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La biografia di Enrico De Pedis: vita e morte di “Renatino”

Il 2 febbraio 1990 due killer uccidono a Roma, in via del Pellegrino nei pressi di Campo de’ Fiori, Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana.

di Diego Grossi
1 Dicembre 2020
TEMPO DI LETTURA: 5 MIN
La biografia di Enrico De Pedis: vita e morte di “Renatino”
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CONTENUTO

  • Renatino De Pedis, la storia del Boss della Banda della Magliana
  • Renatino e la relazione con Sabrina Minardi
  • La morte di Enrico De Pedis
  • Enrico De Pedis e la sepoltura nella basilica di Sant’Apollinare
  • Renatino e il caso Emanuela Orlandi
  • Enrico De Pedis nella cultura di massa

Il 2 febbraio 1990, due killer in motocicletta uccidono a Roma, in via del Pellegrino, nei pressi di Campo de’ Fiori, il 36enne Enrico De Pedis, detto Renatino, boss della banda della Magliana.

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Come mandate del delitto fu indicato Marcello Colafigli, boss della fazione dei maglianesi che organizzò l’agguato per punire l’atteggiamento del De Pedis che non divideva più i proventi delle attività con i suoi ex complici carcerati e i loro familiari.

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De Pedis è legato al rapimento di Emanuela Orlandi, la ragazza con cittadinanza vaticana, scomparsa nel 1983. Il caso è stato riaperto grazie alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna per molti anni del boss.

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Renatino De Pedis, la storia del Boss della Banda della Magliana

Enrico De Pedis nasce a Roma il 15 maggio 1954 e cresce nel rione capitolino di Trastevere. Inizia la sua carriera da delinquente nelle borgate romane come scippatore per poi divenire con il passare degli anni, un esperto rapinatore aggregato ad una batteria di malavitosi dell’Alberone. Renatino è un criminale atipico, non fuma, non beve e non si droga, cura maniacalmente la sua immagine e appare in pubblico sempre ben vestito tanto da essere ricordato con il soprannome di “bambolotto”.

Il 20 maggio 1974 all’età di 20 anni viene arrestato per la prima volta. Nel 1977 torna di nuovo in carcere per una rapina alla quale ha partecipato anni prima e sconta la sua pena fino all’aprile del 1980. Durante il periodo trascorso dietro le sbarre, affida a Franco Giuseppucci (soprannominato “er Fornaretto” e successivamente er Negro), uno dei futuri boss della Banda della Magliana, la custodia delle sue armi, che spariscono però a causa del furto di un maggiolone di proprietà di Giuseppucci.

de pedis

Dopo aver effettuato diverse ricerche, er Negro scopre che le armi sono finite nelle mani di una batteria del quartiere San Paolo guidata da Maurizio Abbatino soprannominato Crispino a cui si rivolge per reclamarne la restituzione.

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Sul finire degli anni 70’ dall’incontro tra i tre De Pedis, Giuseppucci e Abbatino nasce l’idea di costituire una vera e propria organizzazione criminale per il controllo della malavita romana, passando da “batteria” a “banda”: si forma la banda della Magliana.

Enrico De Pedis e la banda della Magliana

L’organizzazione criminale romana fu la prima ad riunire in senso operativo le realtà della malavita locale della capitale, imponendo ai propri membri l’esclusività di appartenenza e la conseguente proibizione al dedicarsi a imprese criminali proprie.

La banda si macchiò di crimini che andavano dai sequestri di persona, al controllo del gioco d’azzardo e delle scommesse ippiche, dalle rapine e al traffico di droga; entrò in contatto con le principali organizzazioni criminali italiane, la massoneria, la destra eversiva, e riuscì addirittura ad instaurare presunti rapporti con i servizi segreti italiani.

L’esordio come banda fu il sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere, il 7 novembre 1977 che, per la mancanza d’esperienza dei componenti dell’organizzazione terminerà con l’omicidio del nobiluomo, ma con il riscatto di due miliardi comunque incassato. De Pedis, che non aveva preso parte materialmente all’esecuzione del sequestro perché ancora in carcere, si vide comunque riconosciuta una quota di quindici milioni di lire.

Tra gli appartenenti alla banda Renatino fu uno dei pochi ad avere un innato “spirito imprenditoriale”: mentre molti altri bruciavano i propri proventi, De Pedis li investiva anche in attività legali (imprese edili, ristoranti, boutique).

