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Richelieu: infanzia e ascesa al potere di Armand-Jean du Plessis
Armand-Jean du Plessis, nasce nel 1585 a Parigi, quarto dei cinque figli del Signore di Richelieu che muore nel 1590, era destinato alla carriera militare. Carriera che non perseguirà perché nel 1605 il fratello maggiore Alphonse, destinato alla carriera ecclesiastica, rinuncia al vescovado di Luçon a cui la famiglia aveva diritto fin dal 1584 e Armand-Jean allora intraprende gli studi di teologia necessari alla carica.
Nel 1607, appena 21enne, viene consacrato vescovo di Luçon dove si costruisce una fama di ecclesiastico rigoroso e molto dedito ai suoi fedeli ed anche i supini detrattori devono ammettere che la fede del vescovo di Luçon è vera e profonda e non solo una facciata.
La prima grande occasione politica gli si presenta nel 1615, quando la regina Maria de Medici reggente per il figlio, futuro Luigi XIII, convoca gli Stati Generali a cui Armand-Jean partecipa come rappresentante del clero di Poitou, la sua regione d’origine, e tiene anche il discorso di chiusura. La Regina è tanto colpita da offrirgli un primo incarico a corte, grande elemosiniere e poi segretario di Stato per la guerra e gli affari esteri.
Armand-Jean sposa completamente la linea politica della reggente, spendendosi senza sosta per rafforzare l’alleanza con la cattolicissima Spagna e con il Papato e per rinvigorire l’importanza del cattolicesimo in una Francia reduce dalle guerre di religione.
D’altro canto, la sua posizione e le sue iniziative irritano il partito del futuro re Luigi XII, impaziente di regnare e stanco della reggenza della madre e delle sue politiche e che arriva a ordinare l’assassinio del favorito della regina, Concino Concini, e a dichiarare finita la reggenza. In quel 1617 la vita e la carriera del futuro Cardinale rischiavano di prendere tutto un altro tono, Armand-Jean segue la sua regina nell’isolamento di Blois per poi recarsi ad Avignone per continuare i suoi studi teologici.
Cardinale Richelieu primo ministro del re Luigi XIII
Nel 1621 Armand-Jean viene richiamato a Parigi come mediatore tra la regina madre Maria de Medici e il nuovo sovrano Luigi XIII, le sue doti diplomatiche e di grande negoziatore in questo particolare frangente gli valgono anche la nomina a cardinale, che viene ufficialmente ratificata l’anno dopo nel 1622, anche se Armand-Jean ora cardinale di Richelieu non si scomoderà mai ad andare a Roma per ricevere dal Papa i simboli del suo titolo.
Nel 1624 il Cardinale di Richelieu rientra nella corte del Re con la carica di ministro e si mette subito all’opera per perseguire gli obiettivi che caratterizzano tutta la sua opera di uomo di Stato: consolidare il potere della monarchia francese contro le fazioni nobiliari e i giochi di potere e permetterle di diventare la potenza egemonica in Europa.
Questa sua determinazione e devozione alla corona di Francia lo aiutano a conquistare il favore del giovane re, che dopo l’iniziale sfiducia verso il protetto della regina madre vede nel cardinale l’uomo di Stato di cui ha bisogno. L’episodio che convince il re e che consacra il ruolo fondamentale del cardinale è quello noto come la giornata degli ingannati: nel 1630, quando il cardinale è già primi ministro da qualche anno, la regina madre tenta un’ultima volta di rientrare nelle grazie di suo figlio, la mattina del 10 novembre Maria de Medici e Luigi XIII hanno un colloquio nel palazzo di Lussemburgo, in teoria privato, in cui la regina domanda la destituzione del Cardinale, un tempo suo protetto e ora troppo vicino al re e indipendente da lei.
Il cardinale, giunto al palazzo tramite un passaggio segreto, ha sentito tutto ed irrompe nella sala gettandosi ai piedi della regina madre, umiliandosi e giurandole fedeltà totale. Una scena che poteva costargli molto caro, ma che al seguito della quale il re Luigi XIII gli chiede di raggiungerlo a Versailles, non ancora il palazzo che conosciamo ma un semplice padiglione di caccia del re, e gli conferma la sua stima e fiducia e anzi esclude definitivamente la madre dalla corte.
Nella sua lunga carriera di primo ministro il cardinale di Richelieu avrà molti scontri con i nobili francesi e specialmente con i principi di sangue: la sua determinazione è rivolta ad eliminare ogni possibile intralcio al potere della monarchia.
La politica estera del cardinale Richelieu
La preoccupazione principale del primo ministro è la stabilità del potere monarchico francese, per garantire il quale il cardinale non si fa scrupoli né in politica estera né negli affari interni: la sua politica estera segna la fine dell’alleanza franco-spagnola tanto voluta e difesa dalla regina Maria de Medici. L’intervento francese in Italia nel 1629, nella guerra di successione di Mantova e Monferrato, obbliga il duca di Savoia a schierarsi con la Francia contro la Spagna, inoltre, il Richelieu sigla un’alleanza con il re di Svezia contro l’imperatore del Sacro Romano Impero.
