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Dunkirk, trama
Ci troviamo nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, e tre filoni, tre prospettive diverse si intersecano sotto i nostri occhi per raccontarci una delle più grandi, se non la più grande ed eroica missione di salvataggio che la mente umana possa ricordare. Le tre prospettive funzionano anche da scenari e possono essere distinte in: il molo e la spiaggia di Dunkirk in cui vediamo le truppe inglesi e francesi stremate che attendono di essere evacuate, l’aria in cui osserviamo i piloti della RAF contendersi il dominio del cielo con quelli della Luftwaffe, ed infine il mare da cui proverrà la salvezza capitanata dalle imbarcazioni civili che porteranno in salvo i soldati e dove avverranno i momenti di maggiore tensione.
La storia, o meglio le storie che vengono raccontate, sono storie di uomini a cui difficilmente vengono dati dei nomi; sono storie molto semplici, che hanno come unico obiettivo quello di portare avanti una narrazione, tanto che di questi personaggi non ci viene presentato un passato e nemmeno un ipotetico futuro, quello che conta è l’adesso, il presente.
Questi tre filoni trovano nel finale il loro congiungimento, più precisamente nel momento in cui vediamo le imbarcazioni civili arrivare in prossimità della costa di Dunkirk, dove i soldati aspettano di essere salvati e il pilota di un velivolo dalla RAF si immola per abbattere un nemico, planando, ormai senza più carburante, sulla spiaggia e facendosi catturare dall’esercito tedesco.
La pellicola si conclude con il ritorno in patria e la loro consacrazione ad eroi che viene sottolineata dalle parole del discorso che Churchill terrà alla Camera proprio dopo l’evacuazione di Dunkirk.
Il trailer di Dunkirk
Il cast e gli attori di Dunkirk
Gli attori di questa pellicola sono un sapiente mix tra celebrità, o comunque attori che hanno già una notevole carriera alle spalle, e nuovi volti, o comunque giovani semi-sconosciuti. Il punto di forza nella scelta attoriale risiede proprio in questo connubio di persone, che il regista Nolan riesce magistralmente a dirigere. Un punto di forza nella scelta di Nolan può essere visto nel fatto che viene rispettata la fedeltà storica ingaggiando attori britannici, ad eccezione di due francesi, di diverse generazioni.
Non sono presenti delle stonature nella recitazione dei vari attori, e anche chi attore non lo è per mestiere, come ad esempio Harry Styles ex frontman dei One Direction, non sfigura davanti a nomi come quelli di Tom Hardy o Kenneth Bragah.
Ogni attore riesce nelle scene in cui è coinvolto a rendere le emozioni e i sentimenti dei vari soldati o piloti, riuscendo ad incanalare nella propria performance la paura e il terrore di rivivere l’esperienza, vedi il personaggio interpretato da Cillian Murphy, oppure il semplice desiderio di tornare alla propria casa anche a costo di fingere ed usare degli escamotage come trasportare un morente al molo con il solo scopo di potersi imbarcare, questo stato d’animo lo rispecchia il personaggio interpretato da Fionn Whitehead.
Possiamo, dunque, afferrare che quella che ci viene presentata sullo schermo non è una semplice narrazione degli eventi bellici realmente accaduti, ma anche e soprattutto un cercare di sondare l’animo umano e di mettere a nudo tutte le insicurezze e i timori che una situazione del genere può suscitare.
D’altro canto è bene, però, sottolineare che Dunkirk è anche il racconto di uomini che sono disposti a sacrificare la propria vita per salvare quella degli altri, ne abbiamo due esempi nel pilota della RAF interpretato da Tom Hardy che per abbattere il caccia tedesco si lascia planare sulla spiaggia ben cosciente del fatto che sarà catturato dai nemici e dallo stesso Comandante Bolton interpretato da Kenneth Bragah che decide di rimanere sulla spiaggia per dare una flebile speranza di sopravvivenza anche ai soldati francesi riamasti nelle retrovie.
Dunkirk: differenze tra film e storia
Da un punto di vista storico la ricostruzione degli eventi è molto fedele, riuscendo ad includere anche piccoli particolari che avvalorano ancora di più questa tesi. La cura di questi piccoli particolari è insita nello stile di Nolan che privilegia una cura maniacale anche dei più minimi particolari al fine di rendere il tutto più realistico possibile. Questo si traduce nel semplice allacciare gli scarponi come facevano i soldati inglesi nel 1940 fino a decidere di utilizzare la stessa spiaggia da cui era partita l’evacuazione.
Altri piccoli dettagli che possono essere colti sono la costruzione dei moli di emergenza con i materiali che si trovavano in giro e il fatto che alcune imbarcazioni civili vennero guidate dai loro stessi proprietari, senza l’ausilio della marina militare. Gli stessi personaggi presenti nella pellicola sono ispirati a persone realmente esistite, il Comandante Bolton sembra essere ispirato al Capitano W. Tennat che svolse un ruolo cruciale nel lavoro di evacuazione. Gli stessi personaggi di Alex e Tommy, rispettivamente H.Styles e F. Whitehead, sono da considerarsi fedeli alla realtà in quanto molti sopravvissuti fecero diversi tentativi per cercare di mettersi in salvo.
Uno dei particolari che più salta all’occhio è su il ruolo giocato dalla RAF nella riuscita dell’evacuazione. I soldati di fanteria si lamentarono in diverse occasioni che non ci fosse un supporto aereo adeguato, quando invece l’aviazione inglese combatteva coraggiosamente e senza sosta per fare in modo che i velivoli nemici non arrivassero in prossimità della costa, il fatto è che le truppe di fanteria sulle spiagge non potevano osservare lo scontro poiché si svolgeva molto più lontano.
