Carlo V d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero e sovrano di un dominio su cui “non tramonta mai il sole”, è una delle figure più influenti del XVI secolo. Erede di un vastissimo impero, governa territori che si estendono dall’Europa alle Americhe, affrontando sfide politiche, religiose e militari senza precedenti. La sua vita è segnata dai conflitti con la Francia, dall’espansione ottomana e dalla Riforma protestante. Carlo V incarna l’ideale di un impero universale, pur dovendo spesso confrontarsi con i limiti del potere assoluto. Il suo regno lascia un’impronta profonda nella storia europea.
Carlo d’Asburgo nasce nel 1500 a Gand dal matrimonio tra Filippo d’Asburgo, figlio dell’Imperatore (1) Massimiliano I, e Giovanna di Castiglia, figlia del re di Spagna Ferdinando d’Aragona. A soli sei anni, rimasto di fatto orfano a causa della scomparsa del padre e dell’infermità mentale della madre, Carlo eredita i possedimenti familiari della Borgogna e dei Paesi Bassi. Per volere del nonno Massimiliano I, viene mandato a Bruxelles presso la corte della zia Margherita D’Austria, dove riceve una severa educazione basata su quei valori aristocratici e cavallereschi tipici della nobiltà fiamminga. Adrian Florenszt, suo precettore e arcivescovo di Utrecht, nonché futuro papa col nome di Adriano VI, gli impartisce una formazione umanistica, trasmettendogli anche una religiosità profonda e sincera.
Nel 1516 alla morte del nonno materno, il re di Spagna Ferdinando, Carlo viene proclamato re e, insieme alla corona di Aragona e Castiglia, ottiene anche i domini spagnoli nel Nuovo Mondo e i Regni di Sicilia e Napoli. Tre anni dopo, spentosi Massimiliano I, per Carlo si apre anche la strada della successione imperiale, ostacolata però da un altro candidato al trono forte dell’appoggio del papa Leone X: il re di Francia Francesco I. L’alleanza tra il monarca francese e il pontefice, nata per il timore di ritrovarsi nella morsa di un impero troppo potente, si dissolve grazie alla scaltrezza di Carlo che decide di corrompere, col denaro prestatogli dai banchieri tedeschi, gli elettori incaricati (2) di scegliere il nuovo sovrano del Sacro Romano Impero. È la mossa vincente: nell’ottobre del 1520, nella cattedrale di Aquisgrana, Carlo viene eletto all’unanimità Re dei Romani (3) col nome di Carlo V.
Con l’elezione di Carlo, la Francia si ritrova schiacciata tra i domini asburgici e, per rompere l’accerchiamento, guarda con interesse ai territori italiani dell’Impero. Per Carlo è invece arrivato il momento di impossessarsi di quei territori francesi situati entro i confini imperiali, come la Borgogna e il Ducato di Milano, quest’ultimo indispensabile per collegare i Regni di Napoli e Spagna con l’Impero. È da questi interessi contrastanti che scoppia la guerra. Nel 1521 il Ducato, conquistato dalle truppe spagnole e imperiali, viene strappato dalle mani francesi e affidato a Francesco II Sforza. Sempre nel territorio milanese, nel 1525, Francesco subisce un’altra cocente sconfitta, questa volta a Pavia, e cade prigioniero dell’Imperatore. Deportato in Spagna, il re francese è costretto a firmare il Trattato di Madrid con cui si impegna, in cambio della libertà, a cedere Milano e la Borgogna all’Imperatore. Per Carlo sembra un totale successo, ma una volta rientrato in patria Francesco viene meno alla parola data e istituisce la Lega di Cognac, riunendo con lui, in funzione antimperiale, Firenze, Venezia e il papa Clemente VII. Per il pontefice la scelta di opporsi a Carlo per paura di un suo strapotere nella penisola, si rivela disastrosa: nel 1527 infatti un’orda di mercenari lanzichenecchi (4) guidata da Carlo di Borbone, generale francese nelle file di Carlo V, discende la penisola per raccogliere la richiesta di aiuto della famiglia romana dei Colonna, in rivolta contro il papato.
