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Malcolm Little, noto come Malcolm X o con il nome islamico El-Hajj Malik El-Shabazz, nasce il 19 maggio 1925 a Omaha, in Nebraska. È il quarto dei sette figli di Earl e Louise Little, entrambi sostenitori del movimento Unia (Universal Negro Improvement Association) fondato da Marcus Garvey nel 1916 che basava la sua ideologia sulla separazione tra la razza bianca e quella nera come fondamento per il progresso dell’intera società globale e non solo quella americana.
L’infanzia e la gioventù di Malcolm Little
I genitori di Malcolm furono, nonostante le continue minacce perpetrate dal Ku Klux Klan, i fondatori di una delle sezioni locali dell’Unia nel 1926. Nei successivi tre anni, la famiglia Little si trasferì per tre volte: prima nel Wisconsin, poi nello Stato dell’Indiana e infine si stabilizzò a Lansing, nel Michigan. Qui, riuscirono a sistemarsi in un quartiere borghese abitato principalmente da bianchi, ma l’atto di acquisto della proprietà conteneva una disposizione – sfuggita ai Little – di esclusione razziale che invalidava la vendita ai neri.
Nell’arco di qualche mese i loro vicini intentarono causa contro di loro e il giudice locale accolse la richiesta. I Little ingaggiarono un avvocato che presentò ricorso, ma gli abitanti del luogo decisero di non aspettare che la giustizia facesse il suo corso e l’8 novembre del 1929 venne appiccato un incendio doloso alla fattoria, dal quale la famiglia Little ne uscì indenne.
Il caso suscitò gran clamore nella cittadina e immediatamente si sparse la voce che fosse stato lo stesso Earl ad appiccare il fuoco per guadagnare i soldi dall’assicurazione sulla proprietà, ma il procuratore distrettuale sostenne che non esistevano prove sufficienti per aprire un procedimento a carico del padre di Malcolm. La rabbia di Earl fu convogliata sul lavoro per l’Unia. Malcolm, che all’epoca aveva cinque anni, era già diventato il figlio prediletto e spesso era presente alle riunioni dell’organizzazione che in genere si tenevano in casa di uno dei membri. Gli incontri si svolgevano in un’atmosfera di entusiasmo ed energia che, in molti casi, era alimentata proprio da Earl.
La morte del padre
Il 28 settembre 1931 Earl, dopo cena, si diresse presso la zona settentrionale di Lansing per riscuotere i soldi dalle famiglie che avevano acquistato il suo pollame. Ma il padre di Malcolm rimase vittima di un incidente stradale che la famiglia Little ha sempre ritenuto doloso e accusato la Black Legion per l’accaduto. Per tutta la vita Malcolm sarebbe stato ossessionato dalla tragica fine del padre e, allo stesso tempo, avrebbe tenuto un atteggiamento ambivalente sulle modalità dell’incidente contraddicendosi svariate volte sulla presunta dolosità della causa di morte del padre.
Con l’improvvisa morte del capofamiglia i Little sprofondarono in uno stato di povertà assoluta. I servizi sociali del Michigan seguirono costantemente la situazione economica della famiglia e nel 1937, quando Malcolm aveva 12 anni, decisero di mandarlo in affidamento ad un’altra famiglia. In quel periodo, Louise iniziò una irreversibile fase di declino psico-fisico che nel 1939 si concluse sulla diagnosi di importanti disturbi psichici che necessitavano di cure e trattamenti in un istituto specializzato. Il 31 gennaio venne ricoverata presso l’ospedale psichiatrico di Kalamazoo in cui avrebbe passato i successivi 24 anni. Gli assistenti sociali stabilirono che i fratelli di Malcolm, Wilfred e Hilda, rispettivamente 20 e 18 anni, fossero abbastanza adulti da poter badare a sé stessi, mentre raccomandarono Malcolm alla casa correzionale di Mason, nella contea di Ingham, distante circa 15 chilometri da Lansing precludendogli così la possibilità di passare i fine settimana con la sua famiglia.
Il trasferimento a Boston di Malcolm X
All’inizio del 1940 un aiuto fondamentale alla famiglia arrivò dalla sorellastra Ella Little, nata dal precedente matrimonio di Earl, che viveva a Boston e diede la disponibilità ad ospitare il fratello più piccolo per avere un ruolo attivo nella sua crescita. Ella riteneva che Malcolm avrebbe beneficiato della sua tutela, e gli altri fratelli si mostrarono d’accordo. Agli inizi del febbraio 1940, tre mesi prima del suo sedicesimo compleanno, Malcolm si trasferì dalla sorellastra a Boston.
