CONTENUTO
Carlo V d’Asburgo, un predestinato
“Sul mio regno non tramonta mai il Sole”
Con queste parole Carlo d’Asburgo (1500-1558) si compiaceva della vastità delle terre poste sotto il suo dominio: dall’Europa occidentale, centrale e meridionale alle colonie spagnole nelle Americhe e in Asia. Discendente dai due rami più potenti ed illustri della nobiltà europea, gli Asburgo per via paterna e i Castiglia-Aragona da parte materna, Carlo fu un predestinato al successo.
Le Corone di Carlo V di Spagna
A soli sedici anni sedette sul trono di Spagna e ad appena diciannove concorse per la successione imperiale dopo la morte del nonno Massimiliano I; i suoi avversari erano il corpulento re d’Inghilterra Enrico VIII e l’astuto Francesco I di Francia.
La dignità imperiale veniva concessa mediante il voto di sette principi elettori tedeschi: i vescovi di Magonza, Colonia e Treviri, e i signori laici di Boemia, del Palatinato, Sassonia e Brandeburgo. Il re d’Inghilterra incaricò il potente cardinale Thomas Wolsey di tessere le sue reti diplomatiche mentre Carlo fu sostenuto dalla più potente famiglia dell’imprenditoria bancaria tedesca, i Fugger.
L’altro attore protagonista della vicenda fu ovviamente il pontefice romano, papa Leone X che propose come personale candidato il principe elettore di Sassonia Federico III detto il Saggio, esatto, proprio lui, il futuro protettore del riformatore Martin Lutero, colui che impedì a Leone X di mettere le mani sul teologo dissidente.
Federico rispedì cordialmente al mittente la sua candidatura (il povero Leone X non riuscì ad avere una soddisfazione da Federico!) e appoggiò Carlo che venne eletto all’unanimità sul trono d’Austria. Da quel momento raccolse uno dopo l’altro titoli e corone, nello stesso anno fu infatti eletto Imperatore del Sacro Romano Impero e l’anno successivo nella cattedrale di Aquisgrana (Carlo Magno vi dice qualcosa?) fu consacrato ed incoronato Re dei Romani dall’arcivescovo di Colonia.
Carlo assunse il nome di Carlo V ed ebbe come obiettivo politico quello di far rivivere l’universalismo imperiale romano attraverso la realizzazione di una res-pubblica cristiana , cioè un’Europa di stati cristiani che riconoscessero l’imperatore come guida morale e politica contro l’espansionismo ottomano nel Mediterraneo e nei Balcani.
Francesco I di Francia il grande rivale di Carlo V
La smisurata grandezza dei suoi domini comportò l’annullamento della consueta distinzione tra politica interna e politica estera e il timore degli altri sovrani europei di essere accerchiati e risucchiati portò Carlo V ad una costante situazione di belligeranza.
Particolarmente ostica fu la rivalità con la Francia di Francesco I, il quale manovrò per rompere l’accerchiamento del suo territorio da parte dei domini asburgici, dall’altro lato invece Carlo cercava la maniera di facilitare i collegamenti tra i territori imperiali; al centro della contesa l’Italia con i ducati di Milano e Genova, entrambi in orbita francese.
Per la Francia il ducato padano era un importante nodo strategico per contrastare una plausibile e molto probabile invasione imperiale della Provenza, rivendicata da Carlo V come antico dominio imperiale, il suo possesso gli avrebbe infatti garantito una più semplice viabilità verso i suoi domini nell’Italia Meridionale.
Carlo V e Francesco per il predominio dell’Italia
La guerra tra i due sovrani si accese nell’estate 1521, quando Francesco I, approfittando della rivolta castigliana dei comuneros, cercò senza successo di occupare la Navarra e attuò scorrerie nelle Fiandre; la risposta di Carlo V fu prorompente: assicuratosi l’appoggio di Enrico VIII d’Inghilterra e di papa Adriano VI, occupò Milano consegnandola al duca Francesco Maria Sforza.
L’esercito francese allora scese in Italia, guidato in prima linea dal suo re, ma capitolò nella battaglia di Pavia (febbraio 1525); Francesco I fu catturato, fatto prigioniero e costretto a rinunciare a ogni pretesa sul Milanese e a cedere all’impero la Borgogna. Riottenuta la libertà, il testardo Francesco si riorganizzò e facendo leva sui timori degli stati italiani per il ruolo egemonico dell’imperatore nella penisola, promosse la costituzione della Lega di Cognac (1526).
Allo schieramento anti-imperiale aderirono: Genova, Firenze, Milano e lo Stato Pontificio, dove si era da poco insediato papa Clemente VII. Così come nel tentativo precedente, anche questa volta, l’astuto Francesco I scelse un momento delicato della vita dell’Impero, impegnato ad oriente nella lotta contro gli ottomani che avevano invaso gran parte dell’Ungheria e avanzavano verso Vienna.
Il Sacco di Roma: la punizione di Carlo V per il voltafaccia papale
Tuttavia l’impegno militare francese, affiancato dal mal organizzato esercito della Lega, non seppe far fronte alla pronta risposta di Carlo, il cui esercito di spagnoli e lanzichenecchi (mercenari di fanteria tedeschi) prese d’assalto lo Stato Pontificio e come punizione per il voltafaccia filofrancese del papa, mise a ferro e fuoco la città eterna nel maggio 1527; episodio passato alla storia come “Sacco di Roma”.
L’esercito francese intervenne con un disperato tentativo nel Milanese e nel Napoletano, senza ottenere risultati. La situazione volse definitivamente a favore dello schieramento imperiale quando l’ammiraglio genovese Andrea Doria passò dalla parte di Carlo V. Privato dell’apporto genovese Francesco I fu costretto a firmare la pace di Cambrai (agosto 1529) che imponeva la rinuncia da parte di Francesco I di qualsiasi pretesa sull’Italia, mentre l’Impero rinunciava alla Borgogna.
Carlo V Imperatore del Sacro Romano Impero
Pochi mesi dopo l’imperatore convocò un congresso a Bologna, dove convennero i principi italiani e il papa, per sancire l’assetto politico della penisola, ormai saldamente controllata da Carlo V, il quale il 24 febbraio (che era anche il suo giorno di nascita) 1530 ottenne nella Basilica di San Petronio a Bologna, la solenne incoronazione papale a Re d’Italia e Imperatore del Sacro Romano Impero.
La successione del Ducato di Savoia riaccende le ostilità
L’astio tra Francia e Impero riprese con il problema della successione del ducato di Savoia, dove Francesco I intendeva far valere i suoi diritti in quanto figlio di una principessa sabauda. La Francia arrivò addirittura a stringere un trattato di alleanza con il sultano Solimano I, il quale minacciava via terra gli stati asburgici e per mare i domini spagnoli nel Mediterraneo.
Tra il 1535 e il 1536 Francesco I occupò gran parte del ducato di Savoia, provocando l’intervento degli imperiali che attaccarono la Provenza e occuparono Nizza . A dare una soluzione politica alla crisi pensò il nuovo papa Paolo III, che preoccupato del pericolo ottomano, convinse i due sovrani alla tregua (1542); si giunse alla pace di Crépy (1544) con la quale il re di Francia rinunciava alla Savoia e alle mire italiane.
Nel 1547 Francesco I morì ma le ostilità tra le due super potenze continuarono con l’ascesa sul trono gigliato del figlio di Francesco, Enrico II. Le vicissitudini ebbero fine solo nel 1559 con la pace di Cateau-Cambresis, ma a siglare l’accordo non fu Carlo V, ormai vecchio e stanco.
L’abdicazione di Carlo V
Nel 1556 si ritirò a vita privata, dividendo i suoi possedimenti tra il figlio Filippo II, al quale andarono tutti i territori spagnoli con le appendici americane e i domini in Italia e nei Paesi Bassi, e il fratello Ferdinando I che ebbe i territori ereditari degli Asburgo in Austria, i regni di Boemia e Ungheria, e i domini imperiali.
Carlo V e la questione Luterana
Una grana a cui Carlo dovette far fronte in Germania fu l’improvvisa esplosione e diffusione della Riforma ecclesiastica del teologo Martin Lutero. Fermamente contrario alle istanze riformatrici, Carlo manifestò la sua ostilità durante la Dieta di Worms (1521) che si concluse con la messa al bando di Lutero e delle sue dottrine nei territori imperiali, condanna ribadita anche nella Dieta di Spira del 1529.
In tutta risposta i principi e le città tedesche che aderirono alle dottrine luterane si unirono costituendo la Lega di Smalcalda, guidata dal Duca Filippo I d’Assia e dal Duca Giovanni Federico, elettore di Sassonia. Tra il 1546 e il 1547 le forze protestanti e quelle imperiali vennero allo scontro con la vittoria di Carlo V.
Tuttavia, nonostante la vittoria militare, Carlo non riuscì ad opporsi all’avanza del Luteranesimo, ormai radicatosi nel tessuto ecclesiastico e sociale della Germania e fu così costretto il 25 settembre 1555 a stipulare con la Lega di Smalcalda la Pace di Augusta, a seguito della quale si pervenne alla pacificazione religiosa in Germania, con l’entrata in vigore del principio “cuius regio, eius religio”, con cui si sanciva che i sudditi di una regione dovevano professare la religione scelta dal loro reggente. Era il riconoscimento ufficiale della dottrina luterana.
Carlo V fu certamente il più grande monarca della prima metà del XVI secolo, al momento di abdicare si congedò dai suoi sudditi dicendo: “La mia vita è stata soltanto un lungo viaggio”.