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Le origini di Costantino e l’ascesa al potere
Figlio di Costanzo Cloro, un ufficiale dell’esercito romano che in seguito divenne imperatore e della sua concubina Elena, una donna di origine modeste che successivamente fu canonizzata come Santa Elena, Flavio Valerio Costantino nasce nella città di Naissus, l’attuale Niš, in Serbia nel 274 d.C.
È educato alla corte imperiale di Nicomedia, ove segue un’educazione culturale e filosofica molto importante. Studia la letteratura classica, la retorica e la filosofia, discipline considerate essenziali per un uomo di alto rango. Come figlio di un imperatore, inoltre, riceve un’educazione politica e amministrativa che lo prepara alle responsabilità del governo. Dunque, segue uno studio approfondito delle leggi romane, delle tradizioni e delle strategie di governo.
Accompagna il padre in numerose spedizioni militari, apprendendo l’arte della guerra, la tattica militare ed il valore della disciplina e della leadership. Nel 306 morto il padre Costanzo Cloro in una campagna militare in Britannia, Costantino è acclamato Augusto dalle legioni e comincia la sua folgorante ascesa politica, fatta di abilità, prudenza e spietatezza. Tuttavia, l’impero è diviso sotto la Tetrarchia, un sistema di governo che prevedeva la coesistenza di più imperatori. Massenzio, figlio dell’ex imperatore Massimiano, ha il potere a Roma e si autoproclama imperatore, entrando in conflitto con Costantino. Dopo diversi anni di tensioni e battaglie minori, Costantino decide di marciare su Roma per affrontare Massenzio nella famosa battaglia di Ponte Milvio.
28 ottobre 312 d.C., la battaglia di Ponte Milvio
Prima della battaglia, secondo la leggenda riportata dallo storico Eusebio di Cesarea, Costantino ha una visione che cambia notevolmente la storia dell’impero. Si narra che vede una croce luminosa nel cielo con le parole in greco “Ἐν τούτῳ νίκα” (In hoc signo vinces, in latino), che significa “Con questo segno vincerai“. La notte seguente, Cristo gli appare in sogno e gli consiglia di usare il segno della croce come protezione nelle sue battaglie.
Seguendo questa visione, Costantino fa dipingere il simbolo cristiano del “Chi Rho” (le prime due lettere del nome di Cristo in greco) sugli scudi dei suoi soldati. La battaglia si svolge vicino a Ponte Milvio, un ponte strategicamente importante sul fiume Tevere, a nord di Roma. Massenzio, sicuro della vittoria, decide di affrontare Costantino al di fuori delle mura della città, posizionando le sue truppe lungo il fiume. Tuttavia, questa mossa si rivela fatale. Durante lo scontro, le truppe di Costantino sfondano le linee di Massenzio, che è costretto a ritirarsi verso il ponte.
Nella confusione della ritirata, il ponte di barche costruito da Massenzio per attraversare il Tevere crolla: Massenzio e molti dei suoi uomini cadono nel fiume e annegano, portando alla vittoria decisiva di Costantino. Il corpo di Massenzio sarà ritrovato il giorno successivo nel Tevere e la sua testa esposta per dimostrare la vittoria di Costantino. Costantino entra trionfante a Roma dopo la vittoria di Ponte Milvio ed è celebrato come l’unico imperatore dell’Occidente.
Costantino e Licinio: la promulgazione dell’Editto di Milano
Costantino e Licinio sono due figure chiave nella storia dell’impero romano durante il periodo della Tetrarchia. La loro relazione è caratterizzata da un’alleanza iniziale seguita da un conflitto crescente che culmina nella vittoria finale di Costantino e nella sua ascesa come unico imperatore. Costantino e Licinio iniziano come alleati contro un nemico comune: Massenzio, che controllava Roma e Massimino Daia, un altro tetrarca che governava l’Oriente. Dopo la vittoria di Costantino su Massenzio nella Battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.), i due imperatori rimasti, Costantino e Licinio, si alleano per eliminare Massimino Daia, che viene sconfitto da Licinio.
