CONTENUTO
di Cecilia Marangon
Sofia Federica Augusta von Anhalt-Zerbst. Infanzia ed educazione di una principessa tedesca
Ekaterina II Alekseevna “La Grande” di Russia, una delle figure storiche femminili più controverse e interessanti della storia moderna, nasce in quella che oggi è la città polacca di Stettino che nel 1729 era parte dell’impero prussiano. Figlia secondogenita del Principe Cristiano Augusto di Anhalt-Zerbst, alla nascita viene chiamata Sofia Federica Augusta e, secondo i costumi del XVIII secolo, riceve un’ottima educazione che deve prepararla a diventare una perfetta principessina dell’aristocrazia tedesca.
La sua educazione include una rigidissima formazione religiosa di stampo luterano, nelle sue memorie Ekaterina ricorda con terrore il precettore di tedesco che la obbligava a studiare la Bibbia nella versione luterana tedesca, mentre dimostra un sincero affetto per la governante francese e il maestro di ballo.
Come spesso si dice dei grandi personaggi che passano alla storia, sembra che già da bambina la futura Zarina dimostrasse un carattere vivace ed orgoglioso: pare che una volta in cui tutta la famiglia si trovava al cospetto di Federico Guglielmo I di Prussia, la piccola Sofia si rifiutò di baciare l’orlo dell’abito del monarca perché era troppo corto e lei non ci arrivava.
La sua vita cambia inaspettatamente all’età di quattordici anni: quando la Zarina Elisabetta, figlia superstite dello Zar Pietro il Grande, non avendo eredi diretti, adotta un suo nipote come futuro erede. Per Elisabetta è fondamentale assicurare una successione al trono di tutte le Russie che non replichi le tragedie e i colpi di stato susseguitisi alla morte del padre, anche se il suo stesso potere deriva proprio da un colpo di stato.
La successione al trono di Russia si dimostrava estremamente complessa quasi delirante, lo storico Aleksandre Herzen ne dà una descrizione sufficientemente grafica: “Andando a dormire, gli abitanti di Pietroburgo non sapevano mai sotto il governo di chi si sarebbero risvegliati. Un gruppo di oligarchi, di stranieri, di avventurieri, di favoriti conduceva nottetempo uno sconosciuto, o un bambino o una tedesca lo elevavano al trono, lo adoravano e distribuivano in suo nome colpi di frusta a coloro che vi trovavano da ridire”.
Ed è per questo che Elisabetta adotta Karl Peter Ulrich di Holstein-Gottorp che d’ora in poi viene chiamato il Granduca Pietro, figlio di una sua sorella sposata ad un principe tedesco. E’ in questo momento che la vita di Sofia prende una svolta insperata: il futuro Zar ha bisogno di una moglie.
Nel 1744, quindi, Sofia e la madre partono alla volta di Pietroburgo. È un viaggio tortuoso, d’inverno e che deve svolgersi in incognito, si tratta in fondo di un matrimonio a scopo politico, diretto e voluto dal governo della Zarina e da quello di Federico il Grande di Prussia, ma su cui si può ancora cambiare idea.

La Zarina, la corte e il Granduca. Dal viaggio verso Pietroburgo al matrimonio
Dopo un mese mezzo Sofia e la madre arrivano a Pietroburgo, in una corte imperiale estremamente fastosa, luccicante ed estrosa: la corte imperiale di Pietroburgo sembra la più ricca ed esuberante d’Europa, sempre impegnata in grandi balli e feste. Per Sofia è un vero e proprio shock culturale rispetto alla vita comunque agiata ma con una forte impronta luterana a cui era abituata. Per questo suo viaggio si porta tutti i vestiti più eleganti che abbia ma si rende velocemente conto di quanto non siano sufficienti: alla corte imperiale ci si cambia d’abito almeno tre volte al giorno.
Giunta a corte, Sofia incontra per la seconda volta nella sua vita il cugino, ora il Granduca Pietro e suo futuro marito. Il Granduca è un giovane decisamente problematico: ha problemi di alcolismo fin dall’adolescenza, si interessa principalmente di soldati e di soldatini con cui gioca anche in età adulta e che prende con una serietà allarmante. Un celebre aneddoto racconta di quando il Granduca trovò dei suoi soldatini mangiucchiati da un topo e avendo scovato il topo responsabile di questo crimine lo aveva processato e condannato a morte.
