La Campagna di Francia: il “piano Giallo”
Dopo aver occupato nel corso dei primi mesi di guerra Polonia, Danimarca e Norvegia, la Germania di Adolf Hitler decide di dare inizio alla terza guerra secondaria pianificata dallo stato maggiore: quella contro la Francia. A causa delle condizioni del tempo e di altri fattori la data fissata per l’attacco viene rinviata per ben 29 volte. Tali rinvii hanno, però, risultati positivi ai fini della preparazione e della pianificazione dell’offensiva.
Il vertici militari tedeschi hanno attribuito la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale all’insufficiente forza dell’ala destra tedesca nell’offensiva contro la Francia. Adesso, dunque, l’ala destra dello schieramento sarebbe stata fortissima perché Hitler ha ordinato la rapida invasione dei paesi neutrali sia per impedire all’Inghilterra di crearsi basi continentali, sia per aggredire la Francia nel tratto non protetto dalla linea Maginot. Questa volta il compito dell’attacco sarebbe stato affidato ai carri armati usati, non più come in passato in appoggio alla fanteria, ma in modo autonomo, spingendosi sempre avanti e senza mai guardarsi indietro.
Il 10 maggio 1940, lo stesso giorno in cui in Inghilterra viene nominato primo ministro Winston Churchill, viene attuato il piano Giallo: ottanta divisioni della Wermacht investono il Belgio, il Lussemburgo e l’Olanda, paesi la cui neutralità viene sprezzantemente violata.
La concezione strategica alla base del piano Giallo prevede l’annientamento dei contingenti alleati stanziati nel nord della Francia mediante due grandi operazioni avvolgenti volte a creare una grande sacca. Nel giro di pochi giorni le armate tedesche travolgono ogni resistenza: Lussemburgo, Belgio e Olanda capitolano immediatamente.
Il 24 maggio i tedeschi raggiungono Dunkerque sulla Manica e fino a questo momento sembra ripetersi lo schema d’attacco di Anfred von Schlieffen usato nel 1914, con il tentativo di aggirare verso il mare la linea Miginot (400 km di fortificazioni disseminate lungo il confine tra Francia e Germania). E’ la manovra che i vertici militari francesi si aspettano e che pensano di poter contenere ricorrendo al vecchio modello di guerra difensiva di schieramento sperimentato nella Prima guerra mondiale. Una strategia di difesa che palesa tutta l’inadeguatezza qualitativa dei francesi di fronte al nuovo tipo di guerra lampo praticata dai tedeschi.
Il vero attacco, infatti, i nazisti lo sferrano nel punto più trascurato dagli avversari, nelle Ardenne, i cui boschi sarebbero stati in grado di fermare qualsiasi tentativo di invasione secondo i comandi francesi. La travolgente avanzata del binomio corazzato formato dalle Panzer-Divisionen tedesche riesce a chiudere in una morsa le armate francesi e il corpo di spedizione britannico lungo la Manica.
A questo punto i comandi anglo-francesi, avendo come appoggio Dunkerque sulla Manica e approfittando di un errore strategico del generale d’armata tedesco Gerd von Rundstedt, riescono ad organizzare una miracolosa evacuazione: dal 26 maggio al 4 giugno si svolge “l’Operazione Dynamo” nel corso della quale circa 340 mila soldati si mettono in salvo raggiungendo la costa inglese.
Il piano Rosso e la vittoriosa campagna di Francia del 1940
Il 5 giugno inizia il “piano Rosso”, la seconda fase della Campagna di Francia. L’obiettivo tedesco diventa ora l’accerchiamento dell’esercito francese schierato tra Sedan e il confine svizzero, lungo la linea Maginot.
Nonostante la situazione disperata le truppe francesi oppongono un’accanita resistenza all’invasore. Le forze tedesche, però, rotto il fronte in tre diversi punti, precisamente a Abbeville, Laon e Chalons, dilagano verso Parigi, che viene occupata il 14 giugno, e dirigendosi verso la Francia meridionale raggiungono in pochi giorni Digione, Rennes e Lione.
La Francia è a quel punto costretta a capitolare; il governo del paese si trasferisce prima a Tours e poi a Bordeaux. Il 16 giugno il presidente del consiglio francese Paul Reynaud, l’unico ancora favorevole a continuare una resistenza contro l’invasore, rassegna le dimissioni e gli subentra il maresciallo Henri Philippe Petain, che il 22 giugno 1940 conclude un armistizio con le forze di occupazione.
La pace prevede il passaggio sotto l’amministrazione tedesca di circa tre quinti del territorio francese con le spese dell’occupazione interamente a carico degli sconfitti. Inoltre un milione e mezzo di prigionieri di guerra vengono deportati nei campi di lavoro in Germania. Nella Francia centromeridionale, invece, nasce il governo collaborazionista guidato da Petain con capitale Vichy, al quale i tedeschi riconoscono la sovranità sulle colonie francesi, concedendogli anche il mantenimento della flotta militare.
Contemporaneamente il 18 giugno, da Radio Londra, il generale Charles De Gaulle rifugiatosi in Gran Bretagna dopo la capitolazione, lancia un appello alla resistenza in nome dei “Francesi liberi” rifiutandosi di accettare l’armistizio e l’autorità del governo di Petain. Da quel momento De Gaulle diventa il simbolo della Resistenza francese.
I 2 libri consigliati da Fatti per la Storia
Hai voglia di approfondire l’argomento e vorresti un consiglio? Scopri i 2 libri consigliati dalla redazione di Fatti per la Storia sulla “Campagna di Francia“, clicca sul titolo del libro e acquista la tua copia su Amazon!
- Julian Jackson – La caduta della Francia. L’invasione nazista del 1940
- David Divine – I nove giorni di Dunkerque. Dall’avanzata tedesca all’operazione Dynamo