L’impatto con una metropoli come quella di Boston fu piuttosto duro: abbandonò la scuola in cui lo aveva iscritto Ella il primo giorno, non appena scoprì che era un istituto esclusivamente maschile e iniziò a frequentare ragazzi più grandi tra cui Malcolm “Shorty” Davis, che divenne il suo mentore, introducendolo a piccoli furti, truffe e allo spaccio di marijuana. Nell’autunno del 1941 Malcolm che ormai veniva chiamato “Il Rosso”, per via del particolare colore dei suoi capelli, aveva già acquisito un certo rispetto negli ambienti notturni di Boston. Non mancava il successo con le ragazze, poiché aveva intrapreso una relazione con Gloria Strother ma, allo stesso tempo, fu stregato da una donna bianca di nome Bea Caragulian di cui si conosce ben poco anche perché Malcolm nella sua autobiografia ha glissato sull’argomento.
La sua vita sregolata comportava gravi difficoltà nel mantenere un lavoro stabile, finché non iniziò la sua esperienza nelle ferrovie che gli permetteva di visitare il paese e in special modo, ebbe l’occasione di andare a New York dove immediatamente si diresse nel quartiere che lo aveva sempre affascinato per la sua storia: Harlem. Il quartiere divenne ben presto la sua nuova casa.
In questo periodo, Malcolm continuò a concentrarsi sulla sua vita notturna piuttosto che sulla vita politica. Nella primavera del 1943 il mondo reale entrò nella vita di Malcolm con la chiamata alle armi dell’esercito statunitense. La lettera arrivò a casa della sorellastra Ella a Boston, e immediatamente Malcolm decise che avrebbe evitato il servizio militare. Infatti, al momento del reclutamento si comportò da pazzo. Vaneggiando per tutta la durata della visita, riuscì a convincere il medico a classificarlo come “inabile al servizio”. I problemi lavorativi però, continuarono a tormentarlo, e ben presto dovette tornare a Boston da Ella.
In questo periodo Malcolm tentò in tutti i modi di sopravvivere attraverso una serie di truffe ed espedienti che lo portarono alla conoscenza di un personaggio ambiguo nella sua vita, William Paul Lennon. La relazione tra i due avrebbe suscitato polemiche e congetture anche negli anni successivi la morte di Malcolm. Una delle versioni più accreditate sostiene che Malcolm abbia avuto rapporti omosessuali a pagamento con Lennon, e che quest’ultimo avesse pagato la cauzione per un suo arresto in Massachussetts proprio a causa del legame che aveva stretto con Malcolm. Ciò ha scatenato molti dubbi anche sul reale orientamento sessuale del figlio di Earl, ma non ci sono prove o testimonianze che indichino altre possibili esperienze omosessuali.
Il carcere e la Nazione dell’Islam
Il 12 gennaio 1946, all’età di 20 anni, Malcolm insieme al suo amico “Shorty”, fu arrestato con l’accusa di possesso di illegale di arma da fuoco, a cui il giorno dopo si aggiunsero le accuse di furto e violazione di domicilio. Entrambi si dichiararono colpevoli e il tribunale della Contea di Middlesex inflisse una condanna di 10 anni a testa. Furono assegnati al carcere di Stato di Charlestown dove Malcolm iniziò immediatamente ad avere eccessi d’ira per la sua condanna, che riversava sulle guardie carcerarie, verso Dio e la religione in generale. Per tali invettive, gli altri detenuti, gli conferirono il soprannome di “Satana” e nessuno riuscì a stabilire con lui alcun tipo di rapporto.
Dopo pochi mesi Malcolm fu trasferito nel penitenziario di Norfolk, a 40 km da Boston. Le condizioni erano molto migliori, poiché l’istituto era somigliante più a un college che ad un penitenziario ed era destinato alla riabilitazione e al reintegro nella società dei detenuti. Reginald, uno dei fratelli minori di Malcolm, fu il primo ad ottenere un colloquio con lui nella nuova prigione. Qui, Reginald rivelò che si era avvicinato alla Nazione dell’Islam guidata da Elijah Muhammad, a cui Allah si era rivelato. Egli sosteneva che tutte le persone bianche fossero in realtà dei diavoli da estirpare.