Per rafforzare questa alleanza, Costantino dà in sposa a Licinio sua sorella Costanza. Nel 313 d.C., insieme promulgano l’Editto di Milano, che garantisce la libertà religiosa in tutto l’Impero e pone fine alle persecuzioni dei cristiani. Quest’atto è significativo non solo per la protezione dei cristiani, ma anche per l’unione politica tra i due imperatori. L’impero, dunque, diviene una Diarchia, diviso tra due imperatori che svolgevano una politica praticamente autonoma. Nonostante l’alleanza, tensioni tra Costantino e Licinio iniziano ad emergere a causa delle ambizioni di entrambi.
Poiché Licinio governa la parte orientale dell’impero, mentre Costantino controlla l’Occidente. Col tempo, Licinio inizierà a vedere Costantino come una minaccia crescente al suo potere. Lo scontro finale tra i due rivali avviene nel 324: Licinio, sconfitto, si arrende in cambio della promessa di avere salva la vita. Costantino accetta l’accordo, ma poi decide di eliminarlo, temendo possibili tentativi di rivalsa. L’impero ora è tutto nelle mani di Costantino, pronto a riformarlo da ogni punto di vista.
Le riforme di Costantino
Sul piano amministrativo, crea le prefetture, che raggruppano più diocesi. Le quattro prefetture in cui è diviso l’impero (Gallie, Italia, Illirico, Oriente) sono rette dai prefetti del pretorio, che rispondono direttamente all’imperatore diventando in questo modo i vertici di governo. La crescita della burocrazia e la sua trasformazione in una struttura fondamentale dello Stato conosce con Costantino un ulteriore passo in avanti.
Sul piano militare, l’imperatore prosegue nell’opera di riforma dell’esercito avviata da Diocleziano. Rende più efficienti i reparti mobili, rafforzando la cavalleria, in modo da poter intervenire rapidamente per fronteggiare minacce anche nelle zone più lontane dell’impero. Al vertice dell’esercito pone una nuova figura, il magister militum (comandante dell’esercito), che acquisisce con il tempo un enorme potere.
Sul piano economico, Costantino frena la svalutazione introducendo una nuova moneta d’oro, il solido, con un contenuto di metallo prezioso stabilito e invariabile. Il solido (da cui deriva la nostra terminologia “soldi” per definire il denaro) manterrà inalterata per secoli la composizione in oro e quindi il suo valore, divenendo la moneta più usata per gli scambi commerciali di grande portata e di prodotti di lusso.
Costantino e il Cristianesimo
Dopo la sua conversione religiosa (dal Paganesimo al Cristianesimo) avvenuta dopo la battaglia di Ponte Milvio nel 312 e dopo l’Editto di Milano del 313, il Concilio di Nicea del 325 è un evento fondamentale nella relazione tra Costantino e il Cristianesimo. Il Concilio di Nicea si tiene in un periodo in cui l’Impero Romano sta attraversando una fase di transizione religiosa e politica. Costantino, che si è convertito al Cristianesimo e ne è diventato un sostenitore, vede il Cristianesimo come un fattore di unità per l’impero. Tuttavia, all’interno della Chiesa ci sono significative divisioni teologiche, la più grave delle quali riguarda la natura di Cristo, un dibattito noto come la controversia ariana.
La principale questione che porta alla convocazione del concilio è l’Arianesimo, una dottrina proposta dal presbitero Ario di Alessandria, che sostiene che Cristo non sia della stessa sostanza (in greco, homoousios) del Padre, ma una creatura distinta e subordinata a Dio. Ario afferma che, poiché Gesù è stato “creato” dal Padre, non può essere considerato coeterno e consustanziale con Lui. Questa posizione è in contrasto con la visione tradizionale della Chiesa, secondo cui Gesù Cristo è uguale al Padre e della stessa sostanza divina.
La diffusione dell’Arianesimo crea profonde divisioni all’interno della Chiesa e minaccia, di fatti, l’unità religiosa dell’impero, spingendo Costantino a intervenire. Il Concilio di Nicea si svolge nella città di Nicea (l’odierna İznik, in Turchia) e vede la partecipazione di circa 300 vescovi provenienti da tutto l’Impero Romano, con una predominanza di quelli orientali. Costantino partecipa personalmente ai lavori, sebbene non abbia un ruolo dottrinale, fungendo più come mediatore e garante dell’unità. Il dibattito principale riguarda la natura di Cristo.
