CONTENUTO
Il populismo e la fine della IV Repubblica
Nel marzo del 1964 _ all’inizio dell’autunno brasiliano _ la IV Repubblica vive i suoi ultimi giorni. Chiamata anche Repubblica del 46, aveva segnato il ritorno del Brasile alla democrazia dopo gli anni dell’Estado Novo, il regime parafascista del presidente Getulio Vargas.
Tuttavia, nell’instabile IV Repubblica _ che conserva molti tratti del populismo sviluppatosi negli anni precedenti _ partecipa lo stesso Vargas con un secondo mandato presidenziale, fino al suo suicidio nel 1954. Prima dell’estremo gesto, rivolgendosi al popolo, il presidente scrive una lettera di testamento che si conclude con una celebrazione di sé stesso e del populismo che ha incarnato:
“Adesso vi offro la mia morte. Non rimpiango nulla. Serenamente compio il primo passo nel cammino all’eternità ed esco dalla vita per entrare nella Storia.”
Suo successore, nella fase finale della Repubblica populista del 46, diventa un amico di famiglia, João Goulart, che con la sua presidenza innesca indirettamente il colpo di Stato. Infatti, il governo da lui presieduto, si avvicina pericolosamente al partito comunista, in una sorta di cooptazione che attrae a sé gli operai e i contadini, spostando pericolosamente l’asse del populismo brasiliano a sinistra.
Establishment, borghesia, opposizione formata dall’União Democrática Nacional e Partido Social Democrático, conservatori, imprenditoria e componenti militari, non accettano questa virata e la IV Repubblica ha uno slittamento autoritario, approssimandosi ad uno scarto in avanti nella numerazione istituzionale: formalmente V Repubblica, sostanzialmente dittatura militare.
Il golpe del 1964 in Brasile
Tra il 31 marzo e 1° aprile una parte minoritaria delle forze armate inizia la ribellione, precisamente nello stato di Minas Gerais. Man mano che il golpe si estende _ anche con l’appoggio dei governatori di San Paolo e Guanabara e degli Stati Uniti attraverso l’ambasciata di Brasilia _ il grosso delle forze armate rimaste fedeli al presidente Goulart passa dalla parte dei golpisti, tanto che il Congresso Nazionale, già il 2 aprile, dichiara vacante il presidente, che ben presto abbandona il paese.
Il Brasile è ora nelle mani di una giunta militare denominata Comando Supremo de Revoluҫāo, composta da Artur da Costa e Silva, Augusto Hamann Rademaker e Francisco de Assis Correia Grünewald de Melo. Al posto di Goulart, con incarico provvisorio, viene nominato il presidente della Camera Ranieri Mazzilli, fino al 15 aprile, quando il Congresso nomina presidente l’aristocratico feldmaresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco, già capo di Stato maggiore e veterano della Campagna d’Italia a fianco degli Alleati con la Forҫa Expedicionária Brasileira.
I provvedimenti che la nuova giunta prende con Emendamento costituzionale sono:
- La proroga del mandato di Castelo Branco di tre anni.
- L’abolizione dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
- L’istituzione dello SNI, potentissimo servizio segreto brasiliano addestrato dalla CIA.
- Lo scioglimento di tutti i partiti, tranne il mantenimento una ‘democrazia relativa’ che include formalmente un sistema bipartitico composto dall’Alianҫa Renovadora Nacional (ARENA) vicina ai militari e, all’opposizione, il Movimento Democratico Brasileiro (MDB), nonché da piuttosto regolari e periodiche tornate elettorali.
Tuttavia, il generale Castelo Branco, esponente della linea più moderata, la cosiddetta ala sorbonista, non si propone di instaurare una dittatura militare vera e propria, mantenendosi la riserva di restituire il potere ai civili in tempi brevi. Ciò malgrado trova la resistenza della maggior parte dei militari che, invece, impongono una linea decisamente autoritaria.
Regime dei Gorillas
Con il golpe del 1° aprile prende avvio in Brasile la dittatura, chiamata anche regime dei Gorillas, caso unico tra le dittature sudamericane a lasciare degli _ ancorché piccolissimi _ spazi alla politica, con il sistema bipartitico e in generale con il mantenimento delle istituzioni liberali, questo allo scopo di non erodere completamente legittimità e consenso agli occhi della popolazione.
Il proposito, infatti, delle giunte militari che si succedono nel corso dei 21 anni di dittatura, è quello _ accompagnato dallo slogan patriottico “Brasil ame-o ou deixe o!” (Brasile o lo ami o lo lasci!) di rafforzare lo Stato, senza mortificarne le istituzioni e di potenziare l’economia del paese. Certamente, accanto a questa politica vi è un sostegno ideologico che si sostanzia nella cosiddetta Dottrina della sicurezza nazionale che la Escola Superior de Guerra costruisce, in particolare, nell’individuazione del comunismo come nemico interno da combattere.
L’Ato Institucional numero uno conferisce così al potere esecutivo, rappresentato dalla giunta militare, un potere politico che emargina quello legislativo e, attraverso una significativa repressione, controlla le istituzioni e la società civile. Nel 1967, alla morte di Castelo Branco, il Congresso approva dunque una nuova Carta costituzionale che sancisce la supremazia del potere esecutivo.
Tuttavia, il successore di Castelo Branco alla presidenza del Brasile, il generale Artur da Costa e Silva, nonostante una politica di distensione e di liberalizzazione, sospende la nuova Costituzione e concentra ancora di più il potere nelle mani del governo. Inizia perciò uno scontro tra esecutivo e Congresso che vede la crescita di partiti di opposizione e di un composito Frente Amplio, particolarmente eterogeneo, al quale nella lotta al regime si affianca la Chiesa cattolica.
La reazione del governo è dura e, oltre allo scioglimento del Frente Amplio, c’è l’emanazione alla fine del 1968 dell’Ato institucional numero cinco che trasforma il regime in una dittatura compiuta con il potere, tra le tante cose, di:
- Sospendere i diritti dei cittadini
- Sciogliere le camere
- Annullare i mandati parlamentari
- Revocare l’habeas corpus
Un atto istituzionale il numero cinque di fortissimo impatto, che per la sua virulenza viene definito “o golpe dentro do golpe”. Un anno dopo, il 31 agosto 1969, il presidente da Costa e Silva ha un’embolia e, incapace di governare, viene sostituito da una giunta militare formata dai ministri delle tre forze armate Aeronautica, Esercito e Marina che impediscono al vicepresidente, il civile Pedro Aleixo, di subentrare a Costa e Silva. Vengono così dichiarati vacanti gli istituti della presidenza, della vicepresidenza e il Congresso Nazionale. Contemporaneamente viene fissata la data delle nuove elezioni da tenersi due mesi dopo.
In questa crescente tensione, il gruppo armato Aҫao Libertadora Nacional _ fondato da Carlos Marighella _ figlio di un immigrato italiano e di una brasiliana di origine africana _ insieme al Movimento Revolucionário 8 de Outubro, rapiscono a Rio de Janeiro l’ambasciatore degli Stati Uniti Charles Burke Elbrick che viene rilasciato dopo 72 ore in cambio della liberazione di 15 prigionieri politici.
Il 30 ottobre viene eletto il nuovo Presidente della Repubblica, il generale, ex capo dell’intelligence brasiliana, Emilio Garrastazu Medici, il quale inaugura il periodo più buio della dittatura dei Gorillas, applicando pienamente l’Ato institucional numero cinco e dove la censura della stampa, la violazione dei diritti civili e la tortura diventano prassi nel reprimere i dissidenti.
Pochi giorni dopo l’insediamento di Garrastazu Medici, infatti, la repressione nei confronti dei movimenti di guerriglia si completa con l’uccisione a San Paolo di Marighella, in un’operazione condotta dal Departemento de Ordem Politica e Social. Viene inoltre enormemente potenziato lo SNI cui seguono migliaia di arresti politici in un crescente terrore, di fronte al quale solamente la Chiesa cattolica riesce a opporre una resistenza.
Distensione e transizione democratica
Nel 1974 il mandato di Garrastazu Medici scade e, a seguito di una tornata elettorale, improntata per la prima volta dai tempi del golpe ad una relativa libertà, subentra, come esponente del partito ARENA, il generale di origine tedesca Ernesto Geisel che, nonostante fosse stato scelto da Medici, si pone come rappresentante della linea morbida del partito.
Geisel conduce dunque il Brasile verso una graduale distensione e liberalizzazione politica. Tuttavia, non si tratta di una vera e propria democratizzazione, ma di una graduale abertura che mira a mantenere una continuità con la politica precedente: Continuidade sem imobilidade.
Ad un anno dall’insediamento del nuovo presidente vi è però l’uccisione in carcere da parte della polizia del drammaturgo Vladimir Herzog, esponente del clandestino Partido Comunista do Brasil, che scuote un’opinione pubblica la quale con decisione rifiuta l’ipotesi del suicidio e induce lo stesso presidente Geisel ad accusare i poliziotti di essere dei criminali.
Passano tre anni e _ anche a fronte di una decisa crescita del partito di opposizione MBD e dei primi scioperi sindacali _ vi è l’approvazione da parte del Congresso di un emendamento costituzionale che sancisce la fine del famigerato Ato institucional numero cinco e ripristina di fatto l’Habeas corpus.
Alla fine del suo mandato Geisel designa il suo successore, il generale João Figueiredo, capo dello SNI sotto la presidenza Medici, che completa l’abertura e la transizione verso la democratizzazione del paese.
- Il 28 agosto 1979 viene concessa l’amnistia per tutti i reati politici commessi sotto il regime.
- Viene sciolto il partito filogovernativo ARENA e torna in essere un sistema multipartitico.
- Il 15 novembre 1982 si tengono le prime elezioni democratiche dai tempi del golpe che vedono la vittoria del neonato Partido Democrático Social (PDS), erede di ARENA, per un esiguo 0,26 % sul partito di opposizione.
Al termine del mandato di Figueiredo viene eletto per la prima volta dopi 21 anni un civile, l’avvocato Tancredo Neves, che però muore poco prima di insediarsi come presidente, gli subentra il suo vice, un altro avvocato e scrittore, Josè Sarney. Sono le idi di marzo del 1985, la dittatura dei Gorillas è finita.
NOTE:
Tiziana BERTACCINI, Le Americhe Latine nel Ventesimo secolo, Feltrinelli, Milano, 2014
Frei BETTO, La lotta clandestina dei frati domenicani contro la dittatura militare brasiliana, Sperling & Kupfer, Milano, 2000
HistoriaUniversal.org. (2023). Historia de Brasil: Dictadura militar (1964-1985). HistoriaUniversal.org. Recuperado de https://historiauniversal.org/historia-de-brasil-dictadura-militar-1964-1985/
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- Tiziana BERTACCINI, Le Americhe Latine nel Ventesimo secolo, Feltrinelli, Milano, 2014.
- Frei BETTO, La lotta clandestina dei frati domenicani contro la dittatura militare brasiliana, Sperling & Kupfer, Milano, 2000.