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La sconfitta di Napoleone Bonaparte conclude l’epoca delle guerre tra la Francia uscita dalla rivoluzione del 1789 e le monarchie europee. Le potenze vincitrici si riuniscono in congresso a Vienna presso il castello di Schönbrunn dal 1º novembre 1814 al 9 giugno 1815 e ridisegnano la carta d’Europa. Ha così inizio l’età denominata della Restaurazione.
Un ruolo di primo piano ha la partecipazione delle maggiori quattro nazioni europee vincitrici: Austria, Regno Unito, Prussia e Russia, che tentano così di dare un nuovo stabile assetto all’Europa dopo l’avventura napoleonica. Insieme ad altre delegazioni di diversi stati anche la Francia partecipa al congresso per l’abile azione diplomatica di Talleyrand, vescovo prima della rivoluzione dell’89, deputato nelle assemblee rivoluzionario, collaboratore di Napoleone e in quel periodo ministro degli Esteri di Luigi XVIII.
Le discussioni continuano malgrado il ritorno di Napoleone dall’esilio e la sua riassunzione del potere in Francia nel marzo 1815 (“i Cento giorni”), e l’atto supremo del Congresso è firmato nove giorni prima della sua finale disfatta nella battaglia di Waterloo, avvenuta il 18 giugno 1815.
I partecipanti
Al Congresso, il Regno Unito è prima rappresentato dal ministro degli Esteri, il visconte Castlereagh; dopo il febbraio 1815, dal Duca di Wellington e nelle ultime settimane, dopo che Wellington se ne va per affrontare Napoleone, dal conte di Clancarty. L’Austria è rappresentata dal principe Klemens von Metternich, il ministro degli Esteri, e dal suo delegato, barone Wessenberg. La Prussia è rappresentata dal principe Karl August von Hardenberg, il cancelliere, e dal diplomatico e studioso Wilhelm von Humboldt.
La Francia di Luigi XVIII è rappresentata dal ministro degli Esteri Charles Maurice de Talleyrand-Perigord. Sebbene la delegazione ufficiale della Russia sia guidata dal suo ministro degli Esteri, il conte Karl Vasil’evič Nessel’rode, lo zar Alessandro I per lo più opera personalmente. Inizialmente, i rappresentanti delle quattro potenze vincitrici sperano di escludere i francesi da una seria partecipazione ai negoziati, ma Talleyrand riesce abilmente a inserirsi nei dibattiti interni sin dalle prime settimane.
I principi del Congresso di Vienna
Il nuovo assetto territoriale e politico dell’Europa stabilito dal Congresso si fonda su due principi per l’assegnazione dei territori europei ai vari sovrani:
- il principio di equilibrio, concepito con lo scopo di non concedere ad alcun paese la supremazia territoriale in Europa, ma, al contrario, di equilibrare le forze delle varie potenze europee in modo che nessuna di queste potesse prevalere sulle altre;
- il principio di legittimità per ricondurre sul trono i legittimi sovrani e le dinastie spodestate dalla rivoluzione francese e dall’impero napoleonico.
Con il primo principio, concretamente perseguito dai due maggiori protagonisti del Congresso di Vienna, Metternich e Castlereagh, si mira in particolare a contenere la spinta espansionistica russa e a evitare la ripresa di guerre di conquista da parte della Francia. Per quest’ultima è creata una serie di barriere: a sud il Regno di Sardegna; a nord è creato il Regno dei Paesi Bassi; a est la Prussia, ingranditasi con i territori renani, giunge a confinare con la Francia. La Russia si trova sbarrata la strada a occidente dalla Prussia e dall’Austria.
Lo scopo degli statisti riuniti a Vienna è non solo quello di cancellare le conseguenze degli eventi rivoluzionari degli ultimi venticinque anni, ma anche quello di evitare il ripetersi di simili eventi costruendo un equilibrio il più possibile solido e duraturo.
Le materie su cui si discute sono molteplici e in generale solo le perdite territoriali a danno dei francesi non sono oggetto di discussione. Queste sono già state decise riportando i confini francesi a quelli precedenti le avventure napoleoniche. La Francia del resto ha già stipulato la pace con un precedente trattato siglato a Parigi il 30 maggio 1814.
La Francia dopo Napoleone
La Francia, pur essendo la potenza sconfitta, non esce umiliata dal Congresso di Vienna: rientra nei confini del 1791 e riaccoglie la dinastia dei Borbone detronizzata nel 1792. Luigi XVIII, fratello minore del re Luigi XVI ghigliottinato viene nominato sovrano, considerato come legittimo successore di Luigi XVII (dalla morte del padre nel 1793, è considerato re di Francia dai monarchici francesi e dalle corti europee, anche se di fatto si trova ancora imprigionato dai repubblicani. Non regna mai effettivamente né viene mai incoronato ufficialmente. Muore all’età di dieci anni, nel 1795, a causa delle dure condizioni di prigionia cui era stato sottoposto per oltre due anni).
