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Il 24 gennaio del 41 d.C. dopo l’assassinio del nipote Caligola, Tiberio Claudio Druso diventa imperatore di Roma, il quarto della dinastia Giulio-Claudia.
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La proclamazione di Claudio
Nel mese di gennaio del 41 d.C. l’imperatore Caligola rimane vittima di una congiura ordita da un gruppo di ufficiali pretoriani e da liberti di palazzo guidati dal tribuno del pretorio Cassio Cherea. Mentre il senato è riunito per decidere sulla successione, la guardia pretoriana, ricevuta la promessa di un donativo di 15 mila sesterzi per ogni soldato, giura fedeltà a Claudio, trovato in quel momento, da quel che dice Svetonio, nascosto dietro una tenda per paura di essere ucciso. La designazione trova subito ampio consenso tra la popolazione e al senato non resta che approvarla.
Tiberio Claudio Druso
Il cinquantenne Tiberio Claudio Druso, figlio di Druso maggiore e Antonia minore, e fratello di Germanico, è considerato, fino a quel momento, dai suoi contemporanei, come il candidato meno probabile per ricoprire il ruolo di imperatore, soprattutto per qualche infermità fisica da cui è affetto.
Il nuovo princeps è vissuto sempre appartato, coltivando un grande interesse per gli studi; si è occupato, infatti, di ricerche sugli antichi Etruschi con un’opera in venti libri intitolata “Tyrrhenica”. In famiglia viene ridicolizzato per i suoi modi goffi e Caligola gli ha affidato il consolato più per avvantaggiare un familiare che per la fiducia nelle sue capacità.
I provvedimenti di Claudio
Tuttavia, una volta diventato imperatore, Claudio dimostra di non essere così inetto come si pensa, grazie anche alla sua buona preparazione culturale che si concretizza in atti di governo ben superiori alle attese. Le iniziative prese da Claudio in politica interna ed estera sono di notevole rilievo e fanno del suo principato uno dei più positivi per quel che riguarda lo sviluppo degli organi di governo impostati precedentemente da Augusto.
Dal punto di vista amministrativo crea nuovi uffici affidati per lo più a fidati liberti: quello “ab epistulis”, per la corrispondenza del princeps, quello “a rationibus” per la finanza, quello “a libellis” per le pratiche relative alle richieste delle province e quello “a studiis” per gli archivi.
La sua linea politica di razionalizzazione dei servizi lo porta a cercare soluzioni ai problemi di approvvigionamento idrico e granario che affliggono Roma; per tale motivo viene costruito il porto di Ostia e un nuovo acquedotto e bonificata la piana del Fucino (Abruzzo) per aumentare la terra coltivabile nella penisola.
La politica di integrazione di Claudio
La scrupolosa opera amministrativa di Claudio è confermata anche dalla sua politica di integrazione all’interno del senato delle élite della provincia della Gallia Comata; tale scelta è il motivo principale della maldicenza nei suoi confronti di parte della storiografia ufficiale del tempo che esprime, come Tacito ad esempio, i sentimenti dell’aristocrazia senatoria.
“L’imperatore convocato il senato parlò così: <<Vi furono stranieri tra i nostri re; l’affidamento di cariche pubbliche a figli di liberti non è, come molti erroneamente pensano, recente innovazione, ma frequente pratica dei nostri antenati.(…) Fummo sconfitti dai Galli: eppure a riconsiderare tutte le nostre guerre, nessuna fu conclusa così in breve quanto quella contro i Galli, e allora la pace fu duratura e leale. Ormai essi sono uniti a noi grazie ad usi, attività, parentele: contribuiscano anche con l’oro e le risorse, piuttosto che possederli per sé soli>>. Al discorso dell’imperatore seguì il decreto del senato: gli Edui ebbero per primi il diritto di essere senatori in Roma”. (Tacito, Annali, XI)
Le guerre di conquista
Tra il 43 e il 44 Claudio, in cerca di gloria militare, intraprende la conquista della Britannia e successivamente organizza altre spedizioni contro i Germani sul Danubio e contro i Parti in Armenia. Nel Sahara costruisce lungo i confini i primi castra militari in pietra da cui si svilupperanno successivamente nuove città e trasforma in province precedenti protettorati quali Tracia, Licia e Mauretania.
Nel 49 di pari passo con le conquiste territoriali decide di allargare simbolicamente il pomerio di Roma e, nello stesso anno, fa espellere dalla città, per alcuni disordini, gruppi di Ebrei seguaci della fede cristiana che si sta diffondendo.
La morte di Claudio
Tutto il regno di Claudio è caratterizzato da intrighi di corte. Egli ha sposato in terze nozze la dissoluta Messalina dalla quale ha un figlio, Britannico. Accusata di tramare contro il marito Messalina viene condannata a morte nel 48. Claudio allora sposa la nipote Agrippina che riusce a far adottare dall’imperatore suo figlio Nerone, avuto dal precedente matrimonio. Pare, infatti, che sia stata proprio Agrippina ad avvelenare Claudio, nell’anno 54, per assicurare al figlio la successione al trono.
L’orazione funebre per Claudio e l’Apokolokyntosis
Il 13 ottobre del 54 Nerone diventa imperatore al posto di Claudio, pronunciando per l’occasione l’orazione funebre per il suo regale padre adottivo e predecessore. Si tratta di un vero e proprio capolavoro di oratoria scritto, con ogni probabilità, dal precettore di Nerone, Lucio Anneo Seneca.
Quest’ultimo, oltre all’orazione funebre nella quale celebra il regno di Claudio come un periodo splendido, compone anche un’altra opera sulla morte del quarto imperatore della dinastia Giulio-Claudia: si tratta di un’operetta satirica, un misto di prosa e di versi velenosi, intitolata “Apokolokyntosis”, ovvero, “Zucchificazione“.
L’opera viene rappresentata nel mese di dicembre a corte, durante la festa carnevalesca dei Saturnali. In questa vivace parodia, Seneca immagina che Claudio, una volta salito in cielo dopo la morte, venga condotto negli inferi da Mercurio, in seguito al discorso del suo predecessore Ottaviano Augusto.
Il componimento del filosofo può essere interpretato come una sorta di rivincita nei confronti di Claudio, colpevole di averlo costretto ad un esilio in Corsica durato ben otto anni. Il titolo Apokolokyntosis continua, comunque, ad essere enigmatico a distanza di secoli: c’è chi associa il titolo al purgante a base di zucca che Claudio avrebbe mangiato prima di morire e c’è chi associa il riferimento alla “zucca” alla presunta stupidità di Claudio.