Ma ciò che più scandalizza del Granduca è il suo profondo ed intoccabile orgoglio tedesco: si sente pienamente tedesco e vuole esternare questa sua germanicità. Sofia, invece, vuole e fa tutto il contrario: il suo obiettivo è di farsi russa, di piacere e compiacere la Zarina Elisabetta e i russi in ogni modo. Studia il russo con gran foga e fa in modo che si sappia di questa sua dedizione ad apprendere la lingua, quando poi Sofia si ammala di polmonite si sparge subito la voce che si fosse ammalata perché studiava fino a notte fonda e si alzava prestissimo nonostante il freddo per ripassare.
Il suo piano di farsi russa funziona, nello stesso 1744 Sofia viene accolta nella chiesa ortodossa e battezzata con il nome di Ekaterina Alekseevna e nel 1745 convola a nozze con il Granduca. Il matrimonio non è affatto felice: Caterina e il marito non hanno praticamente rapporti, anzi il Granduca ha un’amante e quando beve troppo ha l’abitudine di insultare la moglie anche davanti al resto della corte, o di infilarsi nel suo letto e per raccontarle le sue avventure amorose. Oltre a ciò, il Granduca continua a giocare con i soldati, a far travestire i suoi domestici da soldati tedeschi, si intrattiene solo con i suoi familiari e cortigiani tedeschi e alleva in casa una muta di cani.
Nonostante la situazione preoccupante, o forse proprio per fuggire da essa, Ekaterina si dedica alla lettura e allo studio dei philosophes francesi come Voltaire, Diderot e Montesquieu e si attacca al suo obiettivo ancora più saldamente, nelle sue memorie ricorda: “Ero solita dirmi che felicità e miseria dipendono da noi stessi. Se ti senti infelice, ergiti sopra l’infelicità, e fa’ che la tua felicità sia indipendente da tutto ciò che ti accade intorno“.
Ekaterina vive così tra l’indifferenza del Granduca e le angherie della Zarina Elisabetta che invecchiando diventa sempre più diffidente e crudele: alla morte del padre Ekaterina veste il lutto e lo piange, ma dopo una settimana circa la Zarina le ordina di smettere il lutto. Dopo tutto era solo il Principe di Anhalt-Zerbst e non un re. Ma il tasto più dolente per Ekaterina è un altro: dopo nove mesi di matrimonio, non è ancora incinta e questo è un problema politico.
Ekaterina deve dare un erede al Granduca e nelle sue memorie sostiene che il suo primo amante, il Principe Saltykov, è un uomo che è costretta a prendere. E in quegli anni Ekaterina rimane incinta e partorisce, nel 1754, un bambino che sarà lo Zar Paolo I. Ekaterina avrà altri figli e ognuno di loro, già dalla nascita, le viene tolto per essere allevato dalla Zarina Elisabetta.
La morte della Zarina Elisabetta apre nuove opportunità. La salita al trono di Caterina II
Nel 1762 la Zarina Elisabetta muore e i suoi funerali rappresentano una vera e propria occasione pubblica per Ekaterina: mentre lo Zar suo marito non segue i rituali ortodossi con il dovuto rispetto, alzandosi continuamente e parlando ad alta voce in tedesco, lei rispetta ogni passaggio, ogni procedura e ogni preghiera. Come nota l’ambasciatore francese “[…]la Zarina Caterina è perfetta, segue tutti questi rituali, dei quali ella sicuramente ride, ma il clero e il popolo la credono molto commossa e gliene sono grati”.
La Zarina continua a fare quello che si è prefissa fin dal suo arrivo: piacere ai russi, conquistare e formare un legame con questo popolo di cui sta diventando imperatrice. Con la morte della Zarina Elisabetta e la salita al trono di Pietro III, i segnali di allarme e di scontento si moltiplicano: tra i primi e più inaspettati provvedimenti del nuovo Zar c’è il ritiro delle truppe dalla Guerra dei Sette Anni e la firma della pace con la Prussia. La Russia e le altre potenze europee erano impegnate in questa guerra da circa sei anni, e all’improvviso lo Zar decide, non solo di ritirarsi ma propone addirittura a Federico II un’alleanza contro quelle stesse potenze europee che aveva appena abbandonato.
