CONTENUTO
Il contesto storico: la Guerra delle Due Rose e l’ascesa al trono di Enrico Tudor in Inghilterra
Enrico Tudor nasce il 28 gennaio del 1457 nel castello di Pembroke, nel Galles occidentale, figlio di Edmund Tudor, duca di Richmond e discendente degli antichi re gallesi, morto mesi prima della sua nascita e di Lady Margaret Beaufort della nobile casata dei Lancaster, pronipote di John of Gaunt, primo duca di Lancaster, figlio di Edoardo III Plantageneto.
La prima infanzia e l’adolescenza di Enrico si inseriscono in un contesto storico drammatico per l’Inghilterra: la sconfitta nella Guerra dei Cent’anni nel 1453 apre, infatti, la strada ad un nuovo e sanguinoso conflitto interno, la Guerra delle due Rose, lotta dinastica combattuta a più riprese tra il 1455 ed il 1485 tra due diversi rami della casa regnante dei Plantageneti: gli York e i Lancaster, a cui Enrico appartiene. La guerra in realtà è così denominata solo nel XIX secolo, dopo che Walter Scott, nel 1829, pubblica il romanzo Anna di Geierstein, facendo riferimento agli stemmi dei due casati che recavano rispettivamente una rosa di colore rosso ed una di colore bianco;
Le origini della Guerra delle Due Rose, foraggiata in termini di uomini, armi e soldati dai tanti nobili di ritorno dal fronte francese della Guerra dei cent’anni, sono radicate nelle dispute dinastiche e nelle rivalità tra i due rami cadetti della casa dei Plantageneto a partire dalla morte di Enrico V di Lancaster avvenuta il 31 agosto 1422 a cui succede suo figlio Enrico VI. Quest’ultimo mostra gravi segni di pazzia, dando spazio così alle trame dei nobili a lui ostili. Ne approfitta in particolare il duca di York, Edoardo Plantageneto (il futuro Edoardo IV), che lo fa deporre ed esiliare nel 1461, sottraendogli il trono. In quasi trent’anni di guerra civile, il trono passa alternativamente dagli York ai Lancaster.
Nel 1470 Enrico VI viene liberato e ristabilito sul trono, ma il nuovo mandato è breve: l’anno successivo viene nuovamente deposto, rinchiuso nella torre di Londra ed infine assassinato. Edoardo IV si reinsedia sul trono d’Inghilterra regnando fino al 1483. Alla sua morte gli succede il primogenito Edoardo V; quest’ultimo però è vittima di una congiura da parte dello zio Riccardo di Gloucester che lo fa rinchiudere nella Torre di Londra insieme al fratello usurpando di fatti il trono e proclamandosi re con il nome di Riccardo III.
Il giovane Enrico intanto , orfano di padre, cresce sotto la custodia dello zio Jasper Tudor e sotto lo sguardo vigile e lungimirante della madre Margherita in Galles, dove si appassiona tra le altre cose allo studio della lingua normanna. Qui rimane fino al 1471, anno in cui, come detto, Edoardo IV della rivale casata degli York, sale sul trono inglese ed egli è costretto all’esilio in Bretagna presso la corte di Francesco II insieme allo zio, probabilmente presso il castello di Brest.
Agli albori del 1485 Enrico Tudor, ancora in esilio e Riccardo III sono gli ultimi baluardi di una guerra lunga e sanguinosa rispettivamente per la casata dei Lancaster e degli York. Nonostante il legame di Enrico con la famiglia Lancaster, la sua legittimità come pretendente al trono è in realtà contestata da molti, poiché egli discende da un ramo legittimato ma collaterale della casata. Il regno di Riccardo è tuttavia a sua volta avversato dalle grandi famiglie aristocratiche d’Inghilterra ed Enrico, al sicuro oltremanica, tenta di rovesciare il sovrano con accordi e complotti.

