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La dottrina Truman: la premessa
Gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale sposano la tesi per cui è meglio prevenire ulteriori cataclismi in Europa piuttosto che contrastarli e porvi rimedio in seguito. Il dibattito interno americano porta alla conclusione che gli europei hanno combinato soltanto disastri nel 1914-1918 e 1939-1945, e gli USA non possono più permettersi il lusso di non fargli da precettori: lasciati senza impegno statunitense, gli europei si sono sbranati fino al limite ultimo di perdere la loro credibilità.
La seconda guerra mondiale ha indebolito fortemente l’Europa ed ha avviato inevitabilmente il suo declino. Gli americani sono convinti che, se non si assumono impegni preventivi, si ritroveranno a breve a sbarcarvi nuovamente. L’impegno americano nel vecchio continente è stato molto costoso in termini economici e di vite umane: nelle due guerre mondiali più di mezzo milione di cittadini statunitensi hanno perso la vita, e questo non è un conto accettabile.
La Dottrina Truman: Harry Truman davanti al congresso
“Meglio prevenire che curare”, questo è il senso della dottrina Truman. L’amministrazione americana che, era già convinta che il salvataggio della democrazia rispetto alla minaccia sovietica dovesse essere una responsabilità degli Stati Uniti prendendo spunto dai casi di Grecia e Turchia minacciate dall’espansionismo comunista, decide allora di enunciare la propria strategia in politica estera.
Il 12 marzo 1947 dinanzi al congresso il presidente americano Harry Truman enuncia la dottrina Truman o dottrina del contenimento, chiedendo la disponibilità di 400 milioni di dollari per aiutare Grecia e Turchia e l’estensione dei sui poteri per salvare, se ce ne fosse bisogno, tutti i popoli la cui democrazia venga minacciata dai totalitarismi.
Viene emanata la legge che passa alla storia come dottrina Truman e che lascia la possibilità al presidente di aiutare qualsiasi paese che ne faccia domanda purché minacciato da totalitarismi. È importante ribadire come l’Unione Sovietica fosse centrale nei pensieri di Truman, anche se nel suo discorso tale Paese non venne mai direttamente menzionato. È l’inizio della Guerra Fredda.
Il braccio economico della dottrina Truman: il piano Marshall
Gli Stati Uniti si assumono responsabilità globali. Molto più rilevante della dottrina Truman è la sua applicazione economica, il Piano Marshall. Tutti vorrebbero gli aiuti americani, ma di fatto li accetteranno solo i paesi non sottoposti al controllo dell’Unione Sovietica.
Gli americani offrono a tutti il loro aiuto, anche alla stessa URSS, ma inseriscono la clausola dei controlli di spesa, ovvia per gli occidentali, ma non per l’Unione Sovietica che non può accettare di farsi controllare economicamente dagli Stati Uniti. Tutti i paesi dov’è presente l’Armata Rossa lasciano la conferenza di Parigi e rifiutano a loro volta il piano d’intervento, che spacca in due l’Europa e più in generale il mondo.
Chi accetta il piano Marshall diventa l’Occidente, USA centrico; chi non può accettare quel piano diventa l’Oriente sovietico. Uno dei massimi storici della Guerra Fredda, John Lewis Gaddis, definisce quello che avviene nell’estate 1947 così:
“Gli Stati Uniti si comprano un impero, l’URSS non avendone la possibilità impone un suo impero con la forza delle armi e dei servizi segreti”.
È ovvio che alla lunga paga di più comprare piuttosto che imporre. Inizia l’acquisizione di un’orbita di controllo sulla base di enormi capacità economiche. Il mondo si è diviso: con l’estate del 1947 inizia progressivamente l’era bipolare.
La dottrina Truman: il discorso del Presidente americano
Il braccio militare della dottrina Truman: l’Alleanza Atlantica
Se il piano Marshall o ERP (European Recovery Program) è il braccio economico della dottrina Truman, l’Alleanza Atlantica è il suo braccio militare.
Per l’alleanza occorre addirittura una modifica costituzionale perché al presidente era vietato stringere alleanze in tempo di pace. Nel giugno del 1948, nell’ambito del dibattito sull’impegno preventivo per l’Europa, si inserisce un disegno di modifica costituzionale, la cosiddetta Risoluzione Vandenberg 239, che permetta agli Stati Uniti di stringere alleanze anche in tempo di pace.
La risoluzione passa con una maggioranza molto ampia e rende immediatamente possibile all’amministrazione Truman, che vince le elezioni del novembre 1948, di avviare immediate trattative per un’alleanza strategico-militare. Proprio perché vince le elezioni di novembre è in una posizione di notevole forza per condurre quelle trattative.
Nasce l’Alleanza Atlantica. Gli Stati Uniti si pongono come tacita guida della sicurezza dell’occidente. L’idea statunitense di impegnarsi a fondo per la difesa e la sicurezza dell’Europa occidentale di fatto l’ha tenuta lontana da potenziali conflitti; il sistema ha funzionato.
Si crea poi il Patto di Varsavia, alleanza speculare a quella Atlantica del 1949, non come reazione a quest’ultima dato che gli originari membri non vengono ritenuti più di tanto nemici dai sovietici, ma ciò che questi non possono sopportare è il coinvolgimento, con il conseguente riarmo, della Germania nel 1951.
Le due alleanze speculari e contrapposte garantiscono la stabilità dell’Europa, che di fatto è congelata. La scelta americana si rivela nel complesso impegnativa, ma utile ai fini della stabilità globale. L’Alleanza Atlantica non è comunque da leggere in chiave esclusivamente anti-sovietica: non tutti vi aderiscono per paura dell’URSS, ma ogni paese ha i suoi motivi personali.
Ad esempio per l’Italia è un mezzo per essere riammessa nella comunità internazionale ripulendo la sua immagine dalle colpe della guerra, mentre per la Francia è uno strumento di sicurezza contro la rinascita tedesca. È in ogni caso uno strumento molto utile, che traghetta l’Europa fuori dalla Guerra Fredda senza grandi conflitti, soprattutto globali.
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I presidenti USA. Due secoli di storia – di Ferdinando Fasce;
- Storia delle relazioni internazionali: gli anni della Guerra Fredda – di Ennio Di Nolfo.
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