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Il 6 marzo 1951, negli Stati Uniti inizia il processo a Ethel e Julius Rosenberg. Il caso Rosenberg scoppia nel febbraio del 1950 in pieno clima di Guerra Fredda e maccartismo quando i coniugi vengono arrestati dall’Fbi con l’accusa di aver passato ad agenti sovietici dei segreti sulla costruzione della bomba atomica. Al termine del processo, il 5 aprile 1951, i Rosenberg vengono condannati a morte. La sentenza sarà eseguita il 19 giugno 1953 nel carcere Sing Sing, nei pressi di New York.
Nel corso del processo e dopo l’esecuzione molte personalità internazionali si espressero in favore della grazia (come Bertolt Brecht, Dashiell Hammett, Pablo Picasso, Frida Kahlo, Diego Rivera, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e dal papa Pio XII) accusando gli Stati Uniti di aver processato i Rosenberg senza verificare la fondatezza delle accuse, per dare sfogo al sentimento anticomunista dilagante nel paese e oscurare i successi scientifici dei sovietici.
Soltanto la desecretazione di alcuni documenti negli ultimi anni ha rivelato quanto c’era di vero e di falso nelle accuse rivolte ai Rosenberg: i due coniugi sono stati gli unici civili americani morti per spionaggio nel corso di tutta la Guerra Fredda.
Il caso Rosenberg e la Guerra Fredda
Il caso Rosenberg scoppia nel febbraio del 1950 a pochi anni di distanza dall’inizio della Guerra Fredda (contrapposizione politica, ideologica e militare tra le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica). Nei primi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale la bomba atomica era considerata la chiave di volta per impedire un nuovo conflitto, l’arma era posseduta all’epoca soltanto dagli Stati Uniti. Ma nel 1949 l’Unione Sovietica testa la sua prima arma nucleare, cogliendo di sorpresa gli Stati Uniti, e la possibilità della nascita di un vero e proprio conflitto tra le due superpotenze diventa concreta.
Politici e scienziati sostennero che era impossibile che i russi fossero giunti in un lasso di tempo così breve alla costruzione dell’atomica: s’incominciò quindi a sospettare una fuga d’informazioni segrete verso Mosca. I sospetti sulla presenza negli Stati Uniti di spie sovietiche alimentarono all’inverosimile il sentimento anticomunista già dilagante nel paese, rappresentato dalla corrente politica del senatore Joseph McCarthy (maccartismo).
Chi erano i coniugi Rosenberg?
Julius Rosenberg era un ingegnere elettronico, nato in una famiglia di immigrati ebrei a New York il 12 maggio 1918. Mentre frequentava il City College di New York, divenne un leader della Lega dei giovani comunisti statunitensi. Nel 1936 incontrò in un gruppo Ethel Greenglass, tre anni più di lui, e nata anche lei in una famiglia di origine ebraica, a New York, nel 1915. I due si sposarono nel 1939, lo stesso anno in cui Julius si laureò. Dopodiché si arruolò nell’esercito e nel 1940 prestò servizio in un centro di ricerca militare. Nel 1945 fu scoperta la sua vicinanza ai comunisti e fu licenziato.
Il processo Rosenberg
Nel febbraio del 1950, l’FBI arrestò Kalus Fuchs, un tecnico che fu accusato di aver passato informazioni ai russi sulla bomba nucleare. Il suo arresto portò all’identificazione di altre presunte spie tra cui David Greenglass (fratello di Ethel e cognato di Julius Rosenberg), militare che lavorava a Los Alamos, il centro di ricerca che aveva sviluppato la prima bomba atomica.
David decise di collaborare con gli investigatori in cambio di uno sconto di pena, e disse che aveva consegnato a Julius Rosenberg, marito di sua sorella Ethel, dei documenti segreti sulla costruzione dell’atomica e che questi documenti erano stati copiati proprio da Ethel, battuti a macchina nell’ufficio della società di spedizioni navali in cui la donna lavorava come segretaria.
I coniugi vennero denunciati il 6 marzo 1951, e arrestati, il 29 marzo dello stesso anno. Il 5 aprile 1951 i coniugi Rosenberg furono condannati a morte (la prima pagina del New York Times). La sentenza fu eseguita due anni dopo nel penitenziario di Sing Sing.
Negli anni successivi i due figli portarono avanti diverse cause legali per dimostrare l’innocenza dei loro genitori, chiedendo la desecretazione di alcuni documenti.
Il caso Rosenberg e la fondatezza delle accuse
La desecretazione, negli ultimi anni, di una lunga serie di documenti sia statunitensi che sovietici ha aiutato a fare chiarezza sul caso confermando alcune delle accuse e smentendone delle altre.
Nel 1995 furono pubblicate una serie di comunicazioni sovietiche intercettate dai servizi segreti americani e inglesi (nome in codice Venona) che confermarono che Julius Rosenberg aveva davvero rapporti con i servizi segreti russi. Mentre non si faceva quasi nessuna menzione di Ethel Rosenberg.
Nel 2001, David Greenglass, fratello di Ethel, rivelò che, accusando sua sorella, aveva compiuto una falsa testimonianza. Non ricordava infatti chi avesse trascritto i documenti segreti in quella sera del settembre 1945. Spiegò che aveva accusato sua sorella per proteggere sua moglie, Ruth, e che fu incoraggiato a farlo dagli investigatori. Le parole di Greenglass furono confermato nel 2008, quando vennero resi pubblici i documenti del gran giurì, l’udienza segreta che portò all’inizio del processo contro i Rosenberg.
Nel 2008 un altro attivista coinvolto nel processo, Martin Sobell, confessò al New York Times che sia lui che i Rosenberg erano stati delle spie. La sua testimonianza convinse addirittura i figli dei due coniugi.
Ma l’attività di spionaggio dei Rosenberg ha davvero cambiato il corso della storia, consentendo ai russi di fornirsi della bomba atomica? No, secondo il giudizio degli esperti infatti né David Greenglass né i Rosenberg capivano niente di energia nucleare, e questo ha reso i documenti copiati del tutto inutilizzabili.
Questa tesi è stata confermata peraltro dal direttore dell’impianto di arricchimento del plutonio con cui fu costruita la prima bomba atomica sovietica, Boris V. Brokhovich che in un’intervista rilasciata al New York Times nel 1989 ha rivelato che la costruzione della bomba “fu un processo fatto di tentativi ed errori. Non ottenemmo niente dai Rosenberg. Li avete fatti sedere sulla sedia elettrica per niente”.