La storia criminale della banda della Magliana

La storia dell’organizzazione si intrecciò con politica e istituzioni: la banda della Magliana fu coinvolta infatti in alcune delle vicende criminali più note della storia dell’Italia contemporanea e degli anni di piombo, quali l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, il Caso Moro, i depistaggi nella strage di Bologna, i rapporti con l’Organizzazione Gladio e con l’omicidio del banchiere Roberto Calvi, fino alla sparizione di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori e all’attentato a Giovanni Paolo II.

Renatino e la relazione con Sabrina Minardi

Divenuto sempre più famoso nei salotti della Roma che conta, Renatino, che anni prima aveva sposato la fidanzata storica Carla Di Giovanni, conosce una delle più note partygirl della capitale Sabina Minardi, ex moglie del calciatore della Lazio, Bruno Giordano, e se ne innamora. La Minardi diverrà la donna dei successivi dieci anni: amante e complice, collegata alle attività criminali del De Pedis e della banda.

Minardi Giordano De Pedis

La morte di Enrico De Pedis

Dopo dieci anni da boss incontrastato della Banda, Renatino, favorito nella conquista del potere anche dalla morte prematura di Giuseppucci ed Abbruciati, entrambi assassinati, viene ucciso in un agguato organizzato da Marcello Colafigli, boss della fazione dei maglianesi che decise l’omicidio per punire l’atteggiamento del De Pedis che non divideva più i ricavi delle attività con i suoi ex affiliati.

Enrico De Pedis e la sepoltura nella basilica di Sant’Apollinare

I funerali di De Pedis vennero celebrati nella Basilica di San Lorenzo in Lucina ma la sua salma, inizialmente tumulata nel Cimitero del Verano, fu trasferita circa due mesi dopo all’interno della cripta della basilica di Sant’Apollinare a Roma.

La sepoltura nella basilica romana, chiesta dalla vedova, fu autorizzata, in deroga al diritto canonico dal Vicariato di Roma dopo che il rettore della basilica, monsignor Piero Vergari, attestò in una lettera del 6 marzo 1990 che De Pedis in vita fu un benefattore dei poveri che frequentavano la basilica.

Renatino e il caso Emanuela Orlandi

Nel 2012, una telefonata anonima alla trasmissione “Chi l’ha visto?” fa tornare all’attenzione dell’opinione pubblica la vicenda della tomba di De Pedis nella cappella della Basilica di Sant’Apollinare. L’occasione è la riapertura del caso della sparizione di Emanuela Orlandi, la ragazza, cittadina vaticana, scomparsa nel giugno 1983.

Emanuela Orlandi De Pedis

L’anonimo esorta a verificare chi è sepolto a Sant’Apollinare e quale sia “il favore” con cui il De Pedis si è meritato un trattamento del genere. Il favore, lo svelerà poi Sabrina Minardi e sarebbe stato quello di far sparire ed eliminare Emanuela per ordine di monsignor Paul Marcinkus, l’anima nera di Roberto Calvi, il capo dello Ior amico dei massoni.  Nulla verrà rinvenuto nella tomba, a parte i resti di Renatino, ma lo Stato vaticano autorizzerà il trasferimento delle spoglie.

Enrico De Pedis nella cultura di massa

Enrico De Pedis ha ispirato il personaggio del Dandi, uno dei protagonisti di Romanzo Criminale, romanzo scritto nel 2002 da Giancarlo De Cataldo. Dal libro è stato tratto il film del 2005 diretto da Michele Placido nel quale il Dandi è interpretato da Claudio Santamaria; nel 2008 il regista Stefano Sollima ha realizzato la serie televisiva del romanzo dove il boss della banda della Magliana è stato interpretato invece da Alessandro Roja.

Nel 2016 viene interpretato da Riccardo Scamarcio in La verità sta in cielo basato sulla vicenda della sparizione di Emanuela Orlandi. Renatino è interpretato da Edoardo Leo nel film uscito nella sale il 10 gennaio scorso Non ci resta che il crimine.

Tags: Anni di Piombo
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Diego Grossi

Diego Grossi

Giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei giornalisti del Lazio. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (indirizzo storico-politico-sociale) presso l'Università degli studi di Roma Tre, con tesi di laurea in Storia e istituzioni degli Stati Uniti d'America dal titolo: “Le strategie comunicative dei presidenti americani in prospettiva storica: Kennedy, Reagan e Obama”. Responsabile editoriale e tecnico di Fatti per la Storia, cura i rapporti con i media. Si è occupato della realizzazione del sito.

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