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La famiglia reale portoghese tra il XV e XVI secolo
Isabella d’Aviz nasce a Lisbona il 24 Ottobre 1503. I suoi genitori sono Manuele del Portogallo detto “il Fortunato” e la sua seconda moglie, Maria di Castiglia e Aragona. Figlio minore del duca di Beja, non ci si aspettava molto da Manuel, che però aveva ottenuto il trono dopo una serie di morti tragiche e improvvise, divenendo erede del cugino e cognato Giovanni II del Portogallo.
Appena divenuto re, aveva combinato il suo matrimonio con la figlia maggiore dei re Cattolici, Isabella, che era tuttavia morta poco dopo durante il parto. Aveva quindi sposato la sorella della sua defunta consorte, Maria di Castiglia e Aragona, che gli aveva dato ben 10 figli, di cui 8 che arrivarono all’età adulta.
Infanzia e adolescenza di Isabella d’Aviz
Secondogenita e prima figlia femmina del re, non sappiamo molto della nascita di Isabella. Venuta al mondo nell’antico castello di Lisbona, cresce tra i numerosi fratelli nei diversi palazzi della sua famiglia, e viene battezzata solennemente con il nome di sua nonna, Isabella I di Castiglia, di cui si dice ereditò la bellezza e l’intelligenza vivace. I suoi sono genitori presenti, che danno molta importanza all’educazione dei loro figli.
Come sua sorella Beatrice, Isabella viene educata dalle dame di corte e dalla madre Maria, che le impartisce una formazione prettamente umanistica, tra opere come quelle di Christine de Pizan, considerata da alcuni la prima a sostenere l’uguaglianza tra le facoltà mentali maschili e quelle femminili.
Seguita dagli stessi maestri di suo fratello, Isabella impara presto a leggere e a scrivere, e parla fluentemente castigliano e francese, oltre al portoghese natio (dobbiamo considerare che all’epoca la corte di Lisbona era praticamente bilingue). Anche se si pensa abbia avuto modo di approcciare anche lo studio dell’astronomia, il fulcro della sua educazione rimanevano sempre le attività tipicamente femminili, che l’avrebbero preparata ad essere una brava madre e una buona moglie, oltre che una donna educata ed amabile.
La regina Maria ha una forte influenza su Isabella e i suoi fratelli, e li ama senza mai però risparmiare loro adeguate punizioni quando opportuno, educandoli alla virtù morale cattolica. Isabella ha solo quattordici anni quando la perde, durante l’ultimo dei tanti travagli che negli anni l’avevano logorata, e si prende carico dei fratellini più piccoli, dimostrando già la sua grande maturità.
L’unione (inizialmente) mancata di Isabella con Carlo V
Maria esprime nel suo testamento la volontà che le figlie sposino solo re o figli legittimi di sovrani (o si ritirino in convento), alludendo chiaramente al figlio bastardo di Giovanni II del Portogallo, Giorgio duca di Coimbra (il padre del duca aveva infatti caldamente raccomandato l’unione tra lui e Isabella) e a Carlo III di Savoia (che aveva chiesto la mano di Beatrice).
Il re Manuele rispetta la volontà della defunta consorte, e inizia ad individuare un possibile marito per la figlia prediletta, che nel frattempo rafforza ancora una volta, grazie alla madre, la sua ambizione. Nonostante la sua bellezza e la generosa dote che l’avrebbe accompagnata, le opzioni per Isabella non sono molte, o meglio, non sono molti i pretendenti alla sua altezza. Il migliore tra tutti i possibili candidati risulta essere Carlo I di Spagna, suo cugino di primo grado.
Il matrimonio sarebbe stato utile agli interessi del Portogallo, che si sarebbe visto coinvolto in una forte alleanza con un paese che non solo era confinante; ma che avrebbe potuto ostacolare notevolmente, in caso di conflitto, l’esplorazione degli oceani, e in particolare dell’Atlantico. Ma Carlo non era particolarmente interessato a questa unione, secondo alcune dicerie di corte perché coinvolto in una relazione incestuosa con la nonna Germana di Foix, più di 20 anni più grande di lui.
