CONTENUTO
Alla Conferenza di Potsdam dell’agosto 1945, dopo la resa incondizionata della Germania, avvenuta l’8 maggio 1945, le potenze vincitrici (Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Francia) dividono la nazione in quattro zone di occupazione militare: francese a sud-ovest, britannica a nord-ovest, statunitense a sud e sovietica a est.
I territori a est della Linea Oder-Neisse (Prussia orientale, Pomerania orientale, Slesia e una porzione orientale del Brandeburgo) vengono tolti alla Germania e posti sotto amministrazione sovietica e polacca, spostando a tutti gli effetti la Polonia verso ovest, costringendo quasi 10 milioni di profughi ad abbandonare i loro paesi d’origine per rifugiarsi nelle zone occupate a ovest di tale linea.
Queste amministrazioni sono originariamente concepite per durare fino alla firma finale di un trattato di pace, mentre sono destinate a durare fino al 1990. Al contrario, il concordato trasferimento di tedeschi dalla Cecoslovacchia e dall’Ungheria di fatto non avviene mai.
Il previsto corpo governante viene chiamato Consiglio di Controllo Alleato e i comandanti in capo esercitano autorità suprema sulle loro rispettive zone e agiscono di concerto sulle questioni che riguardano l’intera nazione. Berlino, inclusa nel settore sovietico, viene anch’essa divisa in quattro aree.
Verso la DDR, la Repubblica Democratica Tedesca
La DDR, che comprende le regioni della Prussia Orientale, della Pomerania e della Slesia annesse agli Stati della Polonia e URSS dopo la seconda guerra mondiale e indicata anche come “SBZ” (Sowjetische Besatzungszone, o zona di occupazione sovietica), viene proclamata nel settore sovietico di Berlino il 7 ottobre 1949, facendo seguito alla proclamazione della Repubblica Federale di Germania ad opera del blocco occidentale, pochi mesi dopo la fine del Blocco di Berlino.
Quest’ultimo, protrattosi dal 24 giugno 1948 all’11 maggio 1949, è una delle crisi più importanti della guerra fredda e consiste nel blocco da parte dell’Unione Sovietica di tutti gli accessi stradali e ferroviari a Berlino Ovest. La crisi inizia a risolversi quando i sovietici non fanno nulla per fermare il ponte aereo per Berlino, ovvero i voli umanitari statunitensi, britannici e francesi che trasportano cibo ed altre forniture per il settore occidentale di Berlino.
Nel 1949 la DDR aderisce al Comecon, il Consiglio di mutua assistenza economica, organizzazione economica e, soprattutto, commerciale degli Stati socialisti istituita nel 1949 e sciolta nel 1991 a seguito della caduta del Blocco Orientale. Esso rappresenta uno dei blocchi commerciali nati nella seconda metà del XX secolo insieme alla Comunità economica Europea, al Movimento dei Paesi non Allineati e all’Associazione europea di Libero Scambio, e comprende una popolazione molto maggiore degli altri gruppi sopracitati.
Il termine Comecon si applica a tutte le attività multilaterali che coinvolgono i membri dell’organizzazione e non è ristretto alle sue dirette funzioni e ai suoi organi, ma può essere esteso a tutte le relazioni bilaterali tra i membri, poiché nel sistema delle relazioni internazionali socialiste gli accordi multilaterali – tipicamente di natura generale – tendono a essere implementati attraverso una serie di accordi dettagliati bilaterali.
Nel 1953 una rivolta cominciata da rivendicazioni economiche operaie cerca di rovesciare il governo comunista che, però, rimane ben saldo. La DDR aderisce al Patto di Varsavia nel 1956 nel 1957 la DDR viene riconosciuta formalmente dall’URSS e dichiarata pienamente sovrana, anche se le truppe sovietiche continuano a rimanervi di stanza in base agli accordi della Conferenza di Potsdam e motivando la loro presenza come protezione della nazione dalla minaccia statunitense durante la guerra fredda. Viene ammessa all’ONU, insieme alla Germania Ovest, solo il 18 settembre 1973.