I sostenitori della posizione ortodossa, guidati da Atanasio di Alessandria, si oppongono fermamente alla dottrina di Ario. Dopo lunghe discussioni, il concilio rigetta l’Arianesimo e stabilisce che Gesù Cristo è homoousios con il Padre, cioè della stessa sostanza divina. Il concilio produce il Credo di Nicea, un’affermazione di fede che diventerà la base della dottrina cristiana ortodossa. Questo credo dichiara che Cristo era “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”.
Questo punto è centrale nel contrastare l’Arianesimo e stabilire la dottrina della Trinità, che afferma l’unità e la coeternità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Concilio di Nicea sancisce un punto di svolta nella storia della Chiesa cristiana. L’adesione di Costantino e dell’autorità imperiale alle decisioni del concilio rafforza l’unità della Chiesa e del Cristianesimo come religione dominante dell’impero, ponendo le basi per lo sviluppo della dottrina cristiana ortodossa.
Una nuova “Roma”: Costantinopoli
L’atto più caratteristico del governo di Costantino, dal punto di vista politico e amministrativo, è la fondazione di una nuova capitale: l’11 maggio 330, infatti, l’imperatore rifonda l’antica colonia greca di Bisanzio, chiamandola Costantinopoli (oggi Istanbul) e facendone la sua residenza.
Con questa decisione, l’abbandono di Roma quale centro nevralgico dell’impero, già in atto da tempo, diviene definitivo. La scelta di Bisanzio ha anche solide ragioni strategiche: la città, situata nel Bosforo, nel punto di passaggio tra il mar Nero ed il Mediterraneo, presenta un’ubicazione favorevolissima per il controllo delle vie di transito fra l’Oriente e l’Occidente e garantisce una migliore sorveglianza delle frontiere orientali rispetto a Roma.
La fondazione di una nuova capitale in Oriente, di una nuova Roma, ha anche un forte significato simbolico e politico: con essa, Costantino manifesta la precisa volontà di staccarsi da Roma, sede del senato e dell’aristocrazia tradizionale, ma anche dei culti pagani. Al tempo stesso, per la sua posizione geografica, la città rappresenta un punto di incontro e di sintesi fra Oriente e Occidente, fra ellenismo e romanità, ed è perciò più adatta di Roma a rappresentare l’unità dell’impero, grande obiettivo della politica di Costantino.
Ultimi anni di regno: morte e successione di Costantino
Negli ultimi anni del suo regno, Costantino si preoccupa anche di garantire la successione dinastica. Ha tre figli maschi legittimi: Costantino II, Costanzo II e Costante e si assicura che ciascuno di loro riceva un’educazione adeguata per governare. Tuttavia, le tensioni all’interno della famiglia imperiale sono estremamente significative. Uno degli episodi più oscuri del suo regno è l’esecuzione di suo figlio primogenito Crispo nel 326 d.C., seguita poco dopo dall’uccisione della moglie Fausta. Le ragioni di queste esecuzioni non sono del tutto chiare, ma sembrano essere legate a intrighi di corte e accuse di tradimento.
Costantino rimane un catecumeno per gran parte della sua vita, ossia non riceve il battesimo fino agli ultimi momenti della sua esistenza. Questo è un comportamento relativamente comune tra i potenti dell’epoca, poiché si credeva che il battesimo potesse cancellare tutti i peccati precedenti. Costantino riceve il battesimo nel 337 d.C., poco prima della sua morte, probabilmente dal vescovo ariano Eusebio di Nicomedia, una figura controversa, ma molto influente.
L’imperatore muore il 22 maggio 337 d.C. a Nicomedia (l’odierna İzmit, in Turchia) dopo una breve malattia. Sepolto nella Chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, che lui stesso aveva fatto costruire. Dopo la sua morte, l’impero sarà diviso tra i suoi tre figli, come da lui pianificato, ma la divisione porterà a conflitti e guerre civili che caratterizzeranno i decenni successivi.
