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Home Storia Contemporanea Seconda Guerra mondiale

Conferenza di Yalta 1945: conseguenze dell’accordo tra Stalin, Churchill e Roosevelt

Il 4 febbraio del 1945 inizia in Crimea la Conferenza di Yalta. Nel corso del vertice Churchill, Roosevelt e Stalin discutono sul futuro assetto dell'Europa

di Diego Grossi
3 Febbraio 2021
TEMPO DI LETTURA: 4 MIN
conferenza-di-yalta

Churchill, Roosvelt e Stalin durante la Conferenza di Yalta

Gli accordi di Yalta

Si parla spesso di spartizione di Yalta, nel linguaggio comune. In realtà, se andiamo a vedere i documenti ufficiali, a Yalta non succede nulla di tutto questo, i paesi presenti non si sono messi d’accordo su come gestire il dopoguerra e sulla spartizione del mondo.

conferenza-di-yalta
Churchill, Roosevelt e Stalin durante la Conferenza di Yalta

Infatti, una considerazione può risultare chiarificatrice: se a Yalta si fossero messi d’accordo sulla spartizione non ci sarebbe stata la guerra fredda. A Yalta aleggia la stessa vaghezza vista alla conferenza di Teheran, perché se si guarda troppo nei dettagli, si rischia di far saltare l’alleanza. Men che meno c’è l’idea a Yalta di dividere la Germania in zone di influenza.

L’unica cosa che un minimo si avvicina all’idea di spartizione è il foglietto scambiato tra Churchill e Stalin. Roosevelt, nel febbraio del 45′, durante la conferenza, sta male, e infatti nell’Aprile morirà. Sta usando le sue ultime forze per cercar dei capire come conciliare la supremazia sovietica con la sopravvivenza dell’alleanza.

Quali furono le conseguenze della conferenza di Yalta?

A Yalta, vengono trattati quattro grandi argomenti:

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  • Germania;
  • Polonia;
  • Nazioni Unite;
  • Guerra contro il Giappone.

Il futuro della Germania

Per quanto riguarda la Germania, a Yalta ancora non si sa cosa fare a tale proposito, si decide che in attesa di un trattato di pace, la Germania sarà divisa in quattro zone d’occupazione, che non sono zone di influenza. L’occupazione indica una presenza fisica, ed è temporanea. Le zone di occupazione avrebbero dovuto essere tre, ma Churchill vuole che la Francia abbia un ruolo, e le spetti una fetta di Germania. Stalin accetta, a patto che questo spazio sia ritagliato all’interno della sfera già spettante alle forze occidentali.

conferenza di yalta a colori

Churchill insiste sulla Francia perché ha bisogno di un alleato per contrastare l’URSS, perché per Churchill gli USA erano una variabile imprevedibile. Roosevelt si impegna a rimanere in Europa, ma se poi dovesse perdere le elezioni? Nulla è certo, e l’unico alleato su cui fare affidamento è la Francia, la quale arriva alla fine della guerra in condizioni difficili.

Quando si arriva alla stretta finale, De Gaulle vorrebbe essere rappresentato, ma Roosevelt non lo vuole, perché lo reputa uno che si è nominato capo dei francesi senza rappresentare veramente il popolo francese, non è democraticamente rappresentativo del suo paese. A Yalta, Roosevelt e Stalin chiamano De Gaulle fascista. De Gaulle è uno di quelli che in qualche modo crea il mito di Yalta come spartizione dell’Europa, più per ripicca dovuta all’assenza francese.

La capitale, Berlino, sarà a sua volta suddivisa in quattro zone d’occupazione, il che crea problemi, trovandosi Berlino nel territorio di occupazione sovietica. Nelle ultime settimane della guerra, in Oriente, i tedeschi fanno una dura resistenza che in occidente non c’è. Per questo Churchill dice a Roosevelt di approfittarne una volta arrivati nel punto dove si devono fermare e occupare più territorio tedesco di quanto stabilito, ma Roosevelt e Eisenhower non sono d’accordo. Mentre gli inglesi insisteranno per prendersi più territori di Germania e Cecoslovacchia, per avere un vantaggio alle trattative di pace, gli americani decidono di non trasgredire le linee di demarcazione.

Quando si arriva a parlare di riparazioni, Roosevelt e Churchill sono d’accordo nell’attribuire le colpe della guerra alla Germania, ma hanno paura che si scateni una crisi. La ricostruzione dipende anche dal funzionamento dell’economia tedesca. A Yalta, non si stabilisce una cifra per le riparazioni, si decide solo che qualsiasi essa sarà, metà spetterà ai sovietici che hanno subito i maggiori danni. Oltre a questo, il resto sulla Germania è rinviato.

