CONTENUTO
Dal Direttorio alla dittatura napoleonica
Il “Coup d’État” francese del 18 Brumaio (9 novembre 1799), condotto dall’esercito di Napoleone Bonaparte, segna di fatto la fine della Rivoluzione francese e l’inizio della dittatura napoleonica: per capire come si è arrivati a questa fase importante della storia francese (ed europea), bisogna fare un passo indietro di qualche anno.
L’ultimo periodo della Rivoluzione francese si può racchiudere simbolicamente nei cinque anni che vanno dalla famosa giornata del 9 di Termidoro (27 luglio 1794, complotto contro Robespierre ed i suoi seguaci), data che segna la fine della fase giacobina, a quella del 18 di Brumaio: sono gli anni caratterizzati dal dominio del Direttorio, organo supremo dello Stato che detiene il potere esecutivo, rappresentato dalla borghesia benestante e moderata che ha già guidato la Rivoluzione nella sua prima fase.
Il Direttorio è indipendente dal potere legislativo (esercitato dal Consiglio degli Anziani e dal Consiglio dei Cinquecento) e gestisce l’amministrazione di uno Stato che torna ad essere accentrato, con i vari Dipartimenti che vengono messi sotto sorveglianza da parte di un Commissario governativo (nominato dal Direttorio) e che riducono drasticamente le idee di un autogoverno locale previste negli anni precedenti.
Il Direttorio a guida borghese si trova a dover fronteggiare le varie sommosse popolari (sanculotti e giacobini) e dei controrivoluzionari partigiani della monarchia assoluta; per questo motivo, deve ricorrere sempre di più sull’aiuto delle armate francesi (che costituzionalmente non possono essere comandate dal governo). L’esercito è guidato dal giovane e brillante generale Bonaparte e rappresenta la più formidabile innovazione apportata dalla Rivoluzione, una forza nuova basata sulla leva obbligatoria e trasformatasi in esercito di professione, animata dal sentimento della missione rivoluzionaria.
L’esercito di Napoleone diventa il vero arbitro della situazione su tutti i fronti: sul fronte esterno, poiché per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi del paese, i membri del Direttorio si affidano allo sforzo bellico con il compito di varcare i propri confini per ottenere una vittoria decisiva contro le forze di coalizione antifrancesi (già affrontate vittoriosamente e respinte dai loro ripetuti tentativi di invasione nei primi anni della Rivoluzione); sul fronte interno, giacché Napoleone è impegnato a sventare e reprimere con la forza i diversi tentativi insurrezionali.
Il Direttorio deve, inoltre, spostarsi ora verso sinistra (giacobini), ora verso destra (realisti) a seconda della minaccia impellente dall’uno o dall’altro lato degli schieramenti politici, un fragile equilibrismo che rivela la sua fondamentale debolezza. L’esercito rivoluzionario, di contro, diventa uno strumento del potere personale di Napoleone che, di fronte ad un Direttorio schiacciato ormai fra reazionari aristocratici e masse popolari, arriva alla conclusione di poter fare a meno di un fiacco e inattivo regime civile e di sostituirsi ad esso nel governo della Francia.
Come scrive lo storico Eric Hobsbawm (1963), accade una situazione analoga a quella che avverrà centosessant’anni dopo, con la fine della Quarta Repubblica francese: anche in quel caso, ad un governo debole e instabile, si realizza l’ascesa al potere di un generale (De Gaulle nel 1958).
Il Colpo di Stato del 18 brumaio di Napoleone Bonaparte
Il Colpo di Stato del 18 brumaio viene progettato da due membri del Direttorio, l’influente politico Roger Ducos e il potente abate Emmanuel Joseph Sieyès, nonché dall’astuto ministro degli esteri Charles-Maurice de Talleyrand, i quali sfruttano l’aiuto dell’esercito di Napoleone Bonaparte, giunto in Francia dalla sfortunata Campagna d’Egitto ma accolto, tuttavia, con acclamazioni trionfali dei parigini.
Il Bonaparte gode del consenso delle folle e dell’appoggio delle truppe; il generale ha ormai un solido potere militare, oltre che una notevole considerazione anche in ambito politico. Napoleone si unisce e dà un apporto fondamentale al progetto dei cospiratori; in realtà egli ha già in mente di volgerlo a suo vantaggio, per realizzare i suoi piani di conquista del potere.
La mattina del 9 novembre, il 18 Brumaio dell’anno VIII, Napoleone si presenta a Parigi di fronte all’assemblea degli Anziani per un accorato discorso sulla grave situazione del Paese e la necessità di intervenire per tutelare la salvezza della Repubblica. La tensione è altissima, soprattutto quando il Sieyès approfitta della facoltà concessa dalla Costituzione al Consiglio degli Anziani di designare il luogo di riunione delle assemblee; gli Anziani votano affinché essi, unitamente alla Camera bassa (il Consiglio dei Cinquecento), si riuniscano il giorno successivo nel Castello di Saint -Cloud apparentemente per la loro protezione da un presunto complotto dei giacobini, in realtà allo scopo di relegare i due rami legislativi in un luogo lontano dalla città e sotto l’intimidazione delle truppe napoleoniche.