La Stasi, il Ministero per la Sicurezza di Stato
Il Ministero per la Sicurezza di Stato (Ministerium für Staatssicherheit in tedesco), abbreviato in MfS e comunemente conosciuto come Stasi, è la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, alle dirette dipendenze del Partito Socialista Unificato di Germania (SED) (1). Il MfS usa il monitoraggio, l’intimidazione, la detenzione contro avversari e critici nei confronti del regime, definiti persone ostili.
Negli anni ‘50, la tortura fisica è ancora usata nelle carceri della Stasi e in seguito sono usati sofisticati metodi psicologici per spezzare la resistenza di avversari politici e dissidenti. Negli anni ‘80, la Stasi addestra ripetutamente i terroristi della Rote Armee Fraktion (2) all’uso di armi ed esplosivi ed è famosa per avere arruolato numerosi tedeschi dell’Est per il controllo delle attività dei propri concittadini al fine di impedire il nascere di insurrezioni contro il governo autoritario.
Uno degli aspetti più importanti dell’Mfs è il reclutamento di nuovi membri scelti in base alle loro capacità intellettuali, competenze tecniche e prestanza fisica, ma soprattutto per la loro affidabilità e adesione all’ideologia politica socialista dominante. Per questo spesso vengono scelti figli di membri ed ex membri della Stasi, supponendo che, con buona probabilità, siano indottrinati politicamente in modo affidabile e che il contesto familiare li abbia influenzati in modo positivo dando loro un’educazione di stampo socialista.
I potenziali nuovi membri dell’Mfs vengono quindi sottoposti, a loro insaputa, per un periodo di due anni a continui controlli e in questo periodo viene preparato un dossier della loro vita privata e non di rado succede che, per ottenere ulteriori informazioni sia sul possibile candidato che sulla sua famiglia, vengano interrogati gli insegnanti responsabili dell’educazione (politica) del candidato durante il periodo scolastico.
Nella fase finale, prima del colloquio ufficiale, che rimane strettamente confidenziale, si interrogano vicini e conoscenti per avere ulteriori informazioni, quindi se alla fine del biennio di osservazione non è emerso alcun comportamento “sovversivo”, si procede a contattare il candidato invitandolo presso una sede di circondariato, dislocate su tutto il territorio della DDR.
L’economia della DDR
Per quel che riguarda l’economia, nonostante lo sviluppo che ebbe la DDR, il divario tra Germania dell’Est e dell’Ovest rimase sempre molto ampio. L’economia pianificata della DDR rifiuta appieno l’ideologia capitalistica e basa il suo sistema produttivo sullo stretto controllo statale di tutte le aziende, imprese e società del paese, ogni decisione importante è presa dai vertici politici.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’economia deve ricominciare a muoversi, partendo dall’agricoltura, secondo il progetto socialista. La propaganda della SED alimenta l’attivismo dei cittadini, facendo leva sull’importanza del lavoro all’interno della società socialista e fornendo posti di lavoro nelle industrie. Il lavoro è una caratteristica fondamentale del comunismo e, dopo le rivolte del giugno 1953, la classe proletaria è allo stesso tempo la classe più diffusa, ma anche la più temuta.
Durante le varie crisi che attraversano la DDR, la SED cerca inutilmente di arginare l’ingombrante presenza del vicino Ovest e la crisi degli anni ‘50 contribuisce indirettamente alla decisione di costruire il muro di Berlino nel 1961 (3), ma anche se esso pone fine alla fuga di lavoratori verso la Repubblica Federale Tedesca, il problema economico rimane.
Negli anni ‘70 Erich Honecker – unendo alle sue decisioni una nutrita operazione propagandistica sul quotidiano del partito, il Neues Deutschland 4 – fissa come obiettivo per il paese una crescita basata sull’unione della politica economica e sociale con al centro la figura simbolo del lavoratore, in modo da risolvere il problema della scarsità di beni e della mancanza di qualità dei prodotti – importati dagli altri paesi socialisti – che circolano nella DDR ed offrire alla popolazione un benessere maggiore migliorando la tecnologia e aumentando l’efficienza dell’economia, sempre restando all’interno di una visione socialista del mondo.
Altro punto di forza del progetto di Honecker è risolvere il problema delle abitazioni: ancora nel 1977 il 50% della popolazione non ha un bagno all’interno della casa, il 55% non ha una vasca da bagno e la maggior parte delle case ha bisogno di essere ristrutturata. Ma l’entusiasmo dimostrato dal partito e le proposte presentate non sono rispettate, facendo crollare inevitabilmente la credibilità della SED.