L’imperatore Costantino nella memoria storica e nella cultura popolare
Costantino può essere considerato il più grande degli imperatori romani e al contempo il primo imperatore fattosi pubblicamente cristiano. Si è parlato e si parlerà sempre di ambiguitas costantiniana. Al giorno d’oggi vi è un accordo quasi generale fra gli storici nel ritenere che più che di ambiguità si tratta di quella che con una terminologia attuale potremmo chiamare RealPolitik, non però nel senso machiavellico, laicista e anticristiano odierno, ma nel senso romano del concetto: Costantino visse al servizio dell’Impero, e per tal ragione desiderava armonia, pace e unità.
Il suo cuore e la sua mente lo portavano ormai all’adesione al Cristianesimo, che egli, con sincerità, favorì e guidò, in quei giorni difficili. Ma al contempo egli giammai smise di essere l’imperatore di tutto l’impero. Ci sono alcune chiese orientali che lo venerano come santo. La Chiesa Cattolica, seppur da sempre riconoscente al grande imperatore, non arriva a tanto, proprio perché ha sempre avuto chiaro il fatto che Costantino, primo imperatore fattosi pubblicamente cristiano, carismaticamente favorito da una visione divina, primo artefice della libertas ecclesiae, rimase però sempre anzitutto un soldato al servizio della gloria di Roma (e della sua personale).
Anche la sua vita non permette tali aperture di natura “canonica”: in guerra fu sovente spietato, uccise il figlioletto di Licinio senza una vera ragione, mandò in bocca alle fiere i Franchi sconfitti, e commise altre atrocità: certo, era normale a quei tempi, nulla di particolarmente cruento per quei giorni. Ma la condanna a morte del figlio Crispo e della moglie Fausta rimane una macchia sulla sua memoria anche se c’è da ribadire che non si conoscono le cause e i reali contorni di questa immane tragedia, per poter emettere un sereno e corretto giudizio. Con Costantino finisce l’era catacombale e inizia la storia politica e civile della Chiesa, una storia mai più terminata e che ha visto produrre le più grandi meraviglie della civiltà degli uomini.
Per questo, tutti coloro che odiano la Chiesa Cattolica, compresi gli “interni” intrisi di spirito modernista e di progressismo, criticano sempre la Chiesa Costantiniana, dipingendola per quello che mai fu (e adattando alle loro esigenze ideologiche invece la Chiesa primitiva), commettendo in tal maniera una duplice scorrettezza storica e teologica. A Costantino spetta il merito indelebile della propria conversione, del cambio di religione, dell’aver sovvertito quanto di più sacro c’era nella mentalità romana, ciò che lo rende l’uomo romano più coraggioso e innovativo di tutti i tempi.
Inoltre, ebbe anche il merito fondamentale di aver liberato i cristiani, di aver cancellato il “crimine di Cristianesimo”. Costantino è il padre politico del Cristianesimo, in quanto è il sovrano che dona la libertà ai cristiani, così come Teodosio è il padre della Cristianità, in quanto, nel 380, rende il Cristianesimo unica religione dell’Impero Romano, così come Carlo Magno è il padre della Res Publica Christiana europea, come lo definì tra le altre cose, il beato Giovanni Paolo II nel 2000. Da Costantino a Carlo Magno si traccia il filo ideale della società politica cristiana, sacrale e monarchica.
Consigli audiovisivi
- https://www.raiplay.it/video/2019/05/Passato-e-Presente-LImperatore-Costantino-e-la-Chiesa-fec4ff16-3d71-49b2-bd1e-80991f93e1e5.html – dal programma RAI “Passato e Presente”, in circa 40 minuti si discute del rapporto tra l’imperatore Costantino e la Chiesa.
- Alessandro Barbero “L’imperatore Costantino”: il professore Alessandro Barbero spiega in maniera chiara ed efficace le imprese dell’imperatore Costantino I.
- Una giornata particolare – L’imperatore Costantino: la battaglia di Ponte Milvio: Aldo Cazzullo ci parla della battaglia di Ponte Milvio, evento cruciale della vita di Costantino, nei minimi dettagli.
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Barbero Alessandro, Costantino il Vincitore, Salerno Editrice, Roma, 2016.
- Eusebio di Cesarea, Vita di Costantino, Laura Franco (a cura di), Rizzoli, Milano, 2009.
- Tessa Canella, Gli Actus Silvestri. Genesi di una leggenda su Costantino imperatore, Spoleto, 2006.