CONTENUTO
Chi è Catone il Censore?
Il nome del celebre oratore trova spazio in moltissime cronache a lui contemporanee e successive; lo stesso scrittore Plutarco gli dedica una biografia nelle sue Vite Parallele, all’interno della quale racconta che individui dalla vita dissoluta, se redarguiti o ammoniti da Catone, erano soliti giustificarsi affermando che “non tutti nascono Catoni”. Il nome “Catone”, così come l’aggettivo da esso derivato “catoniano”, sono utilizzati per indicare una persona dotata di un radicato senso morale. Allo stesso modo l’espressione “atteggiarsi a Catone” richiama l’immagine descritta da Plutarco dell’uomo severo e rigido che biasima e rimprovera la povera condotta di tutti coloro che vivono in maniera immorale.
234 a.C. e l’alba di un nuovo giorno. La nascita di Marco Porcio Catone
Catone il censore nasce da un’antica famiglia di origine plebea nel 234 a.C. come Marco Porcio Catone, M·PORCIVS·M·F·CATO nelle epigrafi, a Tusculum, antica città sita sui Colli Albani. Sui Colli Catone cresce nell’ottica del tradizionalismo tramandato dai suoi antenati latini, i quali attribuivano molta importanza all’educazione agraria e, più in generale, all’agricoltura. Catone passa così la sua fanciullezza con gli attrezzi per le colture nella mano destra, grazie ai quali riesce a ottenere un posto importante in un’azienda agricola di proprietà della famiglia, e le lame smussate dall’usura delle reclute del servizio militare nella sinistra, sviluppando in questo modo un fisico molto robusto e una corporatura massiccia e coriacea. Plutarco nel suo Vite Parallele lo descrive in questo modo: <<Fisicamente era ben piantato; il suo corpo si adattava a qualunque uso, era tanto robusto quanto sano, poiché fin da giovane si applicò al lavoro manuale – saggio metodo di vita – e prese parte a campagne militari.>>
Secondo la cronaca plutarchea, il giovane Catone cresce vicino alla modesta casa di campagna appartenuta al console Manio Curio Dentato, il quale nel 290 a.C. aveva posto fine alle guerre Sannitiche e nel 275 a.C. aveva duramente sconfitto Pirro, re dell’Epiro. I contemporanei del giovane Catone considerano il console Dentato un “exemplum” della virtù degli antichi romani, fattore che spinge Catone a prendere il console come modello di riferimento per la propria condotta. Intorno al 210 a.C. Catone, ancora giovanissimo, entra ufficialmente nell’esercito e nel 209 partecipa alla Seconda Guerra Punica, specificatamente alla conquista di Taranto, antica colonia greca e unica colonia nel territorio della Magna Grecia fondata nel VII secolo a.c. da Sparta.
Lo storico greco Polibio nelle sue Storie descrive la posizione geografica di Taranto e l’animosità degli abitanti nei confronti dei romani, fattori che resero l’assedio della città alquanto complesso, sebbene non necessariamente lungo. Durante questo suo periodo di militanza, Catone entra in contatto con la filosofia greca, con una speciale attenzione alla dottrina e alla disciplina dei pitagorici; viene infatti ospitato da Nearco, un filosofo pitagorico dal quale Catone prenderà moltissimo. Sulla strada per il ritorno dall’ Apulia, Catone viene approcciato dal politico Lucio Valerio Flacco, il quale, avendo visto molto potenziale nelle orazioni e nelle discussioni che Catone intratteneva con i suoi commilitoni sotto lo stendardo del generale Fabio Massimo, decide di condurlo a Roma per iniziare il suo personale Cursus honorum.
Onore da soldato, impegni da politico. La vita politica e militare di Catone il Censore
Catone inizia così il suo percorso politico, prima ottenendo prestigiosi riconoscimenti come oratore e come avvocato nel foro, tanto da essere chiamato il “Demostene romano”, poi diventando questore nel 204 a.c. al fianco del suo fidato mentore politico Lucio Valerio Flacco. Al fine di esercitare questa sua prima prestigiosa carica Catone decide di seguire il console Publio Cornelio Scipione nella sua campagna contro Annibale durante la Seconda Guerra Punica, campagna che culmina nel 202 a.c. nella Battaglia di Zama, al seguito della quale Scipione viene nominato “L’Africano”. E’ esattamente durante la campagna d’Africa che ha inizio il rapporto di inimicizia tra Scipione e Catone, il quale denuncia l’eccessiva dissolutezza dimostrata da Scipione, specialmente durante la consegna del denaro alle truppe.