Durante una conferenza tenutasi presso l’Istituto Storico Germanico di Washington nel 2009, alcuni studiosi hanno deciso di affrontare lo studio dell’economia della DDR vedendola non come un fallimento, ma evidenziandone le caratteristiche positive e negative. Lo storico Jaap Sleifer fa notare come l’arretratezza del paese non deriva da una base economica povera e retrocessa, ma dalle cattive decisioni politiche. La politica economica della SED si sarebbe potuta svolgere in modo totalmente diverso, ma le scelte programmatiche prese dalle autorità portano il paese sull’orlo del baratro e la DDR si ritrova completamente isolata dal commercio internazionale e in condizioni di estrema povertà.
Inoltre la sua economia è indebolita dalle pressioni esercitate dall’URSS, ad esempio la sua forza nel settore tecnologico tocca il fondo nel 1980, quando il potere della Stasi è consolidato. Prima della caduta del muro l’Est appare come un perfetto sconosciuto al vicino Ovest e quella cortina di ferro che è calata fra i due blocchi non permette a due popoli accomunati dalla stessa lingua, storia e tradizioni di conoscersi. Dopo il 1989 la vita della DDR inizia a suscitare molto interesse in Germania Ovest, attraverso la costruzione di musei interamente dedicati agli oggetti misteriosi della DDR, tanto vicini quanto lontani.
L’edilizia e l’urbanistica nella DDR
Un’iniziativa molto importante è la campagna More beautiful our cities and communities Join in!, fondata nel 1967 dal Fronte Nazionale: il nucleo del progetto è di sensibilizzare i cittadini a migliorare le proprie città e sviluppare una loro partecipazione attiva nella cura dei propri paesaggi. Join in! rappresenta un esempio di democrazia socialista in azione, mirando a formare un movimento collettivo per amore della propria città e della propria patria comprendente tutti i cittadini della DDR.
Nel 1969 Walter Ulbricht annuncia che la campagna diventerà un evento annuale e sono fissati gli obiettivi da raggiungere: la ristrutturazione degli edifici, ripulire le strade, creare nuovi spazi verdi. Molte sono le azioni spontanee da parte dei cittadini che si sviluppano in tutto il paese e contribuiscono ad avvicinare molti di essi alla nazione e al partito.
Quando Erich Honecker sostituisce Walter Ulbricht nel maggio 1971 nella carica di segretario del partito unico, dà una svolta alla politica edilizia della DDR: con la sua idea di socialismo reale e la volontà di mettere in atto politiche per aumentare il benessere materiale della popolazione, egli spinge il partito ad affrontare un’opera di rinnovamento e costruzione di nuovi edifici per sopperire alla mancanza di abitazioni per i cittadini.
Durante l’Ottavo Congresso del Partito Honecke, il 6 luglio 1978, richiama l’attenzione sulla necessità di sviluppare il socialismo in tutte le sue forme e di dimostrare che scegliere il socialismo non significa rinunciare a una vita agiata e benestante. Il nuovo segretario propone di costruire 500.000 nuovi appartamenti entro il 1975 e di eliminare definitivamente questa mancanza entro il 1999. Honecker vede nella costruzione di nuovi appartamenti confortevoli e poco costosi la possibilità di realizzare la felicità d’intere famiglie tedesche. Non solo, costruire nuovi centri abitati avrebbe creato nuove relazioni sociali e nuovi legami fra i cittadini, contribuendo a sviluppare una società socialista.
La visione utopistica della SED, però, non si realizza concretamente: nel 1976 solamente l’8,1% degli abitanti pensa di vivere in una vera comunità strettamente legata, mentre il resto riconosce che il partito non investe realmente nella cultura e il patrimonio artistico del paese non è rispettato. Se da una parte sono costruiti nuovi edifici grigi e anonimi, niente è fatto per preservare i grandi monumenti e gli edifici storici, simbolo del passato e delle proprie origini. I cittadini stessi iniziano a interessarsi allo stato dei vari edifici: molti si trovano in condizioni deplorevoli ed è chiaro come il partito, collegando il concetto di socialismo ai nuovi prefabbricati, ha dimenticato i segni tangibili della storia del popolo tedesco.
