo sgradevole”; per il governatore britannico “Napoleone sembra un adolescente petulante che non si accontenta della sua situazione, della quale non ha una comprensione ragionevole”.
Eppure Napoleone e Lowe hanno qualcosa in comune: entrambi sono nati in un’isola, Napoleone in Corsica, Lowe in Irlanda, entrambi sono nati nello stesso anno, il 1769, con Napoleone più giovane di Lowe di soli diciotto giorni, entrambi si sono trovati contrapposti nel 1793, quando il giovane capitano Bonaparte con un uso accorto dell’artiglieria ha liberato il porto di Tolone dalle truppe inglesi, fra i cui ufficiali vi era, appunto, Hudson Lowe; infine, nel 1814, Lowe è stato l’ufficiale che ha portato a Londra la notizia della prima abdicazione di Napoleone.
Bonaparte ha conseguito successi politici difficilmente raggiungibili; ma anche Hudson Lowe ha saputo scalare i vertici della gerarchia militare. Figlio di un medico militare, durante i due conflitti che oppongono la Gran Bretagna alla Francia rivoluzionaria e napoleonica, Lowe è dapprima a Gibilterra, poi nell’Italia meridionale, quindi combatte contro i Francesi nel 1813 e nel 1814 ricevendo elogi anche da ufficiali stranieri come i generali prussiani von Blucher e von Gneisenau; infine, nel 1814, per i meriti militari conseguiti sui campi di battaglia, le massime autorità politiche e militari britanniche gli conferiscono il titolo di “sir” e il grado di generale delle forze armate.
In qualità di generale riceve l’ordine di recarsi a Genova per assumere il comando delle forze inglesi dislocate nell’Italia nord-occidentale: non può così prendere parte alla campagna militare che si conclude con la battaglia di Waterloo del 18 giugno 1815, con la quale gli Anglo-Prussiani di Wellington e di von Blucher sconfiggono definitivamente l’armata francese di Napoleone.
Il 1 agosto 1815, quando si trova nella Francia meridionale, fra le forze alleate di occupazione, a Lowe arriva la nomina a governatore di Sant’Elena, in pratica la nomina a “custode” di Napoleone, arresosi il 15 luglio 1815 a bordo del Bellorophon, la nave britannica al comando di Frederick Maitland, ormeggiata davanti a Rochefort, uno dei porti francesi sull’Atlantico.
“Nell’esercito non c’è persona del suo grado più in forma, più disposta ad accettare una situazione di così tanta responsabilità”. Così, a proposito di Lowe, scrive Lord Henry Bathurst, segretario di Stato per la guerra e le colonie, in una lettera al duca di Wellington, il vincitore di Napoleone a Waterloo; per Wellington, invece, la scelta di Lowe non è felice: lo ritiene un ufficiale troppo sospettoso per un incarico così delicato.
E in effetti Hudson Lowe è considerato un generale molto scrupoloso; ma nella sua nomina a governatore di una lontana isola dell’Atlantico forse è anche prevalso, fra gli alti comandi britannici, il proposito di allontanare un ufficiale “chiacchierato”; da tempo circolano insistenti voci sull’omosessualità di Lowe, voci su relazioni intrecciate con ufficiali e soldati, voci che neanche il matrimonio con Susanna De Lancey sono riuscite a far tacere: la stessa consorte, negli ambienti londinesi, è definita la “moglie dello schermo”.
Nell’Inghilterra di quegli anni l’omosessualità è punita a livello legislativo; precisamente dal 1533, quando, per volontà del re Enrico VIII Tudor e del suo ministro Thomas Cromwell, è stata approvata dal parlamento una legge che punisce l’omosessualità perché non finalizzata alla procreazione: con tale legge, in vigore fino al 1967, è prevista la pena di morte tramite impiccagione, anche se con il tempo la detenzione carceraria sostituisce l’esecuzione capitale.
Esilio di Napoleone Bonaparte a Sant’Elena
Napoleone sbarca a Sant’Elena il 16 ottobre 1815, dopo un viaggio di più di due mesi a bordo della Northumberland, la nave britannica sulla quale è salito direttamente dalla Bellerophon: le ultime coste europee viste da Napoleone sono quelle bretoni e quelle inglesi presso Plymouth.
Il 10 dicembre 1815 Napoleone entra nella sua nuova casa, Longwood House, una residenza di campagna riadattata per l’ex-imperatore, dopo una prima sistemazione nella casa di William Balcombe, un agente della Compagnia delle Indie: Napoleone ha dovuto attendere la fine dei lavori di ristrutturazione di Longwood House.