Tutte mosse contrarie all’alleanza con la Spagna e che la regina madre in esilio all’estero critica fortemente, ma che non può impedire. Il cardinale di Richelieu sta anche dietro la spinta coloniale che la Francia vive in quel periodo, dando nuova forza all’espansione in Canada (Nouvelle France) e nelle isole delle Antille.
La politica interna del cardinale Richelieu
Sul fronte della politica interna, il cardinale si dimostra ancora più deciso: è perfettamente consapevole che il più grande pericolo per la Francia e per la monarchia si trovi nelle lotte e nelle invidie interne, che quindi non verranno più tollerate. Tra le sue decisioni poco apprezzate dalla nobiltà c’è la scelta di chiudere circa 2.000 castelli che non riteneva fondamentali, né necessari alla difesa del territorio, la sostituzione dei membri del consiglio del Re di origine nobile con membri di origini più umili, il divieto dei duelli, molto popolari tra i nobili.
Il cardinale usa il pugno di ferro con la nobiltà e arriva anche a far condannare a morte alcuni dei suoi rappresentanti come nel caso della cospirazione di Chalais: nel 1626 il cardinale di Richelieu e il re organizzano il matrimonio del fratello del sovrano, Gaston d’Orleans, con Maria di Borbone nota come Mademoiselle de Montpensier. Gaston è fortemente contrario a questo matrimonio e si lascia coinvolgere da alcuni nobili e principi, come il duca di Chalais e la duchessa di Chevreuse, in una cospirazione per uccidere il cardinale, destituire Luigi XIII e mettere Gaston sul trono.
La cospirazione non rimane segreta a lungo e anzi, Gaston d’Orleans confessa tutto al fratello, nella speranza di salvarsi. Il fratello del sovrano si salva proprio grazie alla sua stessa confessione, ma per il conte Henri de Tallyerand-Perigord di Chalais il cardinale non ha alcuna pietà: viene condannato a morte per decapitazione, pena che viene effettivamente eseguita il 19 agosto 1626.
Le cospirazioni contro Richelieu
In seguito a questa congiura, i giudici nominati dal cardinale iniziano ad usare l’accusa di lesa maestà contro qualunque tipo di insurrezione: la Bastiglia si riempie di prigionieri rei di aver attaccato o mancato di rispetto all’autorità reale e nei casi peggiori, la pena di morte viene dispensata senza troppi rimorsi. François de Montmorency-Bouteville, nobile illustre, viene condannato a morte per aver partecipato ad un duello in pieno giorno, nonostante il divieto del re.
La nobiltà francese è ai ferri corti con il cardinale e le cospirazioni contro di lui si moltiplicano: il duca di Montmorency e governatore della Languedoc, viene condannato a morte e decapitato nel 1632 per aver congiurato contro il cardinale e con il supporto del fratello del Re e i finanziamenti della corona spagnola.
L’ultima congiura contro il primo ministro avviene nel 1641, anche questa volta l’insurrezione è portata avanti da giovani nobili e finanziata dalla Spagna, ed ancora una volta il cardinale si salva per il rotto della cuffia mentre i responsabili meno illustri pagano con la vita quest’ultimo affronto. Per contrastare questi nobili ribelli, il cardinale può contare su una fitta rete di spie a lui legate e su professionisti degli interrogatori.
La morte del cardinale Richelieu
Armand-Jean du Plessis, Cardinale di Richelieu e primo ministro del regno di Francia muore nel 1642 di tubercolosi polmonare, odiato dalla nobiltà e, sicuramente non amato dal popolo francese; prima di morire decide di nominare come suo successore il cardinale Mazzarino. La sua tomba si trova nella chiesa della Sorbona.
“Non ho altri nemici che quelli dello stato” recita una celebre citazione del cardinale che, per come intendeva il potere dello Stato, risulta essere veritiera. Il Cardinale di Richelieu ha dedicato la sua vita a consolidare il potere della corona, ad eliminare i fattori di instabilità come il potere e l’influenza dei nobili e a costruire alleanze il più possibile avvantaggiose per la Francia e per la sua egemonia sul continente europeo.
È Richelieu ad aver preparato il terreno per il trionfo assoluto del futuro Re Sole Luigi XIV, senza il lavoro costante ed incessante di accentramento del potere e dell’autorità statale nella persona del re e di nessun altro, Luigi XIV forse non avrebbe potuto dire “Lo Stato sono io”.
Consigli audiovisivi
- Serie televisiva The Musketeer
Consigli di lettura: clicca sul titolo e acquista la tua copia!
- Alexandre Dumas, I tre moschettieri, Rizzoli, 2003.
- Armand-Jean du Plessis, Cardinale di Richelieu, Testamento politico, Massime di Stato, Aragno, 2016.
- Carl Burckhardt, Richelieu. Carattere, ascesa e scopi del cardinale creatore dello stato moderno francese, Res Gestae, 2017.