La SED cerca di giustificare questa situazione con il concetto di historical gap construction, cioè della necessità di costruire nuovi edifici in modo tale da sopperire al vuoto esistente nel paesaggio locale, ma questo porta molti abitanti delle comunità locali a unirsi nella lotta contro la cancellazione dell’eredità artistica e culturale. Nel 1987, in seguito alla decisione del partito di abbattere alcune zone del centro di Meiningen in Turingia, è organizzata una campagna d’opposizione chiamata Save Old Meiningen! guidata da un giovane del posto, Alex Wirth, che contribuisce a legare i residenti alla propria identità locale e allontanarli dalla DDR.
Molti progetti di edilizia iniziano a svilupparsi in tutta la DDR e uno dei più importanti è il progetto abitativo di Marzahn, piccolo quartiere di Berlino Est, approvato nel 1973 e iniziato nel 1977, che rappresenta il più grande progetto edilizio europeo. Anche gli altri distretti di Berlino Est sono completamente stravolti e trasformati in un unico blocco uniforme di edifici di cemento armato, progetto totalmente pianificato dalle politiche della SED e che rappresenta l’argomento centrale della propaganda per combattere la mancanza di abitazioni.
La trasformazione è rapida e molte persone si ritrovano a vivere in un mondo completamente nuovo: sono costruiti palazzi, scuole, mezzi di trasporto, asili nidi, nuove strutture d’assistenza, quasi tutti costruiti con strutture prefabbricate e a basso costo. In realtà questo modello si diffonde sia ad Est che ad Ovest, ma è proprio nella DDR che si propaga maggiormente: qui rappresenta l’abitazione più comune per la popolazione, mentre ad occidente queste tipologie abitative sono riservate alle fasce della popolazione più emarginata, come immigrati e i cittadini più poveri.
L’aspetto più rilevante è l’obiettivo del progetto: dimostrare come il socialismo ben pianificato e organizzato può superare il modello occidentale. La SED ha creato un piano totale e onnicomprensivo, che riguarda la formazione di una società, in ogni sua dimensione; il progetto Marzahn avrebbe creato una “metropoli” artificiale. Gli edifici sopravvissuti alle distruzioni della guerra sono in condizioni disastrose e necessitano di ristrutturazioni radicali, inoltre ricordano il passato e la proprietà privata e non corrispondono al nuovo progetto di una società socialista.
All’appello di Krusciev di costruire “better, cheaper, faster” risponde nella Germania dell’Est una scuola di artisti, architetti, designers legati ai principi della razionalità, della semplicità e della produzione di massa. Uno di loro, Gerhard Kosel studia il modello del cemento Plattenbau nell’URSS e all’inizio degli anni settanta è posto a capo del progetto Marzahn insieme a Heinz Graffunder, responsabile della supervisione, Roland Korn, creatore del progetto e Günter Peters, capo della pianificazione urbana di Berlino.
Il progetto, nel quale sono pianificati tutti gli aspetti necessari alla realizzazione di una città ideale, è accolto dai cittadini con grande speranza, perché ottenere una casa a Marzahn significa avere una casa nuova e stabile, nonostante “la bruttezza” degli edifici. Strettamente legata a questo progetto è l’ondata d’interesse che nasce per il design, concetto fino allora quasi del tutto sconosciuto alla maggior parte dei cittadini. L’azienda di mobili Intecta diviene una delle industrie più ricche e il prodotto più venduto nella DDR diviene un particolare scaffale chiamato Schrankwand, un semplice mobile a parete diviso in scompartimenti.
Nel settembre 1978 sono chiamati l’unico cosmonauta della DDR Sigmund Jahn e il cosmonauta sovietico Valery Bikovsky per piantare degli alberi (così come è previsto nella fase progettuale) non solo per omaggiare i due eroi, ai quali viene intitolata anche una via, ma soprattutto per esaltare l’importanza che la realizzazione di Marzahan riveste per l’intera popolazione.