La nuova dimora, circondata da giardini, ha al suo interno un salone, una sala da pranzo, un salotto per ricevere eventuali ospiti, una biblioteca, uno studio, la camera da letto di Napoleone, un bagno con vasca e la stanza per Louis Marchand, il fedele domestico; sul cortile interno si affacciano la cucina, la lavanderia e il magazzino, mentre, in prossimità di quest’ultimo, sono stati costruiti la camera destinata ad ospitare l’ufficiale di ordinanza britannico e le camere per il personale del seguito di Napoleone.
L’ex-imperatore ha con sé i vestiti, la biancheria, l’argenteria e pochi oggetti particolarmente cari, fra cui il busto di marmo di suo figlio, Napoleone II, i ritratti di sua madre, Letizia Ramolino, e della prima moglie, Josephine Beauharnais, nonché un orologio d’argento, alla cui catenina è intrecciata una ciocca di capelli di Maria Luisa d’Asburgo-Austria, seconda moglie.
Fanno parte del seguito di Napoleone i generali Gaspard Gourgaud e Henri Gatien Bertrand, entrambi con un comando a Waterloo, il generale Charles Tristan de Montholon, l’ex-funzionario di corte Emanuel de Las Cases, alcuni servitori, fra cui Louis Marchand e Jean-Baptiste Cipriani, il pasticciere Pierron e il cuoco La Page, già attivo alla corte di Giuseppe Bonaparte.
Longwood House presenta alcuni svantaggi: anzitutto mancanza d’ombra, e, in secondo luogo, cattiva esposizione ai venti che soffiano da sud-est.
Sant’Elena, situata poco più a sud dell’equatore, è infatti sferzata dai venti Alisei per quasi tutto l’anno, con pioggia abbondante ogni mese, anche se le temperature sono complessivamente miti; questa peculiarità del clima era già stata notata dai primi navigatori ed esploratori come lo spagnolo, ma al servizio del Portogallo, Juan de Nova, scopritore dell’isola il 21 maggio 1502, giorno dedicato a sant’Elena, la madre dell’imperatore romano Costantino.
Napoleone si accorge subito di essere costantemente sorvegliato, anche se in modo discreto, e non solo da alcune navi britanniche ancorate davanti all’isola; comprende presto che non può fare altro che passeggiare, riflettere e ricordare a chi gli sta vicino il suo passato; gli viene in mente quando, nel lontano 1785, all’età di sedici anni, giovanissimo studente, ha riportato su una pagina del libro di geografia il nome di una piccola isola atlantica da lui notata, Sant’Elena; ora, trent’anni dopo, vi si trova.
Il generale Hudson Lowe arriva a Sant’Elena qualche tempo dopo Napoleone: precisamente il 16 aprile 1816, sbarcato dalla nave “Phaeton” e accolto con gli onori dovuti alla sua carica; si sistema, assieme alla moglie, a Plantation House, la residenza del governatore, situata qualche chilometro più a sud di Jamestown, un centro abitato costruito nei pressi del solo tratto di costa su cui possono attraccare le imbarcazioni; possesso inglese dalla seconda metà del XVII secolo, Sant’Elena serve come base per rifornire di acqua e di cibo le navi di passaggio.
Al migliaio di abitanti di questo fazzoletto di terra lungo sedici chilometri e largo dodici, lontano dalla costa africana quasi duemila chilometri, con alture rocciose e vallate, si è da poco aggiunto, con il suo seguito, un importante personaggio: l’ex-dominatore d’Europa. Lowe non vuole fare la fine del colonnello scozzese Neil Campbell, il “controllore” di Napoleone all’isola d’Elba, la cui carriera è stata condizionata perché non si è accorto di ciò che Napoleone stava preparando e che, proprio nei giorni della fuga dell’ex-imperatore, si trovava in Toscana per cure termali e per incontrare la sua amante, la bella e raffinata Bartoli-Mugnai.
Lowe teme l’onta di una possibile fuga di Napoleone; pertanto vuole conoscere tutti i movimenti dell’ex-imperatore e sapere chi sono le persone che incontra e frequenta.
Da parte sua, Napoleone è un ospite che non si fa facilmente controllare e che critica ogni regola o restrizione che il governatore gli impone; Napoleone si irrita per il fatto che non gli è riconosciuto il titolo di “imperatore”: attenendosi strettamente alle direttive del governo britannico, Lowe gli si rivolge usando sempre l’appellativo di “generale”.