A seguito della campagna in Africa, Catone viene eletto edile plebeo nel 199 a.c. e pretore in Sardegna nel 198 a.c., proprio in questo periodo, grazie al modo in cui esercita queste sue cariche, ottiene la reputazione di governatore onesto, parsimonioso e comprensivo, di inflessibile amministratore della giustizia e di ottimo uomo d’affari con uno spiccato talento per le attività di trasporto marittimo e per le attività di organizzazione del lavoro agricolo. Questo periodo, tuttavia, non è solo tempestato da onori e nomine: Catone, infatti, ottiene anche la fama di uomo eccessivamente dedito all’accumulo di denaro, come spiega Plutarco nella sua biografia, nonché di uomo inutilmente severo e spietatamente duro nei riguardi degli schiavi.
Nonostante le controversie, però, Catone ottiene un grandissimo successo, tanto che nel 195 a.c. viene eletto console insieme al suo amico e vicino di Tusculum, Valerio Flacco. Nella sua nuova veste di console viene sorteggiato per andare nella provincia della Spagna Citeriore, una terra flagellata da problemi e malcontenti di varia natura. In Spagna Catone soffoca completamente una coalizione di ribelli e in breve tempo, a detta di Plutarco, espugna circa quattrocento città, conquista che gli permette di guadagnare la fama di “trionfatore” nel 194.
Durante l’ultimo periodo del suo consolato in Spagna si riaccende la rivalità con Scipione l’Africano, il quale, ottenuto il governo della stessa provincia, si affretta a far decadere Catone dal comando per impedirgli di ottenere ulteriore gloria con le sue vittorie. Nonostante la rabbia nei confronti di Scipione, Catone decide di concentrare la sua attenzione altrove: fa confluire il bottino di guerra totalmente all’erario pubblico, a eccezione di una parte destinata a ricompensare i soldati, per sé decide di non tenere nulla, alimentando così le voci sulla sua fama di uomo retto e incorruttibile. Torna a Roma per celebrare il trionfo nella provincia spagnola, ma invece di dedicarsi all’ozio e ai festeggiamenti decide di lanciarsi nuovamente nell’attività politica, offrendo la sua collaborazione ad altri generali e governatori provinciali.
Questi per Catone sono anni politicamente e militarmente pregni di impegni e imprese, anni tosti, ma pieni di gloria. Nel 191 a.c. affianca, ricoprendo il ruolo di tribuno militare, il generale Manio Acilio Glabrione nella sua campagna contro il sovrano seleucide Antioco III di Siria detto “Il Grande”. Catone si distingue per l’enorme contributo dato prima e durante la battaglia delle Termopili, nella quale dimostra la sua caparbietà e la sua esperienza in ambito militare.
Catone e il suo reparto incappano, infatti, in un avamposto difensivo sito da Antioco al limitare del percorso utilizzato dai Persiani secoli prima per sorprendere i Greci durante la battaglia nel medesimo luogo. Catone riesce a catturare un greco e, attraverso un interrogatorio, scopre la posizione della forza principale di Antioco e il numero di soldati presenti nell’avamposto, che ammonta a circa 600 Etoli armati. Ottenute le informazioni, Catone e i suoi soldati romani attaccano il piccolo avamposto, facendo disperdere tutte le forze nemiche.
L’esercito di Antioco viene così attaccato, e successivamente sconfitto, da due fronti: dall’esercito principale del generale Glabrione e dal reparto di Catone. Dopo la schiacciante vittoria alle Termopili Catone, ormai quarantaquattrenne, torna nell’Urbe, dove abbandona la vita militare, divenuta ormai troppo tassativa, ma non la vita politica, alla quale dedica tutta la sua enfasi e tutte le sue attenzioni.