Il progetto però ha anche i suoi aspetti negativi. La testimonianza di un’ex cittadina della DDR, Barbara Diehl, evidenzia come vivere a Marzahn significa vivere in un grande agglomerato che impedisce la formazione di stretti legami d’amicizia o di vicinato e favorisce, contrariamente alle intenzioni degli ideatori, la disgregazione della comunità. Inoltre i Marzahners devono fare i conti con un diffuso senso di noia e d’insoddisfazione: all’interno della comunità non sono presenti attività collettive, né senso di appartenenza, coesione e partecipazione; la maggior parte di loro lavora lontano e con il tempo il dover fare i pendolari aumenta il malcontento.
Anche i criteri d’assegnazione delle abitazioni non sono casuali, ma seguono i criteri fissati dalla SED: molti assegnatari sono uomini del governo, burocrati e funzionari dello stato e ogni aspetto è sotto il controllo della Stasi. Se all’inizio il progetto Marzahn è visto dai più ferventi comunisti come un piano “cosmopolita”, con il tempo si rivela essere assolutamente inadatto a diventare realtà e a risolvere la carenza di alloggi nella Germania dell’Est per l’inizio degli anni ‘90.
La caduta del muro infrange tutte le aspirazioni: la zona diviene un posto vuoto, senza passato e senza futuro, sospeso nel tempo. I vecchi quartieri di Berlino Est sono rivalutati in seguito all’apertura del mercato immobiliare e il passato torna ad essere il futuro, cancellando così per sempre il sogno di una perfetta città socialista, che alla prova dei fatti, si è rivelata un’utopia irrealizzabile.
La donna nella DDR
Le Ostfrauen, ovvero le donne della Germania Est, costituiscono una forza lavoro indispensabile, in particolare nei primi anni della DDR, per rimediare ai danni causati dalla seconda guerra mondiale. Infatti, l’immagine della donna ai fornelli non è più diffusa e popolare nella DDR, dove c’è un’estrema necessità di manodopera a causa dei tanti morti in guerra o dei molti fuggiti a ovest. Tuttavia, nella visione del Partito di Unità Socialista di Germania (SED), la parità dei diritti equivale quasi esclusivamente all’inserimento ed inclusione delle donne nel mercato del lavoro, senza approdare ad una svolta concreta nella percezione dei ruoli di genere o a una neutralità di genere del linguaggio.
Affinché le donne siano assunte e successivamente lavorare in maniera più agevole, si rende necessario trovare soluzioni in materia di servizi di assistenza all’infanzia, per questo si introducono alcune agevolazioni come asili nelle aziende, campi estivi e supermercati o punti vendita che chiudono tardi. Inoltre, già nel 1965, nella sezione familiare del Codice civile della DDR, è stabilito che i coniugi devono sostenersi a vicenda nelle loro attività professionali, anche se di fatto non è facile che all’interno delle famiglie ci sia una equa divisione dei lavori domestici tra moglie e marito.
Proprio come per le Westfrauen (le donne della Germania Ovest), i lavori in casa rimangono innanzitutto un compito delle donne, anche se le donne dell’Est sono ulteriormente sfavorite dal fatto che giornalmente impiegano almeno un’ora per la spesa, a causa delle lunghe file fatte davanti ai negozi nella speranza di trovare i prodotti che cercano e dalla mancanza nelle loro case di elettrodomestici, in particolar modo di lavastoviglie e lavatrici.
Nel 1969, le donne hanno in media a disposizione 74,65 ore alla settimana per riposare, dormire e svagarsi, mentre gli uomini arrivano fino a 109,253 ore. Il risultato è che le Ostfrauen sono sempre più inclini ad avere un solo figlio per riuscire a conciliare meglio lavoro, casa e figli. Sebbene nella DDR siano evidenti i progressi nella vita lavorativa e privata delle donne e nei servizi di assistenza all’infanzia, le strutture rimangono a ogni modo patriarcali, ovunque sia in gioco il potere, specialmente quello politico.
Il sistema è quindi guidato da uomini e, all’epoca, la parità di diritti non appartiene a nessuna società del mondo, ma la DDR, rispetto alla Repubblica Federale, compie passi in avanti nella giusta direzione e questo comprende non solo il mondo del lavoro, ma anche la possibilità per quest’ultime di prendere autonomamente decisioni riguardanti il proprio corpo, tra cui l’accesso alla pillola e all’aborto.