La vita di Napoleone nell’esilio di Sant’Elena
Appena arrivato, il governatore è informato del difficile rapporto creatosi durante il viaggio tra George Cockburn, il comandante della nave Northumberland, e Napoleone; desideroso di applicare i severi ordini ricevuti dal governo britannico, Lowe non ha alcuna intenzione di scendere a rischiosi compromessi con l’ex-imperatore.
Lowe si preoccupa quando, qualche mese dopo il suo arrivo, viene a conoscenza della voce secondo la quale i bonapartisti rifugiatisi negli Stati Uniti e in Sudamerica, ove tra l’altro opera l’ex-generale napoleonico Michel Brayer, sembrano voler organizzare una spedizione con il fine di liberare l’illustre prigioniero di Sant’Elena: dispone il sequestro della armi in possesso dei Francesi e impone rigide misure di sorveglianza intorno a Longwood House, soprattutto al calar del sole, provocando la reazione polemica di Napoleone e del suo seguito.
Allo stesso tempo vieta ai commercianti di Sant’Elena di vendere qualsiasi prodotto ai Francesi, i quali, per ogni richiesta di acquisto, devono inoltrare domanda scritta direttamente all’ufficio del governatore. In questo modo, Lowe vuole colpire la corrispondenza clandestina dopo aver saputo che un domestico di Napoleone, Cipriani, ha tentato di corrompere qualche commerciante del luogo per inviare lettere in Europa al riparo del controllo britannico.
Ogni settimana il governatore fa arrivare a Longwood House ventidue chilogrammi di carne di manzo o di maiale a seconda delle preferenze, pollame secondo le necessità, cinquanta bottiglie di vari tipi di alcolici e in più vino e champagne a richiesta; Napoleone, però, si lamenta spesso della scarsa qualità degli alcolici inviati.
Fra i compiti di Lowe vi è anche quello di informare i commissari degli Stati europei vincitori di Napoleone sulla permanenza del celebre prigioniero a Sant’Elena; questi commissari sono presenti sull’isola dal giugno 1816: non saranno mai ricevuti a Longwood House dall’ex-imperatore, neanche il barone von Sturmer, un abile e cortese diplomatico, in fondo rappresentante dell’imperatore d’Austria, suocero di Napoleone.
Lowe non restringe l’area di movimento quando Napoleone è a cavallo o in carrozza e conferma quella stabilita: non più di quattro miglia dalla dimora in cui Napoleone risiede, oltre la quale l’ex-imperatore può spostarsi, ma sotto sorveglianza di un ufficiale britannico; Napoleone e il suo seguito ritengono comunque la misura penalizzante e non fanno nulla per nascondere il disappunto.
Da parte di Lowe vi sono alcuni tentativi allo scopo di instaurare un rapporto almeno cordiale con l’illustre còrso; le spese annue per il mantenimento di Napoleone e del suo seguito sono fissate dal governo britannico a 8.000 sterline: è proprio su insistenza del governatore di Sant’Elena che Londra concede altre 4.000 sterline annue.
A riguardo del suo personale mantenimento, Napoleone fa sapere che intende contribuire alle proprie spese; sa di avere ampie disponibilità, con grandi somme di denaro depositate presso il banchiere Laffitte; ma Lowe oppone un deciso rifiuto alla richiesta di Napoleone circa l’autorizzazione ad intrattenere una corrispondenza riservata con i propri agenti finanziari in Europa.
La risposta dell’ex-imperatore non si fa attendere: nell’ottobre 1816, su suggerimento di Montholon, Napoleone decide di mettere in vendita una piccola parte della argenteria e ordina al suo domestico Cipriani di darne pubblicità convocando nel cortile di Longwood House tutti gli ufficiali britannici prossimi al rientro in patria; la conseguenza è scontata: la notizia che l’ex-imperatore è costretto a vendere i suoi oggetti preziosi per poter sopravvivere si diffonde in Europa provocando indignazione fra i bonapartisti e disagio nelle corti europee.
Nel corso del 1818 il governatore Lowe, prende in considerazione le lamentele di Napoleone circa l’esposizione di Longwood House a forti venti, propone a Lord Bathurst di spostare l’ex-imperatore e il suo seguito a Rosemary Hall, una casa da poco libera e collocata in una parte dell’isola più riparata; ma prevalgono le preoccupazioni del governo britannico: secondo quanto riportato dal generale Gourgaud, ad opporsi è proprio Lord Bathurst, convinto che Longwood House sia più facilmente controllabile.