Comunque, l’alleanza con il Portogallo viene ugualmente conseguita con il matrimonio tra Eleonora d’Asburgo, sorella dell’imperatore, e lo stesso padre di Isabella nel 1518. Carlo, spinto anche dai suoi consiglieri, si impegna invece in un’altra alleanza matrimoniale, con un’altra cugina di primo grado: Maria Tudor. Ciò sarebbe stato utile soprattutto per evitare, nella guerra dei quattro anni, un accerchiamento nemico.
Il matrimonio di Isabella con l’imperatore Carlo V
Ma gli esiti della guerra, che volgeva a favore dell’imperatore, e l’importante vittoria a Pavia (in cui lo stesso Francesco I era caduto prigioniero di Carlo) fanno emergere un’altra priorità, che non era più evitare un’alleanza franco-inglese, ma risanare le casse dello Stato che il conflitto aveva lasciato in condizioni pressoché disastrose. È questa necessità a spingere Carlo a rompere il compromesso con l’Inghilterra per sposare Isabella, che nel frattempo non aveva rinunciato all’intento di sposarlo (e anzi aveva espresso la volontà di ritirarsi in convento qualora non fosse stato possibile), e che avrebbe portato con sé una ricchissima dote.
“O Cesare o niente”, aveva dichiarato Isabella, dimostrando una chiarezza di intenti inusuale per una donna della sua epoca, per lo meno in fatto di matrimonio. E Carlo decide di rafforzare ulteriormente l’alleanza con il Portogallo: sua sorella Catalina sposerà il fratello di Isabella, l’erede al trono Giovanni III. Ottenuta per entrambi i matrimoni la bolla, Caterina sposa Giovanni, ma Isabella deve ancora aspettare una settimana prima di poter coronare il suo sogno e sposare Carlo. Alla fine il matrimonio si celebra, a Siviglia, poco dopo la mezzanotte dell’11 marzo 1526.
Ma oltre al beneficio politico, Carlo V ha anche un’altra grande fortuna: “L’Imperatrice sembrava a tutti una delle principesse più belle del mondo, come era veramente, oltre ad essere dotata di singolare bellezza e gentilezza d’animo”, dicono le fonti contemporanee. E così tra i due nasce un profondo amore, che rimarrà inalterato anche dopo la morte di lei.
E’ grazie all’affetto dell’imperatore per la moglie, ad esempio, se il garofano rosso diviene emblema floreale della Spagna: sconosciuto nella penisola iberica fino a quel momento, Carlo lo fa portare dalla Persia durante la loro luna di miele nel palazzo dell’Alhambra di Granada; e ne fa piantare migliaia di esemplari, tanto questi fiori furono apprezzati dall’imperatrice. Nasce così, in questo clima di amore, il loro primo figlio.
Anche durante il travaglio per generare il futuro Filippo II, l’imperatrice mantiene il marcato autocontrollo a cui era stata educata: fa spegnere tutte le luci, per permettere ai presenti di verificare l’autenticità del parto e le sue condizioni di salute salvaguardando tuttavia la sua pudicizia, e quando benevolmente una dama la invita a gridare per alleviare almeno minimamente il dolore, risponde con gentilezza che piuttosto sarebbe morta.
I periodi di reggenza
Isabella si mostra perfetta anche per un ulteriore ruolo a corte: quello di reggente durante le numerose assenze del marito. Quello della reggenza è un compito fondamentale ma molto stressante per Isabella, che le fonti ci riferiscono addirittura deperire (anche a causa delle numerose gravidanze, ben sei). Suo marito ripone in lei la più totale fiducia, e finisce sempre per approvare le sue decisioni, che ritiene oculate e ben ponderate.