Un altro importante risultato che lo Stato socialista raggiunge è l’equità salariale, la quale è invece ancora oggetto di accese discussioni e problematiche in tutto il mondo. Difatti, la DDR si sforza di formare gli uomini e le donne affinché diventino individui socialisti ben istruiti, senza specifiche differenze tra gli uni e le altre. Le donne sono considerate al pari degli uomini nel lavoro e nella vita quotidiana, persino nella politica vi sono molte personalità di spicco.
Per quanto riguarda la famiglia e il matrimonio, la donna è lasciata libera di scegliere il suo destino: il Codice sul Diritto di Famiglia permette il divorzio e riconosce alla donna pari dignità, in esso è chiaro il principio che il rispetto e l’amore fra i coniugi sia un elemento necessario per una famiglia sana e protetta dalle influenze occidentali, per la felicità dei singoli e per creare giovani disposti a lavorare con piacere per la propria società. Lo Stato si pone come garante del nucleo familiare, permettendo ai genitori di svolgere il loro compito nei confronti dei figli.
Nel 1972 inoltre l’aborto è legalizzato entro il primo trimestre di gravidanza e generalmente questa legge è ben accetta da parte di tutta la popolazione, con la sola eccezione della Chiesa e della CDU (Christlich Demokratische Union Deutschlands, Unione Cristiano Democratica). Con la nascita della DDR il numero dei divorzi e degli aborti cresce in maniera esponenziale, come anche le nascite al di fuori del matrimonio. Il rapporto delle istituzioni con il sesso non è definito rigidamente, ma si muove fra permissivismo e durezza: ad esempio negli anni ‘50 circola un volume, il cosiddetto Nuovo Libro del Matrimonio, che spinge tutti i giovani maggiorenni, sia uomini che donne, a non aver paura di avere rapporti sessuali prima del matrimonio, contrastando la morale della Chiesa.
La liberta sessuale
Quest’atteggiamento di mediazione fra permissivismo e soffocamento della libertà sessuale che richiama da vicino quella del Terzo Reich: infatti anche in precedenza la Germania non era un paese caratterizzato da un eccessivo controllo delle scelte sessuali delle donne e degli uomini tedeschi. Un periodo di oscurantismo lo attraversò durante il Nazismo e le sue persecuzioni nei confronti di omosessuali e aborti.
Nonostante la professata estraneità agli orrori dei nazisti, i cambiamenti legislativi nella DDR non sono immediati: ancora nel 1950 il Codice per la protezione della Madre e del Figlio prevede l’aborto solamente in casi di grave malattia della gestante, così come l’omosessualità rimane ferma al paragrafo 175 del codice penale. Va però ricordato come, col passare del tempo e la stabilizzazione del nuovo regime, lo stato socialista cerca di educare i suoi cittadini all’accettazione dell’omosessualità, del nudismo e della libera scelta dell’aborto, anche se le resistenze da parte della popolazione continuano ad essere presenti.
Nel 1954 una rivista, Das Magazine, presenta una raccolta d’immagini e letteratura erotica, che non è ben accetta dai cittadini che vogliono vivere in modo decente, come si riscontra anche dai Dieci Comandamenti presentati da Ulbricht nel 1958. Il ministro della cultura della DDR, Johannes R. Becher, dichiara che bisogna proteggere gli occhi della nazione.
Con gli anni ’60 anche nella DDR la rivoluzione sessuale non tarda ad arrivare. In quegli anni tra gli obiettivi della SED vi sono quelli di aumentare il numero delle nascite, portare le donne nel mondo del lavoro e ristabilizzare l’immagine dello Stato a livello internazionale. Il partito aspira a creare delle donne lavoratrici, autonome, al pari degli uomini socialisti per dimostrare che la DDR avrebbe avuto un tasso di natalità più alto della Repubblica Federale Tedesca e degli altri paesi occidentali grazie al socialismo che ha sviluppato una società dove è più facile vivere felicemente e dove i cittadini credono nel futuro.
