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La disfatta di Napoleone in Russia è colpa dei bottoni delle divise?
Nel libro I bottoni di Napoleone. Come 17 molecole hanno cambiato la storia gli autori Penny Le Couteur e Jay Burreson, due chimici americani, hanno illustrato la teoria secondo la quale una delle principali cause della sconfitta di Napoleone in Russia sarebbe attribuibile al collasso dei bottoni di stagno delle divise delle truppe francesi, dovuto al grande freddo.
La prolungata esposizione alle bassissime temperature dell’inverno russo avrebbe degradato la composizione chimica del materiale, facendogli perdere progressivamente la sua consistenza metallica e, di conseguenza, trasformando in polvere i bottoni delle pesanti uniformi dei circa 600.000 militari napoleonici impegnati nella Campagna di Russia, non più in grado di proteggersi dal gelo. Questa teoria troverebbe un’ulteriore prova in un quadro del pittore russo Illarion Pryanishnikov intitolato La ritirata francese del 1812, che raffigura alcuni soldati con un abbigliamento femminile.
Sebbene “la peste dello stagno” sia ritenuta una causa credibile da scienziati dei materiali come Ainissa Ramirez dell’Università di Yale, questa teoria si scontra con due fattori: la preparazione di Napoleone, che non poteva ignorare un processo chimico conosciuto da secoli, e la lentezza di una disintegrazione che richiedeva molti più mesi rispetto a quei pochi passati al gelo delle campagne russe.
Sicuramente un impatto più profondo sulla disfatta russa lo ha avuto la Bartonella Quintana, un batterio il cui il DNA è stato rinvenuto nei resti dei soldati napoleonici in Lituania. Questo agente patogeno mortale, che provoca la cosiddetta febbre del fronte, è trasportato da pidocchi e zecche, che notoriamente proliferano in luoghi dalle condizioni igieniche assai precarie. Insieme alla febbre tifoidea questa malattia è accreditata come responsabile delle forti perdite umane subite da Napoleone.
❌ No, non esistono prove inconfutabili a livello scientifico che l’esercito napoleonico sia assiderato in Russia a causa della “peste dello stagno”.
Napoleone era italiano di madrelingua?
Napoleone nasce ad Ajaccio, in Corsica, nel 1769, appena un anno dopo la cessione in pegno della Corsica da parte della Repubblica di Genova alla Francia con il Trattato di Versailles del 1768. I Buonaparte, di nobili origini toscane, si trasferirono sull’isola nella metà del Cinquecento, entrando a far parte a pieno titolo dell’aristocrazia locale. Il padre di Napoleone, Carlo Maria, frequentò i corsi di Legge all’Università di Pisa e di Roma, prima di servire la causa indipendentista corsa, in chiave antifrancese, di Pasquale Paoli.
In Corsica le lingue comunemente parlate erano il corso, un idioma derivante dal toscano medievale, e l’italiano. Napoleone, nato in un’isola su cui i francesi affermarono stabilmente la loro egemonia con qualche anno di ritardo rispetto all’effettiva entrata in possesso della Corsica, e cresciuto in una famiglia di cultura italiana, è istruito nella lingua di Dante e non in quella dei poeti maudits.
Il giovane Buonaparte (cambierà il suo cognome dopo la morte di suo padre) non ha significativi contatti con la cultura francese fino all’età di 9 anni, quando inizia ad imparare la lingua d’Oltralpe in un collegio di Autun qualche mese prima di entrare nell’Accademia militare di Brenne-le-Château nel 1779. Qui i suoi commilitoni storpiano la pronuncia del suo nome di battesimo in un assonante ma canzonatorio “la paille au nez” (la paglia per il naso), con ironie e toni di scherno per il suo accento cisalpino e per il suo incerto francese: Napoleone, da giovane, viene percepito come uno straniero, un italiano che tenta di parlare una lingua non sua.
✅ Sì, Napoleone era italiano di madrelingua e ha imparato il francese a scuola.
Napoleone è morto per avvelenamento?
La teoria del complotto sulla morte di Napoleone vuole l’Imperatore, ormai prigioniero sull’Isola di Sant’Elena, morto per avvelenamento da arsenico e non per tumore allo stomaco, come certificato dai medici legali britannici nel 1821. L’ipotesi di Napoleone avvelenato, formulata nel 2001 dal tossicologo Pascal Kintz, sulla scorta della descrizione degli ultimi giorni della sua vita fatta nei diari del suo cameriere personale Louis Marchand, troverebbe conferme nei diversi, possibili moventi.