La vittoria di Enrico VII nella battaglia di Bosworth Field
Nell’estate del 1485, infine, Enrico Tudor dalla Francia arriva in Inghilterra per sfidare Riccardo III. La Battaglia di Bosworth Field si combatte il 22 agosto 1485 e rappresenta l’epilogo della Guerra delle Due Rose. Riccardo III, tradito dai baroni Thomas Stanley, I conte di Derby, e Henry Percy conte di Northumberland, viene ucciso in battaglia; la sua morte segna non solo la fine della sua dinastia, ma anche il crollo della casa degli York. Enrico VII, che emerge come vincitore della battaglia, ha ora il trono nelle mani: è l’alba del suo regno e della dinastia Tudor, la più potente e celebrata della storia dell’Inghilterra.

Enrico entra immediatamente a Londra e si fa incoronare con il nome di Enrico VII. Questo risultato, pur celebrato come una vittoria dei Lancaster, è accompagnato da un’importante mossa politica: Enrico sposa Elisabetta di York, nipote di Riccardo III, per sostenere il suo debole diritto al trono, unendo così simbolicamente le due case rivali e segnando la fine della guerra civile che aveva insanguinato il paese per decenni. La Tudor Rose, che unisce simbolicamente la rosa rossa e la rosa bianca degli York, diventa l’emblema della sua nuova dinastia e del periodo di pace che egli cercherà di instaurare.
I primi anni del regno di Enrico VII sono comunque costellati da difficoltà e da focolai di rivolta come quella capitanata dal conte di Lincoln, nipote ed erede di Riccardo III. La morte del conte e la sconfitta dei ribelli nella battaglia di Stoke Field del 1487, viene considerata da buona parte della storiografia britannica la vera fine della Guerra Delle Due Rose, anche se le scaramucce continueranno per molti anni.
Il figlio di Enrico VII ed Elisabetta, Arturo, e alla sua morte prematura, il secondogenito Enrico (il futuro Enrico VIII), sono, stavolta senza ombra di dubbio, i legittimi eredi al trono inglese per nascita e sangue. Dalla lotta fratricida dei gloriosi Plantageneti nasce la dinastia Tudor che – particolarmente attraverso Elisabetta I – darà pace e prosperità al regno di Inghilterra e porrà le basi per la creazione dell’Impero britannico.
Enrico VII Tudor: un regno costruito sulle rovine
Enrico VII eredita un regno lacerato da decenni di guerre civili. Il paese è economicamente allo stremo, le istituzioni sono deboli e il potere reale è fortemente contestato. Il nuovo sovrano è consapevole della delicatezza della situazione e agisce con cautela e determinazione. In primo luogo, si preoccupa di consolidare il proprio potere. Come detto, sposa Elisabetta di York, figlia di Edoardo IV, unendo così le due fazioni in conflitto e rafforzando la propria legittimità.
In secondo luogo, attua una severa repressione dei suoi avversari politici, eliminando ogni possibile minaccia al trono. Enrico VII ed il suo successore Enrico VIII danno il via ad un calcolato sterminio di tutti i possibili pretendenti al trono, perlopiù appartenenti ai residui dell’antica nobiltà: i De la Pole, i Beaufort, gli Hastings sono solo le principali famiglie distrutte. Insieme agli antichi stemmi nobiliari, scompaiono le grandi famiglie dell’antica aristocrazia feudale per cui molti feudi tornarono alla corona inglese che aumenta a dismisura la propria ricchezza, il proprio potere e la propria indipendenza dall’aristocrazia.
Proprio questa nuova disponibilità improvvisa di così tante terre permetterà ai Tudor di creare un esercito efficiente, di rafforzare il prestigio regale e soprattutto di sostituire alla vecchia una nuova nobiltà, nominata tra gli alti funzionari dello Stato e tra la piccola nobiltà di campagna. Questa nuova aristocrazia deve tutto al re quindi non si configura più come un potere alternativo a quello regio, bensì ne è il suo appoggio: è l’inizio dello Stato moderno, e della concezione assolutistica della monarchia.