Con l’arrivo di Honecker al potere, nella Germania dell’Est si ha un nuovo approccio anche alla dimensione sessuale e ai giovani: uno degli obiettivi è di presentare la DDR come un paese giovane, dinamico e internazionale. La stessa creazione del Festival Mondiale dei Giovani e degli Studenti nel 1973, che si tiene a Berlino Est, rientra in quest’ottica. L’evento dura nove giorni e riunisce diversi spettatori, provenienti da fuori la DDR, oltre a milioni di cittadini orientali, sono organizzati spettacoli, concerti e mostre riguardati l’educazione sessuale che si protraggono fino a tardi. Con il Festival la SED vuole dimostrare come la DDR sia un paese modello, nuovo, aperto ai cambiamenti, un posto dove i giovani possono esprimersi liberamente e senza costrizioni di sorta.
Sarà con la caduta dei regimi del blocco comunista e con il crollo del Muro di Berlino che si avrà
piena coscienza di quanto la realtà sia stata lontana dagli utopici modelli di regime.
Note:
(1) Il Partito Socialista Unificato di Germania (in tedesco: Sozialistische Einheitspartei Deutschlands – SED), anche noto come Partito di Unità Socialista di Germania o Partito Socialista Unitario di Germania, è un partito politico tedesco-orientale egemone al potere nella Repubblica Democratica Tedesca. Esso governa dal 1949, anno nel quale viene fondata la Repubblica, fino alle elezioni politiche del 1990 (le prime tenutesi secondo un sistema democratico di tipo occidentale). Fin dall’inizio il SED è dominato dal gruppo dei comunisti e verso la fine degli anni Quaranta inizia a eliminare dai suoi ranghi molti socialdemocratici recalcitranti. Al momento dell’istituzione formale della Repubblica Democratica Tedesca nel 1949, il SED è un partito comunista a tutti gli effetti che comincia a svilupparsi seguendo linee simili ad altri partiti comunisti del blocco sovietico.
(2) La Rote Armee Fraktion (Frazione dell’Armata Rossa) e nelle prime fasi conosciuta comunemente come Banda Baader-Meinhof, è uno dei gruppi terroristici di estrema sinistra più importanti e violenti nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Fondata il 14 maggio 1970 da Andreas Baader, Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin e Horst Mahler, è attiva fino al 1993 e formalmente disciolta nel 1998. La Rote Armee Fraktion è responsabile di numerose operazioni terroristiche.
(3) Il Muro e più in generale i confini sono vigilati dai famigerati Vopos, cioè gli appartenenti alla Volkspolizei o Deutsche Volkspolizei, ossia la Polizia Popolare Tedesca, la forza di polizia nazionale della DDR. I suoi appartenenti, nella Repubblica Federale, vengono spesso soprannominati anche Die Grünen, (i Verdi) per via della loro uniforme verde). Il Corpo, i cui appartenenti ricevono un addestramento militare, è una sorta di secondo esercito, ma con compiti di polizia civile, è fondato subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale e è con la riunificazione delle due Germanie. Il primo massiccio ricorso alla Volkspolizei si ha durante i moti operai del 17 giugno 1953 che scuotono le fondamente la DDR e in quell’occasione gli agenti della VP sono schierati a Dresda con manganelli per impedire ai cittadini della DDR di salire sui treni diretti a ovest.
(4) Il Neues Deutschland (ironicamente definito dagli oppositori del Regime la Pravda Tedesca ) è creato nel 1946 come un giornale di sei pagine su abbonamento, su ordine dell’amministrazione militare sovietica in Germania, a seguito della Fusione del KPD e dell’SPD nel Partito Socialista Unificato di Germania. I russi approvano una diffusione di 400.000 copie di un quotidiano di quattro pagine. La prima edizione dell’Organo centrale del SED (Zentralorgans der SED) è pubblicata il 23 aprile 1946, in seguito al trattato di fusione tra il giornale del Partito Socialdemocratico Tedesco -Das Volk- e quello del Partito Comunista di Germania, il Deutsche Volkszeitung. Il nome Neues Deutschland è scelto per mettere in risalto gli sforzi dei comunisti tedeschi di costruire una nuova Germania, antifascista e socialista.
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- Bertini F. – Missiroli A., La Germania divisa, Giunti Editore, Milano 1994
- Dale G., Popular protest in East Germany, 1945–1989, Londra, Routledge, 2005.
- Funder A., C’era una volta la DDR, Feltrinelli, 2005.
- Maier C. S., Il crollo. La crisi del comunismo e la fine della Germania Est, Il Mulino (collana Biblioteca storica), 1999