Egli si comporta con singolare prudenza e non cede, se non in parte, alle pressioni degli ultras (i realisti più intransigenti) che invocano un ritorno puro e semplice all’Antico Regime. Viene instaurata una monarchia costituzionale basata su una Costituzione (chiamata Carta) definita “ottriata”, cioè elargita per volontà sovrana ai sudditi. Il re promulga infatti una Carta che riconosce l’uguaglianza di tutti i francesi davanti alla legge, garantisce le libertà fondamentali di opinione, di culto e di stampa e prevede un Parlamento bicamerale composto da una Camera dei pari di nomina regia e da una Camera dei deputati elettiva.
La nuova mappa d’Europa
Il principale risultato del Congresso, a parte la ratifica della perdita dei territori che la Francia si era annessa tra il 1795 e il 1810, è l’accrescimento della Russia che guadagna gran parte del Ducato di Varsavia e la Finlandia, e l’ingrandimento del territorio della Prussia, che acquista la Westfalia, la Renania settentrionale e parte della Polonia (anche se privo di continuità territoriale).
Scompare il Sacro Romano Impero (disciolto nel 1806 e non più ricostituito) e i 309 stati che lo costituivano sono ridotti fino a 39 (comprese la Prussia e l’Austria). Questi stati sono riuniti in una Confederazione germanica sotto la presidenza dell’imperatore d’Austria.
L’impero asburgico si afferma, sotto l’abile guida di Metternich, come il fulcro dell’equilibrio continentale ed esce dal Congresso più forte e compatto. La perdita del Belgio e del Lussemburgo, che uniti all’Olanda, formano il Regno dei Paesi Bassi, è compensata dall’acquisto del Veneto (unito alla Lombardia nel Regno Lombardo-Veneto) e dal riconoscimento di un ruolo egemone sull’intera penisola italiana.
La Gran Bretagna non avanza pretese territoriali sul continente europeo. Si preoccupa piuttosto di assicurare un equilibrio tale da impedire l’emergere di nuove ambizioni egemoniche, oltre che di consolidare la sua posizione di massima potenza marittima sia sul Mediterraneo (dove acquista Malta), sia sulle rotte asiatiche (acquista Capo di Buona Speranza e l’isola di Ceylon, già colonie olandesi).
Il nuovo assetto politico territoriale italiano
Dopo il congresso di Vienna l’Italia viene divisa in una decina di stati e su di essa aumenta l’egemonia austriaca, ottenuta attraverso una serie di legami militari e dinastici con gli altri Stati della penisola. L’unico a mantenere un’autonomia rispetto all’Impero asburgico è il Regno di Sardegna, governato dai Savoia, che riottiene il Piemonte e la Savoia e viene ingrandito con i territori della Repubblica di Genova che non viene ricostituita.
Viene costituito il Regno Lombardo-Veneto, sotto il controllo dell’Austria, comprendente i territori di terraferma della Repubblica di Venezia (che non viene ricostituita), del Veneto, del Friuli e della Lombardia orientale, tutti uniti alla parte rimanente della Lombardia. Al Regno Lombardo-Veneto è annessa anche la Valtellina, visto che si è opposta alle richieste svizzere, che mirano a far sì che questa valle (sulla quale la Svizzera aveva una sorta di protettorato dal 1512) ritorni al Canton Grigioni o sia unita alla Confederazione, come cantone autonomo. Nel Lombardo-Veneto inoltre è inserita anche la Transpadana ferrarese (un territorio a nord del fiume Po) appartenente allo Stato Pontificio.
Il Ducato di Modena va a Francesco IV d’Asburgo-Este. Il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla viene assegnato a titolo vitalizio alla moglie di Napoleone Maria Luisa d’Austria (figlia di Francesco I d’Austria) e alla sua morte nel 1847 il titolo torna ai Borbone di Parma (Guastalla viene annessa al Ducato di Modena).
Il Granducato di Toscana, tornato Ferdinando III di Asburgo-Lorena (fratello di Francesco I d’Austria), annette i territori del Principato di Piombino e l’Elba nonché lo Stato dei Presidi (ossia Orbetello e il Monte Argentario). Il Ducato di Lucca viene assegnato a titolo provvisorio come compensazione per i Borbone di Parma, in attesa della morte di Maria Luisa e quindi del loro legittimo rientro a Parma (Lucca in seguito viene annessa al Granducato di Toscana nel 1847). Il Ducato di Massa e Carrara viene assegnato a titolo vitalizio alla madre del Duca di Modena (Maria Beatrice d’Este, ultima esponente della casa d’Este) e alla sua morte nel 1829 viene annesso a Modena stessa.