La nascita del “Censore”. Scontri e ottenimento della carica
Tornato a Roma Catone decide di ambire alla carica romana più prestigiosa del tempo, quella di censore. Catone comprende perfettamente la mole di un tale compito, così come comprende perfettamente la difficoltà del cammino politico per raggiungerlo. Nel periodo tra il 190 a.c. e il 189 a.c. Catone prova a diventare censore, ma non riesce ad ottenere la carica per varie ragioni che hanno a che vedere con la definitiva sconfitta nel 189/188 a.c. di Antioco per mano di Scipione, suo vecchio rivale, e le varie accuse che Catone lancia contro i comandanti, tra cui lo stesso Africano, di corruzione e di peculato, accuse che hanno bisogno di molto tempo per essere provate, soprattutto vista la mole, la reputazione e l’influenza che hanno le figure degli Scipioni a Roma.
Iniziano così nel 187 a.c. i processi contro L’Africano e L’Asiatico, uno scontro politico molto complesso che vede contrapposte le due ali dell’aristocrazia romana: quella dei grandi latifondisti interessati allo sfruttamento del lavoro schiavile, appoggiati da vari elementi democratici e capitanati da Catone, contro quella formata dai proprietari terrieri tradizionali legati all’economia clientelare capitanata dagli Scipioni. Questi processi mostrano a Catone un’opportunità per aggiudicarsi il posto come censore liberandosi della presenza, o ancor meglio dell’influenza, degli Scipioni e dei loro alleati.
Tanto la tradizione quanto le cronache del tempo negano il coinvolgimento di Catone nell’organizzazione del processo, tuttavia, confermano all’unanimità la sua funzione di sobillatore di tale processo, dato che è proprio Catone a guidare l’attacco retorico contro gli Scipioni. L’accusa di corruzione verte come una lama del boia sulla testa degli Scipioni, in special modo sulla testa di Scipione L’Africano, che è ben consapevole del suo status di eroe agli occhi dei cittadini, ma è altrettanto conscio del risentimento di Catone nei suoi confronti, un risentimento nato da anni di rivalità, astio e inimicizia.
I processi agli Scipioni si concludono totalmente nel 184 a.c. con il processo per tradimento e corruzione di Publio Scipione L’Africano, già accusato dal tribuno Marco Nevio. Scipione, ormai totalmente deluso dall’ingratitudine dei suoi concittadini, si limita a rispondere a tali accuse ricordando la mole della sua persona. La fine del processo vede L’Africano abbandonare la vita politica attiva per ritirarsi, con infinita amarezza, a vita privata nella sua villa a Liternum, dove morirà nel 183 a.c.
Nel 184 a.c., al termine dei processi e una volta indeboliti i parenti e gli alleati degli Scipioni, Catone, assieme al suo vecchio amico Flacco, viene finalmente eletto censore. Il censore romano occupa un ruolo fondamentale all’interno della società, egli non solo è responsabile di condurre il censimento della popolazione, ma è responsabile anche della Lectio Senatus, la selezione dei senatori secondo canoni morali e sociali e secondo una valutazione dei valori del candidato, un potere enorme capace di influenzare moltissimo la politica romana.
Catone il Censore a difesa delle tradizioni romane
Catone, accettata di buon grado la carica, inizia il suo percorso per plasmare la classe politica romana secondo i suoi rigidi costumi e le sue severe tradizioni. Negli abiti da censore Catone riscuote un grandissimo successo, la sua capacità di agire secondo la sua morale e la sua austerità sono caratteristiche molto apprezzate dalla maggioranza dei suoi contemporanei, tanto civili quanto politici. Catone, ora riconosciuto come “il Censore” grazie alla severità e la rigidità delle sue decisioni, si oppone fortemente a tutto ciò che minaccia la tradizione romana, tra le sue battaglie più grandi ci sono:
- La battaglia contro l’ellenismo, o meglio il diffondersi della cultura ellenica, una minaccia alla sobrietà dei costumi romani, al senso di collettività e, più in generale, alla tradizione legata alle antiche concezioni romane. Per combattere questa sua battaglia Catone revisiona, con eccezionale durezza, la lista dei senatori e degli equites, cacciando tutti coloro ritenuti moralmente, socialmente ed economicamente indegni. Un esempio della rigida giustizia di Catone è l’espulsione del senatore Lucio Quinzio Flaminino per ingiustificata crudeltà nei confronti di un nobile. Alcune fonti affermano che Catone, a circa ottant’anni, sia entrato, per la prima volta in maniera approfondita, in contatto con la letteratura greca, tuttavia, leggendo molti suoi scritti, gli storici affermano che il contatto con la letteratura greca è avvenuto molto prima degli ottant’anni, probabilmente durante il contatto avuto con il pitagorico Nearco.