La Polonia e la frontiera dell’Oder-Neisse

Per quanto riguarda il secondo grande argomento, la Polonia, essa presenta due ordini di problemi, uno geografico e uno politico. I russi non sono intenzionati a mollare la zona occupata con il patto Molotov Ribbentrop. Per la Polonia, si compensa la perdita a Oriente con una nuova frontiera a occidente. La frontiera dell’Oder-Neisse sarà uno dei punti caldi nei 40 anni successivi. La Germania occidentale continuerà a rivendicare questi territori andati alla Polonia.

Per quanto riguarda il problema politico, bisogna decidere chi governerà in Polonia. I polacchi di Londra si spaccano sulla decisione se collaborare con i polacchi del comitato di Dublino sostenuto dai sovietici. Stalin è determinato a far prevalere il comitato da lui sostenuto, e si oppone a Churchill e Roosevelt. Alla fine si dà vita a un governo di coalizione, che però la dice lunga su quanto Stalin abbia il controllo. Di fatto, da questo emerge che il governo polacco in esilio a Londra non è più quello ufficiale.

Stanislaw Mikolajczyk è l’unico membro del vecchio governo di Londra a insediarsi in quello nuovo. Un collaboratore dice a Roosevelt a Yalta: “non mi sembra che stiamo aiutando molto i polacchi”. Roosevelt è d’accordo, ma dice che più di così non si può fare.

Alla conferenza di Yalta non si parla minimamente dell’Italia.

Le Nazioni Unite

Sul terzo argomento, le Nazioni Unite, il dollaro è la moneta del sistema internazionale, sulla base degli accordi Bretton Woods fino a Nixon nel 1971. Le Nazioni Unite non sono all’inizio tutte le nazioni del mondo, è il club dei soli vincitori, gli alleati.

Due problemi emergono a Yalta: il funzionamento del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale. Abbiamo all’inizio quattro membri permanenti: Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina e Unione Sovietica. La Gran Bretagna vuole anche la Francia, ma la Russia si sente in minoranza e vuole allora che si voti per unanimità, con conseguenza di diritto di veto.

Per quanto riguarda l’Assemblea Generale, la Russia si sente ancora più da sola, e per bilanciare questa asimmetria Stalin chiede che le 16 repubbliche sovietiche entrino nell’Assemblea Generale. Ciò viene rifiutato ma gli si concede che oltre alla Russia, possano entrare a farne parte Ucraina e Bielorussia. Si dice che questa di Stalin fosse solo una mossa strategica. Il suo vero obiettivo era legato alla questione del governo polacco.

Il Giappone e l’arma segreta americana

Per quanto riguarda l’ultimo argomento, quello del secondo fronte in oriente, il Giappone controlla ancora parecchi territori e l’esercito giapponese è ancora intatto. Man mano che la flotta americana si avvicina, aumenta la difesa giapponese con gli aerei kamikaze. Roosevelt vuole quindi che Stalin entri in guerra. Gli Stati Uniti hanno un’arma segreta, la bomba atomica, ancora in lavorazione. Stalin chiede tre mesi dopo la fine della guerra in Europa per prepararsi e alcuni territori in Cina e Giappone.

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  • Storia delle relazioni internazionali. I. Dalla pace di Versailles alla conferenza di Potsdam 1919-1945 – di Ennio Di Nolfo.

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Diego Grossi

Diego Grossi

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei giornalisti del Lazio. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (indirizzo storico-politico-sociale) presso l'Università degli studi di Roma Tre, con tesi di laurea in Storia e istituzioni degli Stati Uniti d'America dal titolo: “Le strategie comunicative dei presidenti americani in prospettiva storica: Kennedy, Reagan e Obama”. Responsabile editoriale e SEO Product Manager di Fatti per la Storia. Si è occupato della realizzazione del sito.

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Commenti 2

  1. Francesco Buquicchio says:
    3 anni fa

    Molte considerazioni descritte trovano conferma nei testi di storia.
    La storia della conferenza mette in rilievo la partecipazione poco significativa del presidente americano per quanto concerne le zone di influenza nell’europa post bellica. Le trattative videro solo la partecipazione di Stalin e Churchil, ove il premier inglese fu succube psicologicamente del dittatore sovietico. Dopo ore e ore di faticosissime trattative in un ambiente tossico per il fumo sprigionato dalle puzzolenti sigarette di Stalin, il premier inglese traccio’ una linea di demarcazione sulla carta geografica dell’europa. La linea partiva dalla Polonia per terminare in Grecia. Tutto ciò che era ad oriente della sudetta linea fu area di influenza sovietica. Ad ovest della linea divenne sede di stati a regime democratico. In definitiva se l’italia fu considerata appartenente agli stati democratici lo dobbiamo a Churchill.

    Rispondi
  2. Elisa Almanzo says:
    3 anni fa

    Grande Diego.

    Rispondi

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