Giunti a Roma, i mercenari assaltano la città sottoponendola ad un brutale saccheggio e solo il conseguente trattato di Barcellona del 1529 stipulato con Carlo V, permette al pontefice di far ritirare i mercenari da Roma e di riprendersi i territori perduti fino ad allora. Carlo, in cambio, ottiene il riconoscimento dei suoi territori italiani e la promessa dell’incoronazione da parte dal papa. Nello stesso anno, dopo un fallito tentativo francese di occupare Napoli, si arriva ad un accordo anche tra Francesco I e l’Imperatore: la pace di Cambrai riconosce al monarca francese la Borgogna e all’imperatore il Ducato di Milano, affidato nuovamente agli Sforza. I successi di Carlo vengono celebrati l’anno seguente a Bologna con l’incoronazione ricevuta dal pontefice. Nel 1535 la morte del duca di Milano riaccende lo scontro, perché Carlo, dando seguito ai termini della pace di Cambrai, occupa il ducato milanese, mentre Francesco I risponde invadendo la Savoia. Le ostilità terminano nel 1544 quando, l’accordo di Crepy, riconferma le precedenti condizioni di pace. La morte di Francesco, nel 1547, decreta invece la fine del ventennale scontro con Carlo.
Dal 1517 nell’Impero dilagano le idee del monaco agostiniano Martin Lutero. La sua propaganda, finalizzata a mettere in risalto i mali della Chiesa, inizialmente trova terreno fertile tra le file della piccola nobiltà tedesca e tra la classe contadina, due realtà che colgono, nella nuova predicazione, un invito a combattere il potere aristocratico ed ecclesiastico, fino al punto di scatenare violente rivolte armate, poi represse nel sangue. Per arginare la rapida diffusione delle idee luterane, nel 1520 il papa Leone X emana una bolla di condanna nei confronti del monaco, dandogli però la possibilità di abiurare. Della questione, su pressione del pontefice stesso, se ne occupa direttamente Carlo con la convocazione a Worms della Dieta Imperiale (5), durante la quale Lutero, rifiutandosi di sconfessare le proprie idee, viene condannato come nemico pubblico.
Le continue tensioni provocate dalle adesioni al Luteranesimo da parte di principi, intellettuali ed ecclesiastici speranzosi di riformare la Chiesa, portano, nel 1530, alla convocazione della Dieta di Augusta, durante la quale i principi tedeschi luterani presentano all’Imperatore la Confessione Augustana, il primo documento ufficiale contenente i princìpi della neonata dottrina. Alla minaccia di Carlo di prendere le armi i principi rispondono stringendo un’alleanza militare, la Lega di Smalcalda (1531); nemmeno il Concilio Ecumenico (6) di Trento del 1542 (7), voluto dal papa Paolo III, riesce a frenare il dilagare del Protestantesimo (questo il nome dato alla dottrina luterana). Dopo l’ennesima insurrezione armata, Carlo, per evitare la definitiva spaccatura religiosa dell’Impero, decide di affrontare militarmente la Lega protestante a Muhlberg; la schiacciante vittoria del sovrano non determina però la definitiva sconfitta del Protestantesimo, ormai largamente diffuso nel territorio europeo. Consapevole di non poter più bloccare l’avanzata della nuova corrente religiosa, nel 1555 l’Imperatore firma un accordo di pace ad Augusta, con cui riconosce, accanto a quella cattolica, la nuova dottrina protestante.
Debilitato nel corpo e nello spirito dalle campagne militari che lo avevano occupato per gran parte della sua vita, nel 1556 Carlo abdica dividendo l’Impero in due tronconi: al fratello Ferdinando cede la dignità imperiale con le corone di Boemia e Ungheria, mentre al figlio Filippo lascia la Spagna, i Paesi Bassi, i Regni di Napoli e Sicilia e le colonie americane. Ritiratosi nel monastero spagnolo di San Jeronimo de Yuste, Carlo muore all’alba del 21 Settembre 1558, logorato, nell’ultimo anno di vita, da un unico grande rimpianto: “ho fatto ciò che potevo e provo rincrescimento per non aver potuto fare di meglio.”
Note:
Letture consigliate
– Martin Rady, Carlo V e il suo tempo, Il Mulino, 1997.
– Geoffrey Parker, L’Imperatore. Vita di Carlo V, Hoepli, 2021.
– Salvador De Madariaga, L’Impero di Carlo V. Il Regno su cui non tramonta mai il sole, Res Gestae, 2015.
A cura di Marco Di Rosa, laureato in Scienze Storiche all’Università La Sapienza di Roma
© 2019-2025 Fatti per la Storia - La Storia di Tutto, per tutti.
© 2019-2025 Fatti per la Storia - La Storia di Tutto, per tutti.