Quel che più colpisce e infastidisce è ancora l’ostentata ammirazione per la Prussia e il mondo germanico: lo Zar si circonda di militari tedeschi, parla in tedesco e soprattutto è ancora legato alla sua fede luterana. Quel “bambino in un corpo d’uomo”, come Ekaterina lo chiama nelle sue memorie, non è in grado di comandare l’impero russo, e questa consapevolezza si diffonde rapidamente nella corte dopo la sua salita al trono.
Per la Zarina stessa la situazione diventa sempre più delicata: ora che è Zar, Ekaterina sente che la sua posizione di imperatrice è precaria, ci sono voci di corridoio secondo cui lo Zar vuole ripudiarla per sposare la sua amante. Ed è qui che il genio e il carattere di Ekaterina si dimostrano determinanti: comincia a verificare in quanti condividano l’opinione che lo Zar è inadatto al ruolo e anzi, pericoloso per l’Impero. Rispettando le tradizioni anche di stampo ortodosso, manda regali ed icone sacre ai nobili e ai generali, solidificando il consenso.
La notte dell’8 luglio 1762 uno dei cospiratori contro lo Zar viene arrestato, c’è il rischio che tutto venga scoperto e che sia Ekaterina a farsi arrestare. Il mattino successivo Ekaterina si reca al reggimento Izmailovskij, il solo vero reggimento di guardia nella capitale e si appella ai soldati con un accorato discorso sui pericoli che la Patria corre a causa dello Zar. I soldati stanno con lei, e la accompagnano al reggimento Semenovskij dove anche alcuni membri del clero ortodosso la riconoscono come unica sovrana.
Pietro viene arrestato, firma un documento di abdicazione che non lascia dubbi su chi salirà al trono al suo posto, e dopo solo sei mesi di regno, viene confinato a Ropsha dove muore, in circostanze non del tutto chiare, otto giorni dopo. Secondo una versione probabile, ma non confermabile oltre ogni dubbio, Pietro III muore per mano di Alkseij Orlov, fratello minore dell’amante di quegli anni di Ekaterina Grigorij Orlov. Il 2 settembre 1762 Caterina II sale sul trono di tutte le Russie e ne resta la sovrana assoluta per i successivi trentaquattro anni.

La Zarina illuminata e i suoi amanti. I due più grandi miti sulla Zarina: mangiatrice di uomini e filosofa
Ekaterina non ha mai fatto mistero del suo interesse per la cultura e la conoscenza, assidua lettrice delle opere dei philophes francesi del nostro Cesare Beccaria, a cui attinge per i suoi provvedimenti di governo: nel 1767 elabora una riforma del sistema giudiziario che si basa proprio sui lavori di Montesquieu e di Beccaria.
Non è solo una facciata, la Zarina conosce gli illuministi e ha una corrispondenza pubblica con Diderot, D’Alambert e Voltaire e li finanzia anche: sapendo che Diderot versa in una situazione economica instabile, ne acquista la biblioteca e gliela lascia in custodia nominandolo curatore. Autrice di commedie, trattati filosofici, delle sue stesse memorie, Ekaterina si considera una sovrana illuminata, una filosofa sul trono ed incoraggia le arti e l’educazione: si deve a lei l’istituzione di case di educazione a Pietroburgo e Mosca, oltre all’apertura di scuole per adulti nei capoluoghi dell’Impero.
Ma resta una sovrana assoluta con il potere di fare ciò che ritiene giusto per l’Impero, e così quando nel 1773 scoppia la rivolta di Pugacev e dei suoi contadini, la Zarina invia l’esercito per sedare i rivoltosi come ogni altro sovrano assoluto avrebbe fatto. In politica estera, Caterina II inaugura un periodo di enorme espansione territoriale dell’Impero: dalla Crimea al Caucaso settentrionale, partecipando alla spartizione della Polonia con la Prussia e l’Impero asburgico e ponendosi come protettrice della Georgia dal pericolo persiano.