Durante i cinque anni e sette mesi di permanenza di Napoleone a Sant’Elena, la piccola corte francese gradatamente si assottiglia. Verso la fine del 1816 è espulso dall’isola, su disposizione di Lowe, il conte Emanuel de Las Cases, a causa di un suo maldestro tentativo di far giungere in Europa corrispondenza clandestina; Las Cases è colui che, nei mesi di permanenza a Sant’Elena, ha raccolto le confidenze e i ricordi di Napoleone, trascritti assieme al giovanissimo figlio; prima della partenza, Lowe gli sequestra il manoscritto, tornato, dopo la morte di Napoleone, nelle mani di Las Cases, che poi lo pubblica con il titolo di “Memoriale di Sant’Elena”.
Nel febbraio 1818 muore Jean Baptiste Cipriani, da sempre domestico della famiglia Bonaparte: qualche giorno prima del decesso ha accusato improvvisi e forti dolori addominali, diagnosticati come infiammazione intestinale; si spegne dopo alcuni giorni di agonia. La sua vicenda è controversa: a Sant’Elena ha il compito di provvedere ai viveri per Longwood House, incarico che gli permette di contattare gli ufficiali britannici e, a sua volta, di essere contattato dagli stessi; difficile stabilire se è stato un informatore del governatore oppure se ha finto di essere un informatore del governatore allo scopo di scoprire notizie riservate e di riportarle a Napoleone.
Nell’agosto 1818 è richiamato in Gran Bretagna Barry O’Meara; benché irlandese, a Sant’Elena è diventato il medico dell’ex-imperatore, che lo ha conosciuto sulla nave Bellerophon, lo ha ben presto apprezzato e lo ha fatto entrare nella piccola corte francese di Longwood House, non accorgendosi che sull’isola è divenuto un informatore del governatore Lowe, a cui riferisce tutto ciò che riesce a sapere.
Il rimpatrio di O’Meara è opera di Lowe, da qualche tempo non più disposto a fidarsi del medico: troppo forti sono le differenze tra i rapporti redatti dagli ufficiali di sorveglianza britannici, che descrivono Napoleone in buona salute, e i bollettini medici di O’Meara, che parlano di serio e inarrestabile peggioramento delle condizioni di salute dell’ex-imperatore; Lowe sospetta che il medico sia passato dalla parte francese e che con i suoi bollettini intenda dimostrare che il governo britannico sta volutamente trascurando le condizioni di salute di Napoleone per affrettarne la morte.
Il governo britannico, informato da Lowe, sposa il ragionamento del governatore, il quale, dopo la partenza del medico, scopre la prova del tradimento di O’Meara: in una cassa di libri, lasciata da O’Meara, trova una lettera attestante la complicità del medico irlandese con Napoleone nelle comunicazioni con il banchiere francese Laffitte.
Dopo tre anni abbandonano Sant’Elena e rientrano in Europa il generale Gourgaud e la moglie Fanny Dillon per contrasti sorti con gli altri accompagnatori di Napoleone, soprattutto con Montholon; nel 1823, assieme a Montholon, con il quale nel frattempo si è riconciliato, Gourgaud pubblica un’opera, “Memorie”, in cui sono raccontati gli anni passati nella lontana isola atlantica.
Nel luglio 1819 lascia Sant’Elena, assieme ai figli, anche Albine de Montholon, la moglie del generale Montholon; cordiale e comunicativa, è sempre stata vista con simpatia da Napoleone, che ora le affida, senza grandi speranze, il compito di “messaggera” in Europa della sua condizione di esiliato in un luogo così lontano dai propri affetti.
La partenza di Albine de Montholon finisce per intristire ancor di più Napoleone, che dal gennaio 1819 ha visto peggiorare la sua salute: i ripetuti dolori localizzati nella zona addominale, il gonfiore alle gambe, la mancanza di forze, richiedono al più presto la presenza di un nuovo medico con il compito di occuparsi dell’ex-imperatore.
Il governatore sa di non poter privare il prigioniero dell’assistenza medica e non può, a sua volta, imporre un suo medico; i famigliari di Napoleone consigliano allora un giovane dottore di origini còrse, Francesco Antommarchi, il quale, giunto a Sant’Elena nel settembre 1819, propone a Napoleone impacchi sulle parti doloranti e gli prescrive frequenti passeggiate e vita all’aria aperta anche al fine di interrompere la vita sedentaria che da qualche tempo conduce. Lowe viene incontro ai consigli di Antommarchi e amplia l’area di libero movimento per Napoleone e il suo seguito senza la presenza di ufficiali britannici.