Enrico VII dimostra fin da subito di essere un sovrano astuto ed abile e spende tutte le sue energie rafforzando il potere centrale e cercando di ristabilire l’ordine a seguito della guerra civile e del persistente antagonismo dei nobili; in questo frangente egli cerca un vantaggio compensativo stringendo alleanze con mercanti ed artigiani, di fatto cambiando l’assetto sociale inglese e gettando le basi per la futura ascesa della middle class.
Un abile diplomatico: la politica commerciale estera e l’Intercursus Magnus
Sebbene il giudizio complessivo sul regno di Enrico VII sia piuttosto contrastante, egli è sicuramente noto per la sua parsimonia e per la sua capacità di gestire con saggezza le finanze pubbliche per il nuovo respiro dato ai commerci andati in malora durante l’ultimo secolo di guerre. Come detto, dopo le turbolenze delle Guerre delle Due Rose, Enrico VII si trova a governare un regno economicamente provato. L’Inghilterra, un tempo potenza commerciale, aveva visto declinare i suoi traffici, soprattutto a causa delle tensioni con i principali partner commerciali europei, in particolare le Fiandre.
Il nuovo sovrano inglese comprende subito l’importanza di rilanciare i commerci per risollevare le sorti del paese. La lana inglese, da secoli apprezzata in tutta Europa, è un tesoro da valorizzare. Per proteggere questa risorsa e favorire la produzione manifatturiera nazionale, Enrico VII adotta una politica mercantilistica, tipica dell’epoca, in cui cioè il concetto cardine è che la potenza di una nazione sia accresciuta dalla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni
Un primo passo fondamentale in quest’ottica di rilancio commerciale è sicuramente la stipula dell’Intercursus Magnus nel febbraio del 1496. Fra gli altri firmatari vi sono le rappresentanze commerciali di Venezia, Firenze, Olanda e della Lega Anseatica. Esso concede reciproci privilegi commerciali a inglesi e olandesi e stabilisce livelli di tasse doganali sui commerci liberamente concordate. Questo provvedimento fornisce un grande impulso all’esportazione della lana inglese e rimpingua le casse della tesoreria di Enrico VII; questo trattato commerciale, seppur visto con sospetto dai mercanti fiamminghi, che lo ribattezzeranno Intercursus Malus, ripristina di fatto i rapporti commerciali interrotti dalla guerra e garantisce all’Inghilterra condizioni particolarmente favorevoli.
Enrico VII non si limita però alle Fiandre. Nel 1486 sigla un accordo commerciale con la Francia, sancendo la fine delle antiche rivalità e aprendo nuovi mercati ai prodotti inglesi. Guardando più a sud, il sovrano Tudor punta gli occhi sulla Repubblica di Firenze, un importante centro economico e culturale: la lana inglese è infatti molto apprezzata dai fiorentini, che la utilizzano per realizzare tessuti pregiati. Il trattato del 1490, che prevede sgravi doganali per la lana inglese destinata a Pisa, rafforza i legami commerciali tra i due paesi. Questa scelta, però, non è priva di conseguenze: i rapporti con Venezia, principale rivale commerciale di Firenze, si deteriorarono, causando alcuni danni all’economia inglese.
Sempre nel 1490 Enrico VII firma un accordo con la Danimarca che garantisce agli inglesi diritti di pesca nelle acque islandesi, ampliando ulteriormente le loro attività commerciali. In sintesi, la politica commerciale di Enrico VII si configura come aggressiva, volta a rilanciare l’economia inglese e a rafforzare la posizione del paese sulla scena internazionale. Grazie a una serie di accordi commerciali strategici, il sovrano Tudor riesce a ristabilire i rapporti con i principali partner commerciali europei e a promuovere l’esportazione dei prodotti inglesi, in particolare della pregiata lana.
Il nuovo ordine politico di Enrico VII Tudor
Enrico VII non è solo un abile tessitore di alleanze commerciali, ma anche un abile costruttore di un nuovo ordine politico. Il suo obiettivo è ben presto dichiarato: centralizzare il potere nelle mani della Corona, riducendo l’influenza dei potenti baroni e creando un’amministrazione efficiente. Per raggiungere questo scopo, Enrico mette in atto una serie di riforme istituzionali senza precedenti. In primo luogo, promuove un sistema meritocratico, affidando cioè incarichi di rilievo a uomini fedeli e competenti, piuttosto che a nobili legati alla precedente dinastia.
Figure come Reynold Bray, Richard Empson ed Edmund Dudley diventano i suoi consiglieri più fidati, esercitando un’influenza notevole sulle decisioni politiche. Per garantire l’applicazione delle leggi e contenere le ambizioni dei nobili, Enrico istituisce la Star Chamber, un tribunale atipico e con ampi poteri. Questa corte, composta da consiglieri del re e da giudici, può giudicare anche i nobili, imponendo pene severe a chi trasgredisca le leggi. In questo modo, Enrico riesce a limitare l’arbitrio dei potenti e a rafforzare l’autorità della Corona.

In questo mosaico di cambiamenti, l’appoggio più solido Enrico lo trova nella madre, Margaret Beaufort. Donna colta e determinata, Margaret non si limita a un ruolo puramente di rappresentanza; al contrario, è una figura di grande rilievo nella corte ed esercita un’influenza notevole sulle decisioni del figlio. La sua presenza era così importante che, a partire dal 1499, inizia a firmare i documenti ufficiali come “Margaret R.”, in cui la “R.” è da intendersi come diminutivo per il latino “Rēgīna”, sottolineando così il suo ruolo di regina madre.
Il ruolo di Margaret Beaufort è cruciale in diversi ambiti: in primo luogo, si occupa attivamente dell’educazione dei nipoti, fornendo loro una solida preparazione culturale e morale in vista della loro futura salita al trono. In secondo luogo, svolge un ruolo di mediazione tra il re e la nobiltà, contribuendo a stabilizzare la situazione politica. Infine, sostiene attivamente le iniziative culturali e religiose, promuovendo la diffusione della cultura umanistica e il rinnovamento della Chiesa inglese.
La centralizzazione del potere e la creazione di un’amministrazione efficiente sono elementi fondamentali per la stabilità e la prosperità del regno di Enrico VII. Grazie a queste riforme, l’Inghilterra esce di fatti rafforzata dalle turbolenze delle Guerre delle Due Rose e ciò pone le basi per un lungo periodo di pace e prosperità.
La rinascita marittima e le prime esplorazioni
Enrico VII, oltre a consolidare il potere interno, rivolge un’attenzione particolare al rafforzamento della potenza marittima inglese. Motivato tanto da ragioni strategiche quanto da ambizioni economiche, il sovrano Tudor intraprende una serie di iniziative volte a trasformare l’Inghilterra in una nazione all’avanguardia. Consapevole della vulnerabilità dell’Inghilterra di fronte a potenziali invasioni, Enrico VII decide di investire nella costruzione di una flotta navale.
Nel 1495, con la creazione del primo bacino di carenaggio a Portsmouth, pone le basi per lo sviluppo della Royal Navy. Sebbene in un primo momento, fino alla morte del sovrano, la flotta non riuscirà ad andare oltre un numero modesto di imbarcazioni e sarà principalmente destinata al trasporto di truppe, questo nuovo impulso rappresenta un passo fondamentale per la futura potenza marittima inglese.
Parallelamente, Enrico VII mostra un grande interesse per le esplorazioni geografiche. I recenti viaggi di Cristoforo Colombo e Vasco da Gama accendono l’immaginazione degli europei, compresa quella del sovrano, aprendo prospettive di nuove rotte commerciali e di ricchezze inaudite. Enrico VII, affascinato da queste possibilità, decide di sostenere le imprese dell’esploratore veneziano Giovanni Caboto.
Caboto, convinto che Colombo non avesse trovato le Indie, ma solo un nuovo continente, ottiene da Enrico VII il permesso di organizzare una spedizione ex novo. Nel 1496, partendo da Bristol, Caboto raggiunge le coste del Nord America, rivendicando per l’Inghilterra le terre scoperte, tra cui Terranova. Sebbene non avesse trovato le ricche terre d’Oriente, la spedizione di Caboto rappresenta un importante passo in avanti per l’espansione marittima inglese e la futura colonizzazione dell’america del Nord.

Il successo iniziale di Caboto incoraggia Enrico VII a finanziare una seconda spedizione, affidata questa volta al figlio di Giovanni, Sebastiano. Tuttavia, nonostante le speranze del sovrano, le nuove esplorazioni non portano ai risultati sperati. La ricerca del mitico Cipango, le Indie ricche di oro e spezie, continueranno ad essere un obiettivo elusivo per gli inglesi.
La tessitura di alleanze europee di Enrico VII
Nei 17 anni di matrimonio con Elisabetta di York, prima della morte della regina sopraggiunta nel 1503, la coppia reale ha 7 figli, 3 dei quali moriranno in tenera età. Negli anni del suo regno Enrico VII, oltre a consolidare il potere interno e a promuovere lo sviluppo economico, commerciale e marittimo, dedica grande attenzione alla politica estera. Consapevole della fragilità del suo regno, appena uscito dalle sanguinose Guerre delle Due Rose, il sovrano Tudor comprende l’importanza di stringere alleanze solide con le potenze europee per garantire la sicurezza e la prosperità dell’Inghilterra e trova una strada sicura nei matrimoni combinati dei suoi eredi.
Enrico VII fa infatti ampio uso dei matrimoni combinati per consolidare le sue alleanze. Inizialmente il matrimonio tra sua figlia Margherita e Giacomo IV di Scozia nel 1503 è un passo fondamentale per porre fine alla storica rivalità tra i due Paesi e garantire la pace ai confini dell’Inghilterra. Allo stesso modo, il matrimonio tra suo figlio primogenito Arturo e Caterina d’Aragona, figlia dei re cattolici di Spagna, serve a sigillare un’alleanza strategica con una delle maggiori potenze europee, la morte del giovane principe di Galles Arturo nel 1502 non fa indietreggiare il sovrano rispetto al suo piano originale, Caterina d’Aragona va infatti in sposa al cognato, secondo figlio maschio di Enrico VII, il futuro Enrico VIII.
Nonostante l’alleanza con la Spagna, nel complicato scacchiere europeo fatto di alleanze e tradimenti, Enrico VII mantiene una politica di neutralità nei confronti della Francia, evitando di farsi coinvolgere nelle guerre italiane. Tuttavia, per garantire la pace ai suoi confini meridionali, decide di far sposare sua figlia Maria con il vecchio re di Francia, Luigi XII.
Il sovrano si inserisce dunque abilmente nella complessa rete delle relazioni internazionali europee. Egli è un abile politico in grado di tessere una fitta rete di alleanze diplomatiche, contribuendo a stabilizzare la situazione interna e a rafforzare la posizione internazionale dell’Inghilterra. I matrimoni combinati, le alleanze strategiche e la politica di equilibrio tra le grandi potenze europee sono gli strumenti principali utilizzati da Enrico VII per garantire la sicurezza e la prosperità del suo regno.
Un ponte culturale tra Medioevo e Rinascimento
Enrico VII, noto per la sua astuzia politica e la sua capacità di consolidare il potere della Corona, non è solo un abile stratega, ma anche un mecenate che lascerà un’impronta indelebile sulla cultura inglese. Egli da una forte spinta alla propaganda Tudor, che troverà pieno compimento nei regni successivi. Uno dei progetti culturali più ambiziosi di Enrico VII è sicuramente la costruzione della “Henry VII Chapel“, all’estremità orientale dell’Abbazia di Westminster. Questa magnifica cappella, un gioiello dell’architettura tardo-gotica, è destinata a diventare il luogo di sepoltura della dinastia Tudor e un simbolo secolare del potere reale.
Inizialmente concepita come un mausoleo per Enrico VI, zio di Enrico VII e santo per i Lancaster, la cappella serve a consolidare la legittimità del nuovo sovrano e a rafforzare i legami con la dinastia precedente. La scelta di Westminster, luogo di sepoltura dei re d’Inghilterra, sottolinea l’ambizione di Enrico VII di stabilire una nuova dinastia destinata a durare nel tempo.

Enrico VII comprende in generale il valore della cultura come strumento di propaganda e di consolidamento del potere. Oltre alla costruzione della Henry VII Chapel, il sovrano sostiene lo sviluppo dell’umanesimo in Inghilterra. Letterati come Thomas More, John Colet e William Grocyn trovano alla corte di Enrico VII un ambiente favorevole alla diffusione delle nuove idee provenienti dall’Italia.
Tuttavia, Enrico VII non si limita a sostenere gli umanisti. Per rafforzare il mito della dinastia Tudor, che egli immagina discenda dal mitologico re Artù (da cui il nome Arturo per il primogenito), Enrico promuove una narrazione storica che demonizza i suoi predecessori Yorkisti. Lo storico Polidoro Virgili, su commissione del re, scrive una storia dell’Inghilterra in cui Edoardo IV e Riccardo III vengono dipinti come tiranni crudeli e senza scrupoli, quest’ultima descrizione trova pieno compimento nel Riccardo III di Shakespeare del 1591-92.
La rappresentazione negativa degli Yorkisti serve a giustificare l’ascesa al trono di Enrico VII e a consolidare la legittimità della dinastia Tudor. Il regno di Enrico VII è un periodo di transizione tra il Medioevo e il Rinascimento. Da un lato, l’architettura della Henry VII Chapel rappresenta l’ultimo splendore del gotico inglese. Dall’altro, la presenza di umanisti come John Colet e Thomas More testimonia l’apertura della cultura inglese alle nuove idee provenienti dal continente.

Enrico VII, pur non essendo un intellettuale, comprende il valore della cultura come strumento di potere e di legittimazione. Il suo mecenatismo e la sua politica culturale gettano le basi per il Rinascimento inglese, che avrebbe raggiunto il suo apice sotto il regno di suo figlio Enrico VIII.
Un lascito duraturo
Secondo gli storici dell’epoca, negli ultimi anni della sua vita e del suo regno, provata da numerosi lutti e fiaccata dalla tubercolosi, la tempra del re peggiora irrimediabilmente. Negli ultimi anni di regno il popolo è sottoposto ad un gravoso carico fiscale e i modi del sovrano si fanno burberi e circospetti.
Enrico muore di tubercolosi il 21 aprile 1509 nel Palazzo di Richmond e viene sepolto nella cappella da lui commissionata accanto all’amata moglie Elisabetta. Gli succede il figlio Enrico VIII, che promuoverà la riforma anglicana in Inghilterra; la dinastia da lui fondata è destinata a durare ben 118 anni fino al 1603, passando per cinque monarchi fino alla morte della leggendaria Elisabetta I e prima dell’avvento della dinastia Stuart.
Il regno Tudor in generale, e il regno di Enrico VII in particolare, hanno gettato le basi per la futura grandezza dell’Inghilterra, ponendo le fondamenta per lo sviluppo dello Stato moderno, dell’economia di mercato e dell’identità nazionale inglese e consegnando alla storia la più straordinaria e celebrata delle dinastie europee moderne.
Vita e regno di Enrico VII d’Inghilterra, riassunto
Enrico Tudor, nato nel 1457, cresce in un periodo turbolento segnato dalla Guerra delle Due Rose, un conflitto dinastico tra i casati York e Lancaster. Figlio di Edmund Tudor e Margaret Beaufort, Enrico appartiene ai Lancaster. Dopo la morte di suo padre, vive in esilio per sfuggire alla crescente forza degli York. La guerra civile culmina nel 1485 con la Battaglia di Bosworth, dove Enrico Tudor sconfigge Riccardo III, ultimo sovrano degli York, e si proclama Enrico VII, fondando la dinastia Tudor.
Il suo regno, sebbene inizialmente segnato da difficoltà, stabilizza il paese devastato dalla guerra. Enrico VII rafforza la legittimità del suo trono con il matrimonio con Elisabetta di York, unendo simbolicamente le due fazioni rivali. Per consolidare il potere, intraprende una serie di riforme politiche, centralizzando l’autorità e riducendo il potere dei nobili. Sostiene la crescita economica attraverso una politica mercantilistica e una serie di trattati commerciali, tra cui l’Intercursus Magnus del 1496, che rinvigorisce il commercio inglese con l’Europa.
Enrico VII promuove anche un nuovo ordine politico, con l’istituzione della Star Chamber per garantire l’applicazione della legge. Inoltre, investe nella costruzione di una flotta navale e sostiene le prime esplorazioni, come quella di Giovanni Caboto, che segna l’inizio delle esplorazioni inglesi nel Nuovo Mondo.
Culturalmente, Enrico VII è un mecenate, promuove l’Umanesimo e patrocina la costruzione della Henry VII Chapel come simbolo della sua dinastia. La sua morte nel 1509 segna la fine di un regno che ha posto le basi per il futuro successo della monarchia Tudor, che, sotto il figlio Enrico VIII, darà avvio alla Riforma anglicana e lascerà un’impronta indelebile nella storia dell’Inghilterra.
Consigli di lettura per approfondimenti:
- Il libro “La regina della Rosa Rossa” di Philippa Gregory, appartenente alla trilogia “Le donne della Guerra delle due Rose”, a cui appartengono anche i libri “La regina della rosa bianca” e “La signora dei Fiumi”. Il romanzo storico si concentra sulla figura di Lady Margaret Beaufort e traccia un quadro intimo e spietato della madre del re Enrico VII al tempo della Guerra delle Due Rose in cui si intrecciano l’amore per il figlio e la brama di potere. Il libro “La regina della Rosa Bianca” è invece un racconto in prima persona di Elisabetta di York, futura moglie del sovrano Enrico VII, durante gli anni della Guerra delle Due Rose.
Dai romanzi della Gregory è tratta anche la miniserie televisiva “The White Queen” - Il libro “Enrico VII. L’alba della dinastia Tudor in Inghilterra” di Paola Bravo è una monografia di taglio divulgativo e un coinvolgente percorso alla scoperta della enigmatica figura di Enrico VII Tudor.
- Il libro “Le famiglie più malvagie della storia” di Andrea Accorsi e Maria Fierro analizza, tra le altre grandi della storia, la dinastia Tudor, concentrandosi in particolare sul lato sanguinario e violento degli anni di regno.
Fonti
- Le famiglie più malvagie della storia, Andrea Accorsi e Daniela Ferro, 2013;
- Enrico VII. L’alba della dinastia Tudor in Inghilterra, Paola Bravo, 2004;
- La storia moderna: 1450-1870, Mario Rosa, Marcello Verga, 2003;
- Storia della letteratura inglese. I. Dalle origini al Settecento, Paolo Bertinetti, 2017;
- La Guerra delle Due Rose, Antonio Ferraiuolo, 2020;
- Guerra delle Due Rose, Niccolò Capponi, 2016.
Video su Youtube:
La Guerra delle Due Rose e la monarchia di Enrico VII
La Guerra delle Due Rose e i Tudor
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Philippa Gregory, La regina della rosa rossa, SPERLING & KUPFER, 2011;
- Paola Bravo, Enrico VII. L’alba della dinastia Tudor in Inghilterra, Firenze Atheneum, 2009;
- Andrea Accorsi e Maria Fierro, Le famiglie più malvagie della storia, Newton Compton, 2011.