Quando il Presidente del Consiglio dei Cinquecento Luciano Bonaparte (fratello minore di Napoleone) legge il decreto di trasferimento a Saint-Cloud, si solleva la protesta dei giacobini; in contemporanea i cinque membri del Direttorio si dimettono, tre di loro lo fanno volontariamente (oltre ai già citati Sieyès e Ducos, anche il Visconte di Barras), gli altri due invece sono costretti e messi sotto sorveglianza dall’esercito.
Il giorno successivo, il 19 Brumaio (10 novembre), quando i membri dei due Consigli riunitisi a Saint-Cloud vedono le truppe dell’esercito tutto intorno, cominciano a percepire la vera trama del Colpo di Stato che si sta preparando. Napoleone viene accolto da urla e insulti dei deputati che lo accusano di essere un sabotatore della Costituzione e, quasi aggredito, deve fuggire dall’aula.
Il generale Gioacchino Murat, fedelissimo di Napoleone, recupera la situazione inviando i granatieri, sciogliendo il Consiglio dei Cinquecento e costringendo gli Anziani a decretare la fine del Direttorio e dell’intera struttura costituzionale vigente. Un nuovo governo provvisorio viene creato con la guida di Napoleone Bonaparte e coadiuvato dal Sieyès e da Roger Ducos, i due membri cospiratori dell’ex Direttorio.
Il Colpo di Stato spegne ogni opposizione e sopprime le garanzie costituzionali ma la borghesia francese lo promuove con grande euforia, convinti dalle parole dello stesso Napoleone che garantisce alla nuova Repubblica la restaurazione dell’ordine, la giustizia, la stabilità politica e la prosperità economica:
Rendere la Repubblica cara ai cittadini, rispettabile allo straniero, temibile ai nemici, questi sono gli impegni che noi abbiamo presi accettando la prima magistratura (…)
Senza ordine l’amministrazione non è che un caos: niente finanze, niente credito pubblico; (…) Senza giustizia non ci sono che due partiti, degli oppressori e delle vittime.La moderazione imprime un carattere augusto ai governi come alle nazioni; essa è sempre compagna della forza e garante della durata delle istituzioni sociali (…)
Su questi principi si basa la stabilità del governo, la prosperità del commercio e dell’agricoltura, la grandezza delle nazioni. Sviluppandoli, abbiamo tracciato la regola secondo la quale dobbiamo essere giudicati (…)
La Costituzione dell’anno VIII
Dopo la riuscita del Colpo di Stato del 18 brumaio, in brevissimo tempo viene preparata la nuova Costituzione repubblicana dell’anno VIII, promulgata il 15 dicembre 1799; il Direttorio viene dunque abolito e il potere esecutivo viene reso più forte e assegnato ad un nuovo organismo composto da tre membri, il Consolato, in cui la carica più importante e con più prerogative viene assegnata allo stesso Napoleone (Primo Console).
I due Consigli (Anziani e Cinquecento) vengono sciolti ed il potere legislativo è affidato ad un sistema di organi collegiali non più eletti dai cittadini ma scelti dai Consoli tra le liste dei notabili, appartenenti all’Alta borghesia. Tribunato, Corpo Legislativo e Senato Conservatore sono le tre nuove assemblee elettive che però hanno dei poteri molto limitati mentre l’iniziativa legislativa viene affidata all’esecutivo tramite il Consiglio di Stato.
Anche i magistrati, i sindaci e i prefetti non vengono più eletti dal popolo ma designati direttamente dal Primo Console; in pratica si pone fine al sistema delle autonomie locali e si torna ad un sistema politico fortemente centralizzato tipico dell’Ancien Régime, con gli esponenti locali responsabili di fronte al potere centrale (ed in primo luogo, di fronte allo stesso Napoleone).
Il Bonaparte si prepara dunque il campo per diventare ben presto il padrone della Francia e si preoccupa anche di organizzare un plebiscito popolare (1800) che attesta legalmente i mutamenti avvenuti ed il suo potere personale. I francesi concedono a Napoleone la loro fiducia con il consenso popolare perché vedono in lui il restauratore dell’ordine e della pace, dopo le esagerazioni della prima fase rivoluzionaria.
Al plebiscito del 1800 ne seguiranno altri due (1802 e 1804), attraverso i quali Napoleone calpesterà la Costituzione dell’anno VIII, da lui stesso ispirata, per farsi proclamare dapprima Console a Vita e successivamente Imperatore dei francesi con il nome di Napoleone I.
I libri consigliati da Fatti per la Storia
Hai voglia di approfondire l’argomento e vorresti un consiglio? Scopri i libri consigliati dalla redazione di Fatti per la Storia sul colpo di Stato del 18 brumaio, clicca sul titolo del libro e acquista la tua copia su Amazon!
- Hobsbawm, E. J. L’età della rivoluzione 1789-1848, Rizzoli, Milano, 2013.
- Fisher, H. A. Storia d’Europa, vol. II – Dall’età dell’assolutismo all’epoca dei totalitarismi, Newton, Roma, 1995.