Ma il rifiuto di Lord Liverpool, capo del governo britannico, di concedere a Napoleone l’autorizzazione al rientro in Europa, come richiesto tramite lettera dall’ex-imperatore, fa precipitare Napoleone in uno stato di prostrazione.
Trova, invece, soddisfazione la richiesta rivolta da Napoleone ai propri famigliari di inviare due religiosi a Sant’Elena: sono gli abati Buonavita e Vignali, entrambi còrsi.
La morte di Napoleone a Sant’Elena il 5 maggio 1821
Tra febbraio e marzo 1821 si complicano le condizioni di salute di Napoleone, che si aggravano ulteriormente a fine aprile: ai dolori addominali si sommano frequenti vomiti; ad Antommarchi si aggiungono, su proposta di Lowe, accettata da Napoleone, due medici della guarnigione britannica, Thomas Shortt e Charles Mitchell.
Il 3 maggio l’abate Vignali somministra i sacramenti a Napoleone, ormai sempre vegliato da medici e personale del seguito; durante la mattina del 5 maggio arriva anche il governatore Lowe, informato che l’ex-imperatore ha perso conoscenza nella notte precedente. Napoleone si spegne, non ancora cinquantaduenne, alle ore 17,49.
Il giorno seguente, Antommarchi, con l’assistenza dei medici della guarnigione britannica e di due ufficiali in rappresentanza del governatore, esegue l’autopsia: è notato uno stomaco perforato da parte a parte con tracce di un’ulcera cancerosa.
Il 9 maggio avviene la sepoltura del corpo di Napoleone in un piccola vallata, Sane Valley, non lontana da Longwood House, nei pressi di una fonte ombreggiata presso la quale l’ex-imperatore solitamente si soffermava, come da richiesta di Napoleone stesso in caso di impossibilità di sepoltura lungo il fiume Senna, in Francia, come invece tanto desiderava.
Sulla tomba è apposta la scritta “Napoleone: è volontà dei Francesi presenti a Sant’Elena”. Lowe acconsente, ma avrebbe preferito la scritta “Napoleone Bonaparte”.
Da quel giorno sentinelle britanniche faranno la guardia alla tomba e la faranno per diciannove anni, fino al 16 ottobre 1840 quando il principe Francesco di Borbone-Orléans, figlio del monarca francese Luigi Filippo, verrà a Sant’Elena a prelevare le spoglie di Napoleone per riportarle in terra di Francia.
Napoleone è giunto a Sant’Elena il 16 ottobre 1815; il suo corpo abbandona l’isola il 16 0ttobre 1840.
Nel testamento di Napoleone il primo erede è il figlio nato dal matrimonio con Maria Luisa d’Asburgo-Austria, Napoleone II; dei due figli naturali, Charles Denuelle, avuto dalla relazione con Elenoire Denuelle, amica della sorella Carolina Bonaparte, e Alexandre Walewski, figlio della contessa polacca Maria Walewska, è premiato soltanto il primo con una considerevole somma di denaro; cifre di entità diverse sono riservate a tutti coloro che hanno fatto parte del suo seguito a Sant’Elena, mentre eredi di una parte delle sue ricchezze divengono tutti gli ufficiali e i soldati superstiti delle sue campagne militari; infine un piccolo lascito di denaro deve essere distribuito in parti eque fra i poveri di Sant’Elena.
Poco tempo dopo la morte di Napoleone, il governatore Lowe torna in Inghilterra; ottiene il ringraziamento di re Giorgio IV di Hannover; successivamente, il duca di Wellington, divenuto primo ministro, in un discorso, arriverà ad affermare che il re non ha avuto a Sant’Elena persona più leale del generale Hudson Lowe.
L’ex-governatore muore, settantaquattrenne, a Londra il 10 gennaio 1844. Oggi, della permanenza di Napoleone a Sant’Elena rimangono soltanto la residenza di Longwood House e una piccola tomba recintata a Sane Valley.
Ma l’isola di Sant’Elena e Napoleone sono ormai da due secoli un binomio inscindibile.
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- Desmond Gregory, Il “carceriere” di Napoleone, Fairleigh Dickinson University Presses, Londra, 1996.
- Franz Herre, Napoleone Bonaparte, Bompiani, Milano, 1989.
- Gilbert Mantineau, Napoleone a Sant’Elena – 1815-1821, Tallandier, Parigi, 2016.