Isabella non volterà mai le spalle al marito, ma sarà sempre decisa a salvaguardare gli interessi dei regni spagnoli, convincendo Carlo a cedere su piccolezze per benefici futuri maggiori. E’ in questo modo che nelle Spagne il re e imperatore non dovette più far fronte a rivolte come quella dei comuneros, che lo aveva accolto poco dopo la sua incoronazione: Isabella è di fatto un anello di congiunzione tra la popolazione spagnola e il marito, che avevano avuto un primo contatto tutt’altro che amichevole, nonostante non fosse questo l’intento del giovane sovrano.
Suo principale interesse è quello di liberare le coste del Nord Africa dal problema della pirateria turca, e in generale si occupa con grande attenzione delle politiche di oltremare. Venendo da una città come Lisbona, che in quel periodo era il perfetto spaccato di un mondo che potremmo definire quasi globalizzato, non dobbiamo stupirci del suo regolare scambio di lettere con Hernàn Cortès, impegnato nell’espansione in Sud america. E non mancano le missive indirizzate al marito e ricevute da lui, con le quali i due sposi si tenevano regolarmente al corrente degli accadimenti nelle Spagne.
L’ultimo parto e la morte di Isabella d’Aviz
Isabella è consapevole delle aspettative che ha su di sé non solo come imperatrice, ma anche come donna, ed è per questo che ritiene fondamentale garantire eredi alla corona. Porta avanti ben sei gravidanze, e solo tre dei suoi figli arrivano all’età adulta: Filippo, Maria e Giovanna. Nonostante le fosse stato raccomandato di non rimanere incinta dopo il quinto figlio Isabella decide dunque di porre il suo dovere davanti alla sua stessa vita, e non ascolta i consigli, forse confidando anche nella speranza di sopravvivere (non si era comunque trattato di un parto difficile).
Ma purtroppo il suo destino è segnato, e cade preda delle febbre al terzo mese di gestazione, dopo un rigido inverno passato a Toledo. E’ quindi costretta ad un parto anticipato,il 21 aprile del 1539, che non permette ovviamente al bambino di sopravvivere. L’imperatrice, febbricitante, ha copiose emorragie in seguito al parto. Il 29 aprile la febbre cessa, ma Isabella si rende conto che oramai si appresta a morire, chiede di confessarsi e riceve l’estrema unzione.
E così, nella sera del 1 maggio, Isabella termina dopo una lenta agonia la sua intensa ma di fatto brevissima vita: ha soltanto trentacinque anni, e condivide il destino di molte altre donne sue contemporanee e antenate, quello di morire di parto. “Entreremo in quest’anno 1539 con la grandissima perdita della serenissima imperatrice regina di Spagna, nostra Signora. Dodici o tredici giorni prima che morisse l’imperatrice, in Spagna si vide una terribile eclissi di sole, il 18 aprile, e poi una cometa che, per trenta giorni, rimase ad ovest in direzione del Portogallo; i quali, come è solito accadere per le morti di grandi principi, furono entrambi presagi della morte degna di lacrime dell’Imperatrice”, afferma a proposito della morte di Isabella il celebre cronista Sandoval.
Carlo è talmente disperato per la perdita che si ritira in convento, e non avendo la forza di accompagnare alla sepoltura il corpo esanime dell’amata lascia che a farlo siano il primogenito Filippo e il duca di Gandia Francisco de Borja, futuro San Francisco de Borja. Si narra che egli, che aveva conosciuto l’imperatrice in vita, rimase talmente sconvolto alla vista del volto sfigurato di quella che era stata una bellezza del suo tempo che comprese finalmente a pieno la vanità della vita terrena, tanto da prendere i voti ed entrare nella compagnia di Gesù.
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- G. Gerosa, Carlo V. Un sovrano per due mondi, Mondadori, Roma, 2017.
- Margarida Sobral Neto, D. Isabel de Portugal, imperatriz Perfeitíssima 1503-1539.
- João Ricardo Eusébio Silva, Estrela Clara de Aurora: Isabel de Portugal (1503-1539). Infância e educação de uma infanta de Portugal.