In ognuna delle sue manovre politiche, Ekaterina non si fa scrupoli ad usare gli uomini che sono o sono stati in precedenza suoi amanti: è celebre proprio nel contesto della politica estera del ruolo svolto dal suo ex amante Potëmkin, che si era guadagnato la sua fiducia durante la rivolta di Pugacev, e della sua conquista della Crimea dei suoi villaggi, tirati su in fretta e furia per impressionare la Zarina.
Un altro esempio è Stanislao Poniatowski, ex amante della Zarina, che lei ripaga con il trono di Polonia e che svolge un ruolo chiave nella successiva spartizione. Ma il regno di Ekaterina coincide anche con la Rivoluzione Francese, verso la quale mostra un completo rigetto, rinchiudendosi in una politica di completo assolutismo.
Anche nei confronti della religione la Zarina si mostra molto devota alla fede ortodossa e allo stesso tempo continua l’opera di nazionalizzazione delle terre della Chiesa iniziata dal suo defunto marito proseguendo gli espropri di conventi e monasteri che passano sotto l’amministrazione del Collegio d’Economia.
Si mostra tollerante verso le altre fedi religiose ed emette perfino un decreto che permette ai Vecchi Credenti, una sostanziosa minoranza ancorata ad una versione più tradizionalista della fede ortodossa, di praticare la loro fede liberamente. Dietro l’immagine di tolleranza illuminata si cela l’intento di far rientrare questi fedeli nella religione di stato, e quando questo si rivela impossibile Ekaterina ne fa deportare 20.000 in Siberia.
Ma uno dei pettegolezzi più diffusi già al suo tempo riguarda i suoi numerosi amanti e la libertà con cui Ekaterina passa da uno ad un altro. Già da sposata Ekaterina comincia ad avere un amante, il primo il principe Saltykov che lei dice di aver dovuto prendere come amante, pressata dal Cancelliere e dalla Zarina Elisabetta.
Ma Ekaterina continua ad avere amanti, a cui rimane fedele e di cui si invaghisce, se non si innamora davvero, e quando poi se ne stanca continua comunque a promuoverli e garantirgli una carriera, come i già citati Potëmkin, che la Zarina eleva a principe, e Potianowskij re di Polonia. Ma a nessuno di loro viene permesso di avvicinarsi troppo al suo potere: Ekaterina non si risposa, non divide il suo potere assoluto con nessuno.
Morte e successione di Caterina II di Russia
Ekaterina muore il 17 novembre del 1796, prima di poter escludere suo figlio Paolo dal trono e lasciare la corona di Zar al nipote Alessandro. Ironicamente replica quanto fatto dalla Zarina Elisabetta: sceglie una principessa tedesca da dare in sposa a suo figlio Paolo, e quando la coppia ha il primo figlio Ekaterina se lo prende e lo cresce lei lontano dalla madre.
Il figlio, lo Zar Paolo I, tra i primi atti del suo governo decide di impedire un’altra successione femminile al trono; cresciuto dalla nonna e lontano dalla madre riceve alla morte di questa le sue Memorie ed è facile immaginare che quella lettura abbia influenzato le sue scelte. Sarà uno zar impopolare, un autocrate assoluto, che morirà in un congiura che coinvolge il suo primogenito Alessandro e l’ultimo amante di sua madre, il principe Platon Zubov.
Consigli di lettura:
- Carolly Erickson, La grande Caterina. Una straniera sul trono degli zar, Mondadori, 2017.
- Marco Natalizi, Caterina di Russia, Salerno Editrice, 2021.
- Ekaterina II Aleeeksevna, Mémoires de l’Impératrice ecrites par elle mêmê, TRÜBNER &CIE, Londra, 1859.
- Marc Raeff, Catherine the Great: A Profile, New York, Hill and Wang, 1972.
- Evans Clements, B. in A History of Women in Russia: From Earliest Times to the Present. Indiana University Press, 2012.
I libri consigliati da Fatti per la Storia! Clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Carolly Erickson, La grande Caterina. Una straniera sul trono degli zar, Mondadori, 2017.
- Marco Natalizi, Caterina di Russia, Salerno Editrice, 2021.