Nel film questo viene sottolineato verso la fine quando, dopo essere tornati in patria, un soldato chiede canzonando ad un aviatore dove fossero e la risposta ci viene data dal signor Dawson (Mark Rylance) e cioè: “lo sanno dove eravate” sottolineando il lavoro, seppur in lontananza e quindi non visti, della RAF che aveva l’unico scopo di proteggerli.
Se su questi punti gli storici concordano che Nolan sia stato fedele su altri hanno trovato da ridire: uno su tutti il fatto che non vengano presi in considerazione i soldati indiani che secondo John Broich, professore di storia alla Case Western Reserve University, “la loro partecipazione ha fatto la differenza tra la vittoria e la sconfitta”. Bisogna sottolineare però che dei 2,5 milioni di soldati indiani che servirono l’esercito britannico nella Seconda Guerra Mondiale, solamente poche centinaia si trovavano a Dunkirk.
Su questa linea alcuni storici francesi hanno sottolineato come gli stessi soldati francesi fossero stati poco rappresentati. Essendo stati una chiave fondamentale, attraverso il loro sacrificio, per permettere la riuscita dell’evacuazione; però, tralasciando i caccia britannici, i soldati che combattono sulle strade di Dunkirk sono proprio francesi.
In conclusione la differenza più grande che possiamo riscontrare nel film è racchiusa in un breve dialogo nei primi minuti, in cui un soldato chiede ad un ufficiale della marina come mai i tedeschi non siano ancora giunti e lui gli risponde che, i tedeschi, non vogliono sprecare i loro carri armati quando possono prevalere sui britannici con l’aviazione.
La realtà fu, invece, che ormai anche l’esercito tedesco era allo stremo delle forze e dopo tre settimane di duro combattimento i soldati erano stanchi, stava finendo il carburante e i carri armati iniziavano a guastarsi. In seguito a ciò Adolf Hitler, in accordo con i suoi generali, decise di dare alcuni giorni di riposo alle truppe. In questi giorni, il 24 e il 25 maggio, l’esercito tedesco si fermò per ricompattarsi e riposarsi dando il tempo ai britannici di ultimare le difese che avrebbero permesso il successo dell’evacuazione.
Dunkirk: recensione e voto di Fatti per la storia
Dunkirk è un film che esalta le sensazioni e le emozioni piuttosto che l’azione e la narrazione. Certo, vediamo degli scontri aerei spettacolari ma quello su cui Nolan vuole farci concentrare sono gli stati d’animo; sia quelli che ci vengono trasmessi dai protagonisti sia, e oserei dire soprattutto, quelli che percepiamo noi stessi.
Questi sentimenti vengono suscitati sia dalle immagini che ci appaiono sullo schermo che sono in grado di trasportarci lì, nel momento, e riescono quasi a farci immedesimare con gli attori stessi, esempio lampante la scena in cui la barca inizia ad imbarcare acqua e quello che vediamo sono delle immagini confuse, quasi al buio come se anche noi fossimo dentro quella barca e stessimo subendo lo stesso destino.
Altra componente chiave per far emergere questi sentimenti viene rappresentata dalla colonna sonora, curata da Hans Zimmer, che ci trasporta in un crescendo misto di attesa e angoscia per non sapere quello che potrebbe succedere di lì a pochi minuti.
Un’altra cosa importante da sottolineare è che, questo film vuole raccontare il dramma umano della guerra, o meglio il dramma umano in generale. L’ansia e l’angoscia della sopravvivenza, il ricordo traumatico degli eventi avvenuti, la consapevolezza che la propria casa è vicina ma quasi impossibile da raggiungere e che c’è la possibilità che non ci si faccia più ritorno. Insomma, vengono rappresentate tante sfaccettature dei timori che albergano in qualsiasi essere umano.
Su tutti però domina la speranza, l’unica che in qualche modo riesce a tenere lucide le menti dei soldati, e che quando si manifesta con l’arrivo delle imbarcazioni civili, porta il Comandante Bolton a scomporsi e a farsi scendere un’unica lacrima sul viso. Ma è un unico istante, che svanisce quasi subito; in Dunkirk non sono ammessi i sentimenti, ci è difficile immedesimarci con uno o più personaggio, il lavoro che Nolan vuole compiere è quello di farci immedesimare con l’azione, con le immagini.
È un film claustrofobico dove ognuno è rinchiuso nei propri incubi. Claustrofobia che si tramuta nelle inquadrature, il pilota della RAF (Tom Hardy) è sempre nel suo stretto abitacolo, i soldati sono prigionieri sulla battigia e il padre di famiglia (Mark Rylance) attraversa La Manica con una minuscola imbarcazione.
In conclusione, dando un giudizio molto positivo alla pellicola, possiamo dire che la speranza che li spinge ad andare avanti è visibile alla fine del film con il nuovo giorno che sorge ed inonda della sua luce il vagone del treno che sta riportando finalmente i soldati a casa. È una luce tenue, appena percettibile ma che si propaga a vista d’occhio e fa crescere la consapevolezza che un nuovo giorno si avvicina.
I libri consigliati da Fatti per la Storia
- Franco Cardini, Dankerque. 26 maggio-4 giugno 1940: storia dell’operazione Dynamo, Mondadori, 2017.
- Joshua Levine, Dunkirk: La storia vera che ha ispirato il film, HarperCollins Italia, 2017.