- La battaglia, forse ancora più serrata di quella contro l’ellenismo, contro il lusso e la dissolutezza, considerati da Catone il massimo esempio di decadenza morale dei costumi romani. In qualità di censore Catone decide di imporre una pesante tassa sui vestiti e sugli ornamenti personali, specialmente delle donne e dei giovani schiavi maschi comprati con lo scopo di diventare concubini. Questa sua politica rigidamente spietata contro il lusso, specie quello femminile, culmina nel 169 a.c. con il sostegno alla Lex Voconia, un provvedimento che mira a impedire l’accumulo di un’eccessiva quantità di ricchezze nelle mani delle donne.
- La battaglia contro i Baccanali. In linea con le tendenze collettive dei romani conservatori, Catone si ritiene disgustato dalla diffusione dei riti misterici dei Baccanali, festività di origine greca. Catone attribuisce alla diffusione di queste feste alla cattiva influenza che la cultura greca ha su quella romana.
- La sua battaglia contro i medici, poiché principalmente di origine greca. Il momento più famoso di questa campagna contro i medici greci è quello in cui Catone, una volta ottenuto il rilascio di Polibio e dei suoi compagni, ha affermato dinanzi a tutto il Senato: “Non ci sono questioni più urgenti di cui discutere piuttosto che decidere se far morire alcuni greci a Roma oppure nella loro terra?”
- Una delle sue più celebri battaglie è quella contro Cartagine, una battaglia che rappresenta anche il suo ultimo importante impegno politico. Nel 157 a.c. Catone viene inviato a Cartagine come delegato per arbitrare tra i cartaginesi e il regno di Numidia governato dal re Massinissa. Nonostante il lungo dibattito, la missione risulta essere fallimentare, anche se non totalmente vana. Il Censore viene colpito profondamente dalla prosperità di Cartagine, a tal punto da affermare che la sicurezza di Roma dipende dalla distruzione totale della potenza cartaginese; celebre è la sua frase: <<Ceterum censeo Carthaginem delendam esse>>, ovvero “Per il resto ritengo che Cartagine debba essere distrutta.”
Durante questo periodo Catone si occupa anche di questioni pubbliche come la riparazione degli acquedotti, la pulizia delle fognature e la demolizione degli edifici ritenuti ostacolanti al normale scorrimento delle vie pubbliche. Infine, secondo quanto scritto da Tito Livio nel suo Ab Urbe condita e secondo quanto scritto da Plutarco nelle Vite Parallele, fa erigere la prima basilica nel Foro vicino alla Curia.
149 a.C. e l’ultimo tramonto. La morte di Catone
Catone si spegne nel 149 a.c. sotto il consolato del giurista romano Manio Manilio Nepote e del generale Lucio Marcio Censorino. Catone, nonostante non abbia più ricoperto alcuna carica da quando è divenuto censore nel 184, ha combattuto incessantemente contro la corruzione del suo tempo, continuando a distinguersi in Senato come feroce e tenace oppositore di qualsiasi nuova influenza morale.
Insieme a Catone il Censore, muore anche, secondo molte fonti, l’impegno mostrato con tanta fatica e tanto zelo nei confronti della disciplina e della giustizia, facendo piombare Roma nel periodo di decadenza dei costumi che lui stesso ha combattuto per tutta la vita. La sua figura resta, anche dopo secoli dalla sua morte, quella di un patriota inflessibile che, durante la crisi della repubblica, offre un riparo nostalgico ai romani che piangono un passato irrecuperabile.
Link utili
https://www.romanoimpero.com/?_gl=1*a8fp1c*_ga*MzA2MjYwOTk0LjE3MjYwNzE2MjM.*_up*MQ..
https://www.youtube.com/watch?v=8_OP6PKnpD0&pp=ygURY2F0b25lIGlsIGNlbnNvcmU%3D
https://www.youtube.com/watch?v=v8wIx0co19Q&pp=ygURY2F0b25lIGlsIGNlbnNvcmU%3D
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- L. Alfonsi, Catone il censore e l’umanesimo romano, Napoli, Macchiaroli, 1954.
- L. Cordioli, Marco Porcio Catone il censore e il suo tempo, Bergamo, Sestante, 2013.
- Plutarco, Vite parallele. Testo greco a fronte. Vol. 1, Milano, Feltrinelli, 2013.