Nel corso del tempo gli studiosi napoleonici si sono avventurati in interpretazioni dei motivi di un simile gesto: dall’intenzione del governo inglese di liberarsi silenziosamente di uno scomodo e costoso ospite alla vendetta sentimentale del responsabile della cantina Conte Carlo Tristano di Montholon, la cui moglie sull’Isola di Sant’Elena ebbe una figlia, secondo le malelingue dell’epoca, troppo somigliante a Napoleone.
In realtà uno studio dei capelli di Napoleone Bonaparte, realizzato a Pavia dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Milano Bicocca e Pavia nel 2008, ha rilevato alte concentrazioni di arsenico, superiori quasi 100 volte la media contemporanea, ma non superiori alla media dei suoi più stretti congiunti (tra cui suo figlio Napoleone II) e, più in generale, della popolazione dell’epoca.
L’analisi dei capelli di Napoleone, successivamente, è avvenuta sui suoi campioni tricologici appartenenti a diversa età e la quantità di arsenico riscontrata, effettivamente elevata, non avrebbe subito nel corso del tempo variazioni tali da giustificare la tesi della morte. L’abuso, involontario, di arsenico era piuttosto comune nel Settecento e Ottocento, essendo questa sostanza utilizzata nei farmaci, nei cosmetici, nelle carte da parati dell’epoca.
❌ No, Napoleone non è morto per avvelenamento da arsenico, nonostante le effettive alte concentrazioni rilevate.
Napoleone era veramente basso di statura?
Ormai è celebre il mito secondo il quale Napoleone sarebbe stato caratterizzato da una bassa statura. Questa diceria, alimentata soprattutto dalla propaganda inglese che soprannominava l’Imperatore Little Boney e che lo raffigurava basso in maniera caricaturale, non è confortata dalla realtà dei fatti. Napoleone, infatti, era alto circa 1,68 m (5 piedi, 2 pollici e 4 linee così come misurato da Louis Marchand al momento della sua morte).
Questa altezza, pienamente in media con la statura ottocentesca italiana e francese (basti pensare che il reclutamento militare del 1835 in Francia riscontrò una media di 1.62m), non bastò a smentire questo falso mito, che addirittura ha dato nome ad un disagio psicologico, il Complesso di Napoleone.
Una possibile ragione di questa leggenda era l’illusione ottica generata dalla contrastante vicinanza fra una statura normale, come quella di Napoleone, e una straordinaria, quella dei militari della sua Guardia Imperiale che, per essere ammessi in questo corpo, dovevano misurare almeno 1,78 m (per i cavalieri) e 1,83 m (per i granatieri).
❌ No, Napoleone non era basso ma di statura media, e presumibilmente pagava la vicinanza a militari molto più alti della norma.
Napoleone teneva la mano nel gilet per dolori di stomaco?
Numerosi dipinti di Napoleone raffigurano il Generale prima e l’Imperatore poi con una mano nascosta sotto il gilet. Le tradizionali speculazioni su persistenti dolori allo stomaco, di cui comunque Bonaparte soffriva, appaiono meno probabili rispetto ad un’interpretazione contestuale della ritrattistica del suo tempo.
Questa particolare postura si spiegherebbe con l’abbigliamento dell’epoca, con pantaloni privi di tasche. Le braccia pendenti lungo il corpo, ritenute sconvenienti ai tempi di Napoleone, sarebbero così nascoste sotto il gilet, che fungeva anche da portaoggetti.
Bonaparte non era l’unica figura rilevante del periodo ad essere raffigurata in questa posa: anche Lafayette, Karl Marx, Mozart e George Washington furono immortalati con una mano nascosta.
❌ No, Napoleone si faceva raffigurare con la mano nel gilet per seguire il bon ton ritrattistico dell’epoca (ma i suoi dolori allo stomaco sono un fatto storicamente accertato).
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- P. Le Couteur-J. Burreson, I bottoni di Napoleone. Come 17 molecole hanno cambiato la storia, TEA, 2018
- L. J. Marchand, In Napoleon’s Shadow, Greenhill Books, 2018