Il papa torna nello Stato Pontificio, che oltralpe perde però definitivamente la città di Avignone e il Contado Venassino, lasciate al Regno di Francia, mentre mantiene le enclavi di Benevento e Pontecorvo entro il regno di Napoli. Deve, inoltre, consentire all’Austria di mantenere guarnigioni a Ferrara e Comacchio.
Nel Sud Italia il cognato di Napoleone, il maresciallo napoleonico Gioacchino Murat, viene dapprima autorizzato a mantenere il Regno di Napoli. Tuttavia, in seguito al sostegno da lui fornito a Napoleone durante i “Cento Giorni”, viene deposto e la corona è riconsegnata a Ferdinando IV di Borbone. Il Regno di Napoli si lega all’Austria con un trattato di alleanza militare. L’8 dicembre dell’anno successivo avviene il primo cambiamento nella configurazione politica della penisola: il Regno di Sicilia è unito al Regno di Napoli in un solo Stato chiamato Regno delle Due Sicilie con Napoli capitale e con re Ferdinando IV che assume la nuova denominazione di Ferdinando I delle Due Sicilie.
Il predominio austriaco in Italia ha conseguenze di vasta portata per molti decenni. Nel nuovo clima politico-culturale, nel quale le idee di nazionalità e libertà vanno diffondendosi, l’Austria finisce ben presto per assumere agli occhi della maggior parte degli italiani il ruolo di nemica dell’indipendenza e dell’unità nazionale.
La Santa Alleanza e la Quadruplice Alleanza
Restaurato l’ordine in Europa e ridisegnata la carta politica, i capi delle grandi potenze cercano di approntare gli strumenti diplomatici e militari per garantire la conservazione degli equilibri interni ed internazionali usciti dal Congresso di Vienna. Il più importante è la Santa alleanza, nata il 26 settembre da un’iniziativa dello zar Alessandro I. Ad essa aderiscono l’imperatore d’Austria e il re di Prussia: una sorta di alleanza personale, il cui testo è intessuto di riferimenti alla religione cristiana.
Non vi aderisce la Gran Bretagna, che ne giudica il contenuto inconsistente ai fini pratici, oltre che incompatibile con i fondamenti del proprio regime costituzionale. In compenso il ministro degli Esteri inglese Castlereagh si fa promotore di un secondo trattato la Quadruplice alleanza. Sottoscritta a novembre 1815 fra le quattro potenze vincitrici (Gran Bretagna, Russia, Austria e Prussia), impegna i contraenti a vigilare contro possibili tentativi di rivincita da parte della Francia e a intervenire contro ogni sommovimento rivoluzionario che minacci l’equilibrio europeo.
Il doppio sistema di alleanza rappresenta una novità: sia perché lega esplicitamente il mantenimento dell’ordine internazionale all’ordine interno dei singoli stati, sia perché prevede una serie di consultazioni periodiche tra le maggiori potenze, dando vita ad una sorta di direttorio europeo che ha il compito di risolvere pacificamente eventuali contrasti fra Stati. Nasce così il concerto europeo, ossia un dialogo costante fra le grandi potenze che contribuisce certamente a ridurre le tensioni sul continente e ad assicurare all’Europa un quarantennio di pace.
L’errore del Congresso di Vienna
L’errore principale commesso dai monarchi del XIX secolo consiste nel non aver saputo (o meglio nel non aver voluto) conciliare le ideologie presenti con quelle passate, imponendosi prepotentemente sui governi di tutta Europa in modo assolutistico senza aver tenuto conto delle nuove idee di nazionalità, liberalismo e democrazia che la Rivoluzione francese prima e Napoleone poi, seppur inconsciamente e involontariamente, avevano insinuato nelle menti dei popoli.
In sintesi, l’Europa era ideologicamente cambiata dall’avvento di Napoleone, ma i sovrani del tempo sembrano non voler tener in conto questo fatto, fingendo che 26 anni di storia (1789-1815) non siano mai esistiti. Le conseguenze di questo atteggiamento intollerante si manifesteranno sull’Europa negli anni a seguenti. La Restaurazione non poteva cambiare un quarto di secolo di storia rivoluzionaria.
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La mentalita’ non pienamente nazionalistica del congresso di Vienna – il nazionalismo nasce con la rivoluzione francese e l’ illuminismo-porta a non punire fortemente la Francia- rea di innumerevoli guerre e lutti ed oppressioni, contro cui insorsero tutti i popoli d’europa.Ben diversamente dopo la prima guerra mondiale si comportarono le potenze vincitrici che punirono atrocemente gli imperi centrali, mettendo le basi della seconda guerra mondiale. il congresso di vienna pose le basi invecedi quasi 100 anni di pace europea