Il 20 aprile del 1945 è il giorno del cinquantaseiesimo compleanno di Hitler e per l’occasione nel Bunker di Berlino si raduna, per l’ultima volta, tutta la cerchia ristretta del Fuhrer. Fuori nel frattempo la capitale del Terzo Reich è investita da pesanti bombardamenti da parte delle truppe sovietiche.
L’ultimo compleanno di Adolf Hitler
Il 20 aprile del 1945 è il “Fuhrergeburtstag“, il giorno di nascita del Fuhrer, diventato festa nazionale tedesca durante il nazismo. Nel Fuhrerbunker quel giorno giungono i capi delle forze armate e del partito nazista per rendere omaggio al loro Comandante Supremo.
Hermann Goring, Albert Speer e Heinrich Himmler sono tra coloro che rischiano la vita per raggiungere il Bunker, in una Berlino oramai accerchiata e bombardata dalle forze sovietiche; in città tutto brucia e sotto le macerie giacciono già circa 60 mila berlinesi. Tutti i gerarchi nazisti si presentano con gli stivali lustrati e le medaglie scintillanti, anche se sono ben consapevoli che la fine è oramai vicina.

Dopo un’imbarazzante attesa rimangono sbigottiti dalla vista di Hitler che appare, sin da subito, in precarie condizioni fisiche: cammina curvo e a capo chino, trascinando un piede, ed ha un forte tremito al braccio sinistro. Hitler, quella mattina, si presenta per la prima volta in compagnia della compagna Eva Braun lasciando tutti sorpresi.
Il commiato di Goring, Himmler e Speer
Dopo i consueti auguri di compleanno il Maresciallo Herman Goring suggerisce a Hitler di trasferirsi sulle vette montane dell’Obersalzberg, per poter dirigere in maggior tranquillità e sicurezza le sue truppe. Il Fuhrer però afferma di voler restare a Berlino e fredda il numero due del Reich esclamando:
“Quel che in realtà raccomandate è di andarvene per rifugiarvi in un luogo più sicuro. Potete farlo senz’altro”.
Nel silenzio di tomba che scende nella stanza Goring saluta tutti con il suo bastone da Maresciallo e si congeda, seguito subito dopo da Heinrich Himmler. I due, infatti, sono già da qualche giorno in contatto con gli alleati nella speranza di salvarsi in qualche modo la vita.
Albert Speer vede nel giorno del compleanno di Hitler l’occasione migliore per cercare un’ultima volta di persuaderlo dal suo folle piano di annientamento del Reich in caso di sconfitta. La risposta di Hitler, però, è gelida anche in questa occasione:
“Se il popolo tedesco si arrendesse, dimostrerebbe di essere moralmente indegno. Meriterebbe di essere distrutto“.
Speer, tuttavia, decide di sabotare l’ordine del suo capo riuscendo a salvare nei giorni successivi centinaia di fabbriche tedesche. Nelle sue memorie redatte successivamente egli scriverà che quel giorno la sua intenzione sarebbe stata quella di uccidere Hitler, emanando nel bunker del gas nervino, ma a causa di un nuovo sistema antigas installato per precauzione, il suo piano si sarebbe dimostrato irrealizzabile.