Nonostante le iniziali remore di Malcolm, il seme era piantato. Infatti in pochi mesi, altri 3 fratelli si unirono alla Nazione dell’Islam. Anche lui molto presto si unì al movimento e iniziò a studiare tutti i precetti dell’Islam. Inviò anche alcune richieste al direttore carcerario per poter avere spazi dedicati ai musulmani dove pregare in direzione di La Mecca. Fu negli anni di Norfolk che decise di perdere il proprio cognome e lasciare una semplice “X” dopo il suo nome.
Il suo comportamento all’interno dell’istituto di Norfolk migliorò notevolmente e la sua domanda di libertà condizionata fu accettata a condizione che andasse a vivere a casa di suo fratello Wilfred a Detroit. Così, il 7 agosto 1952 Malcolm fu scarcerato. Nello stesso mese fu autorizzato ad andare a Chicago per incontrare Elijah Muhammad al ‘Tempio 1’ della Nazione dell’Islam.
L’incontro di Malcolm X con Elijah Muhammad
L’incontro con il ‘Messaggero’ – soprannome con cui Muhammad è maggiormente conosciuto – fu breve e rivolto al proselitismo nei confronti dei giovani, ritenuti il vero motore del movimento. In sei mesi Malcolm riuscì ad acquisire talmente tanti convertiti che si sarebbe potuto costruire un nuovo tempio anche nella città di Boston. Fu immediatamente promosso ad un incarico difficoltoso ma prestigioso come quello di pastore del tempio di Philadelphia. I suoi progressi erano attentamente seguiti dall’organizzazione paramilitare della Nazione dell’Islam: ossia il Frutto dell’Islam.
La dote che maggiormente colpiva di Malcolm era la capacità di riunire grandi folle grazie alla sua padronanza oratoria, tanto che lo stesso Muhammad cominciò a preoccuparsi che il ventinovenne Malcolm potesse acquisire terreno troppo velocemente, poiché anche a Philadelphia stava portando degli enormi risultati e ormai la città della Pennsylvania stava stretta per la caratura che aveva acquisito all’interno dell’organizzazione. Infatti, nel giugno 1954, fu promosso a pastore del tempio numero 7, quello del quartiere più famoso e complicato di New York: Harlem. Per altri tre mesi mantenne il doppio impegno pastorale, ma dedicò la gran parte del suo tempo a migliorare la situazione newyorkese.
Malcolm ebbe la ribalta nazionale nel 1957, quando Johnson Hinton, un membro della Nazione Islamica, fu picchiato e arrestato dalla polizia di New York. Malcolm riuscì in poche ore a radunare una folla davanti alla stazione di polizia. Insieme a un avvocato chiese di vedere Hinton, ma la polizia negò di averlo in custodia. Quando le persone all’esterno della stazione di polizia diventarono diverse centinaia, i poliziotti cambiarono la loro versione e permisero a Malcolm di incontrare Hinton. Il giovane arrestato aveva ricevuto diversi colpi alla testa ed era in gravi condizioni. Malcolm riuscì a farlo trasportare in ospedale. Da quel momento, fu invitato molte volte in radio e in televisione, e le sue dichiarazioni finirono spesso pubblicate sui giornali.
All’epoca il suo attivismo era molto intenso: tra gli insegnamenti praticati dalla Nazione Islamica, c’era per esempio la supremazia dei neri sui bianchi e l’idea che tutti i bianchi fossero intrinsecamente malvagi, o comunque colpevoli dell’oppressione dei neri. In uno dei suoi più famosi discorsi, Malcolm dichiarò che i neri degli Stati Uniti dovevano lottare per i loro diritti “con tutti i mezzi necessari”.
Il matrimonio con Betty Shabazz
Il successo professionale non colmava il suo senso di vuoto dovuto alla mancanza di una partner con cui condividere tutto ciò. Inoltre, secondo lui tale scelta avrebbe portato anche dei benefici pratici, poiché egli riteneva che sposandosi avrebbe potuto rappresentare in modo più efficace Elijah Muhammad. Anche qui ci fu un episodio controverso. Malcolm, infatti, fece la proposta di matrimonio a due donne diverse: Evelyn Williams – con cui aveva avuto una storia lunga molti anni – e Betty Shabazz. Malcolm decise che quest’ultima fosse la persona giusta con cui costruire una famiglia e con cui poter continuare nel miglior modo possibile la sua attività pastorale.
La cerimonia ufficiale si tenne il 14 gennaio 1958 nello Stato dell’Indiana che aveva leggi più progressiste e permetteva il matrimonio in tempi più rapidi. La coppia diede alla luce sei figli, di cui i due gemelli postumi alla morte di Malcolm. Nonostante il matrimonio Malcolm non si distrasse dai suoi impegni da pastore, e grazie alla sua notorietà, la rete della Noi si ampliò sempre di più e così i suoi contatti con le altre organizzazioni. Ma la Nazione dell’Islam guidata da Elijah Muhammad aveva una posizione intransigente su tutti i temi caldi dell’epoca e ciò rendeva complicato unire le forze con gli altri movimenti.
Il rapporto con Martin Luther King
Malcolm condivideva pienamente la linea dura e fu sempre molto ostile all’altro grande leader del movimento dei diritti civili per le persone di colore, Martin Luther King. Malcolm definì King uno “strumento” della repressione dei bianchi e criticò le sue teorie sulla non-violenza, sostenendo che facevano il gioco dell’oppressore e insegnavano ai neri a non reagire. Fu anche un fiero oppositore alla Marcia su Washington, una delle più grandi manifestazioni per i diritti civili nella storia degli Stati Uniti, che si tenne nell’agosto del 1963. Con disprezzo, Malcolm la definì la “farsa su Washington”.
Nel 1964, poco più di un anno prima della sua morte, Malcolm annunciò di aver interrotto i suoi rapporti con la Nazione Islamica. Due anni prima era venuto a sapere che il leader dell’organizzazione, Elijah Muhammad, aveva diverse cause in corso con due sue segretarie che gli chiedevano di riconoscere i figli avuti da relazioni illegittime. Malcolm perse la fiducia nel Messaggero e cominciò ad allontanarsi dal gruppo. Il sentimento di sfiducia tra i due era in realtà reciproco (sembra che Muhammad invidiasse molto la celebrità di Malcolm). Muhammad decise di sospendere dal gruppo Malcolm dopo che aveva dato un’intervista non autorizzata: in risposta Malcolm si dimise definitivamente.
L’amicizia con Muhammad Alì
La predicazione di Malcolm X portò molti proseliti alla Nazione dell’Islam, tra i più famosi ricordiamo il campione Muhammad Ali, che proprio dopo aver aderito all’organizzazione decise di cambiare il proprio nome da Cassius Clay a Muhammad Ali.
Malcolm X e Cassius Clay si incontrarono per la prima volta nel 1962 in una tavola calda a Detroit (la storia di questo primissimo incontro è stata raccontata nei dettagli nel libro, scritto a quattro mani da Randy Roberts e Johnny Smith e intitolato “Blood Brothers: The Fatal Friendship Between Muhammad Ali and Malcolm X”): in seguito nacque tra i due una profonda amicizia. Un legame che influenzerà il boxeur sulla sua conversione all’Islam e la sua trasformazione in Muhammad Ali. Il rapporto si ruppe però nel 1964 quando Malcolm X decise di lasciare l’organizzazione. Secondo il giudizio degli storici Ali venne manovrato dalla Nazione per isolare Malcolm, l’aver abbandonato il predicatore sarà uno dei più grandi rimpianti del campione che successivamente affermerà: “Avergli voltato le spalle è stato uno dei rimpianti più grandi della mia vita”.
Per approfondire la figura di Muhammad Ali non solo come pugile ma anche come contestatore, politico, oppositore della guerra e paladino dei diritti civili consigliamo l’ascolto dell’ultimo episodio del podcast di Storia, Bistory, interamente dedicato al grande campione.
Ascolta “Bistory S03E14 Muhammad Ali” su Spreaker.
La morte di Malcolm X
Uscito dall’organizzazione, Malcolm fece un pellegrinaggio alla Mecca. I suoi amici e biografi scrissero che il viaggio in Arabia Saudita lo cambiò molto: per esempio aveva cominciato a mitigare la sua idea sui bianchi. Disse che aver visto pregare insieme dei musulmani dalla pelle scura e chiara, biondi o con i capelli neri, gli aveva insegnato nuovi modi per risolvere il problema dei diritti dei neri negli Stati Uniti. Ad aprile del 1964 cominciò un lungo viaggio in diversi paesi del mondo. Tornò negli Stati Uniti a febbraio del 1965. Pochi giorni dopo, il 21 dello stesso mese, fu ucciso in un hotel di New York presumibilmente da alcuni membri della Nazione Islamica.
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