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L’11 aprile 1961 inizia in Israele il processo all’ufficiale delle SS Adolf Eichmann per il suo ruolo nell’Olocausto. Coordinatore e responsabile della macchina delle deportazioni, è colui che materialmente organizza i convogli ferroviari che trasportano i deportati verso Auschwitz.
Eichmann è fino alla fine della guerra uno dei principali esecutori materiali dell’Olocausto. Dirige personalmente le deportazioni degli ebrei ungheresi sino alla fine del 1944. E’ il padrone della vita e della morte di centinaia di migliaia di persone, ma non diviene mai membro dell’élite nazista.
Non ha mai, con suo grande rammarico, alcun peso in decisioni strategiche della politica o della guerra nazista, restando un efficiente ma oscuro burocrate. E’ poco apprezzato anche dai suoi superiori e dai suoi commilitoni, che gli rimproverano una moglie non ariana e l’inclinazione all’alcol e alle donne.
La fuga in Argentina di Adolf Eichmann
Tuttavia la scarsa notorietà gli fornisce, alla fine della guerra, la possibilità di far perdere le proprie tracce e nascondersi nelle campagne tedesche. Vi rimane per cinque anni, prima di trovare rifugio, come molti altri nazisti, in Argentina. Eichmann nel giugno 1948 viene munito dal vicario di Bressanone, Alois Pompanin, di documenti di identità falsi a nome Riccardo Klement, rilasciati dal Comune di Termeno e che asseriscono la sua nascita nello stesso comune altoatesino.
La scoperta: Eichmann in Argentina
Le cose non vanno però come previsto da Eichmann e quello che succede dieci anni dopo la sua fuga in Argentina è in qualche modo imprevedibile. Il figlio di Eichmann frequenta una ragazza tedesca, a cui si presenta col suo vero cognome e con cui si lascia andare ad affermazioni compromettenti sul mancato genocidio.
La ragazza informa la famiglia, e nel 1957 il padre, Lothar Hermann, un ebreo ceco sfuggito all’olocausto, dopo aver collegato il cognome Eichmann a quello del criminale nazista ricercato in tutto il mondo, informa il procuratore tedesco Fritz Bauer che passa l’informazione al Mossad. Si scopre dunque che Adolf Eichmann si nasconde a Buenos Aires.
Il rapimento di Adolf Eichmann
L’11 maggio 1960, dopo un lungo periodo di preparazione, il servizio segreto israeliano organizza un’operazione che porta al rapimento e al segreto trasferimento (nel sistema giuridico argentino l’estradizione non è prevista) di Eichmann in Israele affinché venga sottoposto a processo per i crimini di cui si è reso responsabile durante la guerra.
Al momento del rapimento (avvenuto a pochi metri dalla sua residenza) un gruppo di operazione dei servizi segreti israeliani lo sta aspettando con la scusa di un problema meccanico della loro auto. Nonostante la sua resistenza, lo caricano sull’auto guasta e lo portano in un luogo segreto per trasportarlo in Israele e processarlo.
Il processo e la condanna del gerarca nazista
L’arrivo di Eichmann in Israele è accolto da una fortissima ondata di esultanza mista a odio verso quello che si è impresso nell’immaginario dei sopravvissuti ai lager come uno dei maggiori responsabili della sorte degli ebrei. Tuttavia Eichmann offre di se stesso un’immagine poco appariscente, quasi sommessa, ben diversa da quella di inflessibile esecutore degli ordini del Führer.
Nega di odiare gli ebrei e riconosce soltanto la responsabilità di avere eseguito ordini come qualunque soldato deve fare durante una guerra. Non mostra nessun segno di sincero rimorso e di critica verso l’ideologia razzista del terzo Reich e le sue concrete e criminali applicazioni. Hannah Arendt lo descrisse, con una frase poi passata alla storia, come l’incarnazione dell’assoluta banalità del male.
Le testimonianze di numerosi sopravvissuti chiamati a deporre contro di lui provano in maniera esaustiva la sua colpevolezza. Ciò conduce il giudice militare a pronunciare la definitiva sentenza di morte. Il tribunale per i crimini di guerra israeliano condanna Adolf Eichmann per aver spietatamente perseguito lo sterminio degli ebrei. E’ impiccato nel carcere